mercoledì

I RUOLI SESSUALI E L'EQUILIBRIO PSICHICO - PARTE SECONDA - Gli uomini-bambini e il crimine di Genere

Di Antonella Randazzo


Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) oggi la violenza di Genere, o la violenza contro le donne, è nel mondo uno dei problemi più gravi di salute pubblica e di diritti umani violati.
La violenza subita dalle donne ad opera degli uomini può essere di tipo sessuale, psicologica, fisica, verbale ed economica. La violenza subita dal partner viene chiamata anche "violenza domestica".
I nostri media si occupano spesso del problema del burka per le donne musulmane o delle discriminazioni praticate dall'Islam, ma difficilmente affrontano il problema delle violenze che le donne italiane subiscono ad opera dei loro compagni o mariti. Eppure il fenomeno è assai più esteso rispetto alle statistiche ufficiali, che di solito si basano sulle denunce (molte tengono il problema nascosto). Si tratta di un problema che interessa tutti i livelli socio-economici e tutti i paesi del mondo. In molti paesi il problema non è considerato adeguatamente dalla legislazione. Ad esempio, in 33 Stati degli USA il reato di stupro da parte del marito è stato depenalizzato, e in cinque Stati anche il convivente può impunemente stuprare la compagna. Addirittura nel Delaware, la depenalizzazione riguarda anche chiunque abbia avuto almeno un rapporto sessuale consenziente nell’anno prima rispetto al reato. Le violenze contro le donne, commesse da partner di sesso maschile, hanno dimensioni incredibili. Negli Stati Uniti, ogni anno 700.000 donne vengono violentate o aggredite, mentre in Francia almeno 50.000 donne subiscono violenza di tipo sessuale, e la maggior parte di esse non sporge alcuna denuncia.
Secondo un rapporto del 2005 del Consiglio d’Europa, la violenza familiare sarebbe, per le donne tra i 16 e i 44 anni, in Europa, la prima causa di morte, prima degli incidenti stradali e del cancro. Persino in Svezia i dati sulla violenza femminile sono molto alti, addirittura ogni dieci giorni una donna viene uccisa.
Secondo le statistiche dell’Istat, in Italia c'è un livello altissimo di violenza contro le donne. I comportamenti di minaccia o persecutori di ex partner riguarderebbero oltre due milioni di donne. Negli ultimi 12 mesi, oltre un milione e mezzo di donne sono state vittime di violenza sessuale o fisica.
Nel 2005 le donne uccise dagli ex partner sono state 134, e 112 nel 2006. Nel 2006, in Italia, ci sono stati 74.000 stupri, il 6,6% dei quali ha riguardato minorenni. Nei primi sei mesi del 2007 sono state uccise 62 donne, 141 sono state vittime di un tentato omicidio, 1805 hanno subito abusi sessuali, mentre 10.383 sono state picchiate violentemente (botte, pugni, ossa rotte, ecc.). Le vittime hanno generalmente un'età che va dai 25 ai 45 anni, sono persone laureate e diplomate, e svolgono anche attività prestigiose. Dalle statistiche risulta che negli ultimi anni i fenomeni di violenza sulle donne sono addirittura raddoppiati, e questo ci deve portare a ritenere il problema molto attuale. Ovviamente, gli aguzzini non sono in grado di riconoscere nella donna una persona da rispettare, dotata di autonomia e dignità, e questo risulta in stridente contrasto con l'apparente egualitarismo della nostra società.

Ai nostri media piace mostrare che nei casi di maltrattamento o di violenza sulle donne i carnefici siano immigrati, magari rumeni o albanesi. Ma si da' il caso che anche in molti casi in cui la vittima è straniera, i responsabili sono spesso uomini italiani. Ad esempio, in Emilia Romagna, nel 2003, il 74,45% delle donne extracomunitarie che sono andate nei centri antiviolenza erano state maltrattate da uomini italiani.

La domanda è: cosa induce gli uomini a creare una situazione così altamente distruttiva?
Secondo molti studiosi si tratta della difficoltà dell'uomo a riconoscere nella donna un essere umano "altro da lui". Ovvero a riconoscere che la donna non è una sua proiezione o un oggetto che serve a soddisfare i suoi bisogni. La base per un vero rapporto è il riconoscere la diversità dell'altro, senza volerla cancellare. In questi termini, ci accorgiamo che il problema della violenza di genere ci riguarda tutti, come un aspetto inquietante dovuto a distorsioni proprie della cultura comune. Ciò che ci riguarda da vicino non è tanto l’epilogo più o meno violento di alcune storie che salgono alla cronaca, ma tutto quello che riguarda il rapporto fra i sessi e la relazione uomo/donna. Molte situazioni possono rientrare nella "normalità" perché esuli da forme estreme di violenza, ma tuttavia porre "in nuce" situazioni che possono costituire fattori scatenanti nelle coppie in cui la violenza esplode.
Alcuni uomini credono, vivendo in una società maschilista, che la condizione di "mascolinità" debba conferire loro una certa superiorità verso le persone del sesso opposto. Essi si sentono di avere il diritto di dare ordini non solo ai propri figli ma anche alle mogli, come se esse non avessero alcuna dignità di persone dotate di cervello. Allo stesso tempo questi uomini, per deresponsabilizzarsi nel caso in cui le mogli sollevassero lamentele, cercano di svilire l'essere donna, cercando di mettere in rilievo le debolezze femminili, da cui loro in realtà traggono grandi vantaggi. Questi uomini descrivono le donne come infantili, deboli e talvolta isteriche o "pazze". Anziché considerare gli stati d'animo femminili come dovuti a situazioni emotive o psicologiche, preferiscono inserire nella categoria "donne" ogni scompenso psichico, in modo tale da non dover fare i conti con la realtà, preferendo continuare a trattare la donna come una non-persona.
In altre parole, nell'attuale realtà, come in passato, la donna viene "mercificata" e trattata sulla base delle esigenze maschili. Come negli anni Cinquanta, anche molti uomini di oggi vorrebbero una donna arrendevole, passiva, capace di adattarsi al marito, e priva di proprie idee e opinioni. Ma un vero rapporto uomo-donna non può certo basarsi sull'arrendevolezza del sesso femminile, poiché rinunciare al proprio essere persone sarebbe deleterio per qualsiasi rapporto.
Alcune donne scelgono rapporti inadeguati, con uomini che proiettano in loro aspettative che "cancellano" parte della loro personalità. Esse si sentono di fare questo perché percepiscono la loro femminilità nel vecchio modo, ovvero come dovere di amare sacrificando se stesse. Ma il vero dare se stessi non accetta l'umiliazione, lo sminuirsi o il ricevere un trattamento ingiusto. Ciò, al contrario, è segno di incapacità di amare, basandosi sulla sfiducia e sull'insicurezza piuttosto che, come nel caso del vero amore, sulla capacità di amarsi. Come spiega la Dowling: "Il problema a cui ci si riferisce qui è quello che gli psicologi chiamano 'separazione-individuazione', e ha a che vedere con la capacità o meno dell'individuo - uomo o donna che sia - di sopportare il fatto di essere principalmente e fondamentalmente solo: una persona che si regge sulle proprie gambe, ha le proprie idee e una visione personale della vita. E' la mancanza di separazione-individuazione che manda i matrimoni in frantumi".(9)

Il desiderio di essere uniti in modo simbiotico con un altro essere umano richiama all'infanzia, quando ci si voleva sentire onnipotenti e invulnerabili, e per questo veniva idealizzata l'immagine genitoriale che proteggeva. L'incapacità di crescere e di diventare adulti è propria di molte persone, poiché la crescita richiede lavoro su se stessi, un impegno costante per far maturare le proprie emozioni, e la rinuncia definitiva all'onnipotenza e all'invulnerabilità.
Uomini e donne, seppur in modo diverso, vorrebbero rimanere nell'infanzia, mantenendo quel senso di rassicurazione che ricevevano. Mentre le donne dimostrano ciò attraverso la ricerca di sicurezza affettiva e protezione maschile, gli uomini lo manifestano attraverso comportamenti prevaricanti e prepotenti, che hanno lo scopo di mantenere in loro il senso di potere onnipotente e di forza. In casi estremi, questi uomini vogliono esercitare un controllo assoluto sulla propria donna, come se essa fosse un oggetto di loro proprietà.
Il senso di onnipotenza infantile induce questi uomini a credere di avere un totale potere sulla loro donna, anche quello di toglierle la vita. Alcuni di essi, dopo aver ucciso la donna, non si pentono, ma addirittura ritengono di essere stati vittime. Ad esempio, Mario Mariolini, che costringeva la propria compagna Monica Calò a non mangiare per pesare meno di 40 chili, quando la donna cercò di sottrarsi al rapporto, la uccise. Dopo il delitto dichiarò di non essere in alcun modo responsabile, in quanto "vittima costretta all'atto criminoso".
La storia di Mario e Monica è un esempio limite per capire le esasperazioni possibili in un rapporto di coppia. Mario desiderava soltanto donne scheletriche, e dunque Monica accettò per un certo periodo di tempo di rinunciare a mangiare per diventare anoressica. Ma ad un certo punto la ragazza aveva fame e voleva ritornare a mangiare. La donna, succube dell'uomo, deduce di poter ritornare alla vita normale se riuscirà a liberarsi di Mario, e dunque lo prende a martellate nel sonno, ma lui si salva e lei viene messa agli arresti domiciliari per un anno. Tornata libera, Monica non vuol più saperne di Mario, che invece continua a cercarla in maniera ossessiva. Alla fine Monica decide di incontrarlo, e per sicurezza gli da' appuntamento in un luogo affollato, una spiaggia di Intra, sul lago d'Iseo. Ma questo non servirà a salvarla: Mario la uccide a coltellate, cercando poi di suicidarsi gettandosi nel lago, ma viene salvato. Sarà condannato a trenta anni di carcere.
Quello che emerge da questa tragica storia è la disponibilità iniziale di Monica di rinunciare persino alla salute fisica per assecondare il proprio uomo, svelando così un potenziale autodistruttivo non percepito come tale. Tuttavia, quando ella si rende conto dell'assurdità del suo comportamento cerca aiuto nei genitori, che si rivolgeranno alle forze di polizia. Ma, nonostante i casi di criminalità di Genere siano tutt'altro che rari, le forze di polizia di solito attuano scarsi interventi e dunque, come nel caso di Mario, si tratterà di omicidi annunciati, che offrivano tutti i sintomi per poterli impedire.

In molti di questi casi l'uomo premedita il delitto, come punizione o come suo diritto, in quanto l'oggetto che era in suo possesso adesso non è più controllabile. L’assassino può provare piacere nell'uccidere, poiché vive il delitto come sfogo, oppure come riparazione dovuta al suo orgoglio ferito. Egli vive immerso nel totale egocentrismo, incapace di vero slancio verso gli esseri umani. Si tratta di uomini-bambini, in cui sopravvive il senso di onnipotenza dell'infanzia e il narcisismo, che conferisce loro un'irrinunciabile senso di potere, che esprimono a spese della donna.
Il narcisismo infantile induce queste persone a mettersi al centro del mondo, con arroganza e superficialità, e quando la donna provoca una ferita narcisistica non accettando più di vivere subordinata al suo ego, ecco che esse ritengono doverono renderle la vita un inferno, fino a raggiungere, in alcuni casi, il tragico epilogo.
In questi delitti non è l'amore la causa scatenante, al contrario, è l'incapacità di amare, che induce a vedere l'altro come un oggetto che soddisfa i propri bisogni, e quando non è più soddisfarli può essere distrutto.
Il nostro sistema attuale stimola il narcisismo, il protagonismo e la superficialità, impedendo in vari modi una vera crescita emotiva. L'egocentrismo e il narcisismo spesso nascondono una profonda insicurezza e un senso di impotenza, che stimola il bisogno di controllo. Come spiega la studiosa Nancy Mc Williams: “in ogni narcisista fatuo e grandioso si nasconde un bambino impacciato e vergognoso e in ogni narcisista depresso e autocritico è latente un’immagine grandiosa di ciò che la persona  dovrebbe o potrebbe essere”.(10)  

L'uomo-bambino, che persiste nell'egoismo e nel narcisismo, è incapace di vero amore, e utilizza gli altri come oggetti da usare secondo le proprie esigenze egoiche. Alcuni elementi che rivelano la personalità di un uomo-bambino sono la difficoltà a stare in relazione con l'altro, la mancanza di empatia, la difficoltà a provare sia rimorso che gratitudine, e l’incapacità di chiedere scusa. Il chiedere scusa necessita della capacità di riconoscere l'altro, di preoccuparsi per lui e di ammettere un errore. Ma la personalità dell'uomo-bambino narcisista ed egoico difficilmente riconosce i propri errori, piuttosto li proietta nella donna, attribuendole le cause della sua sofferenza. Queste persone difficilmente si mettono in discussione, poiché fanno fatica a gestire un eventuale conflitto interiore. Esse hanno bisogno di trasferirlo all'esterno, sottraendo energie alle altre persone. La donna viene “deumanizzata” e degradata al livello di un oggetto che soddisfa l'ego. Attraverso di essa l'ego dell'uomo-bambino potrà attuare una "manipolazione onnipotente", che si tradurrà in sfruttamento e maltrattamento.
La donna può all'inizio cedere alle proprie tendenze all'abnegazione, provando addirittura un senso di eccitazione nel perdere autonomia e separatezza. Non si accorge che l'uomo-bambino tende a valorizzare se stesso a spese sue. Sperimenta un senso di fusione, che le risulta piacevole in quanto essa è stata educata a credere che il suo ruolo sessuale preveda uno stretto rapporto con l'uomo, che in cambio dell'abnegazione le offrirà protezione e sicurezza. Ma col passare del tempo, quando il rapporto si fa sempre più asfissiante, la sua personalità ne soffre, ed emergeranno anche problemi di vario genere (maltrattamenti, problemi materiali, ecc.) che spingono la donna a cercare di riprendere se stessa.
L'essere lasciati rappresenta per molti uomini una frustrazione difficile da sopportare. Osserva la psicoterapeuta Marinella Cozzolino: “lasciare il proprio compagno è come dire di avere il 30% di probabilità di essere minacciate, molestate o addirittura uccise da lui. Per gelosia, per rabbia, per paura dell’abbandono, della solitudine, ma anche per vendetta e per punizione”.(11)
Spesso le persecuzioni e le molestie durano anni, allo scopo di riprendere il controllo dell'altro, talvolta minacciando il suicidio o l'omicidio della donna o dei suoi più stretti familiari. Ovviamente, un comportamento del genere allontana ancora di più, e spinge a cercare protezione nella famiglia o nelle istituzioni.
L'attuale sistema così come non valorizza le donne, non prevede nemmeno leggi apposite per proteggerle, anche nei casi più disperati. Fino al 1981, l’art. 587 del codice codice penale Rocco (in vigore dal 1930 e abrogato con la legge n. 442 del 5-8-1981) prevedeva, nei casi di uccisione di una donna da parte di un uomo, una pena molto contenuta, che andava da i tre ai sette anni di carcere. L'articolo diceva: "Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella".
Da notare che per avere una pena così lieve rispetto al reato, bastava attribuire una relazione (anche "clandestina") fra la donna e l'uomo che l'aveva uccisa.
Pur avendo abrogato l'articolo, i nostri legislatori non hanno ancora formulato una legislazione adeguata che protegga efficacemente la donna in caso di persecuzioni, minacce o violenze da parte di un ex marito o compagno.

Spesso gli uomini-bambini sono ben mimetizzati attraverso una maschera di "normalità", e soltanto la donna conosce appieno il loro narcisismo egoistico. I maltrattamenti subiti da donne che vivono con uomini-bambini sono spesso di tipo psicologico. Ad esempio, quando esse cercano di sollevare qualche problema relazionale, vengono convinte a non credere alle loro stesse percezioni, instillando l'angoscia di stare impazzendo o di non essere "normale" (dunque di meritare i maltrattamenti). Le violenze psicologiche sono assai nocive perché mirano ad abbassare ulteriormente l'autostima, dando la percezione di essere prive di valore. Tali violenze servono a far accettare il maltrattamento fisico, che, all'interno della percezione di nullità o colpa, sarà visto come dovuto.
In molti modi gli uomini-bambini possono minare l'equilibrio psichico della loro donna, facendole credere di essere "sbagliata", di inventarsi i problemi o di essere esageratamente ansiosa senza alcun motivo. In realtà queste donne cercano più attenzioni per il loro vero essere, e tentano invano di creare una vera relazione. Ma l'uomo egoico ha imparato sin da piccolo ad essere reattivo, competitivo e aggressivo, e a non cedere alle emozioni più intense, quelle necessarie a vivere una relazione emotivamente coinvolgente. Una relazione in cui l'altro è riconosciuto come persona con sue proprie caratteristiche e dotata di autonomia. Tale relazione è percepita dall'uomo egoico come una minaccia al proprio sé, in quanto egli è incapace di percepire la realtà femminile come avente dignità pari a quella maschile.

Ovviamente, non sempre una situazione di squilibrio di coppia degenera nell'omicidio, più spesso c'è violenza domestica (fisica o psicologica). In alcuni casi le stesse donne non sono in grado di riconoscere la situazione di disagio, sovvertendo psicologicamente la realtà, in quanto essa appare troppo dura da affrontare. Percepiscono che qualcosa non quadra, ma si illudono che tutto sommato le cose possano migliorare. In altri casi la donna è ben cosciente di subire maltrattamenti, ma crede di essere "colpevole" di qualcosa, come fosse una bambina picchiata dal genitore. Purtroppo molte donne che subiscono maltrattamenti si ostinano a proteggere il proprio uomo, permettendogli di mantenere la maschera di "normalità".
I rapporti che sfociano nel delitto, di solito si basano su un'insana dipendenza, che impedisce la creazione di un vero legame empatico.
Come spiega il pedagogista Valerio Sgalambro: "la dipendenza inizia dove finisce la capacità di vivere il rapporto come flusso e riflusso, movimento eterno tra separatezza e fusionalità. Quando l’altro non è più libero di 'essere', ma è costretto ad assumere un ruolo od una funzione-finzione, l’amore non è più moto d’animo, ma compensazione di qualcosa che supplisce i nostri vuoti, le nostre paure, i nostri bisogni".(12)

Ovviamente, non tutti i rapporti non equilibrati conducono a situazioni di grave violenza, tuttavia è molto comune che nelle coppie non si instauri un legame costruttivo, che conduca entrambi i sessi ad arricchire la propria esistenza. Secondo la scrittrice Gloria Steinem gli uomini non vengono abituati a vivere adeguatamente le loro emozioni e di conseguenza avranno difficoltà a rapportarsi all'altro sesso: "Sono gli uomini con un'autostima debole a creare i maggiori problemi alle donne... (essi sono) incapaci di avvicinarsi ai sentimenti e ai pensieri dell'altro, per una sorta di anestesia affettiva che molto spesso gli impedisce di percepire le loro stesse emozioni (e genera) l'incapacità di relazionarsi con le donne su un piano di eguaglianza".(13)

Per concludere, vale la pena soffermarsi a riflettere sulla tendenza maschile a considerare la donna meno di ciò che è, e sulla tendenza femminile a considerare l'uomo più di quello che è. Abbiamo visto come queste distorsioni possono produrre problemi più o meno gravi, impedendo un rapporto costruttivo fra i sessi.
In un sistema basato sulla legge del più forte occorre chiedersi quanto sia importante costruire rapporti equilibrati, basati sull'uguaglianza, all'interno del proprio nucleo familiare.
Occorre tener presente che un sistema in cui domina un ristretto gruppo di persone è possibile soltanto in un assetto in cui gli esseri umani sono prigionieri delle loro stesse paure, che generano sfiducia e desiderio di potere ingiusto. All'interno di tale sistema non bisogna trascurare la difficoltà di tutti (uomini e donne) a raggiungere un adeguato equilibrio e a mantenere alta l'autostima e la sicurezza in se stessi.
Secondo la scrittrice Gloria Steinem, senza una forte autostima non è possibile avere alcuna democrazia: "L'autostima (è) il prerequisito della democrazia, e soprattutto di quell'uguaglianza sociale che ne è un fondamentale aspetto... lo sviluppo economico scorporato dal concetto di autostima è destinato a sfociare... in una nuova forma di colonialismo: in altri termini in uno sviluppo gestito dall'alto, dove ciò che ha sviluppo non coincide con gli orientamenti culturali della popolazione, ma va a scapito della persona... La finalità di una famiglia sana (deve essere quella) di creare cittadini del mondo, che abbiano una dose di fiducia in se stessi tale da consentirgli di trattare gli altri in modo paritario: non peggio, come propone il modello 'maschile' e colonialista; non meglio, come propone invece il modello 'femminile' e colonizzato, ma allo stesso modo".(14)

Sarebbe un paradosso pretendere che una società basata su rapporti diseguali possa dare vita ad una democrazia, che per la sua stessa essenza esige l'eguaglianza. Gli stegocrati sanno che la diseguaglianza è la base di ogni sistema tirannico (che per sua natura richiede la prevaricazione e l'ingiustizia), per questo nelle dittature mascherate vengono alimentate così tante diseguaglianze (donne/uomini, poveri/ricchi, cittadini/immigrati, ecc.), che impediranno una vera democrazia.
I valori umani e la democrazia devono crescere dapprima nei nostri cuori, poi nelle nostre case, e soltanto dopo possono costituire la base della nostra società. Pretendere che essi provengano dall'alto significa accettare le dittature mascherate e sentirsi incapaci di determinare alcunché. Significa essere sudditi lamentosi ma sottomessi.
Una dittatura può essere imposta soltanto ad una società predisposta ad essere dominata, nella quale la libertà interiore è merce rara, e in cui credere di non poter cambiare nulla rappresenta un comodo alibi per non cambiare se stessi.


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NOTE

1) Reale Giovanni, Antiseri Dario, Laeng Mauro, "Filosofia e pedagogia dalle origini ad oggi", Editrice La Scuola, Brescia 1986, p. 35.
2) Porosini Giorgio, "Il capitalismo italiano nella prima guerra mondiale", La Nuova Italia, Firenze 1975.
3) Cit. Dowling Colette, "Il complesso di Cenerentola. La segreta paura delle donne di essere indipendenti", Longanesi & C., Milano 1982, p. 12.
4) Dowling Colette, op. cit. p. 199.
5) Symonds Martin, "Psychodynamics of Aggression in Women", in "American Journal of Psychoanalysis, vol. 36, 1976.
6) "Tu", 6 maggio 2008, p. 52.
7) Fonte: "RaiNews24", 28 novembre 2007.
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/magazine/cura_misura/
8) Dowling Colette, op. cit., pp. 46-52.
9) Dowling Colette, op. cit. p. 128.
10) McWilliams Nancy, "La diagnosi psicoanalitica. Struttura della personalità e processo clinico". Astrolabio – Ubaldini, Roma 1999, p. 193. 
11) Cozzolino Marinella, "Il peggior nemico", Armando Editore, Roma 2001.
12) Sgalambro Valerio, www.ilcouseling.it
13) Steinem Gloria, "Autostima", Rizzoli, Milano 1994, p. 11.
14) Steinem Gloria, op. cit. pp. 21-28.



BIBLIOGRAFIA

Cozzolino Marinella, "Il peggior nemico", Armando, Roma 2001.
De Beauvoir Simone, "Memorie di una ragazza per bene", Einaudi, Torino 1976.
De Beauvoir Simone, "Il secondo sesso", Il Saggiatore, Milano 2002.
Deutsch Helene, "Psicologia della donna", Boringhieri, Torino 1977.
Dowling Colette, "Il complesso di Cenerentola. La segreta paura delle donne di essere indipendenti", Longanesi & C., Milano 1982.
Grande Luigi, "Eros alla sbarra", Vallecchi, Firenze 1992.
Horney Karen, "Psicologia femminile", Armando, Roma 1993.
Horney Karen, "I nostri conflitti interni", Martinelli & C., Firenze 1994.
Steinem Gloria, "Autostima", Rizzoli, Milano 1994.

12 commenti:

Alberto ha detto...

Cara Antonella,
è indubbio che l’antidemocrazia punti sulle divisioni sociali per imporre più facilmente i propri metodi di governo a proprio esclusivo beneficio, ed è altrettanto indubbio che la differenza tra maschi e femmine sia un dato di realtà inopinabile sul quale è possibile costruire sovrastrutture culturali d’ogni genere. Ma a mio avviso il rapporto tra esseri umani sessualmente ormodotati va molto al di là di qualsiasi possibilità d’inquadramento nelle pseudoscienze che trattano di individui e società. Il rapporto di coppia, la famiglia come nucleo fondante della società umana non a caso è oggetto fondamentale di speculazione religiosa. Come non vedere il nesso tra l’attrazione sessuale e l’amore in senso lato? Da adolescente a scuola composi un tema sull’amicizia azzardando qualche analisi del genere, nelle mie intenzioni nel modo più ragionato, asettico e sfumato possibile, ma questo non bastò ad evitarmi la bonaria ironia del professore di lettere. Al che compresi quanto fosse ampia e generalizzata l’area di “rispetto” delle relazioni sessuali, quasi a riconoscimento della loro presenza pervasiva nell’inconscio individuale e collettivo, un po’ come la mafia a quei tempi. Parlo dell’immediato presessantotto, che poi ha solo evidenziato il problema, spostandone i termini senza grandi benefici, al di là delle iniziali illusioni liberatorie. Se non fosse per la straordinaria rapidità dei cambiamenti generazionali cui assistiamo, sarebbe ridicolo distinguere i tratti evolutivi della nostra cultura in così breve tempo rispetto a questioni così fondamentali per l’esistenza umana. Ognuno poi ha la sua personalissima storia e sa bene quanto pesino le implicazioni sessuali nel proprio vissuto più profondo. Con tutto ciò voglio dire che c’è una distanza abissale tra la differenza tra i sessi e tutti gli altri tipi di differenze tra gli esseri umani, che li rendono vulnerabili all’aggressione antidemocratica. Qui c’è in gioco l’amore, lo spirito, la propria fragilità, il nucleo stesso della poesia e di ogni altra forma di cultura nelle sue massime espressioni. Ho apprezzato come sempre i dettagli analitici sulle problematiche attuali di entrambi i sessi, dei comportamenti che assumono rilevanza sociologica, e sono perfettamente d’accordo sulle conclusioni ed il loro impianto probatorio, tuttavia mi rimane un senso di scoramento che assomma le miserie denunciate, che ci appartengono, con i limiti conoscitivi che questo argomento necessariamente comporta.
Con immutato affetto
Alberto

Anonimo ha detto...

Cara Antonella, sono una lettrice assidua dei tuoi articoli, che trovo molto precisi e articolati.
Aspetto con ansia i tuoi nuovi post, mi piace il tuo linguaggio e le tue idee.
Ho scoperto il tuo blog recentemente, e sto leggendo i vecchi post che trovo interessantissimi. Ho creato dei link sul mio blog di alcuni tuoi articoli apparsi su disinformazione.it. Spero non ti dispiaccia.

Astianatte ha detto...

Il taglio dell'articolo lascia intendere che la responsabilità del disequilibrio psichico all'interno dei rapporti sessuali sia da apporre alla competitività ed all'aggressività dell'uomo ( bambino o meno ) ed alla società maschilista in genere che impediscono alla donna di esaltare le sue prerogative caratteristiche di emotività, empatia, solidarietà.
Le diverse esperienze maturate in ambito lavorativo mi hanno però insegnato a diffidare di simili stereotipi, avendo più volte trovato, sulla mia strada, donne molto ben "mascherate" da uomini che della competitività ed aggressività han fatto un cavallo di battaglia.
Credo che la dipendenza psicologica femminile di cui lei parla, responsabile del ruolo "sottomesso" della donna, sia da ricercare, oltre che nel modello maschile della società, anche in una sorta di componente genetica ereditaria, retaggio forse di un'epoca in cui il sostentamento della femmina dipendeva dalla selvaggina procacciata dal maschio.
In conclusione penso che il fantomatico "rapporto ideale", se mai possa esistere, sia raggiungibile solo nel momento in cui i partners siano veramente indipendenti l'uno dall'altra ed all'interno di un tale contesto ben vengano anche le rituali suddivisioni nelle mansioni domestiche, con la donna impegnata a cucinare e l'uomo ad aggiustare lo scarico del lavandino in sostituzione del famigerato idraulico!

Antonella Randazzo ha detto...

Ovviamente mi fa piacere che mettiate il link del mio blog o dei miei articoli.

Risposta ad Astianatte:
L'obiettivo credo debba essere quello di creare rapporti costrutti, poiché la persona "ideale" potrebbe risultare un concetto troppo astratto.
Come appare dall'articolo, anche i rapporti fra i sessi esigono un certo impegno affinché possano essere equilibrati.
I problemi dei rapporti uomo donna posssono certo avere anche radici "biologiche", ma come noi sappiamo bene, l'uomo è in gran parte una creatura sociale e "culturale".

vincenzo de dominici ha detto...

Cara Antonella,
per prima cosa permettimi di farti i miei più sinceri complimenti visto che è la prima volta che intervengo in questo blog.
Ho sempre nutrito delle riserve nei confronti del mondo dell'informazione e per questo ho sempre cercato di mantenere un'atteggiamento critico prima di giungere alle mie conclusioni.
Purtroppo, come tu stessa fai notare, in presenza di un'informazione ampiamente distorta diventa molto difficile farsi un'idea obiettiva dei fenomeni che ci circondano.
Proprio mentre stavo cercando di rintracciare dei siti in grado di offrire punti di vista alternativi, mi sono imbattuto anche nel tuo blog che mi ha particolarmente impressionato per la lucidità e la capacità di approfondimento e analisi.
Per questo ritengo molto importante l'opera di vera e propria controinformazione che stai portando avanti insiene ad altri autori, anche se ancora poco conosciuti dal grande pubblico.
Fortunatamente internet offre qualche possibilità in più di divulgare punti di vista alternativi rispetto a quelli propinati dai tradizionali mezzi di comunicazione di massa.
Credo che di tutto questo ci sia molto bisogno in questo momento storico visto il generale appiattimento di idee che osservo in particolare da qualche anno nel nostro paese.
Le voci libere sono rimaste veramente poche in circolazione e sottoposte a continue minacce di censura o a calunnia, e questo tantopiù in misura crescente alla loro diffusione popolare.
Noto ancora che la qualità degli interventi dei lettori del blog mantiene una maturità all'altezza dei tuoi articoli e questo contribuisce ad arricchire ulteriormente i contenuti dello stesso.
Visto che per ora si tratta di un numero limitato di lettori credo che sia proprio il caso di dire: "pochi ma buoni"!
Tuttavia mi auguro che questi punti di vista possano diffondersi ulteriormente e contribuire a restituire maggiore chiarezza in um'opinione pubblica piuttosto addormentata.
Senza conoscenza non ci può essere consapevolezza e senza consapevolezza non ci può essere nessuna vera trasformazione nella coscenza delle persone.
Infine senza questa non si può immaginare una reale trasformazione della società, ma questa è una vecchia storia....
Ancora complimenti
Vincenzo

p.s. ti comunicherò con mail alcune informazioni che ti potrebbero risultare di un certo interesse.

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Grazie Antonella... con questo splendido post, hai chiarito tanti miei dilemmi. Quello che non capisco, è come fanno certe donne ad amare uomini che non meriterebbero l'amore di un cane (con tutto rispetto per i cani). Girando e osservando le varie coppie però, noto molto spesso un velo di tristezza e rassegnazione da entrambe le parti. Forse, è più la paura di restare soli, che la gioia di condividere le quotidiane esperienze.

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella,
quello che balza prepotentemente
all'occhio sono le cifre di una vera e propria mattanza ai danni delle donne.
La prima causa di morte e invalidità
delle donne,in Italia,in Europa e nel
mondo,è per mano di partner,fratelli
e padri violenti.Più della malaria,più
degli incidenti stradali,più della guerra,più del cancro.
Eppure l'emergenza non sembra far breccia sull'informazione popolare né sembra che ci sia una presa di coscienza da parte della maggior parte delle persone.
Come hai giustamente ricordato,la violenza contro le donne viene rimarcata e strumentalizzata solo quando a commetterla è un extracomunitario.
Ancora una volta constatiamo che,
problemi di portata globale vengono occultati perché funzionali al sistema vigente.
Saluti affettuosi.

P.S. Complimenti a Landrù per il suo blog.

Anonimo ha detto...

Comunicazione di servizio:

Cara Antonella, scusami se utilizzo il tuo blog per rispondere a Paolo Russo, ma non riesco a trovare il suo blog.
Paolo se mi leggi lasciami un messaggio sul blog.
Ti ringrazio per i complimenti.
Ed io che credevo che nessuno sarebbe atterrato nel mio orticello!

Ciao a tutti. Landrù

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Rieggendo il post mi vengono in mente queste parole tratte da "L'arte di amare."

Colui che non sa niente, non ama niente.
Colui che non fa niente, non capisce niente.
Colui che non capisce niente è spregevole.
Ma colui che capisce, ama, vede, osserva ...
La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all'amore ...
Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non
sa nulla dell'uva.
Paracelso

Colui che capisce, ama, vede, osserva...perchè la maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all'amore. Amare vuol dire prima di tutto migliorare noi stessi in quanto persone aventi facoltà di pensare.

rocco ha detto...

Trovo che sia naturale l'attrazione tra uomo e donna ed anche funzionale alla vita dell'umanità. Le religioni hanno solo peggiorato il rapporto tra uomo e donna. Alcune leggi mosaiche che erano state dettate per l'epoca e per evitare il proliferarsi di malattie veneree sono state spacciate per leggi divine provocando ripercussioni negative sulle generazioni successive (gli ebrei erano divisi in tribù e vivevano allo stato animale niente a che vedere con gli egizi e gli altri grandi popoli vicini).
Per cercare di far diventare il nuovo popolo di Israele più restio ai rapporti sessuali senza freno, oltre alle regole descritte nel vecchio testamento, Mosè introdusse anche il letto ostetrico e cioè che la donna avrebbe dovuto partorire sdraiata e non più come prima in piedi al fine di rendere il parto più doloroso possibile. Sta di fatto che da quel momento la donna ha partorito in quel modo.
Un altro esempio di mutilazione fu la circoncisione per gli uomini ebrei al fine di differenziare materialmente gli ebrei dagli altri popoli. Così invece di capirne i motivi pratici o politici/religiosi questi comportamenti sono stati presi a legge di vita, a dividere sempre di più l'uomo dalla donna condannando quest'ultima a inutili sofferenze psicofisiche.
Da millenni viviamo nell'ignoranza non permettendo all'amore di fare il suo corso e spesso non sappiamo da che e da chi dipende.

getdown ha detto...

(reinvio solo per attivare anche la opzione di ricevere i commenti di risposta per e-mail, grazie)

Il tuo articolo è stato linkato qua: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4668&mode=thread&order=0&thold=0
e vi sono interessanti commenti, in particolare alcuni sorprendenti dati sulla violenza tra i sessi (citati negli ultimi due commenti). Hai una opinione in merito?
Saluti e complimenti per gli articoli - che sto iniziando ora a leggere -

Antonella Randazzo ha detto...

Sulla violenza di genere e sul rapporto fra i sessi sto scrivendo qualcosa, farò sapere quando sarà pubblicato.