martedì

SINDROME ANTIEBRAICA E CONFUSIONE MEDIATICA - PARTE SECONDA

Di Antonella Randazzo

Specie negli ultimi secoli, è apparsa la tendenza e considerare gli ebrei una razza, e ad attribuire loro la responsabilità di mali, disgrazie e sciagure. Questa prospettiva tende a sottrarre agli ebrei persino lo status di esseri umani, facendoli apparire come bestie pericolose e avide.
L'idea che gli ebrei dovessero essere considerati non propriamente umani è stata sostenuta da molti personaggi famosi. Ad esempio, Richard Wagner considerava "che la razza ebraica sia il nemico della pura umanità e tutto quel che di nobile vi è in essa".
Nell'antiebraismo c'era l'idea che gli ebrei controllassero ogni cosa: governi, stampa, finanze, ecc., senza chiedersi però come mai avessero l'appoggio delle autorità, che pur nel pubblico esternavano forti pregiudizi antiebraici.
L'antiebraismo è una forma di razzismo diretta contro le persone ebree, viste come diverse dagli altri. Ad esso si può aggiungere la giudeofobia, ossia la paura dell'ebreo, visto come pericolo per la società. L'antiebraismo trae origine dalla tendenza a ragionare per stereotipi o pregiudizi, che sono dovuti alla creazione di categorie rigide all'interno delle quali si trovano caratteristiche che saranno estese a tutte le persone appartenenti a quel determinato gruppo (ebrei, meridionali, arabi, rumeni, ecc.). Da tali categorie deriva, ad esempio, che tutti gli ebrei saranno considerati avidi, tutti i meridionali pigri, tutti gli arabi fanatici, ecc. Di conseguenza, anziché valutare le persone in quanto individui, si semplifica la realtà applicando categorie precostituite, col rischio di condizionare il rapporto con le persone in questione, che sarà gravato da un giudizio formulato ancor prima di attivare processi conoscitivi. Gli stereotipi possono dunque impedire o peggiorare i rapporti sociali con le persone discriminate, offrendo pregiudizi che susciteranno ostilità ed emarginazione. In casi estremi possono manifestarsi comportamenti apertamente ostili e aggressivi verso la categoria oggetto di pregiudizio.

Alcune persone giustificano l'antiebraismo con comportamenti attuati dagli stessi ebrei. Ad esempio, con l'autoseparazione socio-religiosa dovuta all'alleanza del "popolo eletto da Dio", che escluderebbe i non ebrei.
Ma occorre ritenere che non tutti gli ebrei utilizzano tale dottrina per sentirsi superiori, e comunque, il sentirsi superiori non rappresenta di per sé un delitto da punire con reazioni violente o aggressive. La tolleranza religiosa o ideologica dovrebbe essere la base di ogni sistema che si autodefinisce democratico.
L’antiebraismo nacque già in età antica, da cause politiche, sociali e ideologico-religiose. Si registra sotto il governo dell'imperatore persiano Serse, nel V secolo a. C., un atteggiamento di ostilità da parte dei pagani verso gli ebrei, percepiti come intransigenti, rigidi e ossessionati dalla possibilità di contaminarsi con i non ebrei. Nel periodo 49-50 d. C., a Roma si ebbero gravi contrasti fra ebrei e cristiani, e l’imperatore Claudio risolse il problema dando l’ostracismo ad entrambi. I contrasti derivavano dal fatto che sia gli ebrei che i cristiani rivendicavano il possesso esclusivo della verità religiosa. I contrasti continuarono a lungo, e i cristiani accusarono gli ebrei di non aver riconosciuto e accolto il Messia. Nel tempo le cose peggiorarono poiché i cristiani attribuirono a tutti gli ebrei, indiscriminatamente, la responsabilità dell’uccisione di Gesù Cristo. Furono divulgati concetti come: “il popolo deicida" e "maledetto e rigettato da Dio”.
Soltanto in seguito al Concilio Vaticano Secondo, il 28 ottobre 1965, con la Dichiarazione "Nostra Aetate", la Chiesa Cattolica eliminò l’accusa di "deicidio", sostenendone l'infondatezza storica e teologica.

Gli stereotipi antiebraici creati nell’antichità e durante il Medioevo, resistettero anche nel mondo moderno, spesso riproposti e rafforzati dalle stesse autorità in carica. Ad esempio, nel 1430, Amedeo VIII di Savoia approvò lo "Statuta Sabaudiae", che conteneva ben sedici capitoli che trattavano il "problema ebraico". La nuova legge limitava i movimenti degli ebrei e imponeva un contrassegno di riconoscimento (un panno giallo con un cerchio bianco e rosso) da apporre sulla spalla sinistra. Nel 1555, Papa Paolo IV, attraverso la bolla "Cum nimis absurdum" creò la "Carta degli Ebrei", che comprendeva una serie di regole restrittive e punitive, e l’istituzione del “ghetto”, per poter meglio controllare gli ebrei.
Molte altre autorità europee e statunitensi rafforzarono gli stereotipi antiebraici. Ad esempio, il Kaiser Guglielmo II dichiarò che "Gli ebrei furono alla base di ogni male del mondo."(12)
Il Cancelliere tedesco Otto von Bismark scrisse: "Temo che le banche ebraiche con la loro abilità e sotterfugi tortuosi finiranno col controllare interamente le esuberanti ricchezze dell’America, e le useranno per corrompere sistematicamente la civilizzazione moderna. Gli ebrei non esiteranno a depredare l’intera cristianità con guerre e caos, affinché la terra diventi l’eredità di Israele".(13)

In un documento inviato alla commissione costituente nel 1787,   Benjamin Franklin scrisse: "Gli ebrei sono una minaccia per questo paese se si permette loro l’accesso, e dovrebbero venirne esclusi da questa Costituzione". Il presidente George Washington scrisse degli ebrei: "Essi lavorano più efficacemente contro di noi delle armate nemiche. Essi sono cento volte più pericolosi per le nostre libertà e per la grande causa in cui siamo impegnati ... Ciò di cui dobbiamo biasimarci più di tutto è che ogni stato, già da tempo, non li ha messi alle strette in quanto flagelli della società e più grandi nemici che abbiamo per la felicità dell’America".(14)
Oltre ai nazifascisti, anche altre autorità dello scorso secolo furono propense a rafforzare gli stereotipi antiebraici, applicati a tutti gli ebrei indiscriminatamente. Scriveva Winston Churchill: "Il punto centrale dei rapporti tra ebrei e non ebrei è che l’ebreo è un diverso: ha l’aria di un diverso, pensa in modo diverso, proviene da una tradizione e da un patrimonio culturale diversi, non vuole essere assimilato".(15)
Churchill era profondamente razzista anche verso tutti i popoli che non fossero inglesi, compresi gli altri europei, gli asiatici e gli africani. I più disprezzati in Europa erano gli italiani e i tedeschi. In Asia Churchill considerava i giapponesi e gli indiani come esseri sub-umani, e considerava gli africani alla stessa stregua di animali. Ad esempio, egli dichiarò che era del tutto legittimo utilizzare i "gas contro tribù incivili" (ovvero contro gli africani), e che questo era utile anche perché "avrebbe seminato un grande terrore".
Suona davvero molto strano come persone che avevano tanto potere denunciassero il "pericolo ebraico" ma di fatto non approvassero alcuna legge che limitasse il potere alle banche o che rendesse il sistema finanziario più favorevole ai cittadini. Le autorità occidentali si sono sempre limitate ad alimentare i pregiudizi antiebraici, mostrandosi come fossero vittime e non come persone complici del sistema, che in realtà indicavano un "nemico" per nascondere verità assai più complesse e scomode. Far apparire, generalizzando, tutti gli ebrei come nemici significava creare odio, divisioni e contrasti utili sulla base del principio "divide et impera", e giustificare le più tremende infamie commesse in Israele e in altri luoghi.

I popoli accettavano gli stereotipi antiebraici come veri, e agivano di conseguenza, considerando gli ebrei in modo dispregiativo. Nella Spagna del XVI secolo fu creato il cosiddetto "antisemitismo del sangue", ovvero la necessità di provare la purezza del proprio sangue, documentando l'assenza di ebrei fra i propri avi. Si trattava di far valere la mentalità che privilegia gli aspetti "genetici" sulla libertà del singolo o sulla sua identità culturale e religiosa. Nasceva così l’antisemitismo razziale, che si svilupperà a cavallo tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo. Periodo in cui saranno elaborate teorie pseudoscientifiche a sostegno della superiorità del bianco europeo e cristiano sugli altri popoli.
Quando negli anni Trenta dello scorso secolo si ripropose lo stereotipo dell'ebreo sub-umano, si fece leva proprio sull'idea dell'esistenza di "razze inferiori", e furono oggetto di persecuzione, oltre agli ebrei, anche gli zingari, i disabili e gli omosessuali.

Le autorità occidentali, specie negli ultimi secoli, mostrarono l'esigenza di perseguitare, ostracizzare o eliminare gli ebrei per motivi diversi: per sottrarre loro le ingenti ricchezze accumulate, o, nei casi in cui essi vivevano in miseria, per contrastare le lotte ispirate dall'ideologia comunista, a cui avevano aderito molti di essi. Già nel 1848, in seguito al fallimento delle rivoluzioni popolari, numerosi ebrei tedeschi emigrarono negli Stati Uniti. Si trattava di persone poverissime, che venivano guardate con sospetto dalle autorità, poiché, come gli altri immigrati poveri (italiani, polacchi, russi, ecc.) erano inclini ad aderire al socialismo e all'anarchismo. Per contrastare la diffusione di tali ideologie, le autorità statunitensi utilizzarono diverse tecniche, come la ghettizzazione, il razzismo antiebraico e il rafforzamento di gruppi criminali di stampo gangsteriano, che seminavano paura e controllavano i ghetti. Fra gli ebrei si utilizzò anche la propaganda sionista, al fine di soppiantare più pericolose ideologie. All'inizio il sionismo fu guardato con molto sospetto, e accolto da molti con una decisa avversione. Da alcuni fu visto come un tentativo di contrastare l'integrazione. Ad esempio, uno dei più importanti rappresentati della comunità ebraica americana, Cyrus Adler, vide il sionismo come un pericolo e sollevò il problema di una vera e propria “resistenza”, per sostenere il punto di vista "assimilazionista", contrario a quello sionista. Il punto di vista assimilazionista fu riassunto da Louis Marshall, leader dell’American Jewish Committee, in discorso tenuto nel 1905 ad Albany: “L'ebreo è un americano tra gli americani: un ebreo per fede e religione, un americano in tutto ciò che questo termine può significare ”.
Il contrasto fra sionisti e assimilazionisti, era simile alla dicotomia che si stava creando anche in Europa occidentale e in altri paesi in cui esistevano comunità ebraiche. Il solo fatto che si dovesse discutere se "integrare" oppure "espellere" gli ebrei dava l'idea della sopravvivenza di pregiudizi antiebraici, e di come tale gruppo fosse considerato compatto, nonostante molti fossero integrati nella società o avessero famiglie "miste", avendo sposato non ebrei.
Il concetto di "ebreo", come del resto anche quello di "cristiano" o "musulmano", non può certo comprendere persone perfettamente omogenee per cultura, livello economico o sociale. Nessuna categoria umana religiosa o culturale può di fatto essere considerata perfettamente compatta, e per questo utilizzare stereotipi risulta sbagliato. Lo stesso piano sionista teneva conto delle differenze fra gli ebrei, e si rivolgeva soprattutto a quelli appartenenti ai livelli sociali medio-alti. Il leader sionista Chaim Weizmann, in una lettera scritta il 30 novembre 1918, indirizzata a Wickham Steed, caporedattore esteri del "Time", scrisse: "Non dobbiamo farci dire, come i polacchi stanno cercando di fare, 'Avete la vostra Palestina, andate via di qua' (Perché) se così fosse ci troveremmo alle porte della Palestina tutti i rifugiati miserabili che verrebbero espulsi dalla Polonia, dalla Galizia, dalla Romania ecc. La Palestina si troverebbe sommersa e non riusciremmo mai a crearvi una comunità che valga la pena di avere ”.
I sionisti volevano evitare che in Palestina giungessero ebrei poverissimi o di idee social-comuniste, e per questo durante la Seconda guerra mondiale, attraverso gli Judenräte (consigli ebraici sionisti) fecero in modo che molti di essi venissero deportati e uccisi. Paradossalmente, dopo la guerra, anche queste vittime saranno commemorate e utilizzate per giustificare il sionismo e la nascita dello Stato d'Israele.
Oltre alle differenze economiche, sociali o culturali, ci sono fra gli ebrei anche differenze religiose e ideologiche. Molti ebrei (in Israele e in altri luoghi) non sono affatto osservanti delle tradizioni religiose, e alcuni sono anche molto critici verso l'ortodossia religiosa. Diversi studiosi consigliano di distinguere fra "giudaismo" ed "ebraicità". Con il primo termine si fa riferimento alla cultura ebraica tradizionale, che comprende le tradizioni religiose, mentre col secondo termine si indica, il senso di identificazione con la comunità ebraica, che potrebbe anche non essere presente oppure essere molto debole.

Chi avversava il sionismo non voleva accettare l'idea che gli ebrei dovessero per forza vivere tutti in uno stesso luogo. Adler rifiutò anche l'idea, proposta dagli inglesi e accolta da Israel Zangwuill (esposta nel 1905, al congresso di Basilea), di fondare lo Stato ebraico in Uganda o in altro territorio dell'Africa orientale. Ci sarebbe da chiedersi, se fosse andato in porto tale progetto, se agli autoctoni africani sarebbe stato riservato lo stesso trattamento dato ai palestinesi.
Nel tempo, le autorità statunitensi promossero il sionismo, e sempre più ebrei vi aderirono. Diversi presidenti americani conferirono importanti cariche agli ebrei sionisti, dando ad intendere che gli ebrei potevano avere vantaggi di vario genere se aderivano al sionismo. Ad esempio, il presidente Wilson conferì al leader del sionismo degli Stati Uniti Louis Dembitz Brandeis la prestigiosa carica di Giudice della Suprema Corte, suscitando varie proteste e richieste di revoca della nomina, avanzate dagli ebrei antisionisti.
Con la nascita e il rafforzamento del sionismo riesplose l'antiebraismo. Dall'ultimo dopoguerra l'antiebraismo viene utilizzato in modo strumentale dagli stegocrati, per raggiungere vari obiettivi: legittimare lo Stato d'Israele, far apparire come "terroristi" o "nazisti" quelli che lottano per i diritti dei palestinesi, oppure discreditare chi denuncia la confusione mediatica sulla questione palestinese. Ad esempio, chi fa notare l'errore di confondere "l'antiebraismo" con "l'antisionismo" viene accusato di antisemitismo o di simpatizzare col nazismo. Oppure chi denuncia lo Stato d'Israele come Stato apartheid finisce per essere accusato di antisemitismo. Proprio per additare coloro che denunciano i crimini contro i palestinesi, sono nate alcune associazioni, come la Lega Antidiffamazione, che si curano di etichettare come "antisemiti" coloro che avversano il sionismo o lottano per i diritti dei palestinesi.
L'impeto a strumentalizzare l'antiebraismo per rafforzare Israele, e con esso il potere occidentale sul Medio Oriente, aumentò col crescere del potere anglo-americano su gran parte del pianeta, attuato attraverso l'uso di istituti professati erroneamente come "internazionali", come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Nel 1993, persino il Vaticano, che mai aveva riconosciuto lo Stato d'Israele, decise di sottoscrivere un accordo "per il riconoscimento reciproco".(16)

Per nascondere i crimini delle autorità sioniste e per impedire la comprensione della verità sulla Palestina, vengono utilizzati indistintamente i termini "antisemitismo" e "antisionismo". Si vuole anche dare ad intendere che chi avversa lo stato ebraico sia un personaggio accecato dall'odio e dal razzismo ingiustificato, e non, al contrario, che sia una persona ragionevole a tal punto da desiderare di avversare i crimini.
I giudizi sugli ebrei sembrano oscillare su due estremi: o sono considerati responsabili di tutte le sciagure, o non sono ritenuti responsabili nemmeno dei crimini attuati dalle autorità israeliane.
Ad esempio, scriveva Indro Montanelli sul "Corriere della Sera" del 16 settembre 1972: "Che i profughi palestinesi siano delle povere vittime, non c’è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d’Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto... lo sciagurato fedain scarica su Israele l’odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. E il suo pietoso caso, in un modo o nell'altro, bisognerà pure risolverlo. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli «usurpatori» ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso".

Questo punto di vista viene espresso da molti intellettuali di oggi, e impedisce di affrontare il problema dell'esistenza di uno Stato che discrimina e concepisce i diritti dei cittadini in ordine all’appartenenza etnico-religiosa. Avversare un tale Stato non significa essere antiebraici, ma avere a cuore i diritti di tutti gli abitanti della Palestina. L’obiettivo, come molti studiosi fanno notare (fra questi, Gianni Vattimo) non è tanto eliminare Israele, quanto fondare uno Stato che possa permettere a tutti una vita pacifica, nel rispetto dei diritti umani. L'attuale Stato è nato, al contrario, per la guerra e lo sterminio dei palestinesi.
Il sionismo ha danneggiato sia gli ebrei che i non ebrei, andrebbe dunque soppresso, alimentando, al contrario, un senso di solidarietà fra i popoli e la possibilità di convivenza pacifica e costruttiva. Lo Stato ebraico è frutto del sionismo, ma la terra di Palestina è di tutti i suoi abitanti (anche di quelli che sono stati cacciati) e dunque si dovrebbe fondare uno Stato che rappresenti tutti nella più totale uguaglianza di diritti e doveri.
Certo è che le autorità occidentali alimentano e rafforzano lo Stato razziale israeliano, astenendosi durante le votazioni all'Onu relative ai crimini delle autorità israeliane oppure parlando positivamente di Israele e auspicando la nascita dello Stato palestinese, come se non esistessero le molteplici strategie "manu militari" di Israele per renderlo impossibile.
Molti personaggi tentano attraverso i media di far credere che il problema palestinese non si possa risolvere a causa del "terrorismo" o dell'"integralismo islamico", dando la colpa alle stesse persone a cui viene negato persino il diritto ad avere una vera rappresentanza politica.
Non bisogna dimenticare che anche oggi i sionisti (ebrei e non), appoggiati dalle autorità occidentali, utilizzano varie tecniche per fomentare odio al fine di mantenere un perenne stato di guerra. Vengono utilizzate molte tecniche per non far capire agli europei la vera situazione palestinese, e per far sì che tutti gli ebrei vengano indicati come un "pericolo". Scrivono i "Neturei Karta" (gruppo di ebrei antisionisti): "La propaganda sionista si dedica sempre a tattiche intimidatorie e alla censura. A questo proposito è molto utile la lettura del libro dell’ex deputato Findley, "They Dared to Speak Out". Si tratta di un triste elenco delle immense risorse che la lobby sionista ha investito per distruggere le carriere di politici in tutto il territorio degli Stati Uniti che avevano espresso alcune perplessità sulla sottomissione di questa nazione ad Israele. Certamente gli ebrei antisionisti di qualsiasi orientamento politico e religioso hanno subito a lungo la sferza del movimento sionista. Nel 1924, un erudito ebreo olandese, il Dr. Jacob Israel de Hahn, che lavorava come segretario del rabbino Yosef Chaim Sonnenfeld (1849-1932), rabbino capo della Palestina, (che la loro memoria sia benedetta) è stato ucciso davanti all’ospedale Shaarui Zedek a Gerusalemme mentre tornava dalla preghiera serale. Il crimine che aveva commesso era quello di essere stato coinvolto in discussioni con dei leader arabi che proponevano un’alternativa all’egemonia sionista. I suoi assassini erano membri dell’Haganah, una cosiddetta “organizzazione per la difesa” sionista. In realtà il Dr. de Hahn si può considerare come la prima vittima della violenza sionista in Terra Santa. Tuttora questo meschino omicidio commesso a sangue freddo è completamente sconosciuto al di fuori di un gruppo limitato di ebrei antisionisti".(17)

Nessun libro scolastico racconta la verità su Israele, mentre invece a scuola si studia ampiamente l'Olocausto, facendo credere che i genocidi siano fatti del passato. Ma si deve sapere che anche in questo istante stanno avvenendo terribili massacri in molte parti del mondo, in Palestina come in Iraq, in Afghanistan, in Somalia, in Sudan o in Nigeria. Tutto questo ha dei precisi responsabili, e non si tratta di un popolo o di una categoria antropologica. Si tratta di un gruppo eterogeneo di persone, che ha messo in pratica i crimini più efferati per accrescere il potere e concentrarlo nelle proprie mani. Non conta a quale religione queste persone professino di appartenere, ma cosa permette loro di avere così tanto potere sui popoli. Occorre comprendere che il loro potere si basa sull'alimentare odio verso intere categorie umane, e sulla loro abilità a fomentare guerre e divisioni. Queste persone sanno che i popoli divisi non potranno mai riconquistare il potere, mentre se fossero uniti li spodesterebbero all'istante. Come esorta la giornalista Judy Andreas: "Sono stanca di odio e discordia. Sono stanca del senso di impotenza e di disperazione e di una popolazione immobilizzata. Sono stanca di vedere persone alzare le braccia al cielo per disperazione... Non abbiate paura, noi siamo tanti e loro sono i pochi... è solo attraverso l’unione fra ebrei, cristiani e musulmani che saremo in grado di riprenderci il nostro pianeta".(18)

Articolo correlato: http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/04/sangue-e-orrore-in-palestina-parte_30.html


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NOTE

1) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/01_Gennaio/25/napolitano.shtml
2) A questo proposito si legga http://antonellarandazzo.blogspot.com/2008/03/lipotesi-stegocratica-parte-prima-il.html
3) Kershaw Ian, "Che cos'è il nazismo?", Bollati Boringheri, Torino 2003, p. 20.
4) Vedi l'articolo su questo blog "Sangue e orrore in Palestina".
5) Faillant de Villemarest Pierre, "Les sources financières du nazisme," Ed. CEI, Cierrey 1984, p. 71.
6) Aly Goetz, "Hitler's Volksstaat. Raub, Rassenkrieg und nationaler Sozialismus" (Lo Stato popolare di Hitler. Rapina, guerra razziale e socialismo nazionale), cit. Vannuccini Vanna, "Così Hitler rapinò gli ebrei", "La Repubblica" del 12 aprile 2005.
7) www.politicaonline.net
8) http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4563
9) Brenner Lenni, "Zionism in the Age of the Dictators", Lawrence Hill & Co, New York 1983, p. 237.
10) Rapporto del comitato internazionale della Croce Rossa sulla sua attività nella Seconda Guerra Mondiale, Ginevra 1948, vol. III, p. 83.
11) A questo proposito si legga: Trevor Paglen, A.C. Thompson, "Gli Aerei della Tortura. Il programma di Extraordinary Rendition della CIA", Fandango, Roma 2008.
12) Chicago Tribune, 3 luglio 1922.
13) La Vieille France, n° 216, marzo 1921.
14) http://holywar.org/italia/txt/giudei.htm
15) Tratto da un articolo inedito scritto da Churchill nel 1937 dal titolo "Come gli ebrei possono combattere le persecuzioni", cit. Toye Richard, "Lloyd George & Churchill – Rivals for Greatness", Macmillan, London 2007, p. 356.
16) Ansa, 30 dicembre 1993.
17) http://nkusa.org/AboutUs/Zionism/index.cfm
18) http://www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=4483


PER APPROFONDIRE

Black Edwin, "The Transfer Agreement - The Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and Jewish Palestine", New York, 1984.
Brenner Lenni, "Zionism in the Age of the Dictators", Lawrence Hill & Co, New York 1983.
Cockburn Andrew, Cockburn Leslei, "Amicizie pericolose. Storia segreta dei rapporti tra Cia e Mossad, dalla fondazione dello Stato d'Israele alla guerra del Golfo", Gamberetti, Roma 1993.
Filkelstein Norman G., "L'industria dell'Olocausto", BUR, Milano 2002.
Natali Ettore, "Il Ghetto di Roma", Staderini, Roma, 1887.
Poliakov Léon, "Storia dell’antisemitismo", La Nuova Italia, Firenze, 1974.
Per i crimini sionisti contro gli ebrei si veda anche il videodocumentario "The Ringworm Children - Zionist genocide against jews", http://video.google.com/videoplay?docid=5681201882713148969

7 commenti:

amoreperlasaggezzaoimparareadamare ha detto...

Semplicemente grazie! Grazie al suo lavoro oggi ho avuto la possibilità di strappare le catene della disinformazione operata consapevolmente dai poteri forti su temi come il conflitto israelo-palestinese. Ho 19 anni, frequento l'università e più apprendò verità, più il mio spirito critico si alimenta, nutrendo a sua volta i miei ideali; ma contemporaneamente ad ogni verità aggiunta corrisponde un gradino in basso verso il senso di impotenza. Sinceramente...avrei voluto essere ignorante! Comunque grazie a lei ed a tutte le persone come lei, posso ancora sperare in un fututo migliore perchè credo "nell'utilità ed il danno della storia"!

amoreperlasaggezzaoimparareadamare ha detto...

le inoltre la richiesta di maggiori informazioni sulla richiesta di indipendenza del popolo Tibetano che a me pare avere analogie con quello Palestinese. Grazie mille per quello che fà!

Antonella Randazzo ha detto...

Purtroppo l'ignoranza è "comoda" perché deresponsabilizza e permette di vivere sulla base delle regole che altri hanno stabilito. Se non fosse così comoda non si spiegherebbe perché soltanto pochi scelgono di conoscere la verità del sistema.
Tuttavia, bisogna anche dire che la verità è un valore supremo, senza il quale nessun progresso umano potrebbe aversi. Essa ha il potere di trasformare la vita dei singoli esseri umani, e dunque, dato che ognuno di noi è parte della realtà, anche la stessa realtà.
Non bisogna temere la verità ma gli inganni, poiché è dagli inganni che possono derivare il male e la sofferenza.

rocco ha detto...

Antonella, aldilà del tuo approfondimento sul tema di oggi, il tuo commento sull'ignoranza è bellissimo, colto da grande entusiasmo ho chiesto a Giulietto Chiesa di informarsi su quello che scrivi per farti partecipare al suo prossimo tg indipendente. Ho sbagliato lo so perchè dovevo chiederti il permesso ma ho agito d'istinto e ti chiedo scusa per questo. Lui però mi ha risposto, per lui non ci sono problemi ad accettare proposte di collaborazione per il suo progetto ma ovviamnete attende le candidature degli interessati. Cosa ne pensi?

Franco ha detto...

Grazie ancora una volta Antonella,i tuoi articoli aiutano a capire la realtà del mondo in cui stiamo vivendo. Io ho tutti i tuoi libri, mi sapresti dire cosa tratterà il tuo prossimo librò? E se è possibile qaundo uscirà. Grazie.

Antonella Randazzo ha detto...

Risposta a Rocco: attualmente purtroppo sono molto impegnata e non mi rimane tempo per altro, in futuro valuterò.

Risposta a Franco: attualmente sto continuando ad occuparmi degli inganni del sistema, però non posso ancora dire con sicurezza quando uscirà il mio prossimo libro. Di sicuro ti farò sapere quando avrò notizie certe.

Luca Torre ha detto...

Antonella molto probabilmente saro' a Milano tra il 3 ed 12 Giogno. Grazie mille
Un caro saluto

Luca