giovedì

ANNUNCIO

“Tutto scorre” diceva Eraclito. Quello che non scorre è statico e destinato a diventare stagnante.
Ciò vuol dire che ogni cosa deve nascere e scorrere fluidamente, a tal punto da modificarsi. E’ il caso anche di questo blog che “scorrerà” verso un nuovo blog chiamato Nuova Energia:
http://lanuovaenergia.blogspot.com/

Il nuovo blog tratterà, oltre agli argomenti qui trattati, anche altri argomenti come:

- cosa significa veramente il detto socratico “conosci te stesso”;
- l’importanza dell’arte;
- come godersi la vita anziché diventare nevrotici, drogati o violenti;
- l’eresia dei tempi moderni;
- cos’è la “gabbia di massa” e come uscirne;
- i sudditi contemporanei;
- le “primedonne” dei mass media;

e moltissimi altri argomenti che riguardano la psicologia sociale, l’autoconoscenza e la crescita interiore. Ovviamente, l’obiettivo non è quello di convincere qualcuno di qualcosa, ma di condividere le nostre riflessioni e conoscenze, partendo dall’assunto che non esiste la verità, ma esistono le verità.
Questi sviluppi sono dovuti al fatto che io non ho mai inteso la mia ricerca storico-sociale come fine a se stessa, oppure come sfogo alla rabbia o sterile ricerca di un colpevole, ma come un modo per conoscere meglio me stessa e la realtà in cui vivo.
La vera cultura si distingue da quella di “massa” perché ha come fine principale la crescita degli esseri umani, e mai il profitto, il narcisismo o l’esigenza di proteggere un sistema.
Nel nuovo blog potranno essere pubblicati materiali (articoli e video) di altri autori, su vari argomenti. Anche gli stessi lettori potranno segnalare materiali particolarmente interessanti e di qualità.
L'appuntamento è dunque sul nuovo blog!
Grazie a tutti e a presto
Antonella Randazzo

venerdì

DEMOCRAZIA DOMESTICA L'armonia fra maschile e femminile come base per una società migliore



La democrazia è il migliore sistema politico, in quanto fondato sulla libertà e sull'uguaglianza, ma non saranno le autorità attuali, che tutelano gli interessi del gruppo dominante, a fare in modo di attuarla nella sua vera forma. Occorre dunque che gli stessi cittadini riprendano la propria sovranità e diventino autocoscienti a tal punto da creare una democrazia già all'interno del proprio nucleo familiare. La società non è altro che l'insieme delle famiglie, e se le famiglie sono serene ed equilibrate lo sarà anche la società.
Al di là della caratterizzazione sessuale, ognuno di noi racchiude, come in una conchiglia, tutto quello che la condizione umana riserva. Siamo un "intero", ovvero, come esseri umani riassumiamo nella nostra anima tutto ciò che è "umano". Negare tale universalità umana significa essere incapaci di provare quel senso dell'umano che sta alla base di ogni vera crescita interiore.
Nessuno di noi, uomini, donne, bianchi o neri, è il centro del mondo, ma tutti insieme lo siamo, avendo il medesimo valore all'interno del percorso umano che porta al progresso.
Questo libro si propone di spiegare le cause psicologiche, sociali e politiche della discriminazione contro le donne, ma affronta anche il problema di come poter costruire una società migliore, in cui gli aspetti maschili e femminili possano concorrere a creare equilibrio e armonia.
Se gli esseri umani vogliono avere un futuro, devono riappropriarsi di quei valori propriamente umani. Dovrebbero accettare e integrare gli aspetti intesi come maschili e quelli intesi come femminili, per raggiungere un equilibrio e un potenziale necessario alla possibile evoluzione futura. Ciò dovrebbe avvenire sin dal nucleo familiare, contrastando l'egoismo, per dare spazio ad una vera crescita emotiva e sociale.
Questo libro è un invito ad amare se stessi come esseri dotati di enormi potenzialità, e ad amare gli altri, siano essi donne o uomini, bianchi o neri, poveri o ricchi, come parti della propria realtà.

martedì

MA QUALE CRISI?

Di Antonella Randazzo


Ormai da tanti giorni i titoli dei giornali gridano alla “crisi finanziaria”. Ovunque si parla di questo, e si fanno congetture su quello che potrà accadere o di come “salvare” il salvabile. E’ stata creata una generale situazione di allarme, alzando il livello emotivo e seminando paura.
In realtà occorre chiedersi se realmente quello che sta succedendo rappresenta per noi tutti una “crisi”. In fondo cosa sta accadendo? Il sistema finanziario, che sappiamo essere radicalmente iniquo e truffaldino, sta mostrando le sue falle.
Ma questo è un male o un bene?
Adesso mi direte “ma sei impazzita? E’ ovvio che è un male se rischiamo tutti di perdere i nostri soldi!”
E io replico: ma quali soldi? Nel contesto attuale non esiste denaro come valore ma soltanto come mezzo di dominio. Infatti, le nostre banconote, come ormai molti sanno, non sono altro che debito verso le banche che le stampano e fanno pagare pezzi di carta come avessero valore nominale più gli interessi. Gran parte dei nostri guadagni serve a pagare questo debito.

La domanda è: il fallimento delle banche e la crisi finanziaria potrebbero rappresentare per i popoli la possibilità di uscire dall’asservimento?
Negli ultimi secoli ci sono state diverse occasioni per abbattere il sistema, ma a causa della paura del cambiamento non sono state colte.
Sono gli stessi banchieri, in una certa misura (non sono infallibili), a provocare o rendere possibili le crisi, sia attraverso il meccanismo “immettere o sottrarre banconote dal mercato”, sia attraverso il sistema delle bolle speculative. Occorre notare che le crisi possono persino servire a provocare affezione al sistema, attraverso la paura del cambiamento.
Nel 1929, i banchieri fecero aumentare i prezzi delle azioni, fino a quando raggiunsero livelli molto elevati. L'aumento vertiginoso doveva servire ad attrarre molte persone. A metà del 1929, ben nove milioni di americani avevano investito in borsa. A questo punto, i banchieri avevano tutto l'interesse a provocare la crisi. Il crollo sarebbe servito ad impossessarsi di una quantità enorme di beni (negozi, industrie, piccole banche, case, automobili ecc.) di coloro che non avrebbero più potuto pagare i debiti.
L'aumento o il ribasso azionario sono dovuti ad elementi di natura informativa o psicologica, e i banchieri possono controllare e condizionare le notizie che riguardano la Borsa.
Nell'ottobre del 1929, la caduta del valore delle azioni, provocata dai banchieri di Wall Street, produsse effetti devastanti. Le banche esigevano i pagamenti e i clienti non potevano pagare. Le industrie cessarono la produzione, e molte persone rimasero disoccupate. Piccole banche e industrie diventarono proprietà dei grandi banchieri che avevano innescato la crisi. Milioni di persone rimasero disoccupate o andarono in bancarotta, e alcune di esse si suicidarono.
La truffa del crollo del 1929 era stata ben compresa da Emile Moreau, governatore della banca di Francia, che l'8 febbraio del 1928 aveva scritto nel suo diario: "Le banche avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le aperture di credito e chiedendone la restituzione".(1) I banchieri avevano agito in modo da bloccare l'economia, e questo si sarebbe riversato anche sul mercato borsistico. Sarebbe inevitabilmente scoppiata una grave crisi, che si ebbe il 29 ottobre del 1929.

Cosa accadde dopo?
Accadde che milioni di lavoratori rimasti senza denaro e senza lavoro si sollevarono, ma non furono in grado di cogliere l’occasione per occupare le fabbriche confiscate dai banchieri o per non riconoscere più il vecchio sistema finanziario che si era rivelato truffaldino.
Alcuni però si resero conto dell’opportunità, e stavano per organizzarsi in modo da abbattere il vecchio sistema, ma a quel punto intervenne lo stesso presidente, che si mostrò pronto ad offrire lui la via d’uscita. A quel punto, si rivelava più comodo e rassicurante continuare a riconoscere la “protezione” delle autorità piuttosto che lavorare arduamente per demolire il potere dell’èlite.

Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt dette vita, nel 1933, al New Deal. Il nuovo corso mirava ad approvare una serie di leggi a tutela del lavoratore dell'industria e sullo stato sociale. Per la prima volta nella storia degli Usa, il governo interveniva nella vita economica e sociale del paese, a favore delle classi inferiori. Furono approvate leggi come il National Recoveru Act, che comprendeva la legge sul risanamento industriale, in cui veniva determinato l’orario di lavoro, il salario minimo e la lotta contro il lavoro nero.
In tal modo Roosevelt salvò il sistema, a costo di riconoscere alcuni diritti ai lavoratori, che sarebbero stati smantellati a partire dagli anni Ottanta dai successivi presidenti.

L’incapacità di cambiare costò ai popoli una durissima guerra, in cui i soliti personaggi si dettero da fare per accrescere ulteriormente il loro potere e la loro ricchezza, a danno delle popolazioni che continuavano a cercare la soluzione alle crisi nel sistema stesso che le aveva create.
Come molti sanno, le guerre mondiali hanno modificato profondamente la società dei paesi europei, decretando il trionfo di una ristretta élite economico-finanziaria, l’unica che ha ottenuto enormi vantaggi, concentrando ulteriormente il potere nelle sue mani. Le classi medie, come quelle povere, hanno perso potere e ricchezza, e sono state indotte a dipendere dalle decisioni prese dai governi, che diverranno sempre più lo specchio del potere dell’élite.

Ormai sappiamo che il sistema bancario, la Borsa e il sistema detto "capitalistico" hanno al loro interno aspetti paradossali, che siamo indotti ad accettare come "normali" o "essenziali". Sappiamo che i cosiddetti organismi di "vigilanza" o di "controllo", sono una truffa, in quanto lo stesso gruppo di persone è al contempo controllore e controllato. Le stesse persone che hanno il dominio finanziario si “travestono” da autorità che “tutelano” interessi collettivi.
Capiamo che si tratta di una messinscena, architettata in modo tale da far credere alle persone ciò che esse sono abituate a credere: che l'attuale sistema sia voluto dal popolo, sia a servizio del popolo, o comunque l'unico possibile.
Dobbiamo ricordare che sono le grandi banche ad avere nelle loro mani il potere speculativo della Borsa. Almeno il 70% del credito speculativo mondiale è nelle mani di tre grandi banche: Morgan Stanley, Goldman Sachs e Ubs. La Borsa è un sistema senza alcuna logica: è come una luce ad intermittenza irregolare, che pur essendo controllata dall'alto, dà l'illusione di potere anche a molti operatori e agenti. Fa parte del gioco, come anche il far credere che ci sia una logica di base o delle regole. In realtà la Borsa non ha regole certe, e le azioni non sono collegate alla situazione delle società a cui si riferiscono, né ad altri parametri chiari. Credere di avere potere investendo in Borsa è come credere che i banchieri siano a servizio della gente e vogliano condividere con tutti il potere. Certo, qualcuno può guadagnarci, e anche questo fa parte del gioco.
Ricordiamo anche che, come molti sanno, la Federal Reserve è formata da un gruppo di banche private controllate da personaggi come i Rothschild, i Rockefeller, i Morgan e i Warburg. Quando un banchiere muore o va in pensione, il potere viene ereditato dalla generazione successiva, in tal modo questo ristretto gruppo di famiglie esercita potere da diversi secoli.
Queste persone hanno il potere di impoverire qualsiasi area del pianeta, facendo crollare la valuta o sottraendo il denaro circolante. Ciò è avvenuto in Argentina, in Messico, nel sud-est asiatico e in molti altri paesi, con l’appoggio di personaggi che si curano di far eleggere.
Nel 1991 il presidente argentino Carlos Menem attuò riforme economiche devastanti, che peggiorarono la situazione già drammatica del paese. Egli prometteva al popolo importanti cambiamenti, mentre in segreto si accordava con Washington per continuare le devastazioni economiche. Nel 1991, verrà addirittura inserita nella carta costituzionale, la parità di cambio tra il peso ed il dollaro, che favorirà un'economia basata sulle importazioni. La situazione economica si aggravò ulteriormente, e si arricchirono soltanto i pochi che avevano investito all'estero. Washington dette al governo argentino miliardi di dollari, per indurlo ad attuare altre riforme favorevoli all'élite. Il progetto era quello di far crollare l'intero sistema economico-finanziario argentino. Menem continuò a fare il doppio gioco, illudendo il popolo argentino di poter accrescere la ricchezza del paese attraverso la privatizzazione delle aziende pubbliche e la deregulation in numerosi settori, per attrarre gli investitori stranieri. In realtà, egli stava attuando riforme che avrebbero messo il paese nelle mani dell'élite americana. Le riforme, imposte dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, prevedevano il taglio della spesa pubblica e il licenziamento di migliaia di persone. Il debito estero raddoppiò, la povertà e la disoccupazione aumentarono, e la classe media venne cancellata. A metà degli anni Novanta, nacque il movimento dei piqueteros (disoccupati), che lottava per il lavoro, suscitando molti consensi popolari. I piqueteros rendevano visibili le persone costrette a rimanere ai margini del mondo del lavoro, che erano aumentate a dismisura in seguito alle riforme del Fmi.
Nel 1999 fu eletto Fernando De La Rua, che promise di lottare contro la corruzione e di processare i vecchi esponenti delle dittature militari. In realtà, egli si mostrava disposto a riprendere le politiche del precedente governo, e a questo scopo, chiamò al governo l'ex ministro menemista Domingo Cavallo, e altri sostenitori della linea neoliberista, che continuarono a privatizzare e fecero tagli a stipendi e pensioni.
Seguendo la linea imposta dal Fmi, il peso argentino fu svalutato del 70% rispetto al dollaro. Tutto fu privatizzato, anche i servizi (gas, telefono, trasporti, acqua, ecc.). I prezzi aumentarono del 42% e oltre 170 mila lavoratori furono licenziati. Cavallo tagliò gli stipendi e le pensioni del 13%, e attuò riforme che fecero crollare il consumo, le produzioni industriali e le esportazioni.
Le riforme del Fmi avevano messo l'intera economia argentina nelle mani di privati stranieri, che non avevano alcun interesse a rispettare le esigenze della popolazione, e ancora meno desideravano sacrificare facili profitti per i diritti dei lavoratori. Si ebbero tagli drastici alle spese sociali e ai sussidi a favore dell'agricoltura e dell'industria.
Nell'agosto del 2001, il Fmi fece aumentare il debito pubblico (che era stato congelato), da 8 a 14 miliardi di dollari. Nel dicembre dello stesso anno, Cavallo impose il congelamento dei depositi bancari, che impedì ai comuni cittadini di ritirare dalle banche i risparmi, mentre i grandi speculatori nazionali e internazionali avevano ritirato di colpo tutti gli investimenti. Anche le numerose corporation transnazionali, che prima avevano investito in Argentina, improvvisamente ritirarono la valuta e si rifugiarono altrove, lasciando il paese nel caos. Il New York Times scrisse che erano stati prelevati dalle banche "100 milioni di dollari al giorno".(2)
Dal gennaio 2001, 30.000 negozi furono costretti a chiudere, e la povertà salì al 49%. Il “Los Angeles Times”, calcolò che l'élite argentina fece sparire 106 miliardi di dollari, nascondendoli nei paradisi fiscali esteri, e 30 miliardi di dollari furono investiti in titoli “intoccabili”, mentre il denaro della classe media veniva gravemente svalutato e congelato. Migliaia di risparmiatori si riversarono davanti alle banche gridando "dateci i nostri soldi". La classe media, improvvisamente, dovette diventare cosciente che il sistema non tutelava i diritti fondamentali, e che i cittadini argentini avrebbero dovuto organizzarsi autonomamente per rimettere in sesto il paese. Milioni di persone del ceto medio rimasero senza nemmeno la possibilità di sfamarsi, e si aggiunsero ai milioni di poveri già presenti nel paese. Per quasi tre anni il popolo argentino protestò con blocchi stradali, scioperi, proteste e occupazioni, e venne quotidianamente represso dalle forze dell'ordine.
La sera del 19 dicembre 2001, De La Rua annunciò il crollo, e per tre giorni si ebbero disordini ovunque. Gli argentini chiedevano di riavere il loro denaro, e che fossero perseguiti i responsabili del saccheggio del paese.
Le repressioni governative provocarono 40 morti e 2000 feriti, e 40.000 persone vennero arrestate. Il 20 dicembre, la Plaza de Mayo divenne un campo di battaglia, in cui i poliziotti pestavano e sparavano.
Il Fmi, pur essendo il maggiore responsabile del collasso argentino, si considerò estraneo al disastro, e spacciò le strategie per saccheggiare il paese come "un programma che poteva essere sostenuto economicamente e politicamente".(3) Le autorità della Bm e del Fmi cambiarono la versione dei fatti, per far apparire che avevano cercato di aiutare il paese ma non vi erano riusciti, nascondendo che proprio le loro "riforme" avevano causato la bancarotta.

Ma la crisi argentina non fu soltanto un disastro: molti lavoratori si accorsero che poteva essere un’opportunità per cambiare il sistema, almeno parzialmente. Il popolo si sollevò e cacciò ben tre presidenti (Fernando De la Rua, Federico Ramón Puerta, Adolfo Rodriguez Saà). Si formarono assemblee popolari, sulla base del modello di democrazia diretta, che portarono verso l'autogestione delle fabbriche abbandonate dai proprietari. Oltre 200 fabbriche furono occupate e rimesse in funzione. Gli operai pianificarono la creazione di cooperative, avviando una lotta per l'espropriazione e la statalizzazione delle fabbriche autogestite.
L'occupazione della prima fabbrica, la Yaguanè (surgelazione), si ebbe nel 1996, seguì nel 1998 l'Impa (industria di imballaggi e carta di alluminio) e nel 2000, 90 operai metalmeccanici della Gip formarono una cooperativa e presero possesso dell'azienda. Dopo il 2001 si ebbero oltre 1000 industrie fallite, e i lavoratori presero possesso di alcune di esse. Nel 2001 furono autogestite la Zanon (fabbrica di ceramiche) di Neuquen e la Brukman (tessile) di Buenos Aires, che i vecchi proprietari avevano abbandonato. La Zanon e altre fabbriche diventarono un esempio di successo del sistema dell'autogestione.
Oggi circa 170 aziende sono gestite da 10.000 operai, che hanno creato un assetto privo di gerarchie. In tal modo molti sprechi sono stati eliminati, in quanto, con il vecchio patronato, almeno il 65-70% dei guadagni costituivano il reddito dei dirigenti e dei proprietari.
Per tutelare il nuovo assetto, continuamente minacciato dall’èlite, si è formato il Movimento Nazionale delle Imprese Occupate (Mner), che chiede l'estensione dell'Articolo 17 della Costituzione, che prevede le espropriazioni per "interesse pubblico". Secondo il Mner, anche espropriare un'azienda per creare occupazione significa operare per l'interesse pubblico.
I cittadini argentini si sono riappropriati di parte delle risorse del paese, dopo le devastazioni del Fmi. Oltre alle industrie, anche supermercati, miniere, case editrici ecc., abbandonati dai vecchi proprietari, sono stati rilevati dai lavoratori e rimessi in sesto. La lotta per riappropriarsi del proprio paese è anche una lotta per cancellare un passato fatto di ingiustizie e crimini. Racconta Raúl Godoy, segretario del Sindacato Ceramista di Neuquen: "Questa fabbrica (la Zanon) fu inaugurata nell'80, in piena dittatura. E come furono i mondiali, così anche queste grandi inaugurazioni contribuirono a far sì che il silenzio sulle morti, sui sequestri, sulla desaparecion continuasse impunito.... Ed oggi, a un anno dall'occupazione dell'impianto, posso dire con gioia che la fabbrica è inaugurata di nuovo, stavolta dalle Madri di Plaza de Mayo.... ed è una fabbrica nuova, una fabbrica degli operai, e delle Madri."(4)

I lavoratori che autogestiscono le fabbriche, le miniere ecc., hanno l'appoggio di quasi tutta la popolazione, compresi professori universitari e studenti. Per tutti gli argentini si tratta di far rinascere il paese da una devastazione colossale, architettata dall'élite statunitense per saccheggiare il paese. Il futuro dell'Argentina è affidato ai lavoratori, e alla loro capacità di autodeterminarsi. Si può considerare tutto questo come una rivoluzione pacifica, che determina un nuovo modo di intendere il lavoro e la proprietà. I lavoratori argentini, gestendo direttamente le fabbriche, stabilendo regole retributive eque e liberandosi del controllo dei "padroni", hanno generato un assetto realmente democratico.
Nel gennaio del 2002, diventò presidente Eduardo Duhalde, che cercò di sganciare il peso argentino dal dollaro, in seguito alla svalutazione del 300% della valuta argentina, che aveva trascinato il paese verso l'iperinflazione.
Il 25 maggio del 2003 fu eletto presidente Nestor Kirchner, che iniziò da subito una grande campagna contro la corruzione nell'amministrazione pubblica. Egli promise al popolo di essere disposto a contrastare gli obblighi imposti dal Fmi per difendere i diritti della popolazione argentina.

Il caso dell’Argentina è soltanto un esempio di come una crisi possa generare desiderio di libertà e rinuncia all’asservimento. Gli argentini capirono quello che era avvenuto: la responsabilità dei banchieri nel provocare la crisi e nel trarne profitto.
Accettare il principio di autorità nel settore finanziario ci ha resi schiavi di un ristretto gruppo di personaggi. Questi personaggi sanno che il loro potere si basa sulla nostra creduloneria, ovvero sulla disponibilità a credere che la moneta sia coniata nell’interesse di tutti, che l'economia abbia "cicli naturali" o che la Borsa dipenda da fattori completamente non prevedibili e non sia controllata da nessuno.

In parole semplici, l'accettazione psicologica appare fondamentale per mantenere il sistema, e addirittura le “crisi” possono rafforzare tale accettazione, provocando il vuoto che appare prima di un radicale cambiamento.
I banchieri si valgono di esperti in materie psicologiche e sociologiche, e sanno che le crisi sono utili quando una certa quantità di persone comprende la loro truffa e cercano il modo di uscirne.

Ovviamente, arriverà prima o poi la crisi definitiva che spazzerà l’attuale sistema di potere, Ma essa non potrà avvenire prima di una totale presa di coscienza delle popolazioni e dell’acquisizione di un forte senso di responsabilità necessario alla libertà.
Si dovrà comprendere che ogni “crisi” del sistema è vantaggiosa per i popoli.
Il problema è che i popoli temono di creare un sistema che li veda sovrani, perché pensano di dover dipendere dall’esterno e di non essere in grado di reggersi da soli. Se così non fosse non esisterebbe di certo un sistema finanziario basato sul nulla, e controllato da pochi personaggi, che agiscono come una banda di pericolosi gangster.

Forse occorre chiedersi come superare la gabbia di massa, che ci imprigiona a tal punto che anche quando le sbarre si allentano gridiamo di paura. Occorre chiedersi in cosa crediamo realmente: se nella libertà che esige responsabilità e rischio, o nell’asservimento, che è dovuto alla paura e al senso di impotenza.
Cosa sono le banche per noi? Siamo sicuri di non poter fare a meno dei banchieri attuali? Siamo sicuri che il fallimento delle banche non possa essere un’opportunità per rivoluzionare il sistema finanziario? Certo, questo richiederebbe un impegno e un senso di responsabilità che i popoli non si sono mai assunti prima d’ora (tranne casi sporadici), ma è certo che prima o poi un sistema fondato sulla truffa crollerà. E' dal nostro cambiamento che potrà derivare un cambiamento della realtà, e non saranno certo Berlusconi o Veltroni a dirci come demolire l’attuale regime.

I cambiamenti potrebbero essere già iniziati, grazie alla presa di coscienza di alcuni, e saranno irreversibili. Nel mondo molte persone vogliono uscire dal sistema. Questo è reale, anche se non vi verrà detto al telegiornale.
Arriverà il momento in cui ci sarà il crollo definitivo, prepariamoci per questo, superando ogni paura e credendo fermamente che il peggio sarà passato proprio nel momento del crollo.
Non dobbiamo più cedere il nostro potere ad autorità esterne, perché possiamo essere responsabili del nostro benessere, della nostra felicità e creare un sistema che non sia a servizio del profitto ma del bene collettivo. Possiamo iniziare sin da adesso a non essere più motivati dalla paura.
Non bisogna per forza avere uno spirito temerario e rivoluzionario per accogliere con favore le novità, che in apparenza potranno sembrare sgradevoli. Pensiamo a cosa hanno fatto negli ultimi secoli le grandi famiglie stegocratiche: guerre, povertà, fame e sofferenze di vario genere ed entità; due terzi degli abitanti del pianeta costretti a vivere in grave miseria, milioni di lavoratori-schiavi chiusi nelle industrie della Walt Disney, della Nike, della Coca Cola, ecc.; le mafie internazionali che estendono i loro affari sempre più in tutti i settori economici; la disoccupazione e il precariato lavorativo; l’inquinamento che aumenta a causa della resistenza ad applicare le nuove tecnologie energetiche; i sistemi politici sempre più basati sullo spettacolo e sulla corruzione, i media sempre più squallidi e degradanti, ecc.
Credete che rimpiangeremo qualcosa?


Articolo correlato “Psicologia della Finanza”
http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/11/psicologia-della-finanza-parte-i-le.html



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NOTE

1) Moreau Emile, Memorie di un governatore della Banca di Francia, Cariplo-Laterza, Roma-Bari 1986. www.centrostudimonetari.org
2) New York Transfer, 24 Aprile 2002.
3) Intervista a Thomas Dawson, responsabile delle relazioni esterne del Fondo Monetario Internazionale. http://italy.indymedia.org/news/2002/08/76632.php
4) http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_19896.html

domenica

LIBERALE IN PUBBLICO, OSCURANTISTA IN PRIVATO - I due volti di Marco Travaglio -

Di Antonella Randazzo


In questo articolo non si vuole denigrare nessuno, e tanto meno creare un clima di antagonismo.
Tuttavia, in seguito ad alcune mail ricevute da un attento e preparato lettore, mi sento in dovere di informare i lettori del blog su ciò che il giornalista Marco Travaglio scrive in privato. Essendo Travaglio un personaggio pubblico, che gode della fiducia di molte persone, credo sia un dovere dare maggiori informazioni su questo personaggio. Ciò risulta importante perché egli sembra essere una sorta di Giano Bifronte, ovvero un personaggio profondamente ambiguo: tanto gentile e liberale in pubblico, quanto scortese e intollerante in privato, specie quando l’interlocutore gli fa notare le sue contraddizioni.
Per rispetto della privacy del lettore, lo chiamerò con lo pseudonimo di “Mario Bianchi”. Ovviamente, sono in grado di provare l’esistenza delle mail originali.
Tutto prese inizio nel luglio scorso, quando, in seguito alla pubblicazione del mio articolo “Castronerie varie” (http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/castronerie-varie.html), Bianchi mi inviò una mail in cui scriveva:

Gentile signora
ho molto apprezzato e La ringrazio per il Suo articolo pur essendo un costante lettore di Travaglio e condivisore di molte sue denuncie civili e politiche (…)
Al piacere di leggerla le invio, unitamente alla mia stima, i piu'cordiali saluti.
Mario Bianchi

Qualche giorno dopo ricevetti, sempre dallo stesso Bianchi, un'altra mail che diceva:

Gentile signora,
voglio informarla che in successive corrispondenze con Travaglio a proposito dei Suoi scritti, mi è giunta inaspettata dalla stesso Travaglio la seguente affermazione:
“quelli di destra sono contro Israele e a favore dei palestinesi”.
Una grande cultura in affari internazionali!
I piu'cordiali saluti.
Mario Bianchi

Al che risposi:

Gentile Mario Bianchi,
grazie per l'informazione.
Lo scorso anno mi è capitato di sentire con le mie orecchie frasi dette da Travaglio che mostravano davvero parecchia ignoranza circa la situazione palestinese e lo Stato d'Israele.
D'altra parte, egli sa bene che non gli sarà richiesto di trattare tali argomenti, specie in modo storicamente corretto.
Cordiali saluti
Antonella Randazzo

Mario Bianchi rispose:

Gentile signora,
La ringrazio per il riscontro e preciso che la
questione è nata da un mio invito a Travaglio di approfondire la politica internazionale invitandolo a leggere per esempio il Suo Blog rammentandogli che il mondo non è fatto di soli processi a Berlusconi. Mi ha risposto che non ha bisogno di tali consigli e che alla questione ci pensa lui che pensa "diametralmente all'opposto della signora Randazzo".
Cordiali saluti
Mario Bianchi

A questo punto, dato che Travaglio aveva fatto un preciso riferimento a me, e che cercava di spacciare le mie denunce per “opinioni”, la questione si faceva alquanto sgradevole. Così risposi al lettore:

Gentile Mario Bianchi.
se ha modo di parlargli ancora, chieda a Travaglio se evitare di dire verità che un'altra persona dice significa essere "all'opposto" di quella persona o piuttosto essere disposti a scendere a compromessi per continuare a lavorare all'interno di un sistema criminale che esige che non si dica tutta la verità.
E' davvero troppo comodo per personaggi del genere dire "non la penso così", quando sanno benissimo il motivo per cui non dicono certe cose. Si chiama corruzione anche questo.
Cordiali saluti
Antonella Randazzo

La risposta fu:

Gentile signora,
abbiamo chiuso il rapporto epistolare perché l'ho
definito estremista di destra e lui si è offeso.
Cordialmente.

In un momento di rabbia, Mario Bianchi aveva dato a Travaglio dell’ignorante, e quest’ultimo aveva così risposto:

“ignorante lo dica a qualcun altro. Israele è un paese democratico, come non lo è nessun paese arabo, e nemmeno la sedicente autorità palestinese, che vota elezioni truccate e poi sfocia immediatamente in guerra civile per bande. la prego, visto il suo tono arrogante, di non disturbarmi mai più sulla mia mail privata. stia bene”.
mt

In poche parole, Travaglio ritiene che le autorità israeliane siano superiori agli arabi, che i trucchi elettorali siano prerogativa dei paesi arabi (sarebbero assenti nei paesi “democratici”), e che lo "spirito bellicistico" sia caratteristica degli arabi. Evidentemente ignora persino i noti brogli che hanno permesso l’elezione di Bush junior. Senza contare la possibilità di provare l’esistenza di numerosi trucchi e brogli in molti paesi controllati dagli stegocrati, e di come questi ultimi siano esperti nell'organizzare guerre.

Bianchi fece notare che perlomeno egli non era preparato sulla questione mediorientale, al che Travaglio rispose:

“sono informatissimo su israele e dintorni, grazie, non dubiti. solo, la penso all'opposto di lei. quando i palestinesi e i paesi arabi raggiungeranno i livelli di democrazia di israele, ci risentiremo, se saremo ancora vivi.
stia bene”.
mt

Il punto è: Travaglio si spaccia per una sorta di paladino dell’informazione e della giustizia, denunciando la disinformazione imperante e la corruzione di politici e imprenditori. Ma la verità è ben diversa: egli è attento soprattutto alla sua immagine pubblica e alla carriera, e cerca appoggi politici, essendo pronto a scendere a compromessi per arrivare ai suoi scopi. Questo spiega perché egli è gentile e sorridente con chi gli fa i complimenti o gli chiede di scrivere la dedica sul suo libro, ma diventa arrogante e maleducato con chi gli chiede conto delle sue "lacune" e contraddizioni.
Travaglio è pronto a definire “opinione” il massacro di migliaia di palestinesi, e a chiudere scortesemente ogni comunicazione con chi non è d’accordo con lui.
Concludo con una breve lettera aperta a Travaglio:

Caro Marco,
fino a quando porterai avanti questa sceneggiata? E non dire “sono fatti miei”, se volevi che le persone non si interessassero a quello che dici e non scrivessero alla tua "mail privata", anziché il giornalista avresti dovuto fare l’impiegato o il fruttivendolo.
Non avresti di certo guadagnato quello che guadagni oggi, ma almeno avresti salvato la faccia.
Migliaia di morti innocenti, donne, vecchi e bambini, sono per te una questione di “opinioni”. E’ davvero troppo comodo appoggiare o cercare di insabbiare i crimini del gruppo dominante e al contempo volersi spacciare per paladino della verità e della giustizia. Questo è semplicemente immorale. Non dimentichiamo che chi non denuncia i crimini diventa complice dei criminali.
Pensi di dover continuare ad approfittare del fatto che la TV (dove appari come un giornalista serio, paladino della verità) è seguita da milioni di persone, mentre i siti di informazione indipendente (dove sei smascherato) sono seguiti soltanto da poche migliaia di persone?
E’ questa le legge dei media di massa: pochi saranno informati correttamente e moltissimi saranno disinformati.
Pensi che durerà in eterno un sistema basato sul crimine e sull’inganno? E pensi che possa essere plausibile far carriera e guadagni occultando la verità del sistema? Nel tuo caso, rispetto ai giornalisti di regime come Bruno Vespa, le cose sono assai più gravi perché tu, come Grillo, cerchi di ingannare chi ha capito cos’è realmente il sistema attuale. E non si tratta di gridare “al complotto” o di aver manie di persecuzione. Se ti prendi la briga di leggere qualche articolo dei grandi scrittori e giornalisti indipendenti, come ad esempio John Pilger o William Blum, potrai capire che a questo mondo non esistono soltanto i reati commessi da Berlusconi & C. ma c’è molto di più. Non basta dire: "non sono ignorante sul Medio Oriente", occorre provarlo nei fatti. Se non sbaglio proprio tu hai denunciato allarmato la "scomparsa dei fatti". Alludevi anche a te stesso?
Informati prima di informare, altrimenti la tua informazione sarà gravemente lacunosa.
Cordialmente
Antonella Randazzo




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sabato

LA DISEDUCAZIONE CIVILE - PARTE PRIMA - Il ritorno emotivo alle caverne

Di Antonella Randazzo


Come molti sanno, il gruppo egemone attuale non basa il suo potere soltanto sul controllo economico, politico e finanziario, ma anche sul creare una realtà gravemente involuta, che mette in crisi il necessario rispetto fra gli esseri umani e il senso civico. Si tratta di creare un clima di “diseducazione civile”, in cui prevalga l’insulto sul dialogo, il pettegolezzo sull’informazione e l’insinuazione sulla verità.
I metodi per creare tale realtà sono tanti. Ad esempio, da alcuni anni è stata promossa una politica-spettacolo, basata non su giudizi sensati o analisi dei contenuti, ma sull’impeto a denigrare o esaltare i candidati e a catturare emotivamente. Questo è reso possibile dal controllo sui mass media, che fungono da canali primari per diffondere e far accettare questi metodi. Come osserva l’ex redattore del New Yorker James Wolcott: “Il metodo di Fox News e dei conservatori consiste non tanto nell’affermazione delle proprie ragioni, quanto nell’infangare entrambi i contendenti, un pareggio equivale ad una vittoria perché impedisce anche all’avversario di vincere”.
In tal modo si crea una realtà di degrado, in cui tutti sono additati come avidi, traditori, in malafede, falsi, ecc. Si incoraggia un’immagine meschina degli esseri umani, come se non potesse esistere sincerità, onestà o integrità. I candidati politici degli attuali partiti hanno anche la funzione di propagandare questa immagine della realtà umana e della politica. Infatti, tutti i politici promettono “cambiamenti” ma poi tutto rimane come prima (o peggiora), e i cittadini si ricorderanno del fango che durante la campagna elettorale si gettavano gli uni contro gli altri, e si convinceranno che non possa esistere una realtà diversa da quella.
L’effetto sarà quello di scoraggiare il senso di rispetto e di provocare disillusione, frustrazione e alienazione, in un contesto in cui mancheranno le minime regole atte a creare un giusto assetto politico e civile.

Uno dei casi più eclatanti di diseducazione civile è stato quello dell’enorme propaganda che si ebbe riguardo al tradimento sessuale di Bill Clinton, a cui i mass media statunitensi dettero così tanto risalto da creare appositi canali monotematici, come quello titolato “tutto su Monica giorno e notte”.
Osserviamo che Clinton non fu messo mai alla gogna per i reali crimini commessi, ma per un fatto sessuale privato, che avrebbe dovuto interessare soltanto alla moglie. Potendo formulare l'accusa di spergiuro, Clinton è stato indotto a rispondere a domande molto personali, a cui, per evidenti motivi, egli non poteva rispondere con sincerità. Aveva tutto il diritto di sottrarsi a tali domande, poiché non riguardavano i suoi compiti da presidente, ma soltanto la sua vita privata, eppure fu sollevato un caso giudiziario clamoroso, e i media si dettero molto da fare per gonfiarlo oltre misura. Questo è un segno di diseducazione civile molto grave, che induce a credere che sia legittimo processare un personaggio politico non già per le vite umane che ha spezzato ma perché ha negato pubblicamente un tradimento sessuale.
Dobbiamo ricordare che all'epoca anche tutti i nostri giornali fecero a gara per dare notizie sulla Lewinsky, trascurando notizie assai più serie e importanti.
Le notizie "trash", essendo date anche da giornali considerati affidabili e seri, e occupando anche in questi pagine principali, generano confusione su ciò che dovrebbe essere la vera informazione rispetto alla spazzatura mediatica.

Il metodo dello scandalo sessuale è stato utilizzato parecchie volte dal gruppo dominante statunitense per mettere fuori gioco personaggi ritenuti “pericolosi” o per intimidire. Persino Martin Luther King fu spiato a lungo, fino a quando riuscirono a documentare un suo tradimento sessuale. Lo scandalo non scoppiò, evidentemente perché il personaggio era considerato talmente “pericoloso” da indurre a pianificare un ben altro trattamento. All’epoca, fu lo stesso direttore dell’Fbi, il famigerato Edgard Hoover a custodire un nastro che documentava il tradimento sessuale del leader nero. Il fatto fu reso noto soltanto venti anni dopo (la registrazione risaliva al 1964), all’interno di un’inchiesta che documentava tutte le “campagne” fatte contro Martin Luther King.
Il metodo è sostanzialmente quello di controllare la persona per trovare qualcosa che possa consentire di tenerla in pugno, in modo tale da condizionare il suo comportamento. Qualora non vi si riuscisse o si considerasse il personaggio troppo nocivo per il sistema, si ricorrerà ad altre tecniche o, in alcuni casi, all’eliminazione fisica.

Da recente la vittima è stata l’ex governatore dello Stato di New York Eliot Spitzer, che è stato controllato a lungo e infine identificato come frequentatore di una squillo.
Da tempo Spitzer era un personaggio alquanto scomodo per il potere dell’èlite. Egli aveva addirittura trascinato in tribunale, nel 2003, l’allora presidente della Borsa di New York, Richard Grasso, accusandolo di aver preso denaro non dovuto da un “Comitato retribuzioni della Borsa di New York”, capeggiato dagli stegocrati di Wall Street. Nel 2005, Spitzer farà altre battaglie legali contro i vertici di Merrill Lynch, i mutual fund, e diverse grandi società assicurative. Indagherà anche sul Carlyle Group e su altre grandi banche, come il Credit Suisse First Boston, Deutsche Bank, Goldman Sachs, J.P. Morgan e Lehman Brothers. Con le sue indagini, Spizter fece emergere che il sistema finanziario aveva caratteristiche "fondamentalmente corrotte" e chiedeva urgenti "riforme strutturali". Le banche Merrill Lynch e Citigroup furono condannate al pagamento di multe per 400 milioni di dollari (avevano fatto profitti illeciti per oltre 15 miliardi di dollari).
Grasso cercherà di vendicarsi accusando pubblicamente Spitzer di “voler fare la campagna elettorale sulla sua pelle”, ma Spitzer riuscirà comunque a vincere le elezioni nel 2006. Gli stegocrati però avevano un asso nella manica nell’utilizzo dello scandalo sessuale.
Quando i media dettero la notizia dello “scandalo” non misero in evidenza le indagini di Spitzer fatte negli anni precedenti, risultate indigeste ai banchieri. Soltanto fonti non ufficiali (ovvero non controllate dai banchieri) diranno che il Governatore era stato volutamente allontanato dalla politica perché era diventato un’evidente minaccia al sistema economico e finanziario e perché aveva trovato prove che collegavano l'attentato alle Torri Gemelle agli ambienti economici statunitensi di alto livello.
In sintesi, gli scandali sessuali sortiscono l’effetto voluto e dunque risultano utili a proteggere il sistema. Essi nascondono dietro il facile moralismo intrallazzi e crimini ben più gravi.
Senza dubbio, non è un comportamento moralmente irreprensibile tradire la moglie o andare a prostitute, tuttavia, occorre mettere in chiaro che, nonostante le critiche che si possono sollevare, tali comportamenti non sono gravi quanto impoverire i popoli, massacrare bambini, organizzare guerre, torturare o far morire di fame milioni di persone.
Dunque, occorrerebbe capire che sollevare questioni morali per creare uno scandalo e mettere fuori scena chi sta facendo qualcosa per smascherare i criminali, è comunque inaccettabile. Mettendo in piazza i fatti sessuali dei politici, si distoglie l’attenzione da cose ben più gravi, oppure si mette fuori gioco un avversario o un personaggio che cerca di sfuggire alle regole di regime.
I cittadini dovrebbero cercare di capire quando lo scandalo è creato apposta per spodestare chi sta sollevando gli altarini al gruppo di potere, e anziché unirsi al coro che solleva il chiacchiericcio, dovrebbero identificare i veri motivi del fatto. Ovvero occorre andare oltre la cultura di massa e saper vedere quello che i media cercano di nascondere. Ciò risulta difficile perché richiede impegno.

Anche i media italiani spesso danno notizie piccanti per distrarre i cittadini, dirottando l’attenzione su particolari non pericolosi per il sistema. Ad esempio, di tanto in tanto sentiamo notizie sulle performance sessuali di Berlusconi, e c’è stato anche il caso della lettera accorata della consorte. Queste notizie vengono enfatizzate dai più importanti quotidiani, come fossero informazioni, facendo capire che i media sono diventati spettacolo, intrattenimento, pettegolezzo di provincia, più che seria informazione.
L’attuale governo è un esempio lampante di grave diseducazione civile. In esso si trovano soggetti che fanno del “format” di bassa lega la loro specialità. Ad esempio, c’è la ministra che di fronte alle proteste ragionevoli contro i tagli alla scuola, già duramente provata, risponde “stanno facendo uso politico della scuola”. I “cattivi”, anziché i ministri corrotti, diventano gli insegnanti scolastici e tutti quelli che protestano e chiedono il rispetto dei diritti.
Le frasi fatte, le etichette, l’esibizione televisiva sguaiata, il gesto provocante e molte altre cose, fanno parte del piano per involvere la società, in modo tale che essa diventi insensibile, ignorante e sorda ai suoi stessi diritti.
L'insinuazione, la frase maliziosa e altri modi di comunicare che potrebbero andar bene al bar dell'angolo in una chiacchierata fra avventori, assurgono a notizia, assumendo la dignità di "informazione". Con tutto ciò che ne deriva in termini di confusione fra ciò che è importante sapere e ciò che, invece, disinforma e diseduca.
Creare beghe su contenuti di poco conto, distrae l’attenzione da quei contenuti pericolosi per il sistema, e induce a rimanere agli aspetti viscerali dell’esistenza.
Inoltre, potenziare la politica come pettegolezzo o spettacolo serve a creare realtà paradossali, in cui gli interessi di tutti cadono nell’oblio a favore di eventi piccanti, tradimenti o fatti privati che nulla c’entrano con le mansioni politiche.

Il metodo dell’attacco personale è oggi promosso dal sistema in ogni campo. Ad esempio, quando numerosi cittadini statunitensi sollevarono la questione dell’illegittimità della loro tassa sul reddito (istituita dai banchieri nel 1913 e imposta senza alcuna legge perché anticostituzionale), le autorità iniziarono a calunniare e ad insultare le persone che chiedevano di vedere la legge che li obbligava a pagare la tassa.
Non sapendo come giustificarsi, le autorità utilizzarono metodi diffamatori e involuti, che miravano a screditare e intimidire la persona, in modo tale che essa fosse indotta ad abbandonare la battaglia o ad abbassare la sua autostima. Coloro che sollevavano la questione si videro attaccare etichette come “tassifascisti” o “fanatici”, che dovevano servire a spostare l’attenzione sul “carattere” delle persone per sottrarla alla vera questione. Facendo diventare la questione “emotiva”, ossia basata su comportamenti assurdi, come colpire l’individuo, ci si voleva sottrarre dall’affrontare la questione razionalmente.

Questi stessi metodi vengono utilizzati contro tutti coloro che sollevano questioni pericolose per il regime. Ad esempio, l’attore Charlie Sheen, nel 2006, in televisione disse che la versione ufficiale sull’11 settembre era assurda e andava rivista attraverso una commissione realmente indipendente. L’attore era preparato sul fatto che sarebbero state adottate tecniche per infamarlo, piuttosto che rispondere razionalmente ai dubbi sollevati, e disse: “amo il mio paese e i miei figli così tanto da fare questo”. Da lì a poco i media iniziarono a riportare notizie che lo mettevano in cattiva luce, e sembrava quasi che ogni fatto negativo fosse dovuto a lui. Egli fu etichettato come “clown” e accusato di essere arrogante. Per timore delle persecuzioni molti personaggi noti (attori, politici o giornalisti) non sollevano dubbi persino su questioni importanti come le guerre e il terrorismo.
Il problema è che molte persone comuni non sono coscienti dell’uso diseducativo e disinformativo dei media e di come le questioni importanti possano essere insabbiate o non adeguatamente considerate attraverso tecniche e metodi praticati ampiamente. Tale “ignoranza” rende questi metodi efficaci, e trasforma una persona coraggiosa e onesta in una vittima del sistema mediatico. Questo funge da deterrente per coloro che vorrebbero denunciare i crimini delle autorità.

L’uso delle parole come etichette è molto efficace per impedire ulteriori approfondimenti o per denigrare una persona o un gruppo. Ad esempio i prefissi “anti” o “contro” creano un senso di negatività e dunque vengono utilizzati spesso per indicare persone o gruppi che cercano di far emergere i crimini del sistema. Troviamo la parola “antiamericano”, “controinformazione”, “antiglobalizzazione”,

Le etichette servono anche a dare l’impressione di aver capito tutto e di non aver bisogno di approfondire. Le parole usate come etichette hanno un potere propagandistico enorme, e possono infamare senza dire nulla della vittima. Osservano gli studiosi Anthony R. Pratkanis e Elliot Aronson: “Le parole e le etichette che usiamo giungono a definire e a creare il nostro mondo sociale. Questa definizione della realtà dirige i nostri pensieri, i nostri sentimenti e la nostra immaginazione, e in tal modo influenza il nostro comportamento”.(1)

Secondo molti esperti, una tecnica di persuasione efficace è quella di far circolare e far ripetere dai media falsità sull’avversario. Talvolta si tratta di accuse fatte con la “tecnica proiettiva”, cioè si accusa l’altro di cose che in realtà riguardano il proprio candidato. Ad esempio, durante l’ultima campagna di Bush junior, gli operatori cercavano di far apparire John Kerry come poco propenso a combattere per il proprio paese, mentre di fatto era Bush ad aver evitato persino il servizio militare.
Un altro esempio di “tecnica proiettiva” è l’accusa fatta all’Iran di voler scatenare una guerra nucleare, mentre in realtà sono le autorità dello Stato d’Israele, sostenute da Washington, a preparare una guerra nucleare, aggiungendo al loro già cospicuo arsenale altre testate nucleari. Si accusa colui che si vuole mettere fuori gioco di voler fare quello che nei fatti è progettato da chi accusa.
Anche nella politica “spicciola” si può ricorrere all’accusa proiettiva, lanciando accuse che in realtà riguardano l’accusatore.
Chi ha maggiore potere mediatico ha più potere di infamare o mettere in cattiva luce chi ne ha meno o non ne ha. Questo spiega perché i gruppi minoritari o dissidenti, come le associazioni per i diritti umani o i no-global appaiono negativamente a chi non ha approfondito le questioni trattate da queste persone, mentre le “forze dell’ordine” o le autorità che si sono macchiate di delitti come la repressione e la partecipazione a guerre in paesi esteri appaiono come autorevoli.
Oggi non esistono media di massa che possano esprimere il punto di vista della dissidenza o di chi contrasta l’attuale sistema denunciandone i crimini. Da ciò si può inferire chi mediaticamente apparirà migliore e chi peggiore, a prescindere dai reali crimini o meriti.
In altre parole, anche se c’è la libertà di stampa o di opinione, se uno ha il controllo delle reti televisive e il possesso di molti giornali e l’altro non ha nulla, la libertà va a vantaggio soltanto di chi ha potere mediatico, e l’altro, di fatto, è come se non l’avesse.
I mass media potrebbero essere utilizzati in modo positivo, ad esempio proponendo modelli prosociali e costruttivi, ma ciò oggi non può avvenire perché questo non è conveniente a chi detiene il potere. Un sistema fondato sulla guerra e sulla sopraffazione non può insegnare empatia, solidarietà e condivisione ma potenzierà la violenza e i modelli antisociali per impedire empatia e fiducia nella soluzione pacifica dei conflitti. Attraverso i programmi televisivi si potenzia il razzismo, l’aggressività e la diffidenza sociale.

Un altro metodo per infamare le persone è quello di attribuire loro caratteristiche del sistema stesso, come la “censura”, la disinformazione, la faziosità o l’avidità. I gatekeepers del sistema talvolta creano confusione fra “moderazione” e “censura” facendo apparire la prima uguale alla seconda. Ma la differenza fra i due concetti è molto netta: mentre la moderazione serve a tenere “pulito” il sito dalla spazzatura degli insulti o di post non pertinenti, la censura ha lo scopo di tenere nascosti alcuni argomenti scottanti che il sistema ha interesse a non trattare. Ad esempio, sui siti di Grillo e di Travaglio vengono censurati argomenti come il Signoraggio o i crimini dello Stato d’Israele, che non saranno mai esclusi dai blog indipendenti, pur moderati. In altre parole, la censura si riconosce perché colpisce i contenuti non graditi al gruppo di potere. La moderazione serve a proteggere il sito ( o blog) mentre la censura serve a proteggere il sistema. Confondere i due concetti è tipico del gatekeeper, pagato per farlo e per mettere tutti nello stesso calderone, al fine di nascondere la pesante censura attuata dal gruppo di potere.

Nel sistema attuale chi pensa con la sua testa viene accusato proiettivamente di essere “ideologizzato”, o di “fare politica”, di essere “fazioso” o di essere pagato da qualcuno. Spiega la scrittrice Viviane Forrester: “Non esiste attività più sovversiva. Più temuta… più diffamata (del solo fatto) di pensare… Da qui la lotta insidiosa, sempre più efficace, condotta oggi, come mai prima, contro il pensiero. Contro la capacità di pensare”.(2)

Un altro modo per screditare contenuti pericolosi per il sistema o per tentare di svalutare ciò che viene detto in maniera del tutto indipendente e sganciata dal potere, è quello di lasciare commenti su video pubblicati su YouTube o su siti che ospitano tali contenuti. Di solito questi commenti si riconoscono perché puntano a destabilizzare con mezzi emotivi, senza porre una seria critica.
Ad esempio queste persone di solito scrivono: “Questa persona è un ciarlatano”, senza spiegare perché, oppure accusano la persona in questione delle stesse cose che essa sta denunciano. Se sta denunciando la massoneria viene accusata di essere un massone, se sta denunciando i media disonesti viene accusata di essere un disinformatore, se sta denunciado la censura viene accusata di censurare, se sta denunciando guadagni illeciti viene accusata di essere pagato da qualcuno, ecc.
Ovviamente, le accuse non vengono supportate da fatti, analisi o critiche sensate, ed è questo che caratterizza il “franco tiratore”, che ha il compito di sminuire, deridere e screditare le verità che circolano su Internet.
Ciò è reso possibile dall’anonimato e dal “gioco” delle identità multiple che Internet offre. Infatti, potersi registrare con uno pseudonimo o un nome falso e poter acquisire molte identità permette di agire in modo sgradevole, ambiguo o fuorviante, fino a creare confusione ed impedire che emerga la verità su ciò che si sta discutendo.
Certamente, non tutti i commenti emotivi e insensati sono fatti da coloro che sono assoldati dal regime, ma soltanto una parte. Questa attenzione a screditare ciò che circola su Internet contro il sistema non appare strana se si pensa a quanto, coloro che dominano oggi, siano interessati a controllare la mente dei cittadini, e a quanto spendono per tenere fuori dalla portata della maggior parte delle persone alcune conoscenze.
I commenti infamanti dei gatekeepers potrebbero apparire “normali” perché siamo abituati dalla “cultura” di massa a comportamenti irrazionali, emotivi e insensati.
In un certo senso anche Internet esprime la forza impari fra chi ha potere e chi non ce l’ha. Infatti, nei media di regime non è possibile interagire e lasciare critiche e commenti, mentre su Internet, unico luogo in cui i cittadini comuni possono scrivere, il regime può scrivere attraverso i suoi “scagnozzi” denigrando e disprezzando in modo disonesto chi cerca soltanto di far emergere la verità non detta dai media di massa.
Lo scopo principale è quello di isolare chi sta esibendo libertà di pensiero, per evitare che gli altri facciano lo stesso, facendo crollare un sistema che si basa sulla “massificazione” ovvero sulla incapacità di pensare con la propria testa.
Come accade spesso anche nei media, queste persone intendono seminare sospetti, divisioni e diffidenza verso coloro che hanno l’unico intento di prendere le distanze da un sistema criminale, e di acquisire forza per migliorare se stessi.
Chi vuole infamare utilizzando metodi truffaldini di solito fa ricorso alla drammatizzazione, comportandosi come se egli avesse notizie importanti sulla sua vittima. Egli farà leva sul fatto che nell’attuale società di massa le persone sono abituate a questi metodi e di solito cadono nei tranelli poiché non cadervi significherebbe essere liberi dal condizionamento mediatico e cercare di ragionare in modo autonomo e verificare direttamente, senza utilizzare etichette o credere a facili insinuazioni.
Chi è integro e onesto nel valutare persone ed eventi dovrebbe, di fronte a tali casi, chiedersi: “come mai viene sollevato tutto questo polverone contro questa persona?”, “Qual’è il motivo per cui questa persona può risultare ‘scomoda?”, “Chi ha interesse a che questa persona venga messa in cattiva luce?”, “le accuse sono reali o costruite "ad oc"?

Un altro modo per controllare e impedire il libero pensiero è quello di porre fazioni, allo scopo di stimolare una scelta che condizionerà dogmaticamente il pensiero o il comportamento. Ci viene detto dai media di regime che non esistono più ideologie, ma al contempo veniamo spinti a patteggiare o a schierarci per l’uno e per l’altro. In tal modo molti sono indotti a fare scelte irrazionali, ad esempio, se è di destra non aderisce alle iniziative promosse dalla sinistra, e viceversa. Lo scopo è quello di seminare irrazionali divisioni, anche su importanti aspetti che sarebbero vantaggiosi per tutti. E’ sufficiente dire che un’iniziativa o una battaglia è “di destra” per allontanare quelli che si professano “di sinistra”, e viceversa, senza riflettere autonomamente su ciò che si sta proponendo per decidere razionalmente anziché condizionati dagli schieramenti.

Ormai molto spazio nei telegiornali viene dedicato proprio alle interviste ai politici, e pochissimo alle vere questioni che sarebbero da trattare. Le questioni vengono poste in termini “La sinistra dice questo e la destra ribatte quest’altro” come se nella realtà non potesse esistere un percorso favorevole a tutti e si dovesse stornare l’attenzione sui contrasti piuttosto che sui percorsi che potrebbero migliorare il paese. Ad esempio, ormai molti si sono accorti del potere concesso dalle banche di determinare sviluppo o involuzione economica, e che una questione importante per la crescita economica è l’approvvigionamento di energia. Dunque, i veri politici dovrebbero discutere il modo per rivoluzionare il settore finanziario e cercare nuove fonti di energia rinnovabile e a basso costo. Se gli attuali politici non lo fanno è perché essi sono a servizio dei banchieri e dei grandi gruppi petroliferi ed economici, che perderebbero potere se si dovessero mettere in discussione gli attuali parametri finanziari ed energetici. Di conseguenza, vengono utilizzate tecniche incivili per confondere i cittadini, e per far credere che la politica è un settore “sporco”, in cui non ci sono altro che beghe, intrallazzi, calunnie, cattiverie e polemiche.

A questo proposito si parla di "ideologia della notizia" ad intendere "una caratteristica talmente pervasiva della comunicazione da travolgere anche la distinzione tra stampa popolare e stampa di qualità".(3)
Un meccanismo tipico dell'ideologia della notizia è la "dittatura del desk", ovvero uno stampo rigido precostituito che fornisce la base tecnica ed espressiva adottata dai giornalisti. La dittatura del desk nasce per esigenze propagandistiche e commerciali, le quali impongono la produzione di un effetto, che può andare dal convincere lo spettatore che un determinato paese o personaggio è "nemico", al persuadere che oggetti tecnologici nuovi siano affascinanti e necessari. Nell'ideologia della notizia c'è l'esigenza di condizionare lo spettatore, di esercitare su di lui una pressione emotiva forte, efficace, in modo tale che egli apprenda dall'esterno ciò che deve ritenere riguardo ad un fatto o ad un crimine. Per ottenere tali risultati si può anche fare uso di "Gatekeeping", ovvero di alcuni criteri e logiche che avvantaggeranno una notizia e ne faranno occultare un'altra.
I Gatekeeping escludono ciò che potrebbe svelare aspetti sgradevoli del sistema o mettere in cattiva luce il sistema partitico o di potere, su cui si basa l'attuale regime. In tale contesto, ovviamente passa in secondo piano l'esigenza di informare correttamente o di dare notizie su fatti realmente importanti, per questo motivo oggi l'informazione non può dirsi tale. Addirittura non ci sarebbe più bisogno degli inviati, come spiega il giornalista Enrico Morresi:
"Molto spesso i corrispondenti o gli inviati si autocensurano per poter continuare a lavorare in condizioni difficili... La rinuncia all'inviato (o al corrispondente) non è mai senza conseguenze, in quanto sposta il punto di equilibrio dalla parte del desk, lasciando prevalere il gioco di specchi in cui la redazione spesso si rinchiude e impedendo di spezzare il cerchio delle idee preconcette".(4)

Grazie a queste caratteristiche il giornalismo attuale è un "guardiano del potere", ovvero sostiene il potere nel non far trapelare verità scomode e utilizza tecniche per impedire una vera presa di coscienza dei cittadini sulla realtà finanziaria, politica, economica e mediatica. Si cerca persino di addolcire tutto questo facendo diventare l'informazione uno spettacolo attraente, emozionante oppure raccapricciante, ma comunque sempre emotivamente "forte", e quanto possibile spettacolare. Gli obbiettivi principali sono la disinformazione, la distrazione e il condizionamento necessario ad integrarsi nel sistema. Spiega il giornalista Ignacio Ramonet: (Il telegiornale) "è strutturato per distrarre, non per informare... la successione di notizie brevi e frammentate ha un duplice effetto di sovrinformazione e di disinformazione: troppe notizie e troppo brevi... pensare di informarsi senza sforzo è un'illusione vicina al mito della pubblicità più che all'impegno civico".(5)

Oltre ad infamare, per mantenere il sistema occorre “vendere” paura, e dunque esistono anche i venditori di paura, ovvero coloro che vedono il futuro catastrofico, denso di problemi, e non propongono nulla per uscire da tale situazione, come se la catastrofe fosse inevitabile e non vi fossero precisi responsabili. Attraverso la paura si produce affezione al sistema, facendo credere che le attuali autorità vogliano proteggere la popolazione.
La paura serve anche a farci sentire insicuri e diffidenti, fino ad arrivare a credere che il nostro prossimo è un nemico, soltanto perché professa un’altra religione o ha un altro colore di pelle. Presentare, attraverso i media, gli immigrati come assassini, stupratori e ladri significa creare un “Far West”, in cui tutti sono nemici di tutti, senza capire le cause dell’immigrazione né le motivazioni che spingono le nostre autorità a farci diventare razzisti.
Altri metodi di involuzione civile sono quelli che fanno leva sul senso di colpa. Si fa credere che i disastri politici, ecologici o finanziari siano responsabilità di tutti, mentre invece sono stati creati dal gruppo di potere, e la sola responsabilità dei popoli è quella di ignorare ciò e credere di non poter abbattere il potere iniquo attuale.
Il sistema punta a suscitare reazioni emotive anche attraverso la proiezione di colpe derivanti dalla gestione criminale del potere. I media, spesso in modo indiretto, tendono a colpevolizzare tutti, ad esempio con titoli come “gli italiani sono ultimi in Europa”, “Italia fanalino di coda in Europa, “La Ue accusa l’Italia…”.
Ci vengono date notizie sullo stato di inquinamento, di degrado e di involuzione economica, come se tutto ciò fosse di esclusiva responsabilità degli italiani. Ovviamente, questa propaganda non dice che il nostro paese è occupato militarmente dalla potenza egemone, ed è costretto ad un graduale impoverimento dal potere di un gruppo di banchieri, che impongono il riconoscimento di un valore a pezzi di carta su cui stampano simboli e cifre. Non viene detto che i personaggi che popolano i mass media sono sottomessi al sistema, e mistificano la realtà facendoci credere che i nostri aguzzini siano personaggi rispettabili. Non viene detto che per anni il nostro paese ha avuto industrie che hanno prodotto un grave degrado ambientale e che oggi sono andate via senza risanare l’ambiente e senza dare un adeguato risarcimento alle vittime.
Il metodo del senso di colpa fa credere che i guai di un paese dipendano esclusivamente dall’operato dei suoi cittadini, insabbiando il potere di un gruppo di persone che in virtù del loro livello di ricchezza hanno prodotto problemi la cui responsabilità si cerca di attribuire ad altri.
Avendo raggiunto un alto potere di controllo politico e dei media, gli stegocrati fanno in modo che non appaiano le loro responsabilità per i crimini commessi.
I problemi da loro creati appaiono senza alcun responsabile, oppure sembra che la responsabilità debba essere di tutti. I media talvolta parlano dei problemi ambientali come dovuti alla "responsabilità dell'essere umano". Ma in realtà nessuno di noi ha scelto liberamente di creare un sistema basato quasi esclusivamente sulle energie inquinanti e nessuno di noi ha mai creato industrie chimiche altamente inquinanti e mortifere. Allora chi è stato? I media faranno in modo che tutti si sentano responsabili e intimamente in colpa per ciò che di negativo succede, e i veri responsabili vengono tenuti nascosti.
I nostri stessi carnefici, attraverso i media cercano di abbassare l’autostima degli italiani, potenziando il senso di impotenza. Osservano Anthony R. Pratkanis e Elliot Aronson: “Una volta sopraffatti dalla colpa, i nostri pensieri e il nostro comportamento sono finalizzati a sbarazzarci di tale sentimento. Il risultato finale è, nel caso migliore, la manipolazione del nostro comportamento e, nel caso peggiore, un danno permanente alla stima che abbiamo per noi stessi o persino la perdita della nostra libertà”.(6)

La diseducazione civile e le diverse tecniche di spettacolarizzazione della sofferenza mirano a generare cinismo e indifferenza.
La pseudo-cultura di massa ha interesse ad alimentare cinismo e indifferenza verso la sofferenza. Quando c’è frustrazione e rabbia, dovute ai molteplici aspetti iniqui del sistema, i media fanno in modo che siano indirizzate irrazionalmente verso i più deboli (poveri, Rom, immigrati, ecc.), che non hanno potere politico e mediatico per potersi difendere.
Dato che l’attuale gruppo al potere vuole produrre un certo grado di sofferenza e paura, si cura anche di indicare i capri espiatori contro i quali si avventeranno le loro vittime. Per creare tale realtà occorre produrre degrado morale, ignoranza e lontananza fra i popoli, che in tal modo non si percepiranno come simili, ma come potenziali nemici. Paradossalmente, le vittime del sistema vengono dirette le une contro le altre, tenendo ben nascoste le ragioni delle ingiustizie e i loro responsabili.
Il contesto mediatico produce dunque non soltanto paura, ma anche razzismo e talvolta indifferenza e cinismo.
Molti studiosi hanno accertato che in casi di sovraesposizione informativa o in cui le informazioni date stimolano l'accettazione di fatti criminali assai gravi, le persone, per salvaguardare l'equilibrio psichico, iniziano ad alimentare l'indifferenza e talvolta anche il cinismo. Osserva la scrittrice Viviane Forrester:
"L'indifferenza è feroce. Costituisce il partito più attivo, senza dubbio il più potente... è, in verità, l'indifferenza che consente le adesioni massicce a certi regimi; se ne conoscono le conseguenze... Disattenzione... Disinteresse, mancanza di osservazione ottenuti senza dubbio attraverso strategie silenziose, tenaci, che lentamente hanno insinuato i loro cavalli di Troia e hanno saputo talmente bene fondarsi su ciò che diffondono - la mancanza di qualsiasi vigilanza -... Talmente efficaci che i paesaggi politici, economici hanno potuto cambiare pelle sotto gli occhi di tutti senza aver risvegliato l'attenzione, meno ancora l'inquietudine... Il nuovo schema planetario ha potuto invadere e dominare le nostre vite senza essere preso in considerazione, se non dalle potenze economiche che l'hanno voluto... Il senso stesso di qualsiasi protesta è stato svuotato... la nostra passività ci lascia prigionieri nelle maglie di una rete politica che copre il paesaggio planetario per intero".(7)

Oppure si erge la sofferenza a spettacolo. I vissuti emotivi delle persone diventano spettacolo, la donna che deve abortire perché non ha un lavoro, l'uomo sulla sedia a rotelle, il malato terminale, la donna che subisce violenza, ecc. diventano personaggi televisivi, facendo così raggiungere due importanti obiettivi a chi controlla la Tv: risparmiare il denaro che i professionisti della televisione chiederebbero e attrarre emotivamente il pubblico. Inoltre, portare in Tv il disoccupato o il precario serve a far dimenticare che le istituzioni esistono per proteggere i diritti dei cittadini, e non dovrebbe essere necessario andare in Tv per suscitare compassione allo scopo di essere aiutati.
Usurpare il potere delle istituzioni pubbliche significa anche questo: far apparire i diritti dei cittadini come “optional”, e fare in modo che essi vadano a piangere disperati in TV, piuttosto che rivendicarli con la giusta protesta e ribellione.
Fanno parte della diseducazione civile anche quelle trasmissioni televisive che mirano a seminare dubbi e a non informare correttamente. Ad esempio, programmi Rai come “Cominciamo bene” o “L’Italia sul due” spesso trattano argomenti come la contraffazione alimentare o il caro vita. Tuttavia, le questioni vengono trattate in modo non corretto: ad esempio viene formulata la domanda “I cibi che compriamo sono genuini?” ponendo la questione in modo “aperto”. In altre parole, non si fa capire che almeno l’80% degli alimenti venduti nei supermercati contiene sostanze potenzialmente nocive, e si lascia nel dubbio per evitare che le persone capiscano come stanno veramente le cose. In queste trasmissioni non appare mai nessun responsabile dei problemi, e sembra che anche la realtà più paradossale debba essere considerata ambivalente e, tutto sommato, da accettare. Questo accade perché i nostri media non sono a servizio dei cittadini, ma hanno la funzione di proteggere il sistema e di tutelare gli interessi delle grandi corporation e delle banche.
(CONTINUA – PARTE SECONDA)

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LA DISEDUCAZIONE CIVILE - PARTE SECONDA - Giornalisti e regime -

Di Antonella Randazzo

Negli ultimi anni, sull'onda dell'informazione-spettacolo, si è tentato di svilire lo stesso giornalismo, organizzando momenti di litigio e beghe di vario genere, in cui i personaggi appaiono in preda all'ira o presi dal più vanaglorioso egocentrismo. Racconta il giornalista e scrittore Paolo Murialdi: "(Negli anni Novanta) In un giornalismo già contrassegnato dal nervosismo, gli scontri... assumono un linguaggio e toni esasperati. Un campionario di vocianti che sbraitano dai teleschermi o sulle pagine dei giornali, come fanno Vittorio Sgarbi e Giuliano Ferrara, non si era ancora visto nel giornalismo italiano... In sostanza, sta crescendo la politicizzazione partigiana del giornalismo stampato e televisivo che è diventato più nevrotico, con eccessi di sensazionalismo e di fracasso".(8)

Questo tipo di giornalismo, purtroppo, si è affermato perché è conveniente al sistema dare spazio a chi non è interessato ad informare correttamente, ma a mettersi in mostra, ad apparire di frequente nei media di massa, per acquisire credibilità sulla base della familiarità.
Occorre anche ricordare che esistono sempre meno giornalisti che vanno sul "campo" o che commentano in modo autonomo le notizie. Oggi le notizie vengono fornite dalle agenzie di stampa accreditate, e spesso i giornalisti non verificano le fonti e non le mettono in discussione anche quando appaiono dissonanti o illogiche. I giornalisti di regime, sono interessati, oltre che al guadagno, anche all'apparire i migliori, i "vincitori" delle beghe mediatiche che essi stessi innescano. Le beghe sono alimentate dalla creazione di un "centro-destra" e di un "centro-sinistra", che permettono sempre nuove occasioni di scontro, facendo in modo che i reali interessi degli italiani cadano nel dimenticatoio. Questi giornalisti diventano agitatori faziosi, arroganti e aggressivi, come se per informare si dovesse lottare gli uni contro gli altri e non basarsi sulle conoscenze e sui fatti. Si applica la legge del più forte anche ai media, e chi ostenta vanagloria, egocentrismo, cinismo, disinteresse assoluto verso i criteri dell'informazione corretta, diventa personaggio mediatico, promosso e divulgato come un prodotto funzionale al sistema, e dunque "giusto". Al contrario, chi non ha mire egocentriche, e tiene fede ai vecchi valori dell'informazione, risulta non adattato alla nuova corrente e dunque destinato a raggiungere un pubblico esiguo, o a cambiare mestiere.
In un contesto in cui la politica e il giornalismo vengono personalizzati, i media stimolano gli elementi emotivi, affinché i personaggi proposti vengano accolti sulla base della loro immagine mediatica, e non su fatti o competenze reali. In altre parole, se un politico non mantiene le sue promesse o viene messo sotto indagine, o un giornalista di regime non dice tutta la verità o evita argomenti scottanti, all'interno del clima emotivo questi individui non perderanno il loro ruolo, e a loro favore potranno esserci nuove suggestioni o altre "promozioni" mediatiche.
Oggi anche i ruoli tendono ad essere confusi, e un giornalista può diventare, direttamente o indirettamente, un promotore politico. Osservano Paolo Murialdi e Nicola Tranfaglia: "(La professione giornalistica in Italia) ha subito pesantemente - e anche accettato, grazie alla sua contiguità con la politica - una pratica lottizzatrice, o di appartenenza, da parte dei partiti, soprattutto di governo, che ha sostituito alla qualità dei candidati la loro fedeltà ai referenti politici con risultati disastrosi".(9)

E' diventato normale che un giornalista abbia una tessera di partito, in quanto servitore di una determinata fazione politica. Coloro che si rifiutano di aderire ad una precisa area politica non hanno più posto nel panorama mediatico ufficiale. Anche Travaglio, che è conosciuto come colui che denuncia le magagne politiche, durante l'ultima campagna politica, si è affrettato a precisare che avrebbe votato per "l’Italia dei Valori", gruppo che poi sarebbe stato inglobato nel Partito Democratico.
Certo, un giornalista può anche avere le sue opinioni politiche, ma, quale personaggio mediatico, egli non dovrebbe diventare un'esca per influenzare politicamente i suoi "fans". Se lo diventa è legittimo pensare che egli non sia così "neutrale" come vorrebbe far credere.

Il sistema attuale ha interesse a che le persone non riconoscano ciò che è a loro favore e ciò che non lo è.
Il problema più grave è che le persone si abituano al clima di esternazioni politiche, rissa, di prevaricazione e di cinismo che sta dilagando nel mondo mediatico e politico, e prendono per buono tutto quello che accade, svalutandone la gravità e il danno prodotto.
In tal modo viene accettato il giornalista che informa a metà o che mistifica, e il politico che in campagna elettorale crea suggestioni e promette tutto a tutti, senza sentirsi in dovere di spiegare concretamente cosa farà e come.
Negli anni Novanta c'era ancora qualcuno che attraverso i media ufficiali denunciava tale degrado. Ad esempio, scriveva sul "Corriere della sera" del 29 novembre 1994, Franco Fortini: "chi finge di non vedere il ben coltivato degrado della qualità informativa... nella stampa e sul video, è complice di quelli che lo sanno, gemono e vi si lasciano dirigere… Come lo fu nel 1922 e nel 1925. Non fascismo. Ma oscura voglia, e disperata, di dimissione e servitù; che è cosa diversa. Sono vecchio abbastanza per ricordare come tanti padri scendevano a patti, allora, in attesa che fossero tutti i padri a ingannare tutti i figli. Cerchiamo almeno di diminuire la quota degli ingannati. Ripuliamo la sintassi e le meningi”.
Oggi purtroppo tale degrado non è raccontato quasi mai dai canali ufficiali, se non in modo generico e retorico, senza mai andare a vedere quanto sia grave tale situazione per la democrazia, e quali siano le origini. Nei canali ufficiali di solito vengono assunti i giornalisti meno critici, e più disposti ad obbedire al "capo", che fingono di denunciare la disinformazione ma di fatto la propugnano.
In alcuni casi i giornalisti fanno a gara per proteggere il sistema, anche a costo di perdere ogni dignità professionale e di mettersi gli uni contro gli altri. Ad esempio, un gruppo di giornalisti che lavora per giornali come “Il Foglio”, “Il Giornale” e “La Repubblica” si è attivato per difendere uno dei tanti politici in odore di mafia, contro il loro collega Marco Travaglio.
Quest’ultimo, durante la trasmissione “Che tempo che fa” aveva detto che Schifani “era amico di mafiosi“, sollevando un vespaio. Dato che ormai nessun giornalista solleva tali questioni, sembrava quasi “normale” scagliarsi contro Travaglio senza approfondire se quello che stava dicendo fosse vero.
L’asserzione era veritiera. Renato Schifani, oggi diventato Presidente del Senato, in passato si sarebbe occupato del piano urbanistico del comune di Villabate (fino alla seconda metà degli anni ’90), progetto che lo vide attivo nell’appoggiare Nino Mandalà. Il pentito Francesco Campanella, braccio destro di Mandalà e Provenzano, all’epoca presidente del consiglio comunale di Villabate sostiene, suffragato da alcune intercettazioni, che “Le 4 varianti al piano regolatore… furono tutte concordate con Schifani”. In parole semplici, Mandalà si era accordato con Schifani e La Loggia per attuare un determinato piano urbanistico che avrebbe penalizzato gli interessi della famiglia mafiosa avversaria.
Schifani ha sempre avuto soci mafiosi: Nel 1979 iniziò a far parte di una società di brokeraggio assicurativo insieme a personaggi (Nino Mandalà e Benny D'Agostino) che nel 1990 saranno incriminati per associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa. Successivamente, fondò una società insieme ad Antonino Garofalo, che sarà rinviato a giudizio nel 1997 per usura ed estorsione. Schifani, oltre ad associarsi “casualmente” con mafiosi, ha mostrato anche di stare dalla loro parte e di non prendere molto sul serio l’esigenza di allontanarli dalla politica. Ad esempio, auspicava che Totò Cuffaro restasse al suo posto anche se condannato per mafia. Inoltre, ha cercato di proteggere gli interessi dei mafiosi presentando nel 2005 il progetto di legge numero 600, allo scopo di modificare la legge sulle confische e sui sequestri. Schifani è tanto generoso con i mafiosi quanto poco lo è con coloro che sinceramente combattono la mafia. Ad esempio, non perde occasione per tentare di screditare persone come Maria Falcone e Rita Borsellino, accusandole di fare “uso politico del loro cognome”.
Insomma, in linea con la sua affiliazione partitica, e fedele alle sue ambizioni, Schifani è interessato a non contrariare gli “amici”, e per questo la sua carriera politica si è fatta alquanto brillante.
Gli unici a non capire il passato non pulitissimo di Schifani sembrano essere i giornalisti che si sono accaniti contro Travaglio, mostrando uno zelo perlomeno sospetto nell’intento di far capire che esser stato amico di mafiosi non vorrebbe dire nulla, accusando lo stesso Travaglio di aver avuto amicizie del genere. A questo scopo è stato creato una specie di gossip su Travaglio.
Da bravi servi del potere, pur di difendere un personaggio di regime diventato "importante" miravano a far apparire Travaglio come colui che intratterrebbe rapporti con mafiosi, sminuendo il significato dei rapporti con i mafiosi dell’attuale Presidente del Senato. E’ saltato fuori che Travaglio aveva trascorso una vacanza nella villa di Pippo Ciuro, condannato successivamente per favoreggiamento alla mafia (precisamente del clan mafioso di Michele Aiello). Egli avrebbe trascorso le vacanze come ospite nel suo residence, e per questo è stato accusato dal giornalista de “La Repubblica” Giuseppe D'Avanzo di avere amicizie non tanto pulite. Per difendersi, Travaglio tirò fuori gli assegni con i quali avrebbe pagato la vacanza, sostenendo di non essere stato ospite del mafioso. A questo punto il giornalista Filippo Facci disse che Travaglio aveva mostrato soltanto le ricevute emesse nel 2002 e non quelle della vacanza fatta nel 2003. Di conseguenza, Travaglio si affrettò a precisare che avrebbe mostrato anche le ricevute del 2003.
Molti si sono resi conto che Travaglio non è così obiettivo come vorrebbe fra credere (a questo proposito si veda: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/07/castronerie-varie.html), ma questo non vuol dire che bisogna colpirlo pur di difendere un politico in odore di mafia.

Il punto è: i giornalisti servi del potere volevano mettere sullo stesso piano Travaglio e Schifani, cercando di nascondere che Schifani ha poteri e grandi responsabilità politiche, mentre Travaglio è soltanto un giornalista. Inoltre, esistono prove dei legami fra Schifani e alcuni mafiosi, mentre non ne esistono riguardo a Travaglio e i presunti "amici" segnalati dai suoi colleghi.
Tutti sanno che i politici attuali non sono lì a difendere gli interessi del popolo, che hanno la funzione di proteggere il sistema, e dunque anche la mafia che ne fa parte. Di conseguenza, Schifani, avendo intessuto rapporti con mafiosi, fa quello che prima di lui hanno fatto Andreotti, Ciancimino e moltissimi altri. Nel sistema attuale è un “dovere” dei politici che stanno più in alto quello di proteggere la mafia, e dunque di entrarvi in contatto. Politica e mafia vanno a braccetto, e lo testimoniano i numerosi casi di “amicizia” fra i politici del passato e quelli attuali, e i personaggi che prima o poi vengono inquisiti per mafia. Sarebbe dovere di tutti i giornalisti non nascondere questa tragica realtà, ma molti di quelli che fanno “carriera” e che presenziano ai programmi televisivi lo fanno.

Nel contesto attuale persino la manipolazione dell'informazione può essere spacciata come "normale". Lo scrittore Bruno Ballardini osserva che addirittura nei settori specifici possono essere utilizzati termini come "disinformazione costruttiva" per indicare i metodi di manipolazione delle informazioni. Un manuale statunitense che tratta tali metodi prende il titolo: "Come manipolare i mass media: metodi di guerriglia per far passare le vostre informazioni alla TV, alla Radio, nei giornali",(10) facendo credere che l'informazione richieda, più che abilità giornalistiche, capacità aggressive e manipolatorie.

Come osserva lo studioso Luciano Canfora, c'è il pericolo di "una vasta, capillare ed efficace diseducazione di massa, resa possibile nelle società cosiddette avanzate o complesse dalla potenza, oggi illimitata, degli strumenti di comunicazione e manipolazione delle menti".(11)

Per determinare un contesto di civiltà atto a creare una vera democrazia bisognerebbe fare tutto il contrario di ciò che fa il sistema attuale. Ossia bisognerebbe riportare l’ambito politico alla serietà che dovrebbe avere, evitando spettacoli, esibizioni e attacchi personali. Bisognerebbe discutere i veri problemi delle persone: il lavoro, la crescita economica, la sovranità finanziaria, ecc. Bisognerebbe porre le giuste priorità, e attribuire responsabilità a coloro che ricoprono cariche istituzionali. Bisognerebbe valutare attentamente e obiettivamente le notizie che ci vengono date, senza appioppare etichette o limitarsi a stabilire chi è “anti” e chi è “pro”. Andrebbero valutati i contenuti senza stabilire fazioni.
In una società realmente democratica non c'è bisogno di creare un clima di diffidenza, divisioni e beghe.
Creare un clima gravemente involuto si rende necessario nei sistemi in cui non c’è libertà e gli individui vengono mentalmente modellati secondo schemi provenienti dall’alto.
Per difendersi da tutta questa spazzatura mediatica e politica occorre cercare di capire le varie strategie di diseducazione che ogni giorno subiamo. Non c’è nessuna vera civiltà che possa basarsi su una politica-spettacolo o su un’informazione manipolata e congegnata per rendere passivi e sottomessi al potere.
Un modo per difendersi è comprendere appieno quello che sta accadendo, senza sentirsi al di sopra di tutto questo, e abituarsi a fare cose “sane”, come leggere buoni libri, utilizzare fonti informative indipendenti, avere una vita sociale ricca e praticare attività costruttive.
L’involuzione civile è la morte di un futuro umano degno di essere vissuto.



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NOTE

1) Pratkanis Anthony R., Aronson Elliot, “L’età della propaganda”, Il Mulino, Bologna 2003, p. 112.
2) Forrester Viviane, “L’orrore economico”, Edizioni Ponte alle Grazie, Firenze 1997, p. 84.
3) Morresi Enrico, "Etica della notizia", Edizioni Casagrande, Bellinzona 2003, p. 149.
4) Morresi Enrico, op. cit.,, pp. 154-155.
5) Cit. Morresi Enrico, "Etica della notizia", Edizioni Casagrande, Bellinzona 2003, p. 182.
6) Pratkanis Anthony R., Aronson Elliot, “L’età della propaganda”, Il Mulino, Bologna 2003, p. 302.
7) Forrester Viviane, "L'orrore economico", Edizioni Ponte alle Grazie, Firenze 1997, pp. 51-52.
8) Murialdi Paolo, "La stampa italiana dalla liberazione alla crisi di fine secolo", Laterza, Bari 2003, pp. 265-276.
9) Murialdi Paolo, Tranfaglia Nicola (a cura di), "La stampa italiana nell'età della TV, 1975-1994", Laterza, Roma-Bari 1994, p. 54.
10) Alexander D., "How You Can Manipulate the Media: Guerrilla Methods to Get Your Story Covered by TV, Radio and Newspapers", Paladin Press, Boulder, Colorado 1993, cit. Ballardini B , “Manuale di disinformazione. I media come arma impropria: metodi, tecniche, strumenti per la distruzione della realtà" Castelvecchi, Roma 1995.
11) Canfora Luciano, "Critica della retorica democratica", Laterza, Roma-Bari 2002, p. 68.

giovedì

SE IL FUTURO E' NERO - L'AFRICA CHE NESSUNO RACCONTA



Antonella Randazzo
"Se il futuro è nero
L'Africa che nessuno racconta"

Non si può capire completamente la situazione attuale del mondo se non si comprendono le vicissitudini del continente africano e le relative implicazioni di potere e ricchezza.
“Se il futuro è nero. L'Africa che nessuno racconta” è un testo che nasce da un'accurata ricerca storica, volta a cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa di oggi.
La maggior parte delle persone prova oggi un senso di sconforto e di profondo smarrimento di fronte agli orrori delle guerre, alle carestie, alla fame e all'estrema povertà che sembrano condannare l'Africa ad una deriva senza speranza. Ma perché questo continente ha un così tragico destino? Chi o cosa ha fatto in modo che questa terra giungesse all'attuale inquietante situazione? Il futuro dell'Africa è nero?
Il libro, percorrendo tutta la Storia coloniale e neocoloniale dell'Africa, cerca di rispondere a queste domande, giungendo a conclusioni realistiche e possibili circa il futuro del continente.
Dallo "Scramble in Africa" (cioè della spartizione del continente, avvenuta nel 1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti), fino alle tappe più importanti del processo di decolonizzazione, l'opera spiega in modo chiaro perché gli abitanti del continente più ricco di risorse naturali sono costretti a vivere in miseria, e il vero significato delle attuali guerre africane.
Oggi i sistemi di comunicazione di massa ignorano sempre più i fatti che avvengono in Africa. Ma questo non deve indurre all'inganno: l'Africa è ignorata per ciò che riguarda i suoi abitanti, ma per quanto riguarda le sue ricchezze essa non è mai stata lasciata libera. Nell'ordine del giorno dei paesi occidentali, ieri come oggi, appaiono le sue risorse naturali, e non la sua gente.
L'Africa, paradossalmente, è condannata a causa della sua ricchezza. E' il continente più ricco di risorse minerarie. Possiede numerosissimi giacimenti di combustibili fossili, petrolio, carbone e gas naturale. L'Africa è ricca di oro, diamanti, rame, bauxite, manganese, nichel, platino, cobalto, radio, germanio, litio, titanio, minerali ferrosi, cromo, stagno, zinco, piombo, torio, zirconio, vanadio, antimonio e berillio.
Lungo le coste africane occidentali viene estratto il petrolio, e ricchissimi giacimenti di uranio si trovano in Congo, in Sudafrica, nel Niger, nel Gabon e nella Repubblica Centrafricana. Nel Congo si trova anche la più grande riserva mondiale di radio. Il 20% delle riserve mondiali di rame si trovano nello Zambia, in Congo, in Sudafrica e nello Zimbabwe. In Congo e nello Zambia si trova il 90% dei giacimenti di cobalto del pianeta. Ben tre quarti dell'oro mondiale provengono dall'Africa.
Quasi tutta questa ricchezza viene gestita da grandi corporation occidentali. In altre parole, anche oggi l'Occidente depreda quasi tutte le risorse africane, e tiene sottomesso il continente grazie alla corruzione e all'enorme debito che è costretto a pagare alle nazioni ricche.
Questo libro si pone l'obiettivo principale di cogliere le caratteristiche più significative del colonialismo e del neocolonialismo europeo, nel tentativo di trarre una maggiore comprensione dei problemi dell'Africa. Nel primo capitolo si affronta il tema dello 'scramble for Africa' (mischia per l'Africa), cioè della spartizione del continente, avvenuta nel periodo 1884-1885, in aree di dominio europeo, senza tener conto dei suoi abitanti. Il secondo capitolo tratta dell'atteggiamento etnocentrico che caratterizzò la cultura occidentale nel periodo coloniale. Il terzo capitolo percorre le tappe più importanti del processo di decolonizzazione, con brevi riferimenti a situazioni di guerra, che alcuni popoli dovettero affrontare per ottenere la libertà. Il quarto capitolo spiega il perché di tante guerre nell'Africa di ieri e di oggi, facendo emergere le vere motivazioni e i responsabili. L'ultimo capitolo affronta il problema dei diritti umani nelle terre coloniali, spiegando i paradossi delle autorità europee, che si ergono a paladini dei diritti umani ma che massacrano senza pietà nelle terre su cui dominano.
Occorre capire perché il popolo di un continente così ricco debba esser costretto a morire di fame. E perché l'Occidente, che professa alti valori morali e religiosi, non possegga istituzioni che permettano di tradurre tali valori in realtà. Ci chiediamo anche noi, come gli intellettuali e gli storici francesi, se non sia necessario "un chiarimento sui valori che tengono insieme la nostra società. (...) Chiederci quali procedimenti giudiziari permetterebbero di risanare la percezione delle giovani generazioni su ciò che è lecito e ciò che è criminale".
I crimini commessi nelle colonie sono rimasti tutti impuniti. Le guerre coloniali non erano considerate nemmeno guerre, e i patrioti venivano trattati come banditi, "ribelli", sovversivi, o terroristi.
La globalizzazione ha dato il colpo di grazia finale ad un continente già sfruttato e devastato. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno concesso crediti in cambio della privatizzazione delle imprese nazionali, e dell'attuazione di "ristrutturazioni economiche", che prevedevano tagli alla spesa pubblica, licenziamenti e svalutazione della moneta. A causa di queste politiche, il debito si è accresciuto in modo abnorme, e lo scarso reddito dei paesi africani serve a malapena a pagare gli interessi. La popolazione, che non può contare su aiuti statali né sulle risorse locali, è costretta a morire di stenti e di malattie infettive.
Intanto le guerre africane vedono impegnati i gruppi economici e finanziari più potenti del pianeta: negli anni Novanta gruppi francesi e belgi contro Usa e oggi gruppi cinesi contro gruppi Usa.
Dall’analisi del libro appare un’Africa ben diversa da quella raccontata in televisione, e dai fatti esposti senza alcuna reticenza emerge anche una fondata speranza per il futuro dell’Africa e del mondo. Un mondo migliore non può esserci senza ridare futuro e speranza all'Africa. Siamo tutti africani.

QUESTO LIBRO SARA’ INVIATO IN OMAGGIO AGLI ABBONATI ANNUALI A NUOVA ENERGIA.
ABBONATI PER UN ANNO VERSANDO EURO 50,00

lunedì

COME I GIORNALISTI DI REGIME PROTEGGONO IL POTERE DEI BANCHIERI.

Personaggi che molti considerano "obiettivi" in realtà concorrono a proteggere il potere stegocratico, non parlando mai di argomenti che smascherano l'usurpazione del potere dei popoli da parte di pochi, e deridendo (o etichettando) chi lo fa. Questo video è soltanto un esempio di come ciò avviene.

venerdì

IL TERRORISMO DELLE AUTORITA’ OCCIDENTALI - Scopi e obiettivi del terrorismo occidentale -

Di Antonella Randazzo


Molte persone, che hanno approfondito in modo onesto le tematiche inerenti agli attentati dell’11 settembre e del 7 luglio, comprendendone le vere dinamiche, si sono chieste perché mai i governi Bush e Blair avrebbero voluto un attentato terroristico sul loro proprio territorio.
Molti hanno messo in evidenza l’esigenza di imporre leggi che restringono le libertà civili, ma tale motivo non sarebbe l’unico.
Le autorità occidentali hanno bisogno di additare un nemico, e per provare concretamente la sua esistenza organizzano attentati terroristici. Anche in Iraq, molti degli attentati di cui i nostri media ci danno notizia sono in realtà organizzati dallo stesso esercito anglo-americano.
Lo scopo principale del terrorismo è quello di far emergere dai pensieri dei cittadini l’idea che esista un nemico feroce, malvagio, crudele, e che per questo motivo, le “democratiche” autorità occidentali devono sostenere una guerra che, come da loro stesse dichiarato, potrebbe anche durare 100 (cento) anni. Il nemico “terrorista” viene descritto come fosse un pazzo che odia e distrugge senza motivo.
Un altro scopo del terrorismo occidentale è quello di alimentare la paura. La paura è un’emozione dell’impotenza, dunque se abbiamo paura non lottiamo per i nostri diritti, ma ci sottomettiamo a chi professa di volerci “proteggere”. Di fatto, chi promette “sicurezza” e protezione appartiene allo stesso gruppo che crea e alimenta la paura.
Il terrorismo è anche utilizzato per criminalizzare i dissidenti. Spesso chi denuncia i crimini e lotta contro il sistema viene etichettato come "terrorista" o "antiamericano", e accusato di perseguire una sorta di "teoria del complotto" contro il potere “libero e democratico” degli Usa. In questo modo si offuscano pericolosamente gli intenti di difesa dei diritti umani, e si cerca di criminalizzare chi denuncia il crimine e non chi lo fa.
Le autorità occidentali sperano in un mondo in cui i poveri accettino passivamente di farsi sfruttare, senza lottare e senza reagire. Sognano un mondo in cui le masse rimangono passive verso i crimini e le ingiustizie, sorrette dalla fede religiosa, che dona una speranza ultraterrena, l'unica loro concessa.
Il terrorismo è utilizzato per giustificare ogni guerra e ogni crimine. Come molti sanno, la guerra in Iraq, da tutti i media, venne strettamente collegata alla "lotta al terrorismo", e venne definita da molti quotidiani occidentali "guerra giusta", "inevitabile" "necessaria" e "difensiva".

Il nemico di oggi, il "terrorista islamico", viene descritto dagli Usa con disgusto e disprezzo assoluto, egli non appartiene alla religione cristiana, e per questo è facile identificarlo con la "bestia" biblica contro cui lottare senza pietà.
L'immagine del nemico viene gravata da significati trascendentali e diventa l'immagine stessa del Male o del demonio, per questo la "crociata" non è per convertire ma per sterminare. Il nemico assume tutto il male su di sé permettendo alla controparte di acquisire caratteristiche di pura "bontà". Il disprezzo per il nemico è quindi totale e senza altre vie d'uscita che non la lotta diretta a distruggerlo.
Nel tradizionale discorso sulla Stato dell'Unione del 29 gennaio 2002, Bush espresse chiaramente la "dottrina" dell""asse del male" e della necessità di lottare contro nemici della "civilizzazione":
“La nostra causa è giusta, e va avanti… Migliaia di pericolosi sicari, addestrati ad uccidere in vari modi, spesso con l’appoggio di regimi fuorilegge, sono ora sparsi per il mondo come bombe ad orologeria pronte ad esplodere senza preavviso... Questi nemici vedono il mondo intero come un campo di battaglia, e noi dobbiamo dar loro la caccia ovunque si trovino... L’Iran è alla ricerca frenetica di queste armi e esporta terrore, mentre una minoranza non eletta reprime le speranze di libertà del popolo iraniano… La nostra guerra contro il terrorismo è cominciata bene, ma è solo all’inizio... I costi di questa guerra sono alti. Abbiamo speso più di un miliardo di dollari al mese – oltre 30 milioni di dollari al giorno – e dobbiamo essere pronti ad affrontare gli impegni futuri… Decisi nel nostro obiettivo, ora andiamo avanti. Abbiamo imparato il prezzo della libertà e abbiamo mostrato la sua forza. E in questo grande conflitto, cari concittadini, assisteremo al trionfo della libertà".(1)

Bush elenca i paesi nemici senza spiegare il perché essi vanno inseriti nella lista nera, gli basta dire che sono "terroristi" o che "si stanno dotando di missili e armi di distruzione di massa". Ovviamente, non c'è nessun cenno agli interessi economici o alle questioni petrolifere, e nemmeno all'addestramento dei mujaheddin da parte della Cia. Non viene certo detto che “i pericolosi sicari pronti ad uccidere” sono stati addestrati dagli stessi servizi segreti statunitensi, inglesi o israeliani.

Gli Usa cercano di proteggere la figura del nemico inspiegabilmente crudele, a tal punto da avversare ogni tentativo dell’Onu di comprendere meglio cos’è realmente il terrorismo. Ad esempio, nel dicembre del 1987, gli Usa (con Israele) avversarono una risoluzione dell'Onu contro il terrorismo. La Risoluzione prevedeva, oltre alle misure per la prevenzione del terrorismo internazionale, anche un tavolo di studio che facesse luce sulle cause politiche ed economiche del terrorismo, e che definisse cosa si deve intendere per "terrorismo", per poterlo distinguere dalle lotte dei popoli per i diritti. Si trattava cioè di affrontare concretamente e razionalmente il problema, senza vederlo come un male misterioso e oscuro.
Peraltro, diversi paesi dell’America Latina da tempo accusano le autorità statunitensi di terrorismo, avendo finanziato diversi dittatori e addestrato numerosi torturatori e criminali.
Nel 1986 gli Usa furono condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia per terrorismo o "uso illegale della forza" contro il Nicaragua. Essi dichiararono che non avrebbero riconosciuto la giurisdizione della Corte. Il Nicaragua si rivolse al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per chiedere una risoluzione che costringesse tutti gli Stati a rispettare il diritto internazionale. Gli Usa si opposero, rifiutandosi di accettare la giurisdizione internazionale.

Nel film-documento “Terrorstorm” si riportano prove schiaccianti circa le responsabilità dei governi occidentali negli attentati terroristici avvenuti nel loro paese e in paesi esteri. Tale documentario, di Alex Jones, descrive i cosiddetti “false flag”, ovvero gli attentati terroristici spacciati per “terrorismo islamico” ma in realtà voluti e organizzati dagli stessi governi occidentali. Jones raccoglie elementi sugli attentati di Madrid e Londra e intervista due ex-agenti del MI6 e diverse altre persone autorevoli, che svelano numerose prove contro i governi occidentali. I diversi attentati terroristici possono essere collegati fra loro o presentare caratteristiche analoghe, che fanno risalire ad un’unica strategia.
Spiega Jones: “Per capire gli attentati di Londra e chi li ha commessi bisogna per forza guardare all’11 marzo 2004, agli attentati di Madrid. Un anno dopo gli attentati, il governo ammette l’assenza di legami con Al-Qaeda. Ognuno dei supposti attentatori aveva legami stretti coi servizi segreti spagnoli, incluso il capo degli attentatori. Il capo degli attentatori, che ha dato la dinamite ai terroristi, era connesso alla squadra artificieri di Madrid, e vediamo le stesse caratteristiche negli attacchi di Londra. Il mattino del 7 luglio 2005, 3 treni e un bus sono stati dilaniati da quattro esplosivi di tipo militare… nonostante il fatto che tre vagoni stessero bruciando, pieni di londinesi morti e morenti, Scotland Yard per un’ora e mezzo affermò che tutte le interruzioni erano dovute solo ad un black out… Poi, misteriosamente, dopo gli attacchi, il Dipartimento di polizia londinese ordina al bus n° 30… di abbandonare la sua strada normale e di parcheggiare all’angolo con Woburn Square e Tavistock Place… Fra centinaia di bus in servizio quella mattina, il bus n° 30 è l’unico a cui viene cambiato il percorso e che viene diretto a Tavistock Place. Ricordate, mentre tutto sta avvenendo la polizia è in televisione e sta dicendo che si tratta di un black out. Nel frattempo… testimoni oculari descrivevano le esplosioni… Dopo che gli investigatori di Scotland Yard ebbero la possibilità di parlare con alcuni testimoni oculari… dichiararono ufficialmente che credevano che gli attentatori non sapessero di avere esplosivi nei loro zaini… L’edizione delle “News Fox” del 29 luglio rivela che la cosiddetta mente degli attentati, Haroon Rashid Aswat è un collaboratore dei servizi inglesi. L’ex pubblico ministero e esperto di terrorismo per l’Fbi, John Loftus, disse che Aswat era protetto dall’MI6 ed era sotto il loro controllo… dopo poche ore dagli attentati del 7 luglio, la radio militare israeliana riportava la notizia che Benjamin Netanyahu, ex primo ministro di Israele, era stato avvertito di non lasciare il suo hotel quel mattino per partecipare ad un incontro a meno di 100 metri da una delle stazioni che è stata attaccata… in seguito il ministro Sharon ha dato istruzioni agli incaricati israeliani di non rilasciare interviste a giornali stranieri a proposito del preavviso… Per la convenienza delle autorità le telecamere dell’autobus malfunzionarono… qualcos’altro fu utile alle bugiarde autorità: tutti e quattro le carte d’identità degli “attentatori” hanno resistito alle esplosioni. C’è solo un problema: in un caso uno degli ID degli attentatori fu trovato in 2 posti diversi… E’ cristallino che… elementi criminali nel governo hanno inscenato l’attacco e poi hanno coperto il tutto”.(2)
Secondo Jones la pianificazione delle operazioni terroristiche viene tenuta nascosta a quegli elementi che pensano sinceramente di servire la propria patria attraverso l’appartenenza ad un corpo militare. A tale scopo sarebbero utilizzate diverse tecniche per creare confusione, come ad esempio esercitazioni o simulazioni militari allo stesso momento e nello stesso posto (o vicino) un cui si avrà l’attentato. Le simulazioni ricalcheranno gli eventi reali, a tal punto che la confusione generata impedirà un corretto intervento da parte di coloro che sono all'oscuro di tutto. Ciò è avvenuto durante l’11 settembre, il 7 luglio e in altri casi di attacchi terroristici. Proprio una simulazione ha impedito agli agenti del Norad di inviare i caccia, poiché confusero la simulazione con la realtà.

Alcuni agenti sono usciti inorriditi dai servizi segreti inglesi, quando hanno scoperto che lo stesso governo aveva pianificato attacchi terroristici. Racconta Annie Machon, ex agente dell’MI5: “Ho deciso di uscire allo scoperto e denunciare, insieme al mio partner, perché avevamo visto troppe cose orrende… e abbiamo creduto che gli inglesi meritassero maggiore protezione… il crollo delle torri (gemelle) mi è sembrato essere una demolizione controllata, e anche il crollo dell’edificio 7 del WTC. (E’ strano) Anche il fatto che le difese aeree rimasero a terra quel giorno… Tutta una serie di prove rende molto sospetto quello che accadde il 9/11… dobbiamo esporre il coinvolgimento del governo nel 9/11, perché se non lo facciamo, loro continueranno a farlo nel futuro”.

Un ex agente dell’MI5, David Shayler spiega: “Per il 7 luglio c’è stato un testimone respinto, intervistato da un giornale locale… (l’uomo) dice che era in una delle carrozze colpite e non vide nessun uomo con lo zainetto… quello che vide fu un metallo che puntava verso l’alto da sotto la carrozza. Ciò indicherebbe che la bomba non era dentro la carrozza, ma attaccata fuori, al di sotto di essa… nessuno… sta seguendo questa pista… Ho appreso di operazioni in cui l’MI6 e il servizio segreto inglese esterno… stavano finanziando il terrorismo in territorio nemico senza il permesso del governo”.

Gli agenti che decidono di uscire dall’organizzazione e di parlare vengono perseguitati, e talvolta imprigionati o esiliati. Persone che si sono semplicemente limitate a constatare i tentativi del governo di limitare le libertà dei cittadini sono state inserite nella lista dei terroristi. In poche parole, non è perseguito chi organizza attentati terroristici, ma chi denuncia i responsabili di tali crimini.
Esistono anche altri personaggi autorevoli, come il parlamentare inglese Michael Meacher, che denunciano il terrorismo di Stato e i suoi scopi. Dichiara Meacher: “Gli attentati… del 7/7 (servivano ad) assicurare paura (e) controllo”.

Il film documento di Jones è importante per capire la crudeltà delle autorità statunitensi contro gli esseri umani. Esse giustificano ogni azione criminale, chiamando “pressioni” la tortura e agendo senza alcun rispetto della libertà e della dignità umana. Com’è evidente, sono colpevoli di crimini contro l’umanità e dovrebbero essere processate per questo. Se non avviene è perché attualmente manipolano anche l’Onu e i Tribunali Internazionali, curandosi di renderli inoperativi o di disconoscerne l’autorità quando si tratta di porre sotto processo personaggi del proprio establishment.

Quando in Italia i media annunciano che potrebbe avvenire un attentato terroristico, in realtà ci stanno minacciando, e stanno cercando di accrescere in noi la paura, allo scopo di renderci impotenti e sottomessi. La buona notizia è che se lo fanno significa che temono il popolo, temono le nostre reazioni perché sanno che nel momento in cui la maggior parte degli italiani non fosse più disposta a farsi ingannare e a sottomettersi, il loro potere crollerebbe.
E’ ovvio che se preparano attentati o minacciano il popolo, significa che il nemico per loro non è il “terrorismo” ma il popolo stesso. Infatti, sono i popoli a poter distruggere il loro potere, se soltanto vincessero la paura e lo volessero.

Il terrorismo, dunque, è oggi l’arma del gruppo al potere, che è disperato perché molte cose gli sono sfuggite di mano, prova ne sia che voi state leggendo uno dei tanti articoli che li smaschera, e che era impensabile leggere anche soltanto pochi decenni fa. Questo significa che il percorso di consapevolezza sta andando avanti, e dipende da ogni persona attuarlo e alimentarlo. La consapevolezza, automaticamente, rende inefficace la loro propaganda.

Il fulcro del terrorismo sarebbe a Washington e a Londra, appoggiato dai servizi segreti di moltissimi paesi (compreso il nostro). Dunque se questo gruppo di criminali decidesse di organizzare un attentato in Italia, piuttosto che in Francia o in Belgio, le autorità e i servizi segreti locali si attiveranno affinché questo possa avvenire, e dopo l’attentato faranno in modo che le verità ufficiali possano insabbiare ogni responsabilità dei veri organizzatori. Com’è noto, nel nostro paese abbiamo avuto attentati terroristici durante il periodo detto della “strategia della tensione”, in cui le autorità statunitensi volevano reprimere fino alla soppressione l’impulso dei cittadini italiani a rivendicare diritti e libertà. Oggi non avvengono più attentati terroristici perché tali autorità hanno ormai occupato il nostro parlamento e i nostri media, insediando soltanto determinati elementi e dando potere (politico e mediatico) a personaggi come Berlusconi. Negli ultimi decenni la maggior parte dei cittadini italiani si è fatta “ipnotizzare” dalla televisione, e non legge più o legge pochissimo, non ha più un’esistenza culturalmente e creativamente attiva, e crede sempre più di essere impotente di fronte al sistema attuale. Questo è il risultato che le nostre autorità volevano ottenere, ed è per questo che non sono più avvenuti attentati terroristici, fatte salve le minacce che ci arrivano di tanto in tanto per mantenerci nella paura.
I media, “educando” alla passività, sottraggono a poco a poco ai cittadini il potere di chiedere spiegazioni ai governi circa fatti che proverebbero la loro natura criminale. Senza la capacità di chieder conto ai propri rappresentanti politici e senza la giusta informazione, una democrazia non può esistere.

Non bisogna per forza citare Orwell per capire che la realtà attuale è perlomeno ambigua, e che ogni persona dovrebbe attivarsi per capire, poiché siamo giunti alla fase in cui l’attuale gruppo dominante non si farà scrupolo di agire contro chiunque per salvaguardare il suo potere. Illudersi che non sia così significa assecondare il potere di questi criminali, mentre prendere coscienza della realtà può significare cambiarla.

Nel documento di Jones vengono intervistati diversi cittadini inglesi, che mostrano di non essere consapevoli del livello di controllo dei loro governi (ci sarebbero 4 milioni di telecamere soltanto a Londra ma loro non se ne accorgono) e credono che per essere “protetti” occorra accettare una restrizione alle libertà. In altre parole, la maggior parte delle persone crede alla propaganda delle autorità, facendo in modo che esse continuino ad avere potere e ad attuare crimini. Ad una donna inglese è stato chiesto se “avrebbe voluto sacrificare la libertà per la sicurezza” e la risposta è stata “si, sacrificherò la libertà per la libertà”. La donna non si rendeva conto del paradosso, essendo come “narcotizzata” dalla propaganda dei mass media di regime. Anche i cittadini statunitensi, per la maggior parte, sarebbero dello stesso avviso, non avendo acquisito la necessaria consapevolezza per accorgersi che i media e le loro autorità li stanno ingannando.

Per concludere, gli attentati terroristici trovano la loro ragion d’essere nella disponibilità dei popoli a credere nella propaganda di regime, e a creare un “nemico” straniero, rendendosi incapace di vedere che i propri governi sono il vero nemico, e che se mancherà la consapevolezza essi faranno altre guerre e organizzeranno altri crimini. Il potere di queste persone si basa sulla manipolazione mentale, e anche gli atti terroristici fanno parte di questa manipolazione, agendo sulle emozioni e sulle convinzioni politiche o ideologiche.
Se la Storia fosse raccontata nel giusto modo si capirebbe che è sempre stata storia delle persone comuni che volevano liberarsi dal potere tirannico, e oggi non c’è alcuna diversità rispetto al passato.
Non c’è arma che possa costringere alla schiavitù un popolo libero, per questo le attuali autorità creano paura, nemici e sottomissione, attraverso i media e il terrorismo. Finché la maggior parte delle persone sarà incline a credere nell’autorevolezza delle loro autorità e a non comprendere i loro molteplici inganni, la democrazia rimarrà una chimera.
Spiega Jones: “Il 90% dei loro piani si basa su fattori psicologici… In termini semplici si tratta di indurre la popolazione ad amare la propria schiavitù… Le èlite stanno facendo guerra ai popoli… Siamo truffati nel credere che l’establishment è il nostro protettore e non il nostro padrone parassitico. Gli architetti del Nuovo Ordine Mondiale sono pazzi maniaci per il controllo… hanno reso schiava l’umanità e sono disperati di tenere il controllo del gregge… L’èlite è minacciata da umani liberi e indipendenti che controllano il loro destino. Sono minacciati dalla loro intelligenza, bellezza, onore, famiglia. Cercano di controllare il destino dell’umanità in una direzione che assicura il loro monopolio di potere per sempre . Sono sadici, codardi, non hanno nessun senso umano… (vogliono) solo il controllo e il mantenimento di quel controllo. Il mondo intero sta per essere programmato per essere un pianeta prigione, una griglia di controllo sull’umanità libera, dove il dissenso non è tollerato. Quando realizzerai che il potere costituito ti sta deridendo comincerai a cercare la verità e a combattere. Quando capisci il loro piano, è molto facile sconfiggerlo. Conoscere chi è il tuo nemico ti porta a metà della battaglia, reagire è l’altra metà. Devi solo liberare la tua mente, e sconfiggere i globalizzatori sarà facile”.(3)

Articolo correlato:
“Origine e significato del concetto di terrorismo”
http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm

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NOTE

1) Bush George, Discorso sullo Stato dell'Unione, 29 gennaio 2002.
2) Terrorstorm, film-documento di Alex Jones prodotto nel 2006.
3) Terrorstorm, film-documento di Alex Jones prodotto nel 2006.