lunedì

LA FINZIONE POLITICA - Parte Prima - Condizionare le emozioni

Di Antonella Randazzo


In seguito alla caduta del governo Prodi, è stata aperta la campagna elettorale, a cui i telegiornali stanno dando molto spazio. Ogni giorno ci viene offerta un'ampia varietà del panorama elettorale: invettive, stoccate, secessioni, accuse, o l'alterco di turno.
Molte persone credono che l'attuale sistema sia rappresentativo, nel senso che i cittadini, tramite il voto, eleggono alcuni delegati. In realtà ciò non avviene, poiché sono i Partiti a scegliere i candidati e la scelta elettorale avviene all'interno di un sistema che manipola le emozioni, le informazioni e molti altri aspetti della realtà. Di conseguenza, la maggior parte della popolazione crede di essere libera di scegliere, mentre di fatto soltanto chi controlla il sistema sceglierà una certa quantità di persone, che faranno la campagna elettorale, e che potranno avere ruoli politici. Tutto ciò avviene senza alcuna considerazione delle reali capacità dei candidati di risolvere i problemi del paese, poiché al centro dell'attenzione non c'è l'interesse collettivo ma la salvaguardia e il rafforzamento del sistema stesso.
Esistono molti legami fra mass media e politica, e per comprendere appieno l'attuale sistema politico occorre analizzare il sistema dei mass media. Non soltanto perché i politici veicolano i loro messaggi attraverso i mass media, ma anche perché gli eventi socio-culturali promossi dai media di massa hanno sempre più importanza nel creare la realtà collettiva e nell'orientare il consenso.
Oggi la "cultura" non è più fatta dagli intellettuali indipendenti, ma dai gossip e da programmi televisivi altamente involutivi. Molti non conoscono nemmeno più la differenza fra la situazione mediatica attuale e la cultura propriamente detta. Ciò ha un grande peso nel peggiorare la politica, poiché l'elettore poco informato e che non coltiva la propria mente si aspetta sempre meno competenza e coerenza, limitandosi a seguire, più o meno passivamente, le beghe e le risse dei vari personaggi politici.
Secondo una ricerca condotta dallo psicologo Richard Wiseman, pubblicata sulla rivista "Nature", la televisione è più adatta degli altri mass media a far credere alle menzogne dette dai politici. Spiega lo scrittore e giornalista Klaus Davi: "La televisione... funzionando attraverso immagini che rimangono impresse nella mente degli elettori, sarebbe non tanto da sfruttare per raccontare false promesse, quanto per diffondere false percezioni della realtà e dell'avversario... Attraverso immagini che rimangono sedimentate nella mente degli elettori... è possibile condizionarli su quanto sta accadendo intorno a loro... Per questo motivo la televisione si presta perfettamente a rivestire il ruolo di media più bugiardo... Se in passato i politici ci facevano sognare, oggi, al contrario, ci promettono di proteggerci dai nostri incubi peggiori con i toni pericolosamente paternalistici".(1)
I mass media, soppiantando nella vita di molti le attività sociali e culturali, hanno acquisito un enorme potere di condizionare le emozioni, favorendo oltremodo la suggestione e l'illusione. Basi su cui viene posto l'attuale potere politico.
Il sistema politico attuale può esistere soltanto all'interno di una realtà mediatica che crea una determinata condizione psicologica, idonea a rendere "normale" tale sistema. I mass media (specie i telegiornali, la pubblicità e la televisione), presentano alcune caratteristiche atte a destabilizzare il senso di sé, a indurre l’individuo a formare una determinata versione del mondo (materialistica, superficiale, istintuale, egoistica, ecc.) e a sperimentare un senso di impotenza sugli eventi, come se essi fossero difficilmente modificabili. Diversi programmi trattano problemi come il precariato lavorativo, la povertà, la disoccupazione o i disservizi, argomentandoli senza far comprendere le vere cause, e dunque rendendo difficile una chiarezza circa la loro definitiva risoluzione. Ciò produce un senso di impotenza e di disagio, che sarà assai utile all'attuale sistema politico, basato proprio sulla mancata soluzione dei problemi collettivi.
Tale sistema deve, per continuare a sopravvivere, creare un assetto cognitivamente "chiuso", in cui vigila una struttura autoritaria che non permette a nessuno di avere reazioni che possano squarciare il muro che protegge il potere del gruppo dominante.
La ripetizione ossessiva degli spot pubblicitari non serve soltanto a vendere il prodotto, ma anche e destabilizzare mentalmente le persone, facendo subire loro una ripetitività che terrà occupata la mente su aspetti non importanti dell'esistenza.
Per rendere il sistema più efficace, vengono creati contrasti e opposizioni.
Specie negli ultimi decenni, il sistema di valori professato dai media è sempre più rigidamente impostato su polarizzazioni estreme: buono/cattivo, bene/male, noi/loro, ecc. Le guerre statunitensi vengono raccontate come buono (occidentale) e cattivo (terrorista), nascondendo la verità (vedi http://www.disinformazione.it/significato_terrorismo.htm).

La distinzione destra/sinistra, presente all'interno del sistema partitico, poteva avere un senso fino agli anni Settanta, quando la classe proletaria (o dei lavoratori) si riuniva nelle associazioni politiche o sindacali, e aveva le sue pubblicazioni e iniziative mediatiche. All'epoca i lavoratori esistevano mediaticamente e politicamente, anche se il sistema dei partiti cercava di limitarne il più possibile il potere. Gradualmente, il gruppo dominante ha tagliato fuori le classi popolari dalla politica, assumendo il possesso della quasi totalità dei mass media e il controllo di tutti i partiti parlamentari. Oggi gli operai esistono soltanto nelle cronache mortuarie, quando avvengono incidenti terribili, causati dai tagli alla sicurezza e favoriti dalla sostanziale impunità di cui gode il gruppo dominante.
I media hanno il potere di manipolare le emozioni per garantire che il sistema, nonostante i paradossi, continui a sopravvivere. Spiega il sociologo Italo De Sandre:

"Sicuramente si è ampliato - non soltanto in chiave esplicitamente pubblicitaria - lo sfruttamento delle emozioni per una loro riproduzione di massa... Nella vastissima produzione dell'industria culturale si possono intravedere in azione - ben al di fuori della pubblicità - i meccanismi psicologici profondi... i mass media stimolano ambiguità, contraddizioni e spaccature rispetto agli "oggetti d'amore", creando ansie, sollecitando sentimenti e contemporaneamente offrendo al pubblico strumenti e simboli per la risoluzione a proprio modo di quelle ansie attraverso il distanziamento (separazione, estraniazione) dalla responsabilità del dolore mostrato (guerre, atrocità, disgrazie). Offrendo mediazioni soprattutto rispetto alla responsabilità di coinvolgimento diretto delle persone, anche nella pratica dell'altruismo, spettacolarizzato esso stesso (ad esempio nella raccolta fondi di alcuni programmi televisivi nda)... La cultura di massa ridisegna lo stile di sé attraverso gli stili di vita... con strategie più moderne e polverizzate, affidate al bricolage dei singoli. Emozioni da gestire e godere in uno stile di sé il cui set coincide sempre di più con l'agenda dei mass media sostenuta dai mercati connessi, con stili di vita in cui aggressività ed ostilità in questi anni stanno crescendo, giustificate da valori di solidarietà spesso angusti, a loro volta legittimati dalla propria ricerca di identità".(2)

I mass media tendono dunque a creare una dipendenza degli individui dai contenuti che essi propugnano, agendo sull'emotività, in modo tale che le persone perdano i criteri interiori di riferimento, che indichino loro ciò che è "giusto", "bene", "male", "vero", "falso", "accettabile" o "inaccettabile".
La dipendenza emotiva dal giudizio mediatico è sempre più significativa. Ad esempio, mentre nel periodo di "mani pulite" i mass media condannavano gli incriminati e non la magistratura, inducendo i cittadini al crollo della fiducia e alla condanna morale dei politici corrotti, oggi i media di massa, condannando o mettendo in dubbio l'operato della magistratura, producono effetti assai diversi. Mastella oggi può tranquillamente fare la sua campagna elettorale come se non vi fossero contro di lui gravi accuse di corruzione; e addirittura presentarsi come una vittima della magistratura. Questo esempio può dare l'idea di cosa si intenda per "manipolazione emotiva dai mass media". Ovvero, le reazioni dei cittadini dipendono sempre più dalle pulsioni emotive stimolate dai media. Essi non si accorgono di agire come robot, sulla base di ciò che il sistema vuole, e contro i propri interessi.
Il legame emotivo creato dal sistema è talmente forte che secondo l'Associazione Europea attacchi di panico, una crisi di governo aumenta i casi di ansia fra i cittadini, proprio come avviene ai bambini nei casi in cui vedono i genitori litigare. Avere fiducia nelle attuali istituzioni può significare cadere in una depressione latente.
Alcuni individui, sommersi di informazioni e discorsi politici ingannevoli, invadenti e manipolanti, possono provare un senso di disagio e un nascosto risentimento. Spiega la sociologa Francesca Ursula Bitetto:

"Viviamo in una società "vanitosa" che rende inessenziali i rapporti fra gli uomini sottolineando l'esteriorità, l'appartenenza, il possesso... Siamo continuamente sottoposti ai messaggi di una comunicazione paradossale ancor prima che inessenziale. Il risentimento... è frutto dei paradossi del sistema in cui viviamo, delle sue asserzioni contraddittorie o impossibili da realizzare, e delle frustrazioni che da questa impossibilità derivano. Il successo, la felicità, l'uguaglianza, la democrazia, sono solo alcune delle promesse sistematicamente propagandate e deluse... L'infelicità dell'uomo è frutto di una promessa non mantenuta... In una società di schiavi le rivendicazioni di uguaglianza non sono ancora un contenuto fatto proprio del sistema... è lo stesso sistema (a creare) nei fatti barriere tali da impedirne la realizzazione".(3)

Difendersi dal coinvolgimento emozionale mediatico sta diventando sempre più difficile. Subiamo una montagna di stimoli emozionali di vario genere, anche quando cerchiamo di sottrarci.
Le nostre emozioni vengono stimolate, ma anche canalizzate all'interno di un contesto ben preciso. Il sociologo Arlie Russell Hochschild parla di "riciclaggio delle emozioni": "Riciclano le nostre emozioni e i nostri sentimenti per rivenderceli in forma diversa e paradossalmente come celebrazione di sentimenti incontrollati".(4)

Per accrescere il potere del sistema sulle nostre emozioni, vengono utilizzate tecniche assai sottili, che tendono a dare alle emozioni un significato sociale che in precedenza non avevano. Vengono utilizzati "esperti" pronti a dare significato alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti, condizionandoci a ritenere un significato piuttosto che un altro.
Oggi, dunque, la nostra vita emotiva non è poi così spontanea e autentica come si può comunemente intendere, poiché sono numerosi gli stimoli mediatici e sociali che tendono a controllare le nostre emozioni. Per spazzare via l'attuale sistema, le persone dovrebbero riappropriarsi della propria vita emotiva, prendendo le distanze dalle manipolazioni mediatiche. Occorre ritornare a riconoscere autonomamente ciò che è accettabile da ciò che non lo è.
I politici dell'attuale sistema si impegnano soprattutto a capire come poter meglio persuadere le "masse". Per "massa" si intende una "grande quantità indistinta di persone che agisce in maniera uniforme", che iniziò ad essere creata dal sistema alla fine del XIX secolo.
Per gli intellettuali accreditati dal regime e per i dittatori del passato, le "masse" non sono un effetto del potere sui popoli, ottenuto stimolando l'area più involuta del cervello (quella detta cervello R, che presiede allo spirito gregario), ma l'essenza delle persone riunite in una folla. Scrive Hitler nel Mein Kampf: "Le masse non sanno cosa farsene della libertà e, dovendone portare il peso, si sentono come abbandonate... Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d'ordine martellate ininterrottamente finché entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente".
Mussolini scriveva: "Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano".(5)

"Massificare" significa creare un'entità conforme nelle reazioni emotive e nel comportamento verso il potere. Il sistema oggi ha molti strumenti efficacissimi per massificare e per annullare l'individuo, sottraendogli la sua originalità creativa e di pensiero. L'effetto della massificazione diventa, nelle argomentazioni degli esperti e dei dittatori del passato, la "natura" di un'entità (il popolo) da non definire. Scriveva Mussolini:

"Il popolo non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla... La sovranità gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi immaginate voi una guerra proclamata per referendum? Il referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gli interessi supremi di un popolo sono in gioco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al giudizio del popolo stesso".(6)

I politici di oggi professano le stesse idee, soltanto che non lo dicono. Ciò risulta evidente nel loro modo di gestire il potere, e nel loro rifiuto categorico di dare reale sovranità al popolo nelle questioni importanti, come la moneta o il diritto di sovranità sul proprio territorio.
Mussolini diceva ""Quando mancasse il consenso, c'è la forza" .(7) Le autorità di oggi non lo dicono ma lo mettono in pratica. Ad esempio, in Campania e in Val di Susa sono stati usati manganelli e la repressione dell'esercito; e nei paesi esteri la repressione dei popoli viene chiamata "missione di pace". Oggi i metodi repressivi vengono giustificati dal pretesto che viene a crearsi una situazione violenta, e non si dice che tale situazione è spesso organizzata dalle stesse forze che reprimono, attraverso squadre appositamente addestrate (vedi http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/09/la-dissidenza-e-il-g8.html)

Secondo la Psicologia delle folle, spesso il comportamento di gruppi umani è altamente condizionato da persone che stimolano i comportamenti più involuti, attraverso paure, o anche attraverso stimoli emotivi che spingono all'entusiasmo, al coinvolgimento emotivo, o a manifestare aggressività verso altri gruppi o persone. Se si stimolano gli aspetti irrazionali si possono produrre folle che si comporteranno in modo irragionevole, contro i loro stessi interessi.
L'irrazionalità può essere stimolata attraverso una sorta di induzione "ipnotica", ripetendo slogan, frasi ad effetto, sventolando bandiere, attraverso simboli, oppure semplicemente evocando emozioni o rassicurando.
Talvolta le corde toccate sono inconsce, ovvero si stimolano desideri, speranze e illusioni, inducendo in tal modo il comportamento desiderato, irrazionale perché non in linea con la ragionevolezza che il soggetto dovrebbe avere per creare una realtà consona ai suoi interessi.
La creazione di Partiti stimola l'aggregazione ideologica delle masse, e rende dunque attivi i meccanismi emotivi che possono portare al condizionamento. L'uomo è un essere sociale, e dunque, all'interno di una cultura di massa, che stimola l'appartenenza sociale senza un vero sviluppo della personalità individuale, è indotto ad aggregarsi ad un gruppo o ad un partito. Talvolta si abbraccia la fede ideologica della famiglia di appartenenza, o si continua a votare un Partito per abitudine o affezione, tralasciando le aspettative deluse.
Utilizzando le conoscenze acquisite sulla "massa", il politico (o l'esperto per lui) prepara i suoi discorsi, scegliendo con cura, e sulla base degli effetti emotivi, parole, concetti, nomi, ecc. L'oratore politico deve evocare le immagini ad effetto (famiglia, casa, lavoro, sicurezza, stabilità, sviluppo, ecc.) che la seducono. Deve creare un clima emotivo positivo, in cui le sue parole appariranno vere e i suoi propositi come i migliori. I politici tengono conto che:

1) Gli elettori sono delusi dal governo precedente, che non ha mantenuto le promesse.
2) Ci sono diverse aspettative di novità, specie nei settori in cui c'è stata la delusione.
3) Gli elettori non voteranno le stesse persone che li hanno delusi, dunque i partiti dovranno sostituire i loro candidati oppure fare nuove promesse.

Di conseguenza tutti i candidati tratteranno gli stessi argomenti: cambiamento, costi della politica e trasparenza, sviluppo economico, combattere l'impoverimento del paese, lavoro, ecc. Ogni partito accuserà l'avversario di non rinnovarsi, di non essere all'altezza dei cambiamenti o di non porsi a servizio dei cittadini.
Il politico tende talvolta ad utilizzare frasi ambigue, per evitare di dire evidenti bugie o verità scomode. Dovendo fondare il suo operato sull'inganno e sulla finzione, egli fa largo uso di mezze verità e di mistificazioni. Le menzogne del politico talvolta sono evidenti, eppure, se in ambito sociale o giuridico la menzogna è condannata, in ambito politico sembra essere considerata "normale".
Nella politica attuale la sincerità non può essere prevista poiché se i politici svelassero ciò che sanno sulla verità del sistema farebbero crollare tutta l'impalcatura che lo regge.
Il politico deve saper cogliere i desideri, le speranze e le aspirazioni della massa e far credere di essere l'unico capace di realizzare tutte le aspirazioni. Quello che conta non è ciò che intende fare, ma quello che appare che egli farà. E anche quando sarà evidente lo scarto fra ciò che ha detto di fare e ciò che ha fatto, egli si ripresenterà con le stesse tecniche persuasive, facendo credere di poter ancora realizzare ciò che il popolo vuole. Nella comunicazione emotiva, l'illusione risulta essere assai più importante della realtà. Come asseriva Gustave Le Bon: "Nella storia l'apparenza ha sempre avuto un ruolo più importante della realtà".(8)

I gruppi umani ridotti in "masse", dalla manipolazione mentale attuata dal sistema, diventano fortemente influenzabili non dai ragionamenti ma dall'immagine che il "leader" offre loro.
All'interno della massa, le persone sono indotte a non conoscere se stesse, e a preferire la scelta del percorso di minore resistenza, attuando una moralità più bassa rispetto a quella presente nella coscienza dei singoli individui.
Il gruppo di potere sa assai bene che "i grandi cambiamenti di incivilimento sono la conseguenza di cambiamenti nel pensiero dei popoli... Gli unici mutamenti importanti, quelli da cui scaturiscono rinnovamenti di civiltà, si operano nelle opinioni, nelle concezioni e credenze."(9)
Per questo l'attuale sistema tiene strettamente sotto controllo il pensiero, le opinioni e le idee, riservandosi di creare esso stesso idee e concetti da divulgare, e impedendo in vari modi che possano giungere ai mass media opinioni e idee completamente indipendenti.
L'ascesa delle classi popolari, iniziata nel secolo XVIII, avrebbe dovuto portare a sistemi di sovranità popolare, e invece, a causa del controllo attuato dal gruppo egemone, sono state create "masse" popolari quanto più simili nella mentalità al gruppo di potere (nell'egoismo, nel materialismo, nella superficialità, ecc.), ma depotenziate per ciò che riguarda l'effetto sulla realtà. In tal modo tutto è rimasto invariato nei fatti, ma con parole e tecniche politiche (fra queste c'è il sistema partitico) è stato fatto credere il contrario.
La fiducia ha un ruolo fondamentale nel mantenere inalterato un sistema politico-economico. Essa risulta una risorsa potentissima, senza la quale i cambiamenti sarebbero inevitabili. Per questo motivo viene alimentata in vari modi la fiducia nel sistema, e quando ciò non risulta possibile, si alimenta la sfiducia in se stessi, in modo tale da far apparire la realtà come immodificabile.
Un'altra risorsa importantissima per il mantenimento del sistema è la paura, che spesso è complementare alla sfiducia. Il sistema alimenta la paura del cambiamento, facendo intendere che se si tenta di cambiare si può andare incontro all'insicurezza, allo sfacelo, alla dittatura o alle divisioni "etniche".
Vengono alimentate anche molte altre paure, come la paura della povertà, la paura di ammalarsi e la paura dello straniero.
L'uso elettorale della paura deriva dal modello anglosassone, che da sempre ha utilizzato l'insicurezza, il "nemico", o le possibili catastrofi ambientali per far percepire il politico come colui che deve proteggere la società civile. Per risultare più efficaci, nelle campagne politiche anglosassoni si amplifica ogni possibile pericolo, facendo così diventare la paura un importante fattore per il consenso. Il mondo viene descritto come un luogo oscuro, pieno di nemici e di pericoli, e la politica diventa l'ala protettrice che salva dal pericolo. Gli argomenti per suscitare paura non mancano: c'è il "terrorismo", c'è il disastro ambientale, c'è l'avversario che delude, c'è lo straniero che minaccia la sicurezza, ecc. Come osserva Davi: "La paura è... la risorsa politica di coloro che hanno rinunciato a perseguire la giustizia, la libertà e l'uguaglianza".(10)
(CONTINUA PARTE SECONDA)


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