martedì

IL MARKETING DELLE MALATTIE - Come creare malattie e malati -

Di Antonella Randazzo


Negli ultimi anni sono proliferati gli operatori del marketing che utilizzano la sensibilizzazione ai problemi sanitari come uno strumento potente per vendere farmaci. Sono aumentate a dismisura anche le pubblicità dei farmaci. Ad ogni ora del giorno vengono trasmessi spot per incrementare le vendite di prodotti farmaceutici contro il mal di testa, mal di schiena, mal di gola, raffreddore, ecc. Per rendere più accattivante il messaggio pubblicitario, le aziende farmaceutiche talvolta utilizzano i camici bianchi o, nelle campagne promozionali, anche personaggi noti, che diventano testimoni del "vissuto di malattia". Ciò tende a suscitare fiducia, che poi viene ad essere fiducia nel farmaco. Talvolta vengono organizzate vere e proprie campagne di promozione di alcuni farmaci.
Il fenomeno è stato definito "commercio di malattie" (disease mongering), e consiste nella diffusione di informazioni riguardo a malattie o a presunte malattie, con lo scopo di vendere farmaci. Si tratta di promozione commerciale camuffata da campagna d'informazione sanitaria. Sempre più spesso queste campagne sono organizzate e finanziate direttamente dalle industrie chimico-farmaceutiche.
La portata del fenomeno è assai più ampia di quanto si possa credere. Si tratta di diffondere ansia e timori rispetto alla salute, e poi di proporre l'acquisto del farmaco come un risolutore del problema.
Alcune delle "malattie" propagandate sono la depressione, l'Adhd, il mal di testa e i disturbi dell'alimentazione.
Le campagne del "commercio delle malattie" non mirano a far comprendere davvero le radici del problema, ma a vendere farmaci.
Oggi il settore farmaceutico rappresenta uno dei settori di maggiore profitto per le industrie, e proprio grazie alla pubblicità e ad altre iniziative di marketing, il mercato si sta espandendo notevolmente.
Si tratta di un mercato che vuole continuare ad estendersi e ad imporsi, anche a discapito della salute umana. Spiega Roberto Satolli, presidente di Zadig (agenzia di giornalismo scientifico):

“Tutti gli attori in gioco hanno interessi solidali: gli specialisti, che possono aumentare i pazienti e di conseguenza il reddito... gli amministratori dei centri di diagnosi o di cura, che reclutano un maggior numero di assistiti e fatturano un maggior volume di prestazioni; i produttori di apparecchiature diagnostiche... non ultime le case farmaceutiche, che... agiscono come il vero motore di tutta la catena... in realtà a ben scavare, nascosto dietro il paravento di una società di pubbliche relazioni, si trova spesso il finanziamento di una o più aziende, soprattutto farmaceutiche. E lo scopo è quasi sempre lo stesso: amplificare l'importanza (per la gravità, diffusione, implicazioni economiche e sociali eccetera) di questa o quella malattia per assoldare pazienti, moltiplicare le prestazioni, potenziare le strutture, sviluppare l'attività... vale la pena di sezionare e smontare il meccanismo, per analizzarlo in tutti i suoi dettagli, al fine di difendersi meglio dalle pericolose distorsioni che può produrre sulla vita e sulla salute delle persone e della popolazione”.(1)
Addirittura, data la mole degli affari e il livello ormai altissimo di mistificazione, c’è chi si chiede se venga prima prodotto il farmaco e poi inventata e “divulgata” la malattia. Il “lavoro” dovrà consistere nel rendere patologico ogni sintomo o piccolo problema, per convincere ad usare tutta una serie di farmaci. In altre parole, si tratta del "disease mongering", ovvero delle tecniche per accrescere il numero delle persone che si sentono malate, al fine di vendere più farmaci. Spiega la rivista “PLoS Medicine”:
“Sotto l'etichetta di disease mongering vengono raggruppate tutte quelle strategie che puntano ad aumentare il numero di malati e di malattie con il solo scopo di allargare il mercato della salute. Anche se di questa pratica scorretta sono accusate principalmente le multinazionali del farmaco, tecniche analoghe possono essere messe in atto, per esempio, dagli specialisti, quando rivolgono improvvisamente la loro attenzione a particolari patologie, fino a quel momento "sottovalutate". Sono tante le tecniche a disposizione di un aspirante disease monger per creare più pazienti: trasformare uno stato da fisiologico a patologico (come nel caso della menopausa); inventare di sana pianta una sindrome, definendola in maniera ambigua (disfunzione sessuale femminile); cambiare la definizione di una patologia, esagerandone l'incidenza e sfumando volutamente la differenza tra casi gravi – da trattare con farmaci – e quelli più lievi che non necessitano di cure (Adhd); abbassare le soglie di riferimento sopra le quali sono consigliate terapie farmacologiche (livelli di colesterolo, pressione arteriosa); sponsorizzare un'associazione di pazienti per lanciare una campagna di sensibilizzazione su una malattia etichettata come "trascurata”.(2)

Ovviamente, ai gruppi farmaceutici non interessa la salute delle persone, anzi, più malati ci sono e più guadagnano, dunque interessa molto di più che le persone si sentano malate e, soprattutto, che credano di risolvere i propri problemi attraverso i farmaci. Le società farmaceutiche sono ormai diventate esperte nell’organizzare campagne “pro-malattia”, in cui assoldano “esperti” o persone che si presumono guarite dalle loro medicine. Per promuovere la malattia usano diversi mezzi: le riviste scientifiche e non, le associazioni, i medici, gli sponsor di vario tipo, ecc. Lo scopo è quello di convincere che è opportuno utilizzare i farmaci per ogni minimo disturbo.
La rivista "Pharmaceutical Marketing" ha spiegato in una “guida pratica all'educazione medica” come si debba creare il bisogno di cura prima di produrre il farmaco. A tale scopo occorre attivare scienziati di spicco, che durante i congressi parlino della “malattia”, della diagnosi e della cura.

Altre tecniche sono state spiegate da Philippe Pignarre, che per molti anni ha lavorato nell’industria farmaceutica. Egli sostiene che il settore farmaceutico è il “gioiello della corona del capitalismo” e che per mantenere alti i profitti si è disposti a tutto. Pignarre spiega alcune strategie impiegate di sovente: “si pubblica uno stesso articolo, sotto firme diverse, per aumentare la notorietà di una nuova molecola e suggerire ai medici che i suoi vantaggi sono stati davvero confermati; poi la si può addirittura commercializzare sotto due nomi diversi per imporla più rapidamente (strategia detta di co-marketing); infine si fa pressione per farla prescrivere in prima battuta, ecc. … C’è anche la ‘strategia di nicchia’: i laboratori propongono il loro medicinale nel sottodominio limitato di una patologia e in seguito ‘lavorano per allargare questa nicchia, preparando i medici al depistaggio e sensibilizzando sia la stampa che il grande pubblico. Si sono così visti nascere alcune ‘nuove’ turbe psichiatriche’, come certe forme di depressione breve o di schizofrenia precoce… Davanti alla difficoltà di trovare nuovi medicinali, i laboratori si accingono dunque a inventare nuovi pazienti per vendere i loro vecchi prodotti. A questo fine, essi ricorrono a tutti gli stratagemmi del sistema pubblicitario, utilizzando le tattiche di comunicazione che si indirizzano direttamente alle masse per il tramite dei media”.(3)
In una società in cui si semina paura, insicurezza e complessi estetici non è difficilissimo convincere qualcuno che c’è qualcosa che non va nel proprio organismo, e che dunque c’è bisogno di assumere farmaci.
Lo scrittore Ray Moynihan e il ricercatore Alan Cassels hanno scritto un libro dal titolo “Farmaci che ammalano e case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti” (Ed. Nuovi Mondi Media, 2005), in cui raccontano dell’intento delle società farmaceutiche, espresso dal direttore generale della Merck, Henry Gadsen, di “creare farmaci per le persone sane, così da poter vendere proprio a tutti”.
Altri studiosi, come H. Gilbert Welch, autore del libro “Should I Be Tested for Cancer? Maybe Not and Here's Why” ("Devo fare un controllo per sapere se ho un cancro ? Forse no, ed ecco perché"), parlano di "epidemia di diagnosi", ovvero la smania di fare analisi e di capire se abbiamo qualche malattia. Si tratta di un'epidemia che coinvolgerebbe anche persone perfettamente sane o con disturbi che non richiederebbero alcuna cura farmacologica.

Il marketing delle malattie punta a renderci tutti malati, e a farci ritenere che la scienza possa risolvere anche gli scompensi psicologici che lo stesso ambiente mediatico ci spinge ad avere. Tale mercato tende ad ingigantire i problemi e a dare stime molto alte della loro diffusione (le cifre crescono di anno in anno), per far credere che facilmente si possa essere colpiti. La fonte da cui proviene l'informazione viene spacciata sempre per autorevole e "scientifica", per rendere l'informazione più persuasiva. Tuttavia, spesso i dati forniti e altri messaggi promozionali sulla malattia sono incontrollabili, perché non viene indicata precisamente la fonte. Il più delle volte si tratta di cifre approssimative o addirittura inventate. Gli sponsor delle campagne di marketing delle malattie tendono a nascondersi, per far apparire che l'informazione possa essere obiettiva in quanto non motivata da interessi economici. In molte campagne promozionali dei farmaci, gli sponsor (le case farmaceutiche) raggiungono i loro obiettivi grazie a programmi televisivi in cui l'informazione appare come dovuta a motivi di tutela sanitaria. Vengono utilizzati professionisti di marketing di alto livello, per rendere le campagne promozionali efficaci, e camuffare un'iniziativa di natura commerciale in uno spazio dedicato al bene comune.
Nel 2002, il British Medical Journal, a proposito del "commercio di malattie", scriveva che "si possono fare molti soldi dicendo ai sani che sono malati".(4)
Come osserva Satolli, l'apparato del marketing delle malattie è pronto a fornirci le sue soluzioni:
“La conclusione è in genere semplice, anzi semplicistica. Dopo aver ingigandito i rischi... si lancia in conclusione un messaggio rassicurante: niente paura, c'è qualcosa (un farmaco, un intervento, una cura) che risolve tutto senza difficoltà. A questo punto la comunicazione assume quasi invariabilmente una struttura retorica che si richiama alla funzione teatrale del "deus ex machina", cioè dell'intervento finale risolutore in chiave quasi miracolistica. Anzi si può dire che sia questa la struttura argomentativa tipica dei messaggi promozionali, nei quali l'informazione più importante (cioè quella che sta più a cuore a chi parla) anziché essere anticipata all'inizio, come nell'esposizione giornalistica, arriva spesso solo alla fine di un percorso che svolge la funzione di preparare all'apoteosi. Questo aspetto è talmente tipico, che può essere "patognomonico": quando si ha il dubbio che un messaggio abbia finalità promozionali, si può saltare in fondo: se nelle ultime righe è citato un farmaco risolutivo, probabilmente il sospetto è fondato”.(5)

Nel settore della produzione dei farmaci, soltanto sei corporation (Bayer, Glaxo, Pfizer, Aventis, Novartis e Roche) controllano il 70% dell'intero mercato mondiale, controllando anche la ricerca scientifica.
I cartelli farmaceutici hanno oggi un notevole potere di creare farmaci e di metterli in commercio senza accertarne i rischi per la salute di chi li assumerà. Gli effetti collaterali sono spesso talmente pesanti da generare vere e proprie patologie o da compromettere gravemente la salute del paziente.
L'industria del farmaco deve di tanto in tanto lanciare nuovi farmaci o sostituire quelli che sono stati identificati come gravemente nocivi. Per vendere i nuovi farmaci, deve suscitare nuovamente fiducia, e ha bisogno di sollevare un notevole battage mediatico. Un mezzo efficace è quello di utilizzare le riviste più autorevoli del settore scientifico. I lettori di queste riviste credono che gli articoli siano "obiettivi" e invece sempre più spesso sono sponsorizzati dalle case farmaceutiche allo scopo di sostenere un nuovo prodotto che metteranno presto in commercio.
Il Direttore Generale di United Health Europe, Richard Smith, in un discorso fatto presso la Medical Society di Londra nell'ottobre del 2004, spiegò il meccanismo di propaganda delle industrie farmaceutiche attraverso le riviste scientifiche:

"Le pubblicità possono essere spesso ingannevoli e i profitti nell'ordine dei milioni, ma le pubblicità stanno lì in bella vista, sotto gli occhi della critica... Il vero problema, ben più importante, ha a che fare con gli studi originali, in particolare i test clinici, pubblicati dalle riviste. Ben lungi dal far loro la tara, i lettori considerano i test controllati a distribuzione casuale come una delle più alte forme di evidenza. Un test su vasta scala pubblicato su una delle maggiori riviste possiede il marchio d'approvazione della rivista (a differenza della pubblicità), sarà distribuito in tutto il mondo e può ben ricevere una copertura globale dai media, specialmente se promosso allo stesso tempo dai lanci di stampa sia della rivista sia della costosa società di pubbliche relazioni, assoldata dalla compagnia farmaceutica che ha sponsorizzato lo studio. Per un'industria farmaceutica, un test dall'esito favorevole vale quanto migliaia di pagine di pubblicità, ragion per cui una compagnia arriva a spendere talvolta oltre un milione di dollari in ristampe dello studio da distribuire in tutto il mondo. I medici che ricevono le ristampe possono non leggerle, ma rimarranno impressionati dal nome della rivista sulla quale compaiono. La qualità della rivista consacrerà la qualità del farmaco... C'è una forte evidenza che le compagnie stiano ottenendo i risultati che vogliono, e ciò è tanto più preoccupante perché dai due terzi ai tre quarti degli studi pubblicati sulle maggiori riviste - Annals of Internal Medicine, JAMA, Lancet e New England Journal of Medicine - sono finanziati dall'industria ... sono disponibili varie strategie di pubblicazione per assicurare la massima esposizione di risultati positivi. Alcune compagnie sono ricorse al tentativo di sopprimere gli studi negativi, ma si tratta di una strategia rozza, che tra l'altro dovrebbe essere ben raramente necessaria se la compagnia sta ponendo le "giuste" domande. Una strategia di gran lunga migliore consiste nel pubblicare i risultati positivi più di una volta, spesso in supplementi alle riviste, che sono altamente vantaggiosi per gli editori e si sono mostrati di dubbia qualità... E' inoltre possibile combinare i risultati provenienti da differenti centri in molteplici combinazioni. Queste strategie sono state smascherate nei casi del Risperidone e dell'Odansetron, ma è un lavoro immenso cercare di scoprire quanti test sono davvero indipendenti e quanti, invece, sono semplicemente lo stesso risultato che viene pubblicato più e più volte."(6)

La fiducia acritica nella scienza e nella farmacologia è dovuta soprattutto alla propaganda mediatica che ogni persona subisce, e al prestigio di cui sono ammantati gli ambienti della scienza ufficiale. Eppure i fatti concreti rivelano che sia la farmacologia che la medicina ufficiale possono provocare malattie e morte. Oggi sarebbero circa 90 i morti al giorno in Italia per errori medici, per effetti collaterali dei farmaci o per malattie prese negli ospedali. Soltanto nel nostro paese dunque morirebbero almeno 30.000 persone all'anno a causa della medicina e di altri fattori correlati.
Peraltro, i cartelli farmaceutici sono oggi strettamente collegati alle maggiori aziende alimentari, come la Kellogg e la Nestlé. Tali società portano avanti ricerche sugli additivi alimentari, sui conservanti, sui coloranti o sugli "aromi". Negli ultimi decenni è aumentato considerevolmente sia l'uso di psicofarmaci, sia il fenomeno della sofisticazione alimentare, senza che le autorità abbiano mai sollevato il problema, nonostante le conseguenze drammatiche. Nessun cittadino viene mai avvertito dalle autorità circa i rischi che può correre assumendo un determinato psicofarmaco o consumando alimenti adulterati. Dunque, le nostre autorità rivelano anche in questo modo di essere sottomesse al potere del gruppo che controlla l'industria alimentare e farmaceutica, e di non avere alcun riguardo per la salute delle persone.

Per fare in modo che ogni disturbo abbia la corrispettiva cura, si etichettano come malattie anche piccoli disturbi, sintomi passeggeri o comportamenti. Tutto questo viene reso realistico attraverso statistiche e ricerche false o fittizie. In tal modo nascono cure farmaceutiche per la “timidezza”, le gambe stanche, la "fobia sociale" o la distrazione.
Anche la tristezza temporanea, magari per un lutto o un divorzio, può diventare una malattia curabile con psicofarmaci. Entrare in uno studio medico significa quasi sempre ricevere cure farmacologiche, anche quando varrebbe la pena chiedersi se il disturbo dipenda da insane abitudini alimentari o da altre cause non patologiche e facilmente evitabili.
Tutti sanno che i farmaci possono creare effetti collaterali, e dunque sarebbe meglio non assumerne se non c’è un’effettiva necessità. Assumerli quando si è sani, soltanto perché attraverso tecniche mediatiche ci hanno convinto che non lo si è risulta un paradosso che mostra tristemente il livello di potere che l’attuale sistema ha raggiunto sulle singole persone. E’ come se l’attuale gruppo al potere provasse piacere nell’avere la possibilità di constatare quanto gli individui siano diventati condizionabili. Come scrisse Ivan Illich, “la civiltà industriale crea nuove malattie e il sistema medico stesso è ben lungi dall’essere sano: Una struttura sociale e politica distruttiva trova il suo alibi nel potere di appagare le proprie vittime con terapie che esse hanno imparato a desiderare. Il consumatore di cure diviene impotente a guarirsi o a guarire chi gli sta vicino”.



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NOTE

1) Latronico Nicola, Rasulo Frank, Candiani Andrea, “Brain. Brescia Anesthesia Intensive Care Neuroscience”, Madeia, Napoli 2006, p. 155.
2) "PLoS Medicine", volume 3, numero 4, aprile 2006.
3) Gruppo Marcuse, "Miseria umana della pubblicità: il nostro stile di vita sta uccidendo il mondo", Eleuthera, Milano 2006.
4) Latronico Nicola, Rasulo Frank, Candiani Andrea, op. cit., p. 157.
5) Latronico Nicola, Rasulo Frank, Candiani Andrea, op. cit., p. 158.
6) Brani tratti dal discorso che Richard Smith pronunciò presso la Medical Society di Londra nell'ottobre 2004. Il discorso fu riportato nel gennaio 2005 dal bollettino di HealthWatch.

36 commenti:

A.L.M. ha detto...

ciao Antonella. Davvero un interessantissimo articolo (come del resto lo è ognuno dei tuoi)

Io vivo a Viareggio (versilia) - passi mai da queste parti?

ne approfitto per chiederti se posso aggiungere nel mio blog (almarcowhite.com) il tuo articolo sui gatekeepers..

ciao

gelu ha detto...

Che mondo finto. La nostra unica arma resta l'informazione. Devo dire che tanti, purtroppo, anche se si tenta di informarli, restano aggrappati e convinti a quello che credono di sapere, e dimostrano che fare pubblicità alla fine conviene.
Mi permetto di aggiungere che quello che hai scritto richiama paro paro quello che sostiene Stefano Montanari nel suo libro Il girone delle polveri sottili parlando delle 3 forme di prevenzione. E se pensiamo a quante persone vengano sottoposte a chemioterapia, quando vengono ricattate subdolamente dalla loro speranza di guarigione dal tumore... non si parla di aloe (antitumorale), il dolcificante stevia rebaudiana (sostituirebbe i dolcificanti sintetici) è proibito in europa, le malattie come il diabete sono incurabili. Di guarigione non si parla più, solo di sintomatologia. Mi sbaglio?
Gemma

gelu ha detto...

Che mondo finto. La nostra unica arma resta l'informazione. Devo dire che tanti, purtroppo, anche se si tenta di informarli, restano aggrappati e convinti a quello che credono di sapere, e dimostrano che fare pubblicità alla fine conviene.
Mi permetto di aggiungere che quello che hai scritto richiama paro paro quello che sostiene Stefano Montanari nel suo libro Il girone delle polveri sottili parlando delle 3 forme di prevenzione. E se pensiamo a quante persone vengano sottoposte a chemioterapia, quando vengono ricattate subdolamente dalla loro speranza di guarigione dal tumore... non si parla di aloe (antitumorale), il dolcificante stevia rebaudiana (sostituirebbe i dolcificanti sintetici) è proibito in europa, le malattie come il diabete sono incurabili. Di guarigione non si parla più, solo di sintomatologia. Mi sbaglio?
Gemma

Antonella Randazzo ha detto...

Gemma credo che tu abbia proprio ragione.

Risposta a Marco: certamente puoi pubblicare l'articolo sui gatekeepers sul sito almarcowhite.com, ovviamente nella versione integrale e indicando la fonte da cui è tratto.

Purtroppo non è semplice che passi da Viareggio dato che attualmente sono impegnatissima col lavoro. In futuro chissà.

Lucilla ha detto...

Buongiorno Antonella, leggo da un po' il tuo blog e lo trovo molto interessante per l'approfondito esame che fai delle dinamiche sociali deliberatamente occultate dai poteri forti.
Mi permetto di aggiungere due brevi pensieri: oltre alle medicine tradizionali, sono convinta che anche l'uso dei vaccini venga strumentalizzato per vendere quantità enormi di preparati farmaceutici anche a chi non ne ha bisogno. L'ultimo caso é il vaccino contro il Papilloma Virus, consigliato alle ragazze dodicenni e caldeggiato addirittura tramite lettere inviate alle famiglie dall' ex Ministro della Salute Livia Turco, quale metodo per prevenire il tumore all'utero. Facendo tuttavia una semplice ricerca in Internet, si evidenzia che tale vaccino sarebbe "forse" efficace su un numero ridottissimo di tipolgie tumorali, che comunque le sperimentazioni sono solo all'inizio ed hanno, per di più, già causato morte o reazioni gravissime in ragazze sottoposte alla vaccinazione, e in ogni caso questo vaccino non eliminerebbe la necessità dei controlli tramite Paptest, che ancora resta il metodo più efficace di prevenzione.
E io, mamma di una ragazzina di 13 anni, non dovrei pensare che, forse, oltre a considerci recipienti addetti all'arricchimento delle case farmaceutiche, queste ultime non considerino i nostri figli come delle cavie da usare gratuitamente per studiare gli effetti su vasta scala e a lunga scadenza delle loro sperimentazioni?
Infine, vorrei far presente che il continuo reputarsi persone ammalate, indotto in noi dai media, porta ad una sottomissione anche a livello psicologico generale, nel senso che non ci si sente "all'altezza" di potersi occupare della vita "esterna", di politica, scuola, istituzioni, poiché ci vogliono concentrati su noi stessi e sui nostri interminabili malanni. Malanni che sempre più spesso sono effettivamente malattie, causate però dall'assunzione di farmaci dei quali in origine non avremmo avuto bisogno. E così si entra in un circolo vizioso del quale la maggior parte delle persone sono vittime inconsapevoli.
L'unica cosa che possiamo fare é non stancarci di fare informazione e rendere le persone consapevoli dei loro diritti e di quanto ognuno di noi abbia valore per sé stesso e per gli altri.
Continua così.Un abbraccio. Lucilla

federico ha detto...

Antonella,

ti segnalo, a proposito di scienza, questo articolo:

http://giftingitalia.org/orgone.html

dove si può notare il depistaggio (da alcuni credo voluto, dai tanti subito inconsapevolmente) che la fisica ha subito all'inizio del secolo.

Non solo la scienza medica purtroppo segue logiche non scientifiche...

Arthur ha detto...

Che cose brutte ci racconti. Probabilmente questo altro non è che l'aspetto disfunzionale di questo "capitalismo" e questa idea di "ordinare il mondo".
Quindi che si fa? Io comincio ad avere qualche pensiero su una monarchia con il potere più accentrato, almeno la situazione torna a misura d'uomo e se proprio il monarca fa una boiata gli si taglia la testa.

Unknown ha detto...

Le case farmaceutiche usano un vecchio ma efficace trucco da venditore, che per esempio ho imparato in un corso di vendite e maketing che seguii anni fa a Londra. In inglese, nel gergo dei venditori, si chiama "shit sandwich" , praticamente "panino alla ...c...a", oppure 'bad news sandwich', panino con la cattiva notizia dentro.
Ecco come funziona, applicata all'argomento in questione. Buona notizia (pane): sei sano, che bello. Cattiva notizia: che sei sano lo credi tu, potresti essere molto malato senza saperlo (pezzo di c...a).
A questo punto, dopo aver provocato il panico, ecco la buona notizia (il secondo pezzo di pane): noi abbiamo la medicina che risolvera' i tuoi problemi.
Tale sistema di vendita si applica a moltissimi settori commerciali e finanziari diversi e funziona quasi sempre. Non funziona solo se lo conosciamo. Occhi aperti.
Luca

A.L.M. ha detto...

grazie mille per il permesso di pubblicare l'articolo!
penso che sia una bella cosa che i visitatori del mio sito possano aver la possibilità di farsi una idea di quello che ci sta accadendo attorno.

a proposito.. tra venerdì e domenica nella mia città (Viareggio) verranno, in occasione del 1° festival della salute, i rappresentanti della casta politica ( Calderoli, Formigoni, D'Alema, Sacconi e altri) e i rappresentanti della casta medica ( capeggiati da Veronesi). Inutile dire che io e dei miei amici andremo a cercare di fare, armati di videocamera, qualche VERA domanda, visto che i giornalisti di TV e giornali in Italia sono ormai ANNI che non fanno le domande "da fare" (scusate il gioco di parole)

ciao

A.L.M. ha detto...

x arthur...

spero tu stessi scherzando

Quindi che si fa? Io comincio ad avere qualche pensiero su una monarchia con il potere più accentrato, almeno la situazione torna a misura d'uomo e se proprio il monarca fa una boiata gli si taglia la testa.

georges ha detto...

Brava Antonella! Ottimo post.
Propongo la Dieta Macrobiotica, come fondamento della propria salute e auto-gestione del nostro corpo e spirito. Solo se ognuno di noi sa auto-gestirsi possiamo tenere alla larga da noi esperti, multinazionali, farmaci, ecc.

Antonella Randazzo ha detto...

Bravo Marco! spero (ma dubito) che vi facciano avvicinare alla casta.
Arthur credo che abbia fatto una battuta ironica. Tutti sanno che tagliare teste e fare guerre serve soltanto a rafforzare il potere attuale (la Storia insegna).

Grazie Luca per averci svelato uno dei trucchi. Come osservi, è importante conoscere le loro tecniche per diventare immuni.

Pensa con la tua testa ha detto...

molto molto bello ed interessante questo post, complimenti. Per stare in tema ne approfitto per riportare l'url del mio blog psichiatria-dirittiumani.blogspot.com. Guarderò poi con calma il resto del blog :-)

Arthur ha detto...

Nessuna guerra e nessuna testa tagliata, la monarchia è però seriamente meglio di una cozzaglia di gente che si distribuisce la colpa dei crimini senza neanche saperlo.

Tu hai qualche idea in merito?

EllePi ha detto...

Ciao Antonella, ti seguo da un po' di tempo e trovo il tuo blog molto interessante e coraggioso nei temi che affronta e negli spunti di riflessione che offre. Sei davvero una mosca bianca! Ancora complimenti e vai avanti così.
PS vorrei suggerire un libro illuminante: "Come impedire al vostro medico di nuocervi" di Vernon Coleman (si trova sul sito della MacroEdizioni).

whiteheart ha detto...

Salve!
E' solo da poco che ho scoperto questo blog e volevo farle i complimenti per i suoi articoli, che trovo sempre interessanti e pieni di spunti, tanto che sarei felice di poterli pubblicare sul sito www.acerraonline.info (ovviamente in versione integrale e citando la fonte, con tanto di link al suo blog). E' fattibile?
Ringraziandola ancora per quello che scrive, la saluto.

whiteheart

Antonella Randazzo ha detto...

Risposta ad Antonio: per questo tipo di autorizzazione devi scrivere all'indirizzo e-mail:
giadamd@libero.it


Risposta ad Arthur: non è tanto la forma di governo a contare ma il livello di onestà e rettitudine. Ogni forma di governo può essere accettabile o può essere da rigettare, dipende dalla capacità dei governanti di esercitare il potere in nome del popolo e per gli interessi di tutti.
Attualmente abbiamo la peggiore forma di governo: un sistema che si spaccia per "democratico" ma opprime e domina in modo incontrastato, calpestando i diritti e la sovranità del popolo. Forse per questo qualsiasi altra forma di governo ti sembra migliore e in un certo senso hai ragione, ma occorre considerare che il gruppo dominante attuale potrebbe darci quello che vogliamo (cioè, in questo caso, un re) e poi continuare, di nascosto, a dominare.
Insomma il discorso è complesso, se fosse facile non saremmo in queste condizioni.

Grazie Lucia per il tuo suggerimento.

Alberto ha detto...

Per un azienda il cliente è tutto, e per un'azienda farmaceutica il cliente è il paziente. Più facile di così! Ci vuole davvero molta pazienza per tollerare il conflitto d'interessi sulla propria pelle (profitto contro efficacia della terapia).
Ho notato che gli "informatori scientifici" non passano più davanti alla fila negli ambulatori della mutua. Che anche la pazienza dei pazienti abbia un limite?
Alberto

rocco ha detto...

Io ho lavorato nove anni nell'ambiente farmaceutico. Già sapete che i medici vengono sponsorizzati dalle aziende per prescrivere i loro prodotti. E' vero che ci sono aziende che fanno ricerca ma è anche vero che si creano a tavolino le cause per far nascere l'esigenza di un prodotto. La mia azienda doveva lanciare un prodotto banalissimo come un detergente per l'intimo. Si focalizzava sui ginecologi offrendo diverse cose come viaggi di "lavoro", partecipazione a convegni, libri costosissimi, attrezzature, campioni a vagonate ed infine soldi. Questo per un semplice detergente intimo che però in Italia fattura 50 milioni di euro, figuriamoci per un vaccino o un farmaco d banco per il raffreddore o il dolore mestruale.
Quindi il ginecologo dice alla paziente che è importante usare quel tipo di detergente anzi è necessario per la risoluzione del problema e è buona norma usarlo sempre per non avere problemi in futuro.
La maggior parte dei ginecologi che "contano" prescriverranno quel prodotto.

Arthur ha detto...

Avrai ragione tu, sono convinto però che te lo sarai domandato più e più volte quello che ti ho appena chiesto.
Il punto è che la democrazia nel vero senso della parola, non mi sembra abbia avuto mai molto successo, soprattutto stando a quello che sta venendo fuori ultimamente, forse nemmeno ad Atene.

Vabbè, nel frattempo mentre parliamo ci sono i Cinesi che stanno conquistando mezzo mondo.

Finiremo a pulire i loro bagni.

salvatore ha detto...

Quasi due anni fa a questo proposito ho pubblicato sul mio blog il seguente articolo.
Article du 30 mars 2007 La strana storia dell'HAVIDOL
UN farmaco inventato
per
una malattia inventata

Non molto tempo fa ho letto un libro sulle epidemie inventate e i farmaci per esse propinatici dalle case farmaceutiche,il cui obiettivo è solo un cinico marketing,con l'appoggio propagandistico di disonesti sedicenti scienziati.Non è qui il caso di parlare di quelle che da parte di multinazionali farmaceutiche oggi,a mio avviso,sono delle truffe colossali e dannosissime per delle "scoperte" prive dei presupposti essenziali per essere definite scientificamente provate.Parliamo qui di una "burla" dell'artista J.COOPER,che la dice lunga sull'argomento.
J.Cooper ha inventato una malattia :Disordine Disforico da Deficit Ansiogeno da Consunzione di Attenzione Sociale (DSACDAD);un farmaco per curarla:HAVIDOL (in inglese suona come :"ho tutto io");un sito internet per la promozione del farmaco : www.havidol.com.
Sembra una boutade,ma è quello che numerosi scienziati chiamano "disease mongering".Si organizzano convegni,con la partecipazione pagata di specialisti,per definire una patologia,illustrandone la sintomatologia e quindi la terapia con il farmaco pronto della multinazionale pagante.Il tutto facendo attenzione a descrivere dei fenomeni più o meno reali,anche se privi di qualsiasi significato patologico.Dopo è sufficiente un battage pubblicitario più o meno occulto dei media e il "business" è fatto.

fonte:THE SCIENTIST 23/03/07

Luka78 ha detto...

Ciao, Antonella e scusa se vado OT: ti voglio chiedere se posso mettere il tuo blog nell'elenco dei "Siti amici" del mio blog che ho da poco aperto.
Mi sembra corretto chiedertelo e non fare ti testa mia.
Se non vuoi, non c'è problema. Tranquilla.
Grazie.

Luka78

Antonella Randazzo ha detto...

Certo che puoi, anzi ti ringrazio per questo.

Luka78 ha detto...

Grazie, Antonella.
Il tuo blog è stato inserito nella lista.
Ecco il link al mio blog:
http://diarionelweb.blogspot.com/

A presto.
Luka78

claudio ha detto...

ciao antonella, ho letto alcuni libri sull'industria farmaceutica, vaccinazioni inutili farmaci senza senso buisness miliardari sulla vita delle persone esperimenti su esseri umani (e non solo). Persone che vengono infarcite di sciocchezze per assumere questa o quella sostanza credendo a medici che vengono istruiti a dovere da "esperti" o sedicenti tali, istruiti a dovere dall'industria farmaceutica in pieno conflitto di interessi, ovviamente dopo che i suddetti medici si sono fatti un bel viaggio, GRATIS, in qualche bella località esotica con la scusa di aggiornamenti su nuove droghe da somministrare all'ignaro consumatore.... e quello che tu hai scritto è un bel riassunto molto dettagliato di ciò che già sapevo. è bello sapere che ti interessi anche di queste cose e a tal proposito ti chiedo.. a quando un libro su quest'argomento?
seconda domanda....quando ti capita di passare a roma??
spero si sia capito quello che ho scritto in caso contrario scusatemi.
grazie anticipatamente per la tua risposta

Antonella Randazzo ha detto...

Certo l'argomento andrebbe approfondito con un libro, in futuro chissà magari potrei farlo.
Per il momento sto trattando l'argomento all'interno di un lavoro che parla in generale degli inganni del sistema.
Roma è una bellissima città e mi capita ogni tanto di andarci, ma non so dirti quando andrò in futuro.

claudio ha detto...

ok. hai modo di farmelo sapere?

claudio ha detto...

io cercherò di chiedere a rinascita se può contattarti per la presentazione di un libro. cosi potrò ascoltarti dal vivo.

claudio ha detto...

sempre se ti faccia piacere presentare un tuo libro da Rinascita ovviamente.

Antonella Randazzo ha detto...

Certo, ho sempre piacere a presentare i miei libri.
Puoi chiedere di contattarmi all'indirizzo e-mail
giadamd@libero.it

stefano ha detto...

cara antonella permettimi di uscire dal tema, ma non sapevo come contattarti. Dunque, giorni fa ho assistito a una accesa discussione tra mio zio e mia moglie. Lui studia antropologia linguistica ma non è uno studioso, e ci raccontava di quali ricerche stava facendo in questi giorni. Si è finito per parlare di come gli uomini, secondo mia moglie, hanno sempre esercitato violenza sulle donne impedendole nella loro libertà di esistere pienamente, lui sosteneva, senza toni maschilisti, che non si può spegare tutto con la prepotenza, e che siccome è il gruppo sociale che "comanda" e non il singolo uomo, quello che per lei è un privilegio, lui sosteneva essere una modalità di comportamento che essendo funzionale alla societa o gruppo umano, non era un privilegio. puoi immaginare mia moglie come si è sentita. Io credo che non siano stati capaci di comunicare. in breve quello che mio zio non è in grado di dire non conoscendo la psicanalisi, è che uomo e donna stanno al mondo, io credo, con modalità molto differenti. In questa differenza penso che ci sia quella aggressivita è violenza che sono più maschili che femminili, e che hanno determinato, per secoli, le linee guida dell'esistenza umana. detto questo mi piacerebbe se tu mi indicassi qualche lettura sul genere e anche che tu stessa trattassi questo argomento, non ridotto però alla sola visione antropologica. con stima ... stefano

Antonella Randazzo ha detto...

Si tratta di un argomento molto importante e complesso. Lo sto trattando in un saggio che spero uscirà il prossimo anno.
E' un tema importante perché l'equilibrio fra i sessi permette anche un equilibrio nella società e la salvaguardia di importanti funzioni come quella materna e paterna. E' complesso perché si tratta anche di considerare sensibilità e potenzialità umane attribuite al maschile e al femminile, che dovrebbero integrarsi per creare una realtà "completa" e non sbilanciata.

Gli Amici di Padre Aldo Bergamaschi ha detto...

Scusi, Antonella, (sono quello dei PM che 'posta' perché non riesce a trovare il link... dei PM),

lei scrive cose interessanti e utili, peccato che questa piattaforma blog (Blogger) sia la peggiore che poteva scegliere: uno scrolling infinito per leggere il testo ristretto in una colonna che occupa un sesto dell'ampiezza del mio monitor (a destra e sinistra il vuoto cosmico).

La lettura diventa estremamente disagevole e personalmente ho rinunciato (più di una volta) ad andare oltre i primi paragrafi e di fare copia-incolla per gli amici.

Consiglio spassionatamente di cambiare piattaforma (ce ne sono tante... es: wetpaint), oppure di formattare la pagina per allargare lo spazio del testo.

Un saluto. gg

Antonella Randazzo ha detto...

Non sono molto avvezza alla tecnologia, ma in futuro mi informerò e vedrò cosa posso fare.

Giuditta ha detto...

Ciao Antonella! Posso copiare questo articolo e riportarlo sul mio blog?
Hai visto i video sui soldati malati e morti a causa dei vaccini (altro che Sindrome del Golfo o Sindrome dei Balcani!)? E l'origine dell'AIDS? Ho inserito alcuni di questi sul mio blog:
http://tuttouno.blogspot.com/2008/12/vaccini-veleni-cancro-e-aids.html

E le vaccinazioni forza nel Maryland:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3985

Antonella Randazzo ha detto...

Certamente puoi riportare l'articolo sul tuo blog.
Ti ringrazio per i link, leggerò gli articoli che segnali perché ritengo l'argomento molto importante.