giovedì

LA SANA INDIGNAZIONE

Di Antonella Randazzo

Un paese occupato militarmente dalla potenza egemone, e costretto ad un graduale impoverimento dal potere di un gruppo di banchieri, che impongono il riconoscimento di un valore a pezzi di carta su cui stampano simboli e cifre. Un paese in cui la maggior parte dei personaggi che popolano i mass media sono sottomessi al sistema, e producono programmi spazzatura, o mistificano la realtà. Un paese in cui i personaggi detti "politici" sono sottomessi al potere dell'occupante. Un paese sbeffeggiato dai media internazionali, che oramai lo intendono come il fanalino di coda dell'Europa. Come si dovrebbero sentire i cittadini di un paese con queste caratteristiche?
Ce lo dice un giornale controllato dalle stesse persone che hanno impoverito il paese, e che tengono bloccata la sua economia: "vecchi, tristi e sfiduciati".
Il "New York Times" ha pubblicato, il 13 dicembre 2007, un articolo di Ian Fisher, in cui si descrivono gli aspetti negativi dell'Italia, senza trattare nemmeno lontanamente le cause, e senza parlare dei responsabili. Nell'articolo si parla di povertà senza specificare che l'enorme debito pubblico permette alle banche di saccheggiarci, si parla di mancanza di prospettive future senza parlare delle leggi che hanno reso precario il lavoro o del comportamento disonesto e truffaldino dei grandi gruppi industriali e bancari. Si parla della presunta mancanza di nuovi talenti, senza parlare di come, specie negli ultimi decenni, la realtà è stata modellata sulla base del profitto, svilendo in vari modi la vera cultura e l'arte. L'articolo del "New York Times" risulta come un attentato a quella poca fiducia e speranza che gli italiani ancora hanno, considerato come questo giornale eserciti una sorta di "effetto profezia" quando parla di eventi futuri.
La prospettiva assunta dal giornalista Ian Fisher è durissima. Il giornalista infierisce con crudeltà, e col senso di superiorità proprio della cultura anglosassone (ovviamente, non di tutti gli inglesi o americani). Fisher infierisce senza però indagare alcuna causa o responsabilità, com'è tipico della propaganda del sistema. Egli, ovviamente, non vuole certo denigrare chi lo stipendia, ma vuole soltanto mettere a nudo le caratteristiche di un paese che negli ultimi decenni ha subito parecchie angherie e ingiustizie, e che ha probabilmente la colpa di non essersi indignato adeguatamente, e di non essersi sollevato proprio contro i personaggi che stanno dietro a pubblicazioni come il "New York Times" e ai nostri politici.
Fisher non ha alcuna intenzione di far passare gli italiani per vittime del sistema, ma vuole mostrarli come derelitti, pessimisti, vecchi, arrabbiati e delusi, per motivi non detti, e dunque, che sarebbero come da relegare nel loro DNA. La sfiducia e tutti gli altri stati d'animo negativi, dall'analisi del "New York Times", sembrano derivare dalla stessa "natura" degli italiani. Insomma, Fisher non vuole certo indagare sui banchieri/imprenditori rapaci che gravitano a Londra o a Wall Street, e non sfiora nemmeno l'argomento "saccheggio", che l'Italia ha subito dall'inizio degli anni Novanta (vedi http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm)
L'analisi del giornale americano risulta come un voler gettare fango dopo aver saccheggiato. Inoltre, serve a far sentire gli italiani delle nullità, e a far credere che il lavoratore precario o il pensionato poverissimo siano gli unici responsabili del proprio stato, come se la politica non esistesse o non fosse controllata dal gruppo dominante.
Il nostro paese viene descritto dal "New York Times" come attanagliato dalla tristezza, che sarebbe causata dalla scarsa fiducia nelle istituzioni. Ovviamente, il giornale americano non fa cenno alla corruzione dei personaggi politici italiani, possibile grazie al sistema partitico, che permette al gruppo egemone di operare un controllo pressoché totale sulla politica italiana. Fisher non spiega che gli italiani non odiano la politica, ma l'attuale politica, che non è di certo accettabile dato che si basa sulla corruzione e sottomissione ad un gruppo dominante che cerca di nascondersi.
I nostri stessi carnefici, attraverso i loro giornali, si permettono di dire che "Non ci sono più Fellini, Rossellini", senza però precisare che anche se i talenti vi fossero (e sicuramente ci sono), il sistema oggi rende assai difficile l'emergere di talenti non funzionali al sistema stesso. A causa dell'accresciuto potere del gruppo egemone, oggi la creatività è sottomessa al profitto molto più che in passato, e anche nei casi di grande talento, le produzioni possono rimanere relegate ad un ambito modesto, in quanto i mass media hanno un'invadenza assai più elevata che in passato.
Ian Fisher confessa al Corriere: "A Roma sono arrivato tre anni fa senza pregiudizi. L'idea di questo articolo mi è venuta parlando con la gente. Tutti a ripetermi: perché la politica non ascolta i cittadini? Perché abbiamo solo Prodi e Berlusconi? Perché la Spagna va avanti e noi no?... (a Praga e Varsavia) Anche lì le persone erano tristi, ma con la voglia di cambiare le cose. Da voi, manca questa speranza"(1).
E' vero che gli italiani non amano abbastanza il loro paese, e che cedono al pessimismo per mancanza di fiducia in loro stessi, e ciò produce infelicità. Ma la situazione attuale ha delle caratteristiche finanziarie, economiche e mediatiche ben precise, che non possono esulare dalla considerazione dello stato d'animo degli italiani. Eppure il "New York Times" ha esposto una serie di caratteristiche dell'Italia senza punto analizzare tali fattori.
Il fatto che gli italiani non amino il loro paese è emerso anche dalla mancata difesa di fronte ad un articolo del genere. Certo non è il caso di negare i problemi citati da Fisher, occorre semplicemente far presente che egli avrebbe dovuto analizzare in modo più approfondito e onesto la realtà, altrimenti non ci può essere alcuna critica costruttiva. Le critiche è giusto che ci siano, ma per essere costruttive devono essere profonde, e devono anche far luce sulle cause, suggerendo il modo per risolvere i problemi. L'articolo di Fisher ha un tono pessimistico, del tipo: "avete visto come vi siete ridotti?". Come a far intendere che i "soliti italiani" sono diventati ultimi in Europa. Non si tratta di critica costruttiva ma di una serie di osservazioni che fanno leva sul senso di sfiducia degli italiani e sulla nostra esterofilia. Se critiche feroci fossero state rivolte ad un paese come la Gran Bretagna, le autorità avrebbero immediatamente denigrato il giornalista americano, e adeguatamente documentato gli aspetti positivi del loro paese non menzionati nell'articolo.
Come mai Fisher, o altri giornalisti americani, non documentano con altrettanta crudezza la condizione in cui versano attualmente gli statunitensi? Non sarebbe più giusto prima chiarire i propri problemi anziché descrivere impietosamente i problemi degli altri? Che dire della percentuale di detenuti nelle carceri statunitensi, che è la più alta al mondo? Che dire della pena di morte ancora presente in molti Stati della federazione? Che dire dei 35 milioni di poveri e precari degli Usa, che non hanno alcun tipo di assistenza medica e i cui bambini spesso muoiono per malattie curabili o di freddo in case non riscaldate per la povertà?
Insomma, se l'Italia ha molti problemi, gli Usa non hanno una condizione granché migliore della nostra. Inoltre, i problemi italiani sono stati in gran parte causati dall'egemonia anglo-americana, che ha saccheggiato molte delle nostre ricchezze, e oggi, attraverso le banche e i grandi gruppi industriali, impedisce all'economia di crescere. Che lo stesso gruppo controlli la politica e i mass media è sotto gli occhi di tutti. Dunque, se è vero che l'Italia è diventata sempre più povera e che gli italiani stanno diventando più pessimisti, sfiduciati e tristi, è anche vero che proprio le autorità statunitensi hanno fatto in modo che il paese si riducesse in queste condizioni, ma Fischer, ovviamente, non lo dice (altrimenti l'articolo non sarebbe stato pubblicato).
Il giornalista americano scrive:

"L’Italia ha pianificato il suo personale modo di appartenere all’Europa, lottando con fratture politiche, crescita irregolare, crimine organizzato e con un tenue senso nazionale come pochi altri paesi hanno fatto.
Ma la frustrazione sta facendo emergere che queste antiche debolezze non sono ancora migliorate, e in alcuni casi sono peggiorate, mentre il mondo di fuori corre sempre più in fretta. Nel 1987 l’Italia ha celebrato la parità economica con la Gran Bretagna. Ora la Spagna, che è entrata in Europa solo un anno più tardi, potrebbe presto sorpassarla, e l’Italia è stata sorpassata dalla Gran Bretagna.
Il modello di vita low-tech (a bassa tecnologia) può ammaliare i turisti, ma l’utilizzo di Internet e del commercio elettronico sono tra i più bassi di Europa, così come gli stipendi, gli investimenti dall’estero e la crescita. Le pensioni, il debito pubblico e il costo dell’amministrazione pubblica sono invece tra i più alti.
Gli ultimi dati fanno riferimento una nazione più vecchia e più povera, a tal punto che il suo vescovo più importante ha proposto di incrementare i pacchi cibo per i poveri. Il 70% degli italiani tra i 20 e i 30 anni vive a casa dei genitori, condannato a una adolescenza sempre più lunga e poco produttiva. Molti dei più brillanti, come i più poveri un secolo fa, lasciano l’Italia. Ronald P. Spogli, l’ambasciatore americano che conosce l’Italia da quaranta anni, avverte che l’Italia rischia una diminuzione del suo ruolo internazionale e delle relazioni con Washington. I migliori amici dell’America sono i business partner e l’Italia non è tra i più importanti. La burocrazia e le regole poco chiare hanno portato gli investimenti USA in Italia a soli 16,9 miliardi di dollari nel 2004 mentre in Spagna erano 49,3 miliardi. In Danimarca il 64% delle persone ha fiducia nel Parlamento, in Italia il 36%. Le statistiche indicano che l’11% delle famiglie italiane vive sotto il livello di povertà e che il 15% ha difficoltà ad arrivare a fine mese con il proprio stipendio... “Basta! Basta! Basta!” ha urlato in un intervista Beppe Grillo, un comico e blogger di 59 anni con i capelli brizzolati... Gli Italiani raramente associano l’attuale generazione di leaders che invecchiano alla capacità di cambiamento. Sono gli stessi che si sono scambiati ruoli di potere per decenni... L’Italia non sembra distinguersi come un tempo per la sua grandezza. Non c’è un nuovo Fellini, Rossellini o una nuova Loren."(2)

Se l'ambasciatore americano Ronald Spogli, ha detto davvero che l’Italia può sminuire ancora di più l'importanza del suo ruolo internazionale e nelle relazioni con Washington, qualcuno gli spieghi che abbiamo sul nostro suolo parecchi arsenali statunitensi di ogni genere, che siamo controllati da centinaia di migliaia di marines, e che le cosiddette banche d'affari anglo-americane, almeno da due decenni, stanno col fiato sul collo del paese, potendo saccheggiare e ridurre sul lastrico impunemente.
Occorre anche dire che Grillo è citato come fosse un personaggio straordinariamente interprete dello stato d'animo degli italiani, anziché un comico che utilizza il malcontento popolare per continuare ad avere successo e fama. Questo va detto senza in alcun modo svalutare il personaggio, che comunque rimane l'unico "dissidente" a cui i media di massa devono per forza dare spazio, in quanto già personaggio popolare. Ma bisogna anche dire che esistono parecchie altre persone, non comici ma persone di cultura, che i mass media tengono ben lontane, e che potrebbero offrire al paese non soltanto uno sfogo alla rabbia ma soluzioni concrete per uscire dal colonialismo mascherato da democrazia.
Occorre comunque aggiungere che l'impulso a mandare a quel paese i politici non è stato creato da Grillo, ma esisteva già da parecchio tempo nell'animo degli italiani. I "giorni di rabbia' sono tanti nella vita attuale di molti italiani, e sono dovuti a cause precise, alle leggi che precarizzano il lavoro, alla corruzione, alla mafia, e al sistema clientelare organizzato dai politici, che non soltanto non affrontano i problemi del paese, ma hanno la disonestà di nascondere responsabilità e di truffare non poco gli italiani (basti pensare al caso della spazzatura in Campania).
Fisher associa il ristagno politico all'età dei politici, e si sorprende che gli italiani non lo facciano. Si tratta di un artificio per nascondere che i nostri politici sono a servizio del gruppo dominante. Molti italiani sanno benissimo che non è questione di età, ma di chi controlla i partiti e candida da parecchi anni più o meno le stesse persone. Se nell'opinione pubblica si annidasse la convinzione che l'empasse politico fosse dovuto soltanto all'età dei politici, statene certi che coloro che controllano i partiti sfodererebbero trentenni e quarantenni a volontà, adeguatamente addestrati da spin doctors ad apparire volenterosi di difendere l'interesse collettivo. Cambierebbe l'età dei candidati, ma la truffa sarebbe analoga a quella attuale.
Fisher sembra avere problemi circa l'età delle persone, scrive "In televisione le star sono rugose". Non si capisce cosa ci sia di male nelle rughe, e le persone andrebbero giudicate per le loro capacità e non per la loro età o la quantità di rughe. Il giornalista americano, in linea col sistema che ci vuole tutti "tirati" dal chirurgo estetico e che mette sul palcoscenico persone sempre più giovani, evidentemente, disprezza le donne che non sono lolite ammiccanti o gli uomini non avvenenti come "latin lovers".
Se in Danimarca il 64% delle persone ha fiducia nel Parlamento e in Italia il 36% (ma alcune statistiche darebbero il 19%), ci sarà una ragione. Come si può dare fiducia a personaggi collusi con la mafia, che promettono di interessarsi al bene pubblico ma agiscono sempre a favore dei grandi gruppi bancari ed economici? Se l’11% (in realtà molte statistiche danno almeno il 12%) delle famiglie italiane si trova sotto il livello di povertà e il 15% fatica ad arrivare a fine mese, c'è un motivo preciso, e va detto (vedi a questo proposito http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm). Limitarsi ad elencare le cose che vedono svantaggiata l'Italia non serve agli italiani, serve soltanto a chi ha ridotto il paese in questo stato, per cercare di far sentire colpevoli gli stessi italiani.
L'articolo di Fisher è anche pieno di luoghi comuni, come il concetto di "competitività" dell'industria, che reso in modo piatto non fa comprendere che la competitività non è la vera caratteristica dell'attuale sistema economico. Oggi il successo o il fallimento nell'imprenditoria dipendono soprattutto dal sostegno delle banche e dal potere dei grandi gruppi industriali, che ormai possono spadroneggiare nel nostro paese come e quando vogliono, senza alcun ostacolo. In altre parole, se questi gruppi (controllati dagli stessi banchieri) decidono di intralciare un dato settore possono farlo, potenziando, ad esempio, il medesimo settore in Cina o in altri luoghi. Così è avvenuta la quasi distruzione del nostro settore tessile. Il giornalista americano tutto questo non lo dice, e si limita ad osservare che "gli imprenditori sono mosche bianche in uno scenario desolante", come si ciò fosse dovuto a tare nel DNA italiano.
Al grave danno creato dalle autorità anglo-americane nel nostro paese, si aggiungono anche le beffe mediatiche. Queste persone denigrano il nostro paese, ovviamente non a fin di bene, ma per scaricare sugli stessi cittadini italiani la responsabilità della condizione del paese, come se le banche non saccheggiassero il 40% del nostro Pil, e come se il nostro sistema politico non fosse corrotto. Occorre indignarsi e mettere i puntini sulle "i", per non farci scaricare addosso tutto il marcio che il gruppo di autorità e di banchieri/imprenditori anglo-americani ha prodotto per ridurre allo stremo il nostro paese.
E' utile al gruppo dominante propagandare che l'Italia è in declino, nascondendo che questo declino è indotto da chi controlla media e politica. Queste persone vogliono destabilizzarci nella mente e nel morale, approfittando della presunta ignoranza degli italiani, prodotta dalle menzogne dei telegiornali, e dalla miriade di giornalisti e intellettuali che osannano la "grande democrazia americana". E' proprio sull'ignoranza che il gruppo dominante conta per indurre gli italiani a sentirsi delle "merde" e a stare a compatirsi perché i giovani non hanno futuro, i vecchi vivono con pensioni misere e i bambini sono stretti sempre più nel disagio e nella problematicità dei mass media, fomentatori di violenza e volgarità.
Ma tutto questo ha delle cause e dei responsabili. La causa della precarizzazione del lavoro sono ovviamente, le leggi che permettono lo sfruttamento lavorativo. Queste leggi sono state approvate da politici corrotti e manovrati proprio da quelle stesse persone che attraverso il "New York Times" criticano gli italiani perché a trent'anni e più vivono ancora in famiglia. Se il 70% di giovani fra i 20 e i 30 anni vive ancora con i genitori, è soprattutto perché non sarebbe in grado di mantenersi da soli o perché non hanno uno stipendio sicuro.
Gli italiani però non sono così ignoranti e sprovveduti come il "New York Times" vorrebbe far credere. E questo è provato dal fatto che quasi il 70% (alcune statistiche danno l'80%) non crede che il Parlamento agisca per il bene del paese e che molti italiani, se intervistati, saprebbero dire chi sono i responsabili della deriva del paese. Certo, molti di essi indicherebbero personaggi politici, trascurando i burattinai che li hanno assoldati, ma comunque sarebbero capaci di trovare precise responsabilità.
Provate ad andare in Campania, in Calabria o in Sicilia, e a parlare con la gente comune, trovereste sorprendente il grado di consapevolezza di molte persone, e la loro percezione esatta su ciò che è realmente l'attuale sistema di potere. E tenete conto che questo avviene in un paese in cui l'informazione è fortemente e costantemente manipolata, e in cui le persone vengono trastullate da programmi spazzatura, da vallette seminude e da giochi a quiz demenziali.
Il problema vero degli italiani è quello di dover provare una sana indignazione, che porti quel 70% di cittadini, che non credono agli attuali politicanti, a prendere le distanze dall'intero sistema, non sostenendo nessuno dei suoi fantocci e coltivando la propria mente per poter avere sempre più fiducia in se stessi. In modo tale da rendere possibile creare un sistema di vera politica, in cui i cittadini comuni (senza essere assoldati da partiti o da gruppi di potere) possano a turno amministrare la cosa pubblica, con onestà e saggezza, come soltanto i cittadini comuni saprebbero fare, se non fossero stati convinti dalla propaganda secolare di non esserne capaci.
Molti italiani sanno chi sono i responsabili dell'attuale situazione italiana, e sanno che gli attuali personaggi politici non si pongono l'obiettivo del benessere del paese, tuttavia, non hanno abbastanza fiducia in loro stessi per prendere le redini del paese e per autodeterminarsi. L'autodeterminazione risulta un percorso assai più difficile rispetto all'illudersi che forse un nuovo partito o un nuovo personaggio possano cambiare le cose. Ma finché esiste l'attuale sistema di partiti non bisogna illudersi che qualche politico voglia realmente abrogare le leggi che permettono lo sfruttamento lavorativo, o voglia limitare il potere delle banche.
Certo, quando si crea una situazione c'è anche la responsabilità di chi la subisce, e dunque, occorre sempre farsi un'autocritica. Gli italiani non hanno fiducia in loro stessi, e talvolta sono creduloni verso il potere, mentre possono essere assai diffidenti verso i loro simili.
Secoli di colonialismo e dittature ci hanno convinto di dover per forza sottostare ad un gruppo dominante, e ci piace credere che qualcosa di buono ci sia in questo. Per questo motivo, quando spunta un nuovo partito o un personaggio percepito come autorevole, si continua a sostenere il sistema offrendo il proprio voto, senza accorgersi che si tratta della stessa truffa in cui eravamo caduti in precedenza.
Il futuro del paese deve essere messo nelle mani dei cittadini, perché finché sarà nelle mani del gruppo di banchieri/imprenditori che continua a saccheggiare, non ci potrà essere che un futuro peggiore dell'attuale.
La speranza è che gli italiani non debbano giungere a situazioni di povertà estrema o di guerra per ravvedersi e prendere una netta distanza dal sistema mafioso e corrotto imposto dal gruppo egemone.
Seguire la strada più comoda del voler credere che all'interno del sistema stesso ci possano essere azioni positive, può portare al disastro di concedere ancora potere e fiducia a chi truffa, ruba e inganna.
Bisogna vincere la paura del cambiamento e di assumersi responsabilità, indignandosi di fronte ai truffatori e ai mafiosi che esercitano potere nel paese.
Una cosa scritta nell'articolo di Fisher è assai vera: "Noi Italiani abbiamo in mano il nostro destino come mai è accaduto prima". Ma per cambiare la realtà dobbiamo agire con coraggio, mandando veramente e per sempre a quel paese tutti i politici corrotti, i mafiosi, i banchieri, e tutti i giornalisti che elencano i problemi senza indicare cause e responsabili.



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NOTE

1) www.corriere.it/cronache/07_dicembre_14/ ny_times_italia_triste_61294208-aa11-11dc-abc2-0003ba99c53b.shtml - 61k
2) "New York Times", 13 dicembre 2007.

23 commenti:

enrico ha detto...

Ciao Antonella, ho scoperto per caso il tuo blog e questo articolo, ed ho apprezzato molto la chiarezza della tua analisi.

Confesso che anch'io mi sono lasciato 'ammaliare' dall'articolo del NYT, e malgrado avessi percepito la curiosa omissione di alcune delle cause profonde di questo disastro, sono finito per forwardarlo ad alcuni colleghi e conoscenti all'estero.

Mi rendo conto ora quanto sia facile strumentalizzare la tentazione del pessimismo e dell'autocommiserazione, in un paese come il nostro, e come le coscienze rischino di assopirsi.

Grazie per la "sveglia"!

PS: Sarebbe bello tradurre il tuo articolo in inglese.

Marco ha detto...

Cara Antonella,
mi trovi completamente d’accordo su quanto dici nel tuo post riguardante l’articolo di Ian Fisher pubblicato sul New York Times circa 2 mesi fa.

Mi piacerebbe ridimensionare un po’ le accuse del noto giornalista USA.
Non è certo il primo articolo comparso sulla stampa estera in questi ultimi 2 anni, di solito di provenienza da paesi anglosassoni. E tutti, in un modo o nell’altro, critici nei confronti dell’Italia, della sua politica, e del suo modus vivendi.
Basta pensare agli articoli apparsi recentemente sulla stampa inglese in relazione al problema rifiuti della Campania…
In altre parole, che esista un tipo di stampa estera, specialmente dagli USA e GB (alleati stretti degli americani), che prende la palla al balzo per criticare eccessivamente l’Italia, non è una novità.
Ora il punto cardine è, come te dici chiaramente nel tuo post, perché questo articolo proprio ora…

Ho una discreta conoscenza degli USA e degli americani, dato che ho collaborato con loro in campo lavorativo per più di 20 anni, e devo dire che in generale obiettivamente hanno ben pochi motivi per sentirsi superiori rispetto al resto del Mondo.
Solo per fare un esempio, le famose università americane sfornano laureati che non conoscono l’inglese, e nemmeno la geografia mondiale…
Considerando l’aspetto psicologico, il problema forse è proprio questo: credono di essere migliori di tutti, ed in quasi tutti i campi.
In una società dove solo il vincente viene considerato, è giocoforza che non si possa avere tanta comprensione verso coloro che perfetti non sono, tanto più se non sono americani. In questi momenti di crisi degli USA è molto utile (per loro!) trovare qualcuno che sta – teoricamente – peggio…
Possiamo aggiungere un altro aspetto che sicuramente influenza la loro mancanza di obiettività nei confronti degli altri: l’Europa sta diventando uno Stato Federale proprio come gli USA, e pian piano sta “rosicchiando” spazi preziosi all’America.
Un po’ di esempi…
In campo monetario: l’entrata in vigore dell’Euro, ed il suo successivo rafforzamento di circa il 20% rispetto al Dollaro USA ha pian piano tolto alla valuta americana la figura di valuta principale negli scambi a livello mondiale: basta pensare che pian piano anche il prezzo del petrolio, tradizionalmente valutato in dollari per barile (entrambe unità di misura USA), si sta pian piano spostando verso Euro per barile (e poi forse, Euro per litro, chissà). Non è certo un fatto da poco il sentirsi scivolare sotto i piedi il primato di valuta internazionale, non solamente a livello economico…
In campo finanziario: le borse dei paesi dell’Estremo Oriente, e principalmente quelle di Hong Kong e Shangai , stanno pian piano assumendo un’importanza sempre maggiore rispetto al passato, data la grande quantità di titoli scambiati. La Borsa di Wall Street mantiene ancora la prima posizione solo per questioni di tradizione, basta pensare alla sempre maggiore indipendenza delle borse europee dagli scossoni subiti da Wall Street in queste ultime settimane, dove abbiamo assistito ad una caduta a picco della Borsa USA ed a variazioni negative (anche se notevoli) delle Borse europee. E si può affermare senza ombra di dubbio che tali ribassi delle borse europee sono stati dovuti a speculazione e emotività delle borse europee, non da vere e proprie situazioni negative.
I tempi del buon Greenspan, che era capace di far credere a tutta l’America che le cose andavano benissimo, anche quando non era così, sono passati.
L’America soffre di una crisi profonda dovuta ad un indebitamento generale delle famiglie USA, che in una situazione di incertezza economica altro non fa che aggravare il bilancio della Nazione, portandola sempre più vicina ad una recessione, che forse avrebbe potuto colpire anche prima di ora, ma che è stata mascherata ad arte da Bush & Co con una guerra in Iraq: mettiamo in prima pagina un soldato USA che spara contro Al Qaeda e così faremo dimenticare al popolo americano che le cose sul fronte interno vanno sempre peggio… E’ la tattica dei Panem et Circenses, che NOI italiani abbiamo insegnato a tutto il mondo, USA compresi (un po’ di orgoglio nazionale perdonamelo…).
In campo della politica estera: l’America ha commesso uno degli errori più madornali che potesse fare: ha fatto una guerra contro uno stato sovrano creando motivazioni false, e cercando di convincere alleati e non di avere ragione. E il vero problema è che si sono fatti scoprire!
Tutto nasce con l’attacco alle Torri Gemelle, quando gli americani assurgono al ruolo di obiettivo principale del terrorismo internazionale, sfruttando molto bene in campo internazionale la loro figura di vittime.
E si autoproclamano poliziotti del Mondo. Non è un passo da poco…
Da quel momento Bush cerca di creare un fronte politico contro il terrorismo internazionale, con gli USA a capo di tale “esercito”. In contemporanea vengono aumentati gli stanziamenti per le spese militari in USA (con molti industriali che hanno sovvenzionato la campagna elettorale del Presidente Bush che ancora stanno ringraziando…). Gli stessi bilanci dell’Intelligence arrivano a livelli che non avevano raggiunto dalla Guerra Fredda.
E che cosa vanno ad inventarsi il signor Bush ed i suoi servizi segreti? Che Saddam Hussein, dapprima, sovvenziona Al Qaeda. Articoli sulle prime pagine di tutti i giornali mondiali riportano tali asserzioni, che però campano poco, in quanto nessun uomo sano di mente potrebbe affiancare un dittatore che combatte il fondamentalismo islamico ad il capo del terrorismo islamico mondiale. Ci provano, ma li va male…
Allora nuova pensata: Saddam Hussein ha le armi di distruzione di massa, e starebbe per usarle contro gli stati amici degli USA. Inizia allora la campagna di stampa in appoggio a quanto dichiarato dal presidente USA, con vari cosiddetti esperti che cominciano a mostrare cartine del Medio Oriente e Mediterraneo, con cerchi disegnati ad indicare il raggio dei possibili missili in mano a Saddam.
Lasciamo perdere tutto quello che è stato scritto e detto in quel periodo: di concreto rimane che gli USA hanno cominciato una guerra contro l’Iraq, con la scusa delle armi di distruzione di massa. Ed hanno coinvolto in tale baggianata anche Tony Blair, primo ministro britannico. Per mesi hanno tentato di coinvolgere anche gli altri europei, ma alla fine nella rete di Mr. Bush è rimasto solo il governo britannico, che ne ha successivamente pagato le conseguenze. In quei mesi si è assistito ad una campagna diretta, a mio modesto parere, prevalentemente a mettere europei contro europei, con il chiaro intento di creare divisioni all’interno di quella che sta diventando il maggiore competitor degli USA, in qualsiasi campo.

E in quest’ottica si deve valutare anche l’articolo di Ian Fisher: agli americani un’Europa forte da molto fastidio, e non perdono l’occasione per fomentare discordia all’interno del nostro continente. Non dimentichiamo che l’Europa a 27 stati è abitata da circa 500 milioni di persone, molte di più di quante ne abitano in USA. E che in breve termine il numero degli stati membri salirà a 30.
Nella strategia comunitaria esiste un progetto di estendersi anche verso Turchia, Israele, e forse anche CSI, cosa che porterebbe ad un raddoppio della popolazione, e dell’importanza strategico-politica.
E gli USA come possono stare fermi di fronte ad un tale trend in crescita? Ad esempio non dimentichiamo che una Turchia che entra nella CEE automaticamente fa perdere agli USA uno dei migliori alleati storici nel Mediterraneo.
La creazione di uno stato europeo forte, sia politicamente che economicamente, ha come naturale conseguenza un avvicendamento nel ruolo della nazione più importante del pianeta.
Si può forse credere che gli USA possano stare fermi a veder succedere quanto detto sopra? Naturalmente ogni mezzo sarà valido per minare la coesione tra i vari stati europei, e gli USA cercheranno tutte le vie che possano creare disaccordo interno in Europa.
Non potranno facilmente accettare di aver perso il primato sulla Terra: non è nella loro natura gioire per essere secondi…

Tornando all’articolo sul New York Times, se consideriamo tutti gli aspetti sopra menzionati non possiamo altro che dare a quell’articolo l’importanza che secondo me ha: è una visione un po’ esagerata e naif della nostra società, vista dagli occhi di un americano che non ha mai fatto una autocritica in vita sua…
Come disse quel Signore: Chi è senza peccato…

Importante è, secondo me, guardarsi dai continui attacchi alla nostra democrazia, sia che vengano dall’interno, sia che vengano dall’esterno, sotto qualsiasi forma. E valutare attentamente ciò che viene scritto e detto…non dimentichiamo che la censura è uno dei primi sintomi di antidemocraticità, e durante il precedente governo Berlusconi ad alcuni grandi giornalisti venne tappata la bocca: leggasi Biagi, in primis…
Se abbiamo già dei soggetti capaci di “consigliare” ad un direttore generale RAI di non usare più un giornalista, non abbiamo bisogno di trovare dei nemici da fuori Italia per preoccuparci, non credi?

Buona serata

paradox ha detto...

Complimenti. Articolo davvero interessante.
La crisi cominciata nel 1992 non trovava spiegazione prima di leggere questo articolo. In effetti, seppure le mie informazioni sono scarse (da italiano medio)tutto coincide. Il crollo della lira e le seguenti speculazioni di "alta" finanza con privatizzazioni e bond.
Un vero e proprio "sacco dell Italia".
La gente, dopo quindici anni, è stanca. Ha capito di essere stata fregata (eravamo davvero tra le prime nazioni al mondo!), ma oltre all'informazione manca qualcuno che sia portavoce di un cambiamento che è il momento giusto che avvenga. Grillo parla, fa rumore, raccoglie adesioni. Ma non vedo uno scopo dietro tutto questo trambusto oltre la crescente popolarità del comico.
Non riesco a vedere spiragli di cambiamento...
Sono comunque molto interessato ad andare oltre l'informazione di regime. Mi chiedo dove poter trovare altre fonti sane di informazione, ammesso che esistano.
Ancora complimenti, per il contenuto e l'equilibrio.

rocco ha detto...

Cara Antonella se fossi un tuo amico che mi consiglieresti per le elezioni?
A dx a sx ed al centro ci sono truffatori che godono della stima dei loro colleghi di partito o coalizione.
Nessuno va nella direzione di crescita politica per lo Stato ed allora?
Si parla di riforma del sistema elettorale ma se il sistema è quello della lotizzazione cosa si otterà? Sicuramente la riforma ci vuole come ci vuole la regola che i pregiudicati non possono sedere in Parlamento, ma perchè allora fare queste elezioni ora così di fretta? Poi faremo il referendum e poi magari dinuovo le elezioni?
Tutto ciò lo pagheremo noi ancora una volta. Qualcuno prima o poi perderà la pazienza e sicuramente non saranno i politici. Resistere lo si fa per necessità e la necessità spesso fa fare cose sbagliate.

Antonella Randazzo ha detto...

Grazie davvero per le belle parole che mi scrivete,
e per le cose interessanti che aggiungete, e che di sicuro sono utili a comprendere meglio la realtà.

Risposta a Marco:
sono abbastanza d'accordo con quello che scrivi, è vero che persone sgradevoli e antidemocratiche ne abbiamo già parecchie in "casa". Però tieni conto che l'articolo del New York Times ha fatto il giro del mondo, dando dell'Italia un'immagine negativa, passiva, vecchia e debole, mentre articoli di critica come il mio vengono letti soltanto da poche migliaia di persone. Insomma, anche se la mia unica bandiera è quella della famiglia umana, non mi è affatto piaciuto che l'immagine del nostro paese venga denigrata e distorta. E che gli italiani passino tutti per "pulcinella".
Cosa avrebbero fatto le autorità statunitensi se uno dei nostri giornalisti del "Corriere della Sera" avesse impietosamente elencato tutti i più gravi problemi degli Stati Uniti?
Non sarebbe stato forse richiamato "all'ordine" dal regime?

risposta a Rocco:
Come ho detto in vari articoli, attualmente il sistema dei partiti non permette scelte politiche al di fuori del potere del gruppo egemone, e anche se dovessimo votare gruppi meno corrotti, ci troveremmo nella stessa situazione di prima, perché le persone più oneste sarebbero talmente poche da non avere alcun potere concreto. Dunque, il cambiamento è possibile, ma soltanto se prendiamo le dovute distanze dall'attuale sistema dei partiti (se non lo avete ancora fatto leggete http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/09/cosa-sono-realmente-i-partiti-e-come.html). Un giorno, (spero presto), ogni paese sceglierà direttamente i propri rappresentanti politici, senza aver bisogno di gruppi di potere.

Marco ha detto...

Cara Antonella,
hai ragione nel sentirti indignata dell'immagine distorta e parziale data dall'articolo sul New York Times. Ed a far notare la diversità di trattamento che hanno i giornalisti che scrivono su giornali USA: se le cose fossero all'opposto, cioè se fosse stato un giornalista italiano ad emettere sentenze sugli USA, saremmo stati al centro di uno scontro diplomatico che avrebbe causato "morti" e " feriti".
Il problema lo hai già varie volte fatto notare proprio tu, con i tuoi articoli: la sudditanza politica e psicologica che l'Italia ha tutt'ora nei confronti degli USA. Potremmo fare centinaia di esempi concreti che dimostrino quanto poco siamo considerati a livello mondiale dai nostri alleati americani... ma credo che qualunque persona sana di testa e libera di pensiero abbia già tale concetto ben impresso. Basta pensare al pilota USA che trancia con il suo aereo militare il cavo di una ovovia in Italia, causando la morte di alcuni cittadini del nostro Paese. E che non viene condannato...
La cosa più triste è che siamo noi (non proprio noi, in questo caso, ma loro...) a riconoscere agli USA un ruolo egemone in questo Mondo.
Il discorso si farebbe molto lungo, ed ora, purtroppo, non ho tempo.
Quindi mi scuso, mi interrompo, con l'intenzione di tornare sull'argomento in un tempo successivo.

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella.
Purtroppo la"fabbrica del consenso"è sempre in piena attività.
Oltre al citato "New York Times"altre testate giornalistiche ci propongono rimedi-interessati-per risolvere i mali del Bel Paese.
Su:"Internazionale"di questa settimana viene riportato un articolo tratto dal"Financial Times"dal titolo:
Il coraggio di cambiare.
Dopo aver elencato le cose, che nè il centrodestra nè il centrosinistra hanno saputo fare, ci forniscono la loro ricetta.Essa consiste: in una grande coalizione tra Forza Italia e il Partito Democratico con a capo una figura
esterna,che loro identificano nella persona del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.
Ora, riporto qui un articolo tratto dal bel sito " Cani sciolti",la firma è quella di Carlo Gambescia, che ci spiega le idee del Governatore.

L'Italia di Draghi: Una società schiavistica

Il Manifesto di oggi, definisce, addirittura nei titoli, la relazione di Draghi “un’alta lezione di liberaldemocrazia". Non siamo d’accordo: preferiamo parlare di una dotta introduzione alla nuova società schiavistica. Il lettore si chiederà perché usiamo parole così forti. Presto detto: dietro il linguaggio “liberale” di Draghi si nasconde un disegno sostanzialmente antisociale: quello di favorire la nascita di una società piramidale; una società governata dal ristretto intreccio di interessi tra banche e imprese. Una società schiavistica, come vedremo, da cui Draghi, vuole far fuori la politica, anche quella compiacente.

Non solo: il Governatore pretende la cancellazione di qualsiasi diritto sociale, a cominciare dalle pensioni. Ma entriamo nel merito della relazione.

Draghi non ha quasi parlato del processo di concentrazione bancaria in atto. Ne ha evidenziato solo i futuri effetti benefici sulla capacità di concorrere, sul piano mondiale, delle banche italiane. Il che significa, un sicuro aumento dei costi per i consumatori italiani (si veda il nostro post del 22 maggio 2007).

Draghi ha taciuto sui fitti legami tra banche e imprese. Ma, ha criticato, proprio per favorirne la crescita, qualsiasi intervento della politica in economia.

Draghi ha chiesto, alzando improvvisamente il tono di voce (come ci hanno riferito alcuni amici presenti), di procedere rapidamente all’aggiornamento dei coefficienti pensionistici. Il che significa impoverire oggettivamente, di qui a qualche anno, i lavoratori che andranno in pensione.

Draghi ha reclamato maggiore produttività, flessibilità e liberalizzazioni. In particolare nell’energia. Per favorire, appunto - dopo aver liquidato la politica - una maggiore concentrazione economica. E soprattutto la crescita esponenziale del pericoloso intreccio tra banche e imprese. Infine, il suo accenno, alla riforma dell’istruzione, va interpretato, come volontà di frammentare ulteriormente il mercato del lavoro intellettuale e professionale, anche attraverso la privatizzazione dell’istruzione pubblica .

L’Italia auspicata da Draghi vede pochi eletti in cima e tanti lavoratori e pensionati poveri in basso. E in mezzo un ceto medio, più ridotto, tonico e legato ai poteri forti, in termini di prestazioni professionali a livelli di quadri medio-alti. Mentre il ceto medio(-medio) e medio(-basso), di oggi, mescolandosi agli immigrati, dovrebbe andare a ingrossare le fila del lavoro servile (camerieri, guardie giurate, servizi alle persone) e dei lavoro flessibile (dipendenti dei call center, e di altri settori basati sui servizi non alle persone). E tutti con paghe e pensioni al di sotto del minimo vitale. Proprio come gli ultimi della classe: i lavoratori poveri (facchini, lavapiatti, custodi, eccetera) e i pensionati “coefficientizzati”.

E’ un “disegno” che potrebbe prendere corpo nei prossimi 15-20 anni. Il progetto gioca, in termini di controllo sociale, sulle potenzialità delle tecnologie di sorveglianza, sul graduale svuotamento delle istituzioni democratiche (anche attraverso scandali pilotati e conseguenti campagne di stampa ), sull’invecchiamento della popolazione (vecchi e anziani sono più facilmente controllabili), sull’arrendevolezza degli immigrati, e sulla paura generalizzata e opprimente, in una società flessibile, di perdere il posto di lavoro, anche se umile e sottopagato.

In conclusione, si tratta di una società schiavistica e non liberaldemocratica: governata dall’alto, da un ristretto gruppo di tecnocrati, alle dipendenze dirette dei più ricchi (di qui l'inutilità dei politici, come ceto sociale capace di mediare), e perciò priva di qualsiasi vera istituzione democratica. Ovviamente, non è tutta farina di Draghi.

L'attuale Governatore è lì, solo per garantire una “visione del mondo” e una politica del credito favorevoli agli interessi dei CdA di imprese e banche. Il personaggio, non è assolutamente brillante, come lo descrivono i suoi ammiratori. Tutt'altro. E al minimo tentativo di alzare la testa, rischia di essere sostituito come Fazio. Oggi scomparso dalla scena politica ed economica, e liquidato come populista. Chissà perché?

Cara Antonella,non so se indignarmi per gli articoli dei giornali anglo-americani,che ormai conosciamo.
Quello che posso dire ai cittadini Italiani è:SVEGLIATEVI!!

Marco ha detto...

Cara Antonella,
scusami se lo dico, ma su un argomento sono completamente d’accordo con Ian Fisher: gli italiani stanno, piano piano, perdendo la speranza in un futuro. E la gioia di vivere.
Questo cambiamento di umore è causato da vari motivi, primo fra tutti l’essere abbandonati da una classe politica in crisi che sta trascinando verso il fondo dell’abisso tutta una Nazione.
Stiamo vivendo in una società che sta abbandonando i valori che l’hanno costituita, dove ideologia e passione ormai stati sostituiti da panino e calcio, dove l’essere anarchico (non quello vero, ma colui che non rispetta più alcuna norma o legge) è diventato un vanto, e non qualcosa di cui vergognarsi.
Una crisi profonda di identità, da cui gli Italiani si svegliano solo per gioire quando la Nazionale di Calcio vince il Campionato del Mondo. E tale crisi sta desertificando questo Paese, rendendolo arido ed incapace di reagire. Una crisi a più livelli, che coinvolge molti aspetti della nostra società.
Crisi sociale: il governo di Centro Destra ha impoverito gli italiani, con norme a favore dell’impresa, sostituendo una vera e propria politica sociale, mai attuata dal governo Berlusconi, con interventi di “carità” verso alcuni aspetti più delicati della nostra società.
Ma non ha messo in opera alcun tipo di programma che portasse ad un effettivo miglioramento dello stato sociale. Anzi, si è fatto in modo (non so se volontariamente o inconsciamente) che anche la piccola borghesia arrivasse ad essere compresa tra le classi che non riescono ad arrivare a fine mese col semplice sudore della propria fronte.
Il Governo dopo Berlusconi, quello diretto da Mr. Prodi, di parole ne ha dette tante, di progetti ne ha fatti ancora di più: ma i fatti concreti hanno dimostrato l’incapacità di una coalizione così composta di riuscire a portare avanti un programma comune, che desse una vera e propria chance positiva alla nazione. Qualche tentativo è stato fatto, ma non si è mai potuto parlare di vere e proprie riforme sociali.
Oggi, dopo la sua caduta, il governo Prodi lascia un tesoretto che forse verrà incamerato dal governo successivo per aiutare i poveri imprenditori bisognosi.
Crisi Economica: in parte subordinata alla Crisi Sociale, ha fatto di tutto per complicare la vita al governo Prodi, nonostante che questo avesse operato, ad onor del vero, in modo abbastanza giusto nel settore dei tagli alla spesa pubblica, e nel recupero dell’evasione fiscale (fatti solo i primi passi: di ben altra opera avrebbe bisogno questo nostro Paese).
La crisi economica mondiale causata dall’aumento sproporzionato del prezzo del petrolio greggio, che grazie a manovre speculative arrivò a superare i 100 Dollari al barile, ha aumentato la spesa per l’energia, dalla quale l’Italia è sempre stata direttamente, ed abnormemente, dipendente a causa della sua mancanza di risorse all’interno del territorio nazionale.
(Piccolo inciso: proprio in questi tempi siamo nel clou di una serie di richieste, operate da compagnie petrolifere mondiali, per effettuare ricerche di giacimenti di petrolio proprio in Italia, e più precisamente in Basilicata, dove prospezioni sembrano indicare la possibile presenza di giacimenti, anche se a profondità elevate. Data la sempre maggiore difficoltà di trovare nuovi giacimenti, si sta scavando sempre più in profondità, e di conseguenza anche giacimenti profondi, come dovrebbero essere quelli in Basilicata, cominciano ad essere convenienti…)
Oltre all’aumento del prezzo dell’energia, la crisi negli USA dovuta ai mutui bancari ha trascinato in negativo l’economia mondiale, senza ombra di dubbio alimentata da una corrente speculativa al ribasso che ne ha aumentato gli effetti. Effetti che sono stati subiti anche dalle borse europee e, di conseguenza, dalle aziende italiane, che hanno visto aumentare i costi per prestiti funzionali, emessi dalle banche italiane (istituzioni che dovrebbero essere ripulite, al loro interno, da tutti gli speculatori ed i furbetti che le gestiscono, e che dovrebbero essere punite aspramente, sia in sede civile che in quella penale, ogni volta che vengono commessi illeciti proprio da coloro che li dirigono, vedi casi Cirio, Parmalat, Bonds Argentini, e 4you).
E le aziende italiane hanno, logicamente, fatto subire il tutto al consumatore medio, tramite aumenti di prezzi, a volte giustificati, a volte ingiusti.
Crisi del Lavoro: la crisi del lavoro ha influenzato, ed è stata a sua volte influenzata, da entrambi gli aspetti sopra citati, come è logico essendone interdipendente. Ma in Italia si è assistito, grazie all’opera di un recente governo di Centro-Destra, alla legalizzazione dello sfruttamento.
Il lavoro dipendente ha avuto uno scossone non indifferente grazie all’adozione dei contratti a tempo determinato, che già esistevano precedentemente, ma che hanno aumentato la loro incidenza sul mercato del lavoro grazie alla defiscalizzazione di vari tipi di collaborazione lavorativa.
L’imprenditore che ha bisogno di manodopera più o meno qualificata può richiedere una assunzione con contratto a progetto, che in pratica altro non è che una collaborazione temporanea esterna. In tal modo, allo scadere del contratto si può, senza alcun rimorso, non rinnovare il rapporto di collaborazione tra azienda ed individuo. E questo versando allo Stato sotto forma di contributi vari solo una parte di quanto precedente dovuto…
E’ facile capire che tale forma di rapporto datore di lavoro-prestatore d’opera favorisce l’impresa, a scapito di quella che è sempre stata una delle caratteristiche, fino a quel momento, del lavoro dipendente, ovvero la certezza di lavorare anche domani. Psicologicamente tale forma di dipendenza più o meno “fissa” permetteva alle famiglie di contrarre mutui ed altre forme di indebitamento, basandosi sulla quasi certezza di un salario:il mancare tale “certezza” ha provocato una incertezza sul futuro piuttosto generalizzata.
L’introduzione ed il proliferare di contratti a tempo determinato ha comportato un maggior numero di “sofferenze bancarie”, in quanto sono cresciuti, in percentuale, i debiti che non vengono più pagati a causa della perdita del lavoro; le sofferenze dovute ai mutui a tassi variabili sono tutta un’altra cosa, molto più accomunabili, a mio parere, alle truffe tipo Bond Cirio o Argentini, che furono consigliati dai broker bancari italiani ai loro clienti proprio perché le banche volevano togliersi dal portafoglio titoli quei bond ormai destinati all’insolvenza, scaricandoli proprio sui loro clienti…
La forma del CoCoPro, pensata come forma per incrementare il lavoro dei giovani (o almeno presentata come risoluzione al problema dei giovani inoccupati o disoccupati), andò a incidere su tutte le forme di lavoro, e su tutte le età dei lavoratori, portando ad altri ulteriori problemi: 1. la mancata assunzione definitiva di certi lavoratori, a cui vengono proposti rinnovi perpetui – o quasi – del contratto di collaborazione, facendo così risparmiare l’azienda, ma non permettendo al lavoratore di costituirsi un fondo pensione valido per il futuro (dati i contributi bassissimi richiesti dallo Stato, un lavoratore che eventualmente dovesse lavorare tutta la vita come Co.Co.Pro. si vedrebbe corrisposta, allo scadere del suo teorico 65mo anno di età una pensione di poco superiore alla minima sociale); 2. tali forme di lavoro a tempo determinato vengono applicate anche a lavoratori che per loro sfortuna si trovano a 35-40-45 anni a dover lasciare un eventuale posto di lavoro fisso (causa, ad esempio, la chiusura dell’azienda per la quale hanno lavorato come dipendenti per 15-20 anni). Tali lavoratori hanno famiglie da mantenere, non hanno più possibilità di fare progetti per il futuro, e vedono la loro pensione andare pian piano a ramengo. Come? Consideriamo un lavoratore con 20-25 anni di esperienza, che si trova a dover cambiar lavoro, ed a cui vengono proposti, data l’età non più giovanissima, solo contratti Co.Co.Pro. Siccome l’importo della pensione che dovrebbe percepire viene dall’INPS calcolato sugli ultimi 10 anni di contributi versati, e sugli importi versati, un tale lavoratore avrà, per ogni anno di lavoro Co.Co.Pro. la sua pensione diminuita, finchè, dopo dieci anni di collaborazione a progetto, la sua pensione verrà calcolata solo sui contributi versati per tale tipo di contratto, ovvero, avrà una pensione da fame.
Crisi Politica: non credo ci sia molto da aggiungere su questo tipo di crisi, corresponsabile del peggioramento della situazione degli italiani.
Avere un governo reattivo, che prende le possibili contromisure, al momento in cui crisi internazionali o nazionali si presentano è sicuramente di aiuto.
In Italia tale tipo di governo manca ormai da secoli…
Sto forse per dire un’eresia, ma l’ultimo governo italiano, che mi ricordi, che fece qualcosa a livello internazionale e nazionale, e che ci dette un po’ di orgoglio di essere italiani, fu il governo Craxi, quello che nel 1985 non cedette alle pressioni politiche e militari alla base di Sigonella del presidente USA Reagan, quando, forse per la prima volta dal secondo dopoguerra, un Presidente del Consiglio italiano disse no in modo deciso ad un presidente USA.
Forse si stava meglio quando si stava peggio?

Antonella Randazzo ha detto...

Certo, la situazione è tutt'altro che rosea, nell'articolo (e in altri articoli) parlo dei parecchi problemi che ci sono in Italia.
Il punto è: quali sono le cause?
Gli italiani hanno molti motivi per rigettare completamente l'attuale sistema e tutti i suoi giullari.

paolo russo ha detto...

Bisogna che le persone capiscano,che lo stato-mercenario(di qualsiasi colore esso sia) non ha la volontà di opporsi al processo di globalizzazione,che mina-riuscendoci-le conquiste sociali ottenute con immani sacrifici.

Anzi,impiega ogni mezzo per tenere
incatenate le masse di cittadini-consumatori ad illusioni politiche ed economiche.

Ecco il perchè,come dice Antonella,bisogna rigettare completamente l'attuale sistema.

A questo proposito, mi piacciono le parole di Arundhati Roy,che ci dice come fare per contrastare quello che lei chiama l"Impero":

"Possiamo affilare la nostra memoria, possiamo imparare dalla nostra storia. Possiamo continuare ad alimentare la voce dell'opinione pubblica finché diventi un ruggito assordante.

Possiamo trasformare la guerra contro l'Iraq in un dibattito sugli eccessi del governo degli USA.

Possiamo denunciare George Bush e Tony Blair - e i loro alleati - come vigliacchi assassini di bambini, avvelenatori di acque, e meschini lanciatori di bombe da lontano quali essi sono.

Possiamo re-inventare la disobbedienza civile in un milione di maniere differenti. In altre parole, possiamo scovare un milione di modi per diventare una seccatura collettiva.

Quando George Bush afferma "o state con noi, altrimenti state con i terroristi" possiamo rispondere "no, grazie". Possiamo fargli sapere che le persone nel mondo non hanno bisogno di scegliere tra un Malevolo Topolino e i Folli Mullah.

La nostra strategia non dovrebbe essere solo quella di affrontare l'Impero, ma di assediarlo. Togliergli l'ossigeno. Svergognarlo. Schernirlo. Con la nostra arte, la nostra musica, la nostra letteratura, la nostra ostinazione, la nostra gioia, la nostra vivacità, la nostra assoluta inflessibilità - e la nostra abilità a raccontare le nostre storie. Storie che sono diverse da quelle a cui siamo stati obbligati a credere con il lavaggio del cervello.

La rivoluzione guidata dalle multinazionali collasserà se ci rifiutiamo di comprare quel che vendono - le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità.

Ricordate questo: Noi siamo molti e loro in pochi. Loro hanno più bisogno di noi di quanto noi abbiamo bisogno di loro.

Un altro mondo non solo è possibile, ma sta arrivando. In un giorno di quiete, posso sentire il suo respiro."

Paolino ha detto...

Ciao Antonella!
Fà piacere vedere che in rete si possano trovare notizie vere.
Spezzo (se mi è consentito)una lancia in favore di Grillo, che grazie al suo Blog ho avuto modo di scoprire un paese ancora Vivo!
Da quando ho conosciuto la tematica del signoraggio ed aver seguito le trasmissioni del Prof.G.Auriti, mi sono come risvegliato da un coma!
Caspita se sarebbe possibile un altro mondo, un Mondo con la maiuscola,non è facile spiegare a tutti come funziona la trappola, ma una volta che l'hanno capita rimangono folgorati!
Noi Itagliani ci risveglieremo da questo coma? penso che la strada sia quella giusta, la rete aiuta molto, in appena un anno ho conoscito tante persone, che mi fanno sentire vivo, come te.
Complimenti per l'ottimo lavoro e..
W l'Italia (questa volta senza G)

Mondart ha detto...

Antonella, spiegaci il '68 !!!

In questi giorni è argomento d' attualità, eppure per me rimane un enorme mistero ...

Come è stata possibile una tale ( e sembrerebbe improvvisa ) rivoluzione del pensiero, e come è stata possibile la sua rapidissima estinzione ???

Quanto la storia influenza il libero arbitrio, e quanto viceversa ?

Come si è potuti passare dalla "fantasia al potere" agli "Yes-man" di oggi ?

Potrà ripetersi "spontaneamente" un altro 68, o anche quello non era che una astuta mossa pianificata dal potere ?

Bruno

Antonella Randazzo ha detto...

Il '68 è un argomento che ho
trattato brevemente nel libro "La nuova democrazia".

Lo tratterò ancora in futuro. Per adesso posso dire che i dissidenti di oggi possono avvalersi dell'analisi degli errori dei giovani degli anni Sessanta e Settanta, ma oggi occorre considerare che esiste una "massificazione" della cultura e una manipolazione della mente (anche attraverso la tecnologia) che all'epoca non esisteva.
Dunque, l'impulso dei giovani al cambiamento viene soffocato in vari modi dal sistema, tuttavia credo che esisterà sempre. Il punto è come fare in modo che diventi concretamente efficace, vincendo i condizionamenti e le varie strategie del sistema per renderlo innocuo.

paradox ha detto...

Ciao, ripassavo e mi chiedevo una cosa:
pare che, politici a parte, gli unici a trarre giovamento dall'attuale sistema siano le banche. I meccanismi però non sono chiari e forse volutamente taciuti.
C'è qualcuno in grado di scrivere un articolo chiarificatore riguardo a questo? O che ne conosce uno già scritto magari da linkare?
In che modo le banche riescono a trarre tutto questo profitto? Che cosa è il "signoraggio monetario"?
Grazie per eventuali risposte.
Cordiali saluti
Placido M.

Damiano Aliprandi ha detto...

Vorrei cambiare il mondo, ma il mondo ha cambiato me e mi trovo in prigione per giunta! Qualche consiglio?
http://incarcerato.blogspot.com/

Antonella Randazzo ha detto...

Dalla lettura del tuo blog, non mi sembra che tu abbia bisogno di consigli.
E poi come faccio ad avere la pretesa di dare consigli ad una persona che ha una condizione esistenziale così diversa dalla mia?
Quello che posso dirti è che mi dispiace tanto che tu viva in una situazione di sofferenza e debba sperimentare parecchia crudeltà.
Non prenderla come retorica, ma credo che comunque, nonostante la situazione drammatica, tu possa avere ancora potere sulla tua anima. Non credo sia possibile "imprigionare" veramente gli esseri umani, anche quando si mettono dietro le sbarre.
Continua a scrivere sul tuo blog, perché è molto importante che tu ci racconti la tua esperienza, seppur inquietante.

Antonella Randazzo ha detto...

Risposta a Placido:
Se vuoi comprendere l'argomento leggi gli articoli sulla "Psicologia della finanza":

http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/11/psicologia-della-finanza-parte-i-le.html

http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/11/psicologia-della-finanza-parte-ii.html

e considera le letture segnalate per l'approfondimento, e i materiali e i link indicati nelle note.

Ulisse ha detto...

Ciao Antonella, leggo sempre volentieri i tuoi articoli, anche se sono un pò lunghetti :))

Vorrei sapere una tua opinione su un articolo analogo, ma credo scritto da un punto di vista un pò diverso.
http://www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8665

Ciao

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella,hai avuto modo di leggere il pamphlet di Silvia Ballestra:Contro le donne nei secoli dei secoli.E,cosa ne pensi?Mi dai,anche,un parere sugli scritti di:George Monbiot.
Grazie per la tua attenzione.

Antonella Randazzo ha detto...

Apprezzo molto Marco della Luna, come apprezzo molti altri scrittori e giornalisti. Gli intellettuali indipendenti li potete riconoscere dal fatto che vi dicono la verità sulle banche, sulla politica, sulla situazione economica, ecc.
Certo, ogni scrittore e giornalista ha una sua propria prospettiva, ed è giusto che sia così.
Chi legge i miei libri sa che la mia prospettiva risente della mia formazione e dei miei studi di Storia e di Scienze Sociali, e dunque mi rende attenta non soltanto a raccontare la realtà ma a cercare di comprendere le cause delle situazioni dell'Italia e degli altri paesi del mondo. Altri autori analizzano altre prospettive, e questo potrà arricchire voi e me.

Risposta a Paolo:
Purtroppo Silvia Ballestra ha ragione, specie negli ultimi decenni la discriminazione contro le donne nel nostro paese è cresciuta in modo esponenziale, a causa del continuo mostrare il corpo femminile come una merce o un oggetto sessuale. Purtroppo essendo una donna so di persona cosa significa, e non mi piace di certo subire discriminazioni o continui apprezzamenti sull'aspetto fisico, anche se possono avere la pretesa di essere "complimenti". Non siamo messi bene, c'è stata una forte involuzione nei costumi, e teniamo presente che il progresso civile si basa sul rispetto e sulla considerazione che si ha della donna e dei bambini.

George Monbiot è di sicuro uno scrittore e giornalista che ha una certa serietà, ma non sempre sono d'accordo con quello che dice, io sono molto più decisa nella critica al sistema, (infatti dubito che i miei articoli possano essere pubblicati sul "Guardian").

paradox ha detto...

Gentile Antonella,
grazie per avermi segnalato gli articoli sul signoraggio monetario. Anche questi molto interessanti.
Possono avere i miei soldi, la mia casa, la mia macchina. Ma non avranno mai quella libertà interiore di cui godo e che faticosamente mi sono conquistato.
Penso che siamo all'inizio di un nuovo Medio Evo. La libertà si rifugia nell' ermetismo, si nasconde, ma non cessa di esistere. Ci sarà sino a che ci sarà l'uomo.
E arriverà certo un nuovo Rinascimento. Come nel Medioevo la gente sempre più delusa dal mondo materiale cerca rifugio nella spiritualità, in quel mondo in cui è ancora possibile sentirsi liberi.
La libertà infatti è una conquista interiore ed è tanto più valida quanto meno si è attaccati al mondo materiale. "Dai a Cesare quel che è di Cesare"...si tengano quindi i loro soldi, la loro pretesa di potere su di noi. Non si può rinchiudere il vento...
Cordiali saluti

Antonella Randazzo ha detto...

Un giorno non molto lontano saremo in grado di difendere sia la nostra anima che i nostri beni materiali.
Certamente il primo passo è la consapevolezza della realtà e l'autoconsapevolezza. Non dimentichiamo che questo gruppo di persone può dominare a causa della disinformazione e della mancata conoscenza da parte della stragrande maggioranza delle persone circa se stesse e la realtà in cui vivono.

Paolino ha detto...

Questa politica non sà più come presentarsi!
Trovo patetica la propaganda del PD,pensare che gli ho votati per 10 anni.
Non sanno più come rovesciare la frittata,spero che molta gente si sia accorta che niente è cambiato,è una cosa vergognosa!
La mia prossima scheda sarà così:
NO ALLE SCIE CHIMICHE
NO AL SIGNORAGGIO
La verità rende liberi!