sabato

I MESSAGGI DEL POTERE

Di Antonella Randazzo


Per capire meglio la realtà in cui viviamo, di tanto in tanto, valutando l’operato delle autorità occidentali, occorrerebbe chiedersi: “Cosa ci vogliono dire con questo?”
Infatti, difficilmente le scelte delle autorità sono casuali o prive di significato in ordine al potere e al consolidamento del sistema.

Ad esempio, la questione delle impronte digitali non è certo casuale o di poco conto. Attraverso di essa le autorità ci vogliono comunicare che siamo tutti “schedabili”, tutti controllabili. Andare a farsi prendere l’impronta è di per sé un fatto umiliante. Immaginate di recarvi all’Ufficio anagrafe e di dover bagnare il dito nell’inchiostro per rilasciare l’impronta. Come vi sentite? Vi sentite cittadini sovrani o piuttosto sudditi che devono essere schedati? Vi sentite che le istituzioni rispecchiano voi stessi o piuttosto sentite il peso del potere?
Rispondendo a queste domande si può capire come il potere può dare messaggi in modo indiretto ma efficace.
Questo avviene spesso, e talvolta in modo assai più tragico. Ad esempio, andando indietro nel tempo possiamo considerare un fatto tremendo accaduto in Cile nel 1973.

Nel settembre del 1970, Salvator Allende vinse le elezioni presidenziali, e il popolo cileno festeggiò a lungo, nella certezza che il nuovo presidente avrebbe attuato una svolta democratica e un vero sviluppo economico.
Si trattava di un periodo storico per molti aspetti straordinario: da alcuni anni, per la prima volta nella Storia erano nati molti movimenti di lotta per i diritti civili, e le dittature, come gli interventi armati statunitensi, apparivano fatti inaccettabili.

I movimenti e le pressioni popolari al cambiamento furono così forti che portarono, nel 1964, all'abolizione della legge del 1798 chiamata "Sediction Act", che impediva la libertà di opinione o di parola attraverso l'accusa generica di "sedizione". Da quell'anno diventò possibile esprimere la propria opinione liberamente, e sollevare critiche verso il sistema. In quegli anni furono molte le manifestazioni e le proteste contro guerre, dittature e i vari crimini attuati dal gruppo dominante.

La svolta politica cilena aveva alimentato le speranze di gettare nel passato i sistemi dittatoriali, costruendo assetti realmente favorevoli ai popoli. Si trattava di un fatto che dunque aveva avuto un valore mondiale, a tal punto che milioni di persone, specie in Europa e in America, seguirono i fatti cileni con trepidazione.

Ma le autorità statunitensi preparavano l'ennesimo piano per distruggere tempestivamente un’altra possibile democrazia sudamericana. Il presidente Richard Nixon, con Henry Kissinger e l’allora direttore della Cia Richard Helms, preparò il piano “Track II”, per corrompere politici, deputati e generali, per creare disordine e per assassinare chi si rifiutava di sostenere i golpisti. Nel 1973, come prevedeva il piano, il Cile fu gettato nel caos, e destabilizzato attraverso scioperi, manifestazioni e una notevole propaganda antigovernativa.
Allende aveva migliorato la condizione economica del paese, nazionalizzando le risorse (rame, salnitro, ferro), le banche e la Itt, la compagnia telefonica statunitense, scatenando le ire delle autorità di Washington, che dunque volevano abbattere il governo ad ogni costo.
L’11 settembre del 1973 fu attuato il colpo di stato, che porterà al potere il generale Augusto Pinochet. Il giorno del golpe, Allende si presentò per l’ultima volta al balcone del Palazzo de la Moneda, e manifestò tutta la sua amarezza verso “coloro che ricorrono alla forza invece che alla ragione”.(1) Il Palazzo presidenziale fu circondato da carri armati e bombardato, mentre Allende, a detta di un testimone, si sparava con un fucile.
Le autorità statunitensi sapevano che il Cile di Allende era servito ad innescare un meccanismo di grande sviluppo democratico e per questo fu progettato un evento di notevole ferocia. Alcune scene tragiche del colpo di Stato cileno furono trasmesse per televisione a milioni di persone, per privarle di botto della speranza nel cambiamento, e per far capire che la legge del più forte continuava ad imperare.

Nonostante i giornalisti fossero impediti dal dare una giusta informazione (diversi furono arrestati o uccisi), fu permesso a milioni di persone di vedere praticamente in diretta il crollo drammatico delle migliori speranze di libertà che un popolo sudamericano aveva nutrito, dando linfa vitale a tutti i popoli del mondo.
La Cia pianificò tutto nei minimi particolari, compresa la trasmissione televisiva delle scene più sconcertanti, come il bombardamento del palazzo presidenziale, il palazzo della Moneda. Questo dimostra che gli stegocrati non vogliono sempre nascondere i crimini, ma esigono il potere di mostrarli come e quando vogliono, curandosi che l’informazione possa andare comunque a vantaggio del loro dominio.
“Il presidente” – racconterà anni dopo nel suo libro di memorie l’allora direttore della Cia Richard Helms – “mi ordinò di preparare un golpe militare in Cile, un Paese fino a quel momento democratico”.
I militari occuparono il paese e decretarono lo stato di guerra, che era guerra contro l'intera popolazione. I giornali furono quasi tutti chiusi e molti direttori furono uccisi. Tutto il mondo, che aveva guardato al Cile di Allende con molto favore, vide crollare le speranze di un mondo migliore, e molti seguirono gli eventi con grande costernazione.
Amnesty International poté constatare gli orrori che il popolo cileno dovette subire a causa della repressione militare. Lo stadio di Santiago diventò un immenso campo di sterminio, con migliaia di persone orrendamente uccise e mutilate. La Commissione interamericana per i diritti umani dell’Osa denunciò torture fisiche e psicologiche attuate con indicibile sadismo. Furono uccise persone che simboleggiavano le speranze di un mondo migliore, come ad esempio Victor Jara, uno dei cantanti del gruppo simbolo del "nuovo Cile", che fu torturato e a cui furono spezzate le mani, in segno di spregio, prima di ucciderlo. Egli aveva cantato bellissime canzoni contro la guerra e per la democrazia, come "Vientos del pueblo".
Secondo Paolo Hutter, militante politico italiano che si trovava in Cile in quei giorni e fu arrestato, si trattò di un’”enorme macchina per spaventare la gente”.(2)
Negli anni successivi, centinaia di migliaia di persone inermi, studenti, donne e lavoratori, anche senza militare in una precisa formazione politica, furono fatti “sparire”, facendo coniare la tragica parola "desaparecido".
Le autorità statunitensi sapevano che tutto questo sarebbe stato devastante per la fiducia nella libertà che era stata alimentata da Allende e da altri come lui.
Il messaggio del potere era: non ti illudere, anche se esistono persone realmente oneste e capaci di istituire sistemi democratici, puoi adesso vedere con i tuoi occhi che questo non ha alcun effetto concreto nella realtà. Devi convincerti che trionfa il dittatore e non la persona integra.
In ultima analisi, in questo caso le comunicazioni del potere mirarono a far credere di essere impotenti e a minare la fiducia in un futuro migliore e nell’umanità.

Ciò testimonia, se ce ne fosse bisogno, che il potere degli attuali stegocrati si basa, oltre che sul crimine e sul controllo finanziario, anche sulla prevenzione delle lotte per la libertà e su una serie di comunicazioni, dirette e indirette, volte a far accettare il sistema come immodificabile e a minare la fiducia in se stessi e negli altri.
Le comunicazioni del potere mirano dunque a far accettare tutti gli aspetti del sistema e a trasmettere l’idea che non può essere che così.

Oggi, attraverso messaggi sul “terrorismo” ci trasmettono un forte senso di paura e di insicurezza.
Le autorità occidentali tendono sempre più ad accrescere il senso di panico: il “nemico" viene descritto così disumano, irrazionale, preda del “male”. Ma il punto principale è che la definizione di “terrorista” è suscettibile di estensioni assai ampie, a tal punto che senza saperlo e senza aver commesso alcun reato, nella definizione potreste rientrarvi anche voi.
Infatti, i nemici elencati da Bush sono: I tiranni, i terroristi, chi si arma, chi non condivide la cultura americana, chi aiuta i terroristi e chi non riconosce i principi posti dal governo. Questi nemici, come dichiara Bush, saranno combattuti con ogni mezzo possibile. Egli dice:

(...) Gli Stati Uniti d'America sono in guerra contro il terrorismo globale. Il nemico non è un singolo regime politico, o un'unica persona, o una particolare religione o ideologia. Il nemico è il terrorismo: la violenza premeditata, politicamente motivata e perpetrata ai danni di innocenti.
(...) In molte regioni, risentimenti pure legittimi impediscono l'emergere di una pace duratura. Tali risentimenti meritano di essere e devono essere risolti all'interno di un processo politico. Ma nessuna causa giustifica il terrorismo. Gli Stati Uniti non faranno concessioni alle richieste dei terroristi e non scenderanno a patti con essi. Non facciamo distinzione tra terroristi e persone che consapevolmente li ospitano o li aiutano. La nostra priorità sarà innanzitutto sgominare e distruggere le organizzazioni terroristiche globali e attaccare la loro leadership, le loro centrali di comando, di controllo e di comunicazione, il loro sostegno materiale e le loro finanze. Queste operazioni avranno un effetto devastante sulle capacità di pianificazione e di azione da parte dei terroristi.
Continueremo inoltre a sollecitare i nostri partner regionali ad intraprendere azioni coordinate per isolare i terroristi. Quando la campagna regionale isolerà la minaccia ad un particolare Stato, faremo in modo che quest'ultimo abbia gli strumenti militari, legislativi, politici e finanziari per portare a termine il compito".(3)

Il nemico viene descritto dagli Usa con disgusto e disprezzo assoluto, egli viene identificato con la "bestia" biblica contro cui lottare senza pietà, dando un sapore mistico di lotta bene/male.
Il popolo americano, pur con molte perplessità, è stato trascinato in un nuovo vortice di guerre, in cui la lotta bene/male appare come inevitabile e necessaria per il trionfo del bene. Bush si erge a condottiero valoroso che guida l'America alla vittoria.

La comunicazione data attraverso il fenomeno del “terrorismo” è che non si deve attuare alcun cambiamento poiché le autorità occidentali hanno il compito di proteggere i popoli, e questi ultimi non possono fare a meno di questa protezione. Ma un altro importantissimo messaggio meno diretto è un messaggio di minaccia: stai attento a non mettere in discussione l’attuale sistema perché chi lo fa sarà considerato “terrorista” anche se non avrà ucciso nemmeno una mosca, e sarà perseguitato senza alcuna pietà.

Un altro esempio di comunicazione del potere lo troviamo nelle recenti notizie sui carnefici della caserma di Bolzaneto.
Al G8 del luglio 2001 furono organizzate le violenze durante le manifestazioni e nella caserma-lager di Bolzaneto. Nonostante le prove inoppugnabili delle violenze organizzate del bliz alla scuola Diaz, diversi media cercarono di creare confusione, facendo credere che si trattasse soltanto di poche decine di agenti, o che tutto fosse accaduto "per caso". Alcuni agenti furono "consigliati" di rispondere ai processi con frasi come "non ricordo", creando così un quadro poco chiaro degli eventi. Ma esistono prove schiaccianti sulla pianificazione dell'irruzione alla Diaz, che mostrano il fatto come un modo per seminare terrore e panico fra i ragazzi che avevano l'unica "colpa" di non condividere i crimini del sistema. Gli agenti della Digos avevano preparato prima due bottiglie molotov per far credere che fossero dei no-global violenti, e dunque giustificare le repressioni. Si tratta chiaramente di una confusione organizzata, con lo scopo di intimidire i dissidenti.

Diversi agenti si travestirono da Black Bloc allo scopo di creare confusione e giustificare le repressioni. Questo spiega come mai ai Black Bloc non fu impedito nulla, dalla parata con le bandiere nere alla distruzione di automobili e negozi. Soltanto pochissime decine di essi furono successivamente individuati.

Le violenze organizzate durante il G8 di Genova, furono ampiamente dirette anche contro i giornalisti, come testimoniano diversi filmati. Lo scopo era di intimidire e di impedire la documentazione precisa degli eventi. Persino il quotidiano "Il Corriere Mercantile", fu chiuso e i locali furono perquisiti dagli agenti della Digos. La "colpa" era sempre relativa al pericolo che si raccontassero fatti scomodi.
Nel carcere provvisorio di Bolzaneto le persone arrestate furono massacrate di botte, minacciate di morte, di stupro o costrette a fare il saluto fascista e a subire diverse altre umiliazioni. I il dottor Giacomo Toccafondi ha attuato comportamenti contrari all'ordinamento penitenziario e alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Egli è accusato di aver trattato in modo disumano e degradante, eppure è ancora al suo posto, e lavora come aiuto chirurgo all’ospedale di Pontedecimo gestito dalla Asl n. 3 di Genova. Svolge anche la mansione di direttore sanitario nel carcere femminile di Pontedecimo. Un suo infermiere, Marco Poggi, intervistato da "Peacereporter", raccontò il comportamento che il Toccafondi riservò alle persone portate a Bolzaneto:

"Il medico era quasi sempre vestito con tuta mimetica, con una maglietta blu con scritto 'Polizia penitenziaria'. Io, in tanti anni, non ho mai visto un medico prendere servizio con la mimetica. Non aveva l'atteggiamento che dovrebbe tenere un medico in quelle circostanze, e cioè di mettere a proprio agio i pazienti, specie i traumatizzati. Aveva un modo di fare spavaldo. Diceva ai giovani manifestanti: 'Te lo dò io il Che Guevara', 'Sento puzza di comunismo', oppure 'Sei un brigatista'. Era un esaltato, uno che si sentiva onnipotente. Toccafondi aveva messo da parte alcuni oggetti dei manifestanti. Disse che erano 'trofei'. Si vantava anche dei trofei che aveva raccolto in Bosnia, e che conservava in un sacchetto. Un comportamento e un linguaggio che denunciano uno scarso rispetto della dignità umana. Nella mia decennale esperienza, sia in carcere che in manicomio, non ho mai visto un comportamento così. Mi ha segnato. E se ha segnato me, pensi quei poveri ragazzi, che arrivavano in infermeria feriti e terrorizzati". Cosa si aspetta dalla giustizia? "Per me, sinceramente, niente. Mi aspetto che ci sia giustizia per i ragazzi". Secondo lei il dottor Toccafondi è colpevole?. "Senza il minimo dubbio".(4)


Addirittura alcuni poliziotti incriminati sono stati promossi di grado, ad esempio Alessandro Perugini (lavora alla Digos genovese) e Alessandro Canterini. Quest’ultimo è uno dei responsabili del massacro alla Diaz.
Nonostante fosse possibile provare chi aveva voluto creare un clima di repressione, e chi era responsabile dei fatti violenti avvenuti alla Bolzaneto e alla Diaz, la giustizia non è stata fatta.
La comunicazione che viene data attraverso questi fatti è che persone che rappresentano lo Stato possono commettere impunemente (o quasi) ogni genere di violenza, e i cittadini devono (volente o nolente) accettarlo. Si afferma l’idea della violenza di Stato come evento “normale”, che può avvenire qualora le autorità decidessero. Questo rivela in modo chiaro che ci troviamo in una dittatura mascherata da democrazia. Infatti è proprio nelle dittature che il cittadino viene schedato e si trova costretto a subire violenza proveniente dalle istituzioni, senza poter far nulla per opporvisi.
Riconoscere i messaggi diretti e indiretti dell’attuale sistema di potere dittatoriale significa poter comprendere la portata distruttiva di tali messaggi, e reagire costruttivamente. Significa comprendere che se le autorità hanno bisogno di impartire tali “lezioni” significa che il loro potere potrebbe vacillare, qualora i cittadini cessassero di essere inclini alla loro manipolazione mentale.
Infatti, è proprio sulla manipolazione dell’opinione pubblica che si basa l’attuale sistema. La verità è che non siamo obbligati a tenerci un potere dittatoriale, il fascismo del passato è crollato, proprio quando le persone hanno capito cos’era veramente, e potrebbe crollare anche quello di oggi.
Se ogni persona decidesse di liberarsi davvero dal condizionamento e lavorasse in tal senso, il sistema potrebbe crollare come un castello di carte.



Copyright 2008 - all rights reserved.

Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale di questo articolo, inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta di Antonella Randazzo. Per la riproduzione integrale o di parti dell'articolo occorre richiedere l'autorizzazione scrivendo all'indirizzo e-mail giadamd@libero.it


NOTE

1) Nieto Clara, “Gringos. Cento anni d'imperialismo in America Latina”, Nuovi Mondi Media, Bologna 2005, p. 285.
2) http://www.youtube.com/watch?v=T4qXEmbKDb0
Il video che riprende la trasmissione del golpe potete vederlo su:
http://www.youtube.com/watch?v=Sxfl-IAqIU4
3) Discorso di George Bush a Washington D.C. (The National Cathedral) il 14 settembre del 2001.
4) http://www.peacereporter.it/dettaglio_articolo.php?idart=8675

20 commenti:

manuel vatta ha detto...

Ok ma ad esempio invece che andare al g8 a genova come dei sprovveduti a farsi vedere che si protesta contro la globalizzazione non sarebbe meglio incominciare a non fumare piû le marlboro e a boicottare certi altri prodotti, ad esempio usando un sitema operativo open source tipo linux per il computer diverso da win o osx, favorire lo scambio di merci accettando misure del valore alternative all'euro, si possono fare molte più cose a casa che in piazza, questo è sicuro. Perchè si ha un bel dire di combattere la globalizzazione e poi via fatto il pieno dal benzinaio tutti in auto a Genova, una telefonatina con il cellulare, i jeans 501...Gandhi nella sua lotta rinunciò ad ogni comodità e ad ogni superficialità, i vestiti che indossava se li faceva lui stesso, praticava il digiuno, la disobbedienza civile contro gli opressori britannici e la non violenza...per fare certe cose bisogna avere gli attributi, se no si fa una brutta fine.

E ancora su Allende siamo sicuri che poi non sarebbe finita come a Cuba, con Fidel che rinnega molti compagni che l'aiutarono nella lotta e spedendo i figli a studiare negli Stati Uniti d'America mentre il popolo, el pueblo unido jamas sera vencido, a far la fame con le pezze al sedere?
Ma poi dico io solo un pazzo prende in mano il potere e comincia a statalizzare delle compagnie private, avevo sentito che perfino fabbriche della Ford vennero incluse nel processo di nazionalizzazione, insomma se io fossi stato Ford ai tempi mi sarebbero girate...

Vorrei chiedere a tutti un grande sforzo per mistificare la parola "democrazia" che non è la miglior forma di governo che ci possa essere in quanto è la dittatura del numero, per la quale se su 100 persone 51 decidono che 2+2 è uguale a 5 da quel momento 2+2 sarà uguale a 5, persino Pericle ricordato nella storia come il fautore nell'arco del suo governo del più alto grado di democrazia nell'antica Atene ostracizzava i suoi nemici, e allora basta con Allende, Nixon, Berlusconi, gli Stegocrati, armiamo le nostre coscienze e liberiamoci da quelle catene che ci rendono schiavi perchè potranno prendermi tutte le impronte che vogliono ma tramite il mio telefonino, e la navigazione in internet possono sapere più cose di me e tenermi sotto controllo meglio che non leggendomi la mano.

Tanti saluti a tutti.

Cervo ha detto...

Antonella, mi sa che il Fascismo è finito perchè la guerra ha preso una bruttissima piega e non perchè "le persone hanno capito cos’era veramente".

Insomma, senza voler cadere nell'estremo opposto di mitizzare il contributo altrui alla Storia e attribuire una superiorità morale a chi non ce l'ha, il fascismo è stato sconfitto perchè a qualcuno (gli Alleati) non faceva comodo che ci fosse e perchè quel qualcuno picchiava più forte.

Altro che comprensione del mondo e risveglio delle coscienze etc.

Antonella Randazzo ha detto...

Certo è vero che gli "Alleati" hanno vinto la guerra, ma è anche vero che gli italiani, a causa della guerra, avevano capito cos'era veramente il fascismo (vedi quello che accadde in piazzale Loreto o le sollevazioni popolari contro la guerra e il fascismo).
Purtroppo il dubbio che sollevi è legittimo. La domanda è: possono i popoli che capiscono gli intrallazzi del potere liberarsi veramente, o sono costretti a cadere in altre trappole?
Sta di fatto che quando il controllo mediatico e finanziario non è più efficace, l'intero sistema crolla perché non possono uccidere o arrestare tutti.
E' per questo che io punto ad acquisire una totale consapevolezza del controllo mediatico, che è spesso veramente assai sottile. Pensate a come Travaglio è diventato il paladino di molti che sostengono le stesse cose che sosteniamo noi, e a come risulta difficile portare alla coscienza che lui ha spazio mediatico eppure non dice le cose fondamentali che le persone dovrebbero sapere (pur guadagnando la fiducia dicendo diverse verità). Dunque in via di logica è ovvio che anche lui è complice del sistema, eppure molti non ci credono.
Nel video
http://www.youtube.com/watch?v=8iH5sBhiXKY&feature=related
si dice:
"Qualunque idea per diventare pubblica ha bisogno dei mezzi di informazione. Se domani a "Porta a Porta" venisse diffusa l’idea del Signoraggio come truffa della Banca Centrale, il giorno successivo tutti gli italiani ci crederebbero. Ma siccome a "Porta a Porta" non la faranno mai passare perché "Porta a Porta", come tutti i mezzi di informazione sono sotto il controllo delle banche, e se per combinazione una banca scopre che uno tira fuori un’idea sballata, per loro, di questo genere, hanno mille modi, se è un imprenditore gli chiude il “filo” (cioè non lo finanziano più)".

Chi va in TV ha la responsabilità di dire tutta la verità ai cittadini, e se ciò non avviene è perché le persone "ospitate" o sono complici o sanno che devono limitarsi dal dire le cose per non essere "sbattuti fuori" dal clan mediatico.
Questo per dire che il controllo dei media è oggi pressoché totale e molti italiani nemmeno se ne accorgono. Su questo si basa il fascismo di oggi.

Cervo ha detto...

Ho guardato quel video è riflettendoci ho capito che non devo separare cattivi e buoni, male e bene, brutto e bello, oscuro e luminoso, poichè fanno tutti parte di un'unica esistenza. L'una conferma l'esistenza e la natura dell'altra.

Perciò penso che il Il Grasso Banchiere(C) vada accettato nella sua natura perchè conferma la mia e anche la tua esistenza, Antonella.

Non dobbiamo combatterlo! Non dobbiamo pensarlo come un nemico! Dobbiamo accettarlo come una parte del tutto.

Spero di aver capito bene.

Tra l'altro il video aveva delle musiche molto belle. Non le solite che si sentono nei media mainstream che sono dominati dalla cultura di massa tipo Porta a Porta.

Antonella Randazzo ha detto...

Facciamo tutti parte di un'unica realtà, per questo non dobbiamo avere nemici (non dimentichiamo che avere nemici è l'idea base di ogni guerra), tuttavia non dobbiamo stancarci di smascherare i criminali (che organizzano guerre, costringono milioni di persone a morire di fame, ecc.) e di fare ogni cosa possibile perché i loro crimini siano conosciuti a tutti.
E' il primo passo per poterli privare di ogni potere.

Alberto ha detto...

Vorrei dire qualcosa, non solo per il piacere della comunione d’intenti.
Tre parole, tre entità: la mente, le catene, il cuore. In che rapporto sono tra loro?
A noi cristiani hanno insegnato fin da piccoli che siamo affetti, o meglio dire afflitti dal peccato originale, che altro non è che quella famosa piccola mela, o grande mela che desideriamo tanto gustare, frutto dell’albero della conoscenza.
Non è una condanna del sapere, ma del cattivo uso che se ne fa, quasi inevitabilmente. Ci illudiamo che la conoscenza sia la premessa sufficiente per la consapevolezza, la cui latitanza vediamo come responsabile di tutti i mali. Invece la consapevolezza è altrove, è nel cuore, è l’essenza della vita, non della ragione.
E qui veniamo alle ultime parole di Salvador Allende, parole che pure sono impresse nel cuore di tutti noi, ma che contengono il germe dell’inganno, l’inganno della ragione, tanto abilmente usato da “loro” per stringerci addosso le catene immateriali della mente, per soffocare la vita che è in tutti noi. Allende è morto da eroe della speranza, questo merito e questo onore farà per sempre parte della sua memoria. Ma mi chiedo che ne è del cittadino americano oggi, che non può non sapere di essere stato il mandante di quegli ignobili crimini contro l’umanità. Chi è lo schiavo e chi invece è morto libero? E noi italiani non siamo molto diversi, e probabilmente oggi anche gli stessi cileni e quasi tutta l’umanità vive incatenata al proprio ego, dibattendosi freneticamente senza saper trovare la pace del cuore. Le antiche catene materiali che facevano l’uomo schiavo di altri uomini sono oggi le catene della mente che lo fanno schiavo di se stesso. Certo gli stegocrati hanno i mezzi per manipolare la mente delle masse, ma chi ha concesso loro la libertà di nuocere, chi ogni giorno continua a lasciargli carta bianca, per scriverci sopra inganni sempre nuovi, veri contratti di morte? Basta una frazione delle capacità della mente per aprire gli occhi, ma il grosso di queste capacità lo utilizzano ancora tutti, noi compresi, per rinforzare le nostre stesse catene, nel vano tentativo di renderle belle, nell’inganno di trovarvi la felicità futura, inseguendo desideri sempre nuovi. Ma la vera consapevolezza può essere solo al presente, nell’attimo che diventa eterno.
E’ chiaro che sono sotto l’influsso del Maestro Osho, che tento maldestramente di rendere il senso del paradosso unico di questa nostra realtà, che in realtà non è propriamente nostra, non ci appartiene veramente, ma la interpretiamo in mille modi, giorno dopo giorno.
Tornando al tema di Antonella, quali sono i nostri contro-messaggi? Tanto più sono contradditori, e il trionfo dei tanti paradossi spinge a renderli tali, tanto più dimostrano che l’inganno della mente vince ancora, e noi perdiamo. Se siamo qui è perché Antonella ci da una mano.

Concludo con un pensierino che “mi viene in mente”, dai risvolti pratici niente male: sul cancello di una bella villa con parco ho letto ieri un cartello dorato “Proprietà privata, vietato l’ingresso (art. xxx codice penale)”. Non è solo cattivo gusto, c’è tutta la nostra “civiltà” dell’ego, senza il predominio del quale non esisterebbe il concetto di proprietà, tantomeno privata, o peggio ereditaria. L’invidia è la conferma del desiderio, che sta alla radice del problema. Non c’è più alcun ragionevole dubbio che nell’era degli stegocrati la proprietà privata sia un furto, come non si può dubitare che il trionfo dell’attuale sistema economico sia fondato sul desiderio, il motore del consumo fine a se stesso, e che l’alienazione da sé sia diventata la costante dell’esistenza umana. Ma allora tutto torna, la vera “ragione” è proprio quella di Osho, o qualunque altra che spiega le stesse cose, quelle di sempre.
Alberto

Cervo ha detto...

Alberto,
ma facendo a meno di desiderare di entrare in quella villa, non cessa forse il cartello “Proprietà privata, vietato l’ingresso (art. xxx codice penale)” di avere alcun valore?

Sei tu che hai il sommo potere di cambiare il mondo che ti circonda cambiando la tua mente. E questo ti rende simile a Dio. E' la manifestazione della tua connessione con tutte le cose esistenti.

"L’invidia è la conferma del desiderio, che sta alla radice del problema."

Infatti se una persona non è invidiosa e non desidera la villa altrui che l'accesso a quella villa sia consentito o vietato è irrilavante. Allo stesso tempo quella persona si riappropria di se, della propria mente e delle proprie risorse interiori.

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella,
volevo iniziare dicendo ad Alberto che
il peccato originale non è altro che un atto deliberato di disobbedienza nei confronti di Dio.
Possiamo,infatti,notare come l'unico divieto dato ad Adamo sia quello relativo all'albero della conoscenza, albero che serviva per dimostrare la -volontaria- sottomissione delle creature rispetto al loro Creatore.
Adamo essendo una creatura -perfetta- era dotato di piena conoscenza.

Per quel che riguarda l'articolo,
sia il Cile che Genova ci dicono chiaramente una cosa:quando il potere si sente minacciato usa qualsiasi mezzo per riportare le cose sotto il proprio controllo.

Vorrei tornare un attimo alla questione Travaglio,nemmeno lontanamente paragonabile a Chomsky..vanno pur riconosciuti dei meriti al linguista americano,purtroppo il vero problema di queste stars alternative è quello di non permettere alle persone che li seguono di pensare in maniera autonoma.
La persona sostituisce,semplicemente, la divinità,l'ideologia,il partito,la merce, il vip con uno di questi personaggi,risultando ancora una volta incapace di sviluppare pienamente il proprio io.

Alberto ha detto...

Cervo, è vero, è quello che intendevo. Il problema individuale possiamo risolverlo da noi, anche domani. Non credo sia facile, ma si può fare.
Resta il problema sociale, fino a che questa conquista dello spirito non sarà alla portata delle masse, fino a che gli stegocrati non avranno più clienti, o vittime da corrompere.
Nel frattempo possiamo agire su due fronti, quello personale e quello politico, o sociale.
La moneta per esempio è un oggetto intrinsecamente sociale, dobbiamo denunciarne la mistificazione privata, incredibilmente accettata come fossimo tutti deficienti.
A proposito, anche il Maestro Osho predica la necessità di vivere tutte le dimensioni, per raggiungere la consapevolezza piena.
Alberto

Ermanno ha detto...

Gentile professoressa, non è che la regola de "l'uno e l'altro" vale anche in contesti come quello cileno da lei citato ?
Mi risulta che Salvador Allende ed Augut Pinochet fossero entrambi massoni, il che significherebbe che erano affiliati ad una "controchiesa" che non ammette deroghe all'obbedienza da parte degli adepti; perciò sarebbero concertate in modo sinergico situazioni che a noi profani vengono spacciate per conflittuali;
allego un link nel quale si tratta della status di massone di Allende, mentre per Pinochet penso non ci sia bisogno di attestazioni:

http://www.zen-it.com/mason/stor&soc/Allende.htm

Cordialmente
Ermanno

P.S. Lei ha mai visto una foto del cadavere di Allende che ne documenti la morte ?

rocco ha detto...

Chissà, aspettare un cugino di Gesù per affermare meglio il suo messaggio d'amore universale?
Chi crede nell'amore sa che non è il contrario della guerra perchè non ha contrari il bene, la cosa esclude l'altra non gli è complementare e con questo mi aggancio anche alle finte missioni di pace dell'Italia e di altri paesi.
La gente però sente di essere impotente come quando vede le persone morire senza poter far altro che una preghiera. Almeno gli apostoli avevano il potere di esorcizzare e ammonire se non punire i potenti oggi non abbiamo nessuno, gli ultimi veri grandi apostoli come padre/san Pio e Maria Teresa di Calcutta sono morti anni fa, i papi si limitanno a piccole frasi diplomatiche, accettano Bush e non il dalai lama, non si recheranno mai in Iraq per paura di perdere la vita in missione mentre ci mandano i missionari quelli con la vocazione come fanno i generali con i loro soldati.
Un missionario diventerà mai un papa?
Al di là del bene e del male c'è l'amore e la sua eternità.
Cosa fare per il quotidiano?
Ripetiamo ogni giorno che possiamo farcela all'americana, we can, crediamoci prima noi senza piangerci addosso, ormai il tempo dei lamenti è passato, è ora di vivere la nostra vita nonostante tutto e tutti, il tempo della fine non lo conosce nessuno, buon voyage. Apprezzo quello che dite come gli spunti di Antonella, grazie a tutti.

Antonella Randazzo ha detto...

Riguardo alla questione posta da Ermanno occorre dire che all'epoca non era possibile avere ruoli politici nel Sud America se non si era iscritti alla massoneria, dunque tutti erano iscritti.
Dire che Allende poteva essere come Pinochet mi sembra smentito dai fatti, basti pensare alle sue lotte a favore dei bambini poveri (per sfamarli e curarli) e ad altre leggi e riforme che fece o voleva fare per migliorare le condizioni dei più deboli.
Credo che in questo caso le differenze siano lampanti, per questo subì un trattamento così crudele. Sulla sua morte ho molti dubbi e credo che non esistano documenti che certifichino come sia andata. Credo di aver visto una foto di persone che portavano il suo corpo coperto. Se avete altre notizie o immagini segnalate pure.

rocco ha detto...

Ho trovato questo articolo interessante su Allende:
“L’Archivio Mitrokhin.Una storia globale della guerra fredda da Cuba al Medio Oriente” (Rizzoli ,pagg.608,euro 26)”,uscito quasi simultaneamente in Italia ,Usa e Gran Bretagna,contiene rivelazioni sorprendenti sulle attività svolte dallo spionaggio sovietico nel Cile governato da Salvador Allende. Nei documenti sono anche spiegati nei minimi dettagli i contatti consolidati del KGB con il presidente cileno, che fu il più importante contatto del KGB in Sud America. fu il primo marxista a conquistare il poter attraverso le elezioni. Da quel momento in poi il Kgb mantenne dei contatti regolari con Allende attraverso un suo funzionario Svyatoslav Kuznetzov, appositamente istruito per “esercitare un influenza favorevole all’Unione Sovietica sulla politica del governo cileno”.
Il funzionario del KGB e Allende si incontravano regolarmente. Nel 1971, su ordine del Politburo, fu versata al presidente cileno la somma di 30.000 dollari. Il file del Kgb su Allende parla di “necessità di riorganizzare l’esercito cileno e i servizi di intelligence, e di instaurare stabili relazioni fra le intelligence cilena e sovietica. Queste interessanti rivelazioni si incrociano, in questi giorni, con nuove informazioni sconcertanti sulla morte di Salvador Allende. Il presidente forse non è morto suicida durante l’assedio al palazzo de La Moneda. Fonti accreditate e documentate sostengono che Allende venne assassinato da un agente cubano incaricato della sua protezione.
L’agente segreto cubano Patricio de la Guardia, aspettò che sedesse alla sua scrivania e gli sparò una raffica di mitragliatrice alla testa. Patricio, subito dopo, posò sopra il corpo di Allende un fucile per far credere che lo avesse ucciso un soldato nemico. L’agente segreto fece ritorno al primo piano dell’edificio dove lo aspettavano gli altri cubani e insieme a loro lasciarono il palazzo della Moneda per rifugiarsi nella vicina Ambasciata Cubana. Questa tesi contraddice le due precedenti versioni sulla fine di Salvator Allende fatte circolare sia da Fidel Castro (eroica morte in combattimento), sia dalla giunta militare cilena (suicidio). Tutto sommato è una tesi credibile, se si pensa che proviene da due vecchi membri dell’organismo segreto cubano oggi esiliati in Europa.
In un libro appena pubblicato in Francia, “Cuba Nostra – Les secrets d’Etat de Fidel Castro” (Edizioni Plon, Parigi), Alain Ammar illustra questa intrigante teoria. E inoltre rivela gli oscuri retroscena sulla morte del Presidente cileno
Alain Ammar è un giornalista specializzato in affari cubani e conosce molto bene l’America Latina, al punto che è riuscito a mettere insieme le dichiarazioni di Juan Vives e Daniel Alarcón Ramírez, due ex funzionari dei servizi segreti cubani. Juan Vives, esiliato dal 1979, è un ex agente segreto della dittatura ed è nipote di Osvaldo Dorticós Torrado, il presidente cubano fantoccio che regnò (si fa per dire) dal 1959 al 1976 e che fu “suicidato” in circostanze misteriose nel 1983. Vives dice di aver sentito dallo stesso Patricio de la Guardia la sconvolgente confessione sull’assassinio di Allende e pare che il racconto sia stato fatto nel novembre del 1973, in un bar dell’Hotel Habana Libre, dove si riunivano alcuni membri degli organi di sicurezza di Stato. Vives per molto tempo ha tenuto per sé la notizia perché, come lui stesso dice, “era pericoloso renderla pubblica” e poi non c’erano altri responsabili cubani in esilio che potevano confermare quella versione dei fatti. Quando Vives ha saputo che Daniel Alarcón Ramírez, detto “Benigno”, uno dei tre sopravvissuti alla guerriglia di Ernesto Che Guevara in Bolivia, si trovava anche lui esiliato in Europa, ha pensato bene di parlare.
Nel libro di Alain Ammar, “Benigno” conferma in toto il racconto di Vives. Tutti e due conobbero Salvador Allende e la sua famiglia, vissero in Cile durante il governo del presidente socialista e ascoltarono in momenti diversi la confessione di Patricio de la Guardia al suo ritorno all’Avana.
Il libro di Ammar descrive con precisione gli ultimi mesi del governo di Unità Popolare e soprattutto mostra il grado di controllo diretto che Fidel Castro era riuscito a instaurare mediante le spie della DGI (un servizio segreto cubano) sul Presidente Allende, i suoi ministri e i collaboratori più intimi. Di fatto la cosiddetta “via cilena al socialismo” era stata modificata in “via cilena al castrismo”, al punto che all’interno del governo di Allende esistevano voci che criticavano questa brutale ingerenza. “Mesi prima della sua morte, Salvador Allende era stato già strumentalizzato da Fidel Castro”, spiega Juan Vives, “però Allende non era l’uomo che L’Avana voleva tenere al potere a Santiago. Castro e Piñeiro (braccio destro di Castro in tutte le operazioni di spionaggio in America Latina e morto recentemente a Cuba di infarto) preparavano la successione forzata alle spalle dello stesso presidente Allende”. Il controllo sul capo di stato cileno era diventato maggiormente pressante dopo il primo tentativo di colpo di stato militare (29 giugno 1973), meglio conosciuto come il “tancazo”. Quando L’Avana seppe che i cileni vicini al Presidente erano spaventati, Fidel Castro fece sapere ad Allende che non poteva in nessun caso arrendersi, né chiedere asilo in un’ambasciata. “Se lui doveva morire, doveva farlo da eroe. Qualunque altra fine vigliacca o poco valorosa sarebbe stata pericolosa per la lotta in America Latina”, ricorda Juan Vives. Per questo Fidel Castro ordinò a Patricio de la Guardia di eliminare Allende non appena il Presidente avesse dato segni di cedimento al terrore. Poco dopo i primi attacchi alla Moneda, Allende stesso aveva detto a Patricio de la Guardia che voleva chiedere asilo politico all’ambasciata svedese. Purtroppo lo aveva confidato anche al suo addetto stampa Augusto Olivares, detto “el perro”, uomo corrotto al soldo dei servizi segreti cubani. “Olivares trasmetteva tutti i progetti di Allende a Piñeiro che a sua volta informava Fidel”, dichiara Juan Vives. Un altro guardaspalle di Allende di nome Augustín venne fucilato dai cubani negli ultimi momenti drammatici dell’attacco alla Moneda, secondo la dichiarazione resa da “Benigno” all’autore del libro. Il presidente cileno venne giustiziato da Patricio de la Guardia in persona che lo afferrò mentre stava scappando, lo mise a sedere con forza e disse: “Un presidente muore al suo posto!”. I colpi di mitraglietta partirono subito dopo, inesorabili.
Questa versione dell’assassinio di Allende non è nuova, ma secondo fonti della destra cilena il presidente venne ucciso dalla sua guardia personale perché voleva arrendersi. Alain Ammar dice: “Questa ipotesi venne accantonata subito perché non conveniva a nessuno: né ai collaboratori di Allende, né alla sinistra cilena, né ai suoi amici stranieri, né ai militari, né soprattutto a Fidel Castro”. La ricostruzione fatta da Alain Ammar e confortata dalle testimonianze di Juan Vives e Daniel Alarcón Ramírez potrà essere rinforzata in futuro dalle testimonianze di altri funzionari cubani che si trovano adesso fuori di Cuba. Secondo Alain Ammar, Patricio de la Guardia, condannato a trenta anni di carcere durante il vergognoso processo al generale Arnaldo Ochoa Sánchez, e oggi in libertà vigilata, avrebbe depositato un documento importante in una banca di Panama. Questo scritto è la sua assicurazione sulla vita perché racconta, tra le altre cose, l’assassino di Allende da lui eseguito per ordine di Fidel Castro. Questo documento segreto sarà reso pubblico solo in caso di morte di Patricio de la Guardia. Per via di questa minaccia, Fidel Castro fece fucilare il generale Ochoa e Tony de la Guardia, ma risparmiò Patricio.

Antonella Randazzo ha detto...

Sinceramente non credo a questa ipotesi, secondo me le cose sono molto più semplici: al nuovo regime faceva più comodo un Allende morto che vivo e di conseguenza fece.

AngelaCorrias ha detto...

Il momento della presa di potere di Allende in Cile è stato un colpo durissimo per gli Stati Uniti. Il periodo tra l'inizio del suo coinvolgimento in politica e la sua ascesa al potere è strettamente collegato ad alcuni tra i momenti più "caldi" della guerra fredda. Le tensioni tra le due superpotenze riguardo gli armamenti nucleari stavano attraversando una escalation preoccupante e gli Stati Uniti non si potevano assolutamente permettere "un'altra Cuba."
Alle votazioni Allende non ha raggiunto la maggioranza assoluta quindi spettava al Congresso nominare il Presidente scegliendolo tra i due candidati che avevano ricevuto più voti. Nonostante i vari tentativi della CIA di corrompere i membri del Congresso, Allende viene eletto lo stesso.
Innanzitutto ha trovato una situazione economica di estremo disagio e, come se non bastasse, tutti i suoi tentativi di migliorare le finanze del Paese sono state sabotate dagli Stati Uniti in quanto tutti i Paesi creditori erano direttamente o indirettamente collegati agli USA e il Cile veniva dipinto come uno Stato non degno di fiducia. La pressione economica e diplomatica esercitata dagli USA contro il governo di Allende mirava a far isolare il Cile nell'ambito delle relazioni internazionali e a farlo crollare. Gli Stati Uniti erano preoccupati dell'espansione del comunismo e la loro strategia del contenimento non guardava in faccia nessuno, incurante del fatto che a fare le spese di questa politica senza scrupoli erano le classi sociali più deboli. Ovviamente avevano paura che il Cile si avvicinasse all'Unione Sovietica, e quello che preoccupava di più era il fatto che il Cile non fosse solo un'isola, ma un importante pezzo del continente, e per di più nello stesso emisfero e vicino di casa con gli Stati Uniti. Era un affronto che né Nixon né Kissinger potevano accettare. Dopo aver provato tutte le strade diplomatiche possibili, l'unica via era il colpo di stato violento. E tutti sappiamo che non si sono fermati neanche qui. Ci sono interessanti testimonianze di ex-ufficiali della Cia che affermano con la più fredda disinvoltura che quando si devono raggiungere obiettivi politici tutti i mezzi sono accettabili. Oppure l'intervista fatta da John Pilger al Maggiore Joseph Blair, istruttore della Scuola delle Americhe in Georgia, che serviva ad allenare paramilitari anche dell'America Latina e prepararli ad azioni di forza.
Il punto di forza delle argomentazioni americane era di evitare che il Cile cadesse nelle mani di un dittatore spietato che si nascondeva dietro il linguaggio della democrazia. E la soluzione che la superpotenza occidentale ha trovato è stata una delle più sanguinarie dittature della storia moderna.
Antonella, mi sto laureando in relazioni internazionali a Londra e ho scritto un essay proprio sul coinvolgimento degli Stati Uniti nel golpe in Cile. Se ti interessa l'argomento ti posso suggerire testi molto interessanti.

Antonella Randazzo ha detto...

Certo che mi interessa, segnala pure i libri e i materiali che hai trovato interessanti per capire l'evento, grazie.

Ulisse ha detto...

Carmelo Bene a proposito del potere

http://it.youtube.com/watch?v=cl0lnBErXLg&feature=related

Roberto ha detto...

11 Settembre 1973 colpo di stato in Cile orchestrato e diretto dalla CIA.

11 Settembre 1991 per la prima volta in pubblico un presidente americano (Bush Senior) parla di un Nuovo Ordine Mondiale che certamente verrà realizzato (http://www.youtube.com/watch?v=cA4iH8SsNQM).

11 Settembre 2001 ....

Coincidenze?

AngelaCorrias ha detto...

Ciao Antonella, sull'argomento sono stati scritti molti articoli anche all'epoca, già si aveva il sospetto che gli Stati Uniti avessero organizzato il golpe ma non si avevano i mezzi per provarli. Infatti già in un articolo del 1974 Elizabeth Farnsworth ammette che non era possibile l'esatta sequenza degli eventi e che ci sarebbero voluti anni per capire. Poi la Casa Bianca di Clinton ha reso pubblici i file segreti concernenti il golpe ed è uscito un libro che credo sia l'opera più completa al riguardo, di Peter Kornbluh "The Pinochet File: A Declassified Dossier On Atrocity And Accountability." Utilissimo a capire la situazione economica del Cile allora e il blocco economico e diplomatico che gli USA hanno fatto attorno al Cile di Allende è il libro di James Petras e Morris Morley "How Allende Fell. A Study in U.S.-Chilean Relations" in cui anche se scritto nel 1974, gli autori hanno dato la responsabilità del golpe agli USA, anche se non sul piano militare, era troppo presto per quello. Ci sono poi molti articoli sulla rivista accademica Foreign Affairs, tipo Farnsworth, Elizabeth, “Chile: What Was The U.S. Role? More Than Admitted”, Foreign Policy, No. 16, Autumn 1974, oppure Sigmund, Paul E., “The ‘Invisible Blockade’ and the Overthrow of Allende”, Foreign Affairs, Vol. 52, No. 2, January 1974. Per le interviste poi John Pilger ha dedicato all'argomento molto spazio nella sua "War on Democracy" disponibile in DVD, è un'opera molto affascinante, dove sono trattati molti interventi degli USA, non solo in Cile ma in tutto il mondo. Spero di essere stata esauriente e che troverai queste fonti interessanti!

Antonella Randazzo ha detto...

Grazie Angela, le tue fonti mi sembrano davvero molto interessanti!