Questo Blog è stato creato per far conoscere i libri e le altre pubblicazioni di Antonella Randazzo.
lunedì
COMUNICATO - LA NETIQUETTE -
Questo comunicato è rivolto ai nuovi lettori del blog.
Questo blog sta avendo una notevole e inaspettata diffusione, e negli ultimi mesi mi sono giunte diverse e-mail di nuovi lettori che mi chiedono di spiegare il motivo della moderazione e del copyright.
Ho ritenuto corretto, anche se ho già parlato di questo in molte altre occasioni, scrivere questo comunicato per spiegare le ragioni di tali scelte.
L’autrice di questo blog non ha alcun intento di convincere qualcuno di qualcosa o di aprire lunghe polemiche nel tentativo di “evangelizzare” qualcuno.
Dunque, dato che non si ha alcun bisogno di indottrinare, di conseguenza non si ha l'esigenza di manipolare, mistificare o censurare, come purtroppo fanno i personaggi di regime e i tanti gatekeepers che girano su Internet.
Tuttavia, se si vuole offrire un prodotto di qualità è necessario far rispettare poche e semplici regole.
La parola "netiquette" deriva da "net"(rete) e "etiquette"(galateo) e indica l'insieme di regole dettate dal buon senso, dalla buona educazione e dall'intento di essere costruttivi anziché offensivi o distruttivi.
La netiquette comprende regole chiare da adottare in ogni contesto del web, come l'evitare i toni arroganti, il documentarsi e leggere le risposte date da altri prima di entrare in un contesto web, o evitare di essere talmente intolleranti da pretendere che gli altri la pensino esattamente come noi.
Altre regole si possono inferire cercando di immaginare una conversazione "reale", ossia, chiediamoci come ci comporteremmo se si trattasse di parlare direttamente (ovvero non virtualmente) ai nostri interlocutori in rete. E' ovvio che tutti noi vorremmo interlocutori cortesi e rispettosi, e dunque tali dobbiamo essere noi stessi.
Sembrano dettagli ovvi o pleonastici, ma ciò non è, dato che su Internet gironzolano individui che vorrebbero creare disturbo anche solo per divertimento, senza curarsi del danno e della perdita di tempo che possono causare. Per fortuna queste persone sono pochissime, tuttavia esse potrebbero creare disturbo se si consentisse loro di farlo.
Purtroppo queste persone intendono Internet come una sorta di "luogo spazzatura" o di "libera espressione estemporanea" (si legga a questo proposito l'articolo http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/08/nella-tela-del-ragno-i-vantaggi-e-le.html).
Per essere efficaci nel contrastare la cultura massificante, bisogna saper utilizzare in modo costruttivo Internet, e osteggiare chi ha interesse a rendere lo spazio virtuale una spazzatura (come la TV e altri media), al fine di annullare, nella mischia, gli effetti costruttivi e benefici che potrebbero esserci se i luoghi del cyberspazio fossero "puliti".
Occorre tener presente che i blogghisti non sono pagati con soldi pubblici e non sono funzionari pubblici, dunque possono permettersi di utilizzare criteri personali per gestire il proprio spazio, al contrario dei giornalisti dei telegiornali o della stampa ufficiale, che sono pagati con denaro pubblico, e dunque dovrebbero avere precisi obblighi di dare un'informazione vera e obiettiva, e dovrebbero dare conto a tutti, cosa che, come molti sanno, non succede.
Come osserva Daniele Luttazzi: "(quelli) che non si vedono pubblicati, agitano lo spettro della censura, facendo un paragone assurdo e insolente con quello che mi è capitato. Ricordo che il mio contratto con La7 impediva loro di sospendermi, come poi hanno fatto ( censura ). Io invece non ho alcun contratto che mi obblighi a pubblicare sul blog tutto quello che mi inviate. Ed è giusto così. No?" (http://www.danieleluttazzi.it/node/356)
Chi apre un blog lo fa spendendo il suo tempo e si impegna a svolgere un "lavoro" non retribuito. Credo che come minimo si abbia il diritto di scegliere le regole del proprio blog senza subire accuse, imposizioni o interferenze.
La libertà è soprattutto libertà di agire l'uno diversamente dall'altro, nel rispetto della legge e degli altri.
Il rispetto è la base della civiltà.
Purtroppo non tutti sanno distinguere fra i modi costruttivi di dialogare e argomentare e i modi propagandistici e sterili.
Alcuni lettori di forum o blog utilizzano Internet come un mezzo per sfogare rabbia e frustrazione, rafforzando lo stereotipo del cyberspazio come spazio "libero", in cui poter dire ciò che nella vita reale non si può dire. Ciò non corrisponde a maggiore libertà, ma svela una grande frustrazione prodotta dalla cultura di massa, che reprimendo il reale pensiero e la reale sensibilità degli individui, produce rabbia e desiderio di sfogo emotivo. Internet incoraggia tale sfogo poiché può permettere di parlare senza avere nome e volto, è tale anonimato a produrre un senso di licenziosità senza limite. Su alcuni forum questa licenziosità viene permessa, come si volesse incoraggiare uno sfogo "innocuo" in quanto privo di pericoli per il sistema. Allo stesso tempo tale deroga alle normali "buone maniere" incoraggia a rendere Internet un luogo non costruttivo o non del tutto costruttivo, poiché chiunque potrà essere insultato e deriso, senza alcun rispetto per la persona. Il rispetto è la base su cui si può fondare un dialogo o un'interazione costruttiva, e dunque, venendo a mancare, viene spazzata via ogni possibilità di dialogo costruttivo.
Bisogna anche tener conto che esistono società di network che assoldano personaggi per infamare e screditare le persone che scrivono cose "scomode". Uno dei metodi utilizzati da questi personaggi è quello di attribuire alle loro vittime le caratteristiche del sistema stesso, come la “censura”, la disinformazione, la faziosità o l’avidità. I "gatekeepers" del sistema talvolta creano confusione fra “moderazione” e “censura” facendo apparire la prima uguale alla seconda. Ma la differenza fra i due concetti è molto netta: mentre la moderazione serve a tenere “pulito” il sito dalla spazzatura degli insulti o di post non pertinenti, la censura ha lo scopo di tenere nascosti alcuni argomenti scottanti che il sistema ha interesse a non trattare. Ad esempio, sui siti di Grillo e di Travaglio vengono censurati argomenti come il Signoraggio o i crimini dello Stato d’Israele, che non saranno mai esclusi dai blog indipendenti, pur moderati. In altre parole, la censura si riconosce perché colpisce i contenuti non graditi al gruppo di potere. La moderazione serve a proteggere il sito ( o blog) mentre la censura serve a proteggere il sistema. Confondere i due concetti è tipico del gatekeeper, pagato per farlo e per mettere tutti nello stesso calderone, al fine di nascondere la pesante censura attuata dal gruppo di potere. Certamente, non tutti i commenti emotivi e insensati sono tendenziosi, ma soltanto una parte.
Per riassumere quanto detto, i motivi che rendono necessaria la moderazione, presente in tutti i blog e siti di qualità (anche quando non viene indicato spesso è presente), sono:
- Offrire un blog di qualità in cui vengano trattati determinati argomenti con una certa serietà, evitando beghe e sterili polemiche, tipiche della cultura di massa.
- Far rispettare le leggi contro la diffamazione.
- Evitare di rendere Internet una specie di Babilonia, o di luogo spazzatura, in cui si dà sfogo a rabbia e frustrazioni e non si costruisce nulla.
- Fare in modo che si abbia sempre un linguaggio appropriato e rispettoso.
- Evitare di pubblicare materiale non pertinente, ripetitivo o non conforme alle leggi vigenti.
- Evitare di dare spazio a chi ha interesse a colpire e a screditare un blog come questo, che dice verità scomode.
- Evitare di pubblicare messaggi pubblicitari di prodotti o siti.
Dunque, le semplici regole da rispettare per concorrere a creare un blog "pulito" e protetto dalla spazzatura di regime sono:
1) Tenere conto che bisogna discutere i contenuti nel rispetto di tutte le idee, evitare dunque commenti provocatori, polemici, offensivi o maleducati.
2 - Evitare commenti "ad personam". In questa categoria rientrano i commenti che implichino un giudizio personale sull'interlocutore. Un valido criterio è quello di evitare di scrivere tutto quello che può suscitare risentimento o altri stati d’animo non positivi.
Nel dubbio astenersi.
3 – Evitare di scrivere commenti che violino in qualunque modo le leggi vigenti, o che incitino a violarle. Questo include le offese rivolte ai personaggi pubblici, le diffamazioni, o informazioni lesive della privacy altrui. Sarà anche rimossa qualunque frase tendenziosa, che possa eventualmente essere utilizzata da terzi contro il sito stesso.
4) Si prega di rimanere pertinenti al tema dell’articolo proposto. In alcuni casi si può accettare una divagazione, purché si rispetti il senso generale della discussione in corso, e ci sia un qualche legame con l’argomento principale.
5) Evitare di soffermarsi o insistere su particolari irrisori dell’argomento proposto, per evitare che si vada su binari sterili o distruttivi, o che si trascurino gli aspetti più importanti. Occorre cioè evitare il classico effetto dello stolto che osserva il dito e non vede la luna indicata dal saggio. Chiedersi: "Quello che ho scritto può interessare agli altri?", "E' utile e costruttivo?"
Si consiglia di leggere attentamente l'articolo in questione e i post pubblicati, in modo tale da non essere ripetitivi o chiedere qualcosa che è già ampiamente spiegato nell'articolo.
6) Non saranno pubblicati post che contengono promozioni relative a partiti politici o movimenti ispirati da fanatismo, razzismo, odio o irriverenza; o che abbiano contenuti di tipo pubblicitario.
7) Si prega di non portare avanti "guerre di opinione", come se si volesse a tutti i costi “avere ragione”. Qui ognuno si forma liberamente la propria idea, non c’è alcun bisogno di combattere battaglie per convincere gli altri.
8) Evitare di inviare post eccessivamente vaghi e imprecisi. Se si sta sostenendo qualcosa di diverso rispetto all'articolo in questione, occorre corredarlo con prove concrete e con citazioni di fonti chiare e precise.
COPYRIGHT
Per quanto riguarda la questione del copyright, occorre ricordare che esso
ha da sempre avuto la funzione di permettere a chi aveva lavorato di recuperare i costi (tempo, materiale, ecc.), ma nel caso di articoli pubblicati gratuitamente è ovvio che i costi non saranno recuperati. Tuttavia, esistono altri fattori che fanno optare per la scelta del copyright.
Si ricorda che qui non si nega la lettura gratuita di materiali che sono frutto di lavoro non retribuito. Leggere un testo coperto da copyright non è reato, se questo testo viene offerto al pubblico gratuitamente, è reato soltanto appropriarsene e trasmetterlo agli altri con mezzi propri.
Si può però trasmetterlo agli altri indicando il link del blog. In altre parole, qui non si nega a nessuno la conoscenza dei contenuti degli articoli, ma si vuole soltanto che rimangano nelle mani di chi ha lavorato per produrli.
Non dimentichiamo che tutto quello che richiede sforzo e tempo per essere prodotto, nel contesto in cui viviamo ha bisogno di un compenso, altrimenti potrebbe non più esistere nel futuro.
In questo caso lo sforzo non è pagato, ma si chiede di riconoscere i diritti di chi ha lavorato, per evitare che lo scritto possa essere utilizzato inopportunamente oppure rimaneggiato o modificato.
Ho dovuto ricorrere al copyright perché mi sono accorta che alcune riviste pubblicavano i miei articoli parzialmente, cioè con le parti più "scottanti" censurate, e non mettevano nemmeno la fonte da cui l'articolo era stato tratto. Dunque, ho dovuto porre un filtro e concedere l'autorizzazione a pubblicarli soltanto dopo aver ricevuto la richiesta, potendo così porre come condizione la pubblicazione integrale dell'articolo e l'indicazione del link.
Ad ogni modo, credo che sulla questione generale del copyright (mi riferisco al copyright sugli scritti o sulle produzioni artistiche in generale) valga la pena soffermarsi ancora un po', esulando dalla questione del blog.
Premetto che non intendo aprire alcun dibattito, poiché questo è soltanto un comunicato e l’argomento è troppo controverso e complesso per essere trattato in modo esauriente in questa sede.
L'accezione negativa con cui è stata associata la parola "copyright" è dovuta ad un luogo comune che, come molti altri luoghi comuni, dovrebbe essere oggetto di analisi prima di suscitare consenso.
Talvolta avere un'idea alimentata dall'opinione prevalente, piuttosto che da un'analisi personale, può essere molto pericoloso. Basti pensare che considerare sempre sbagliato il copyright può dare vita a molte ingiustizie, come avviene nei settori in cui esso non è ancora forte. Ad esempio, se una persona scrive ad un canale televisivo per proporre una nuova trasmissione televisiva, può capitare che l'idea gli venga rifiutata ma può essere realizzata senza pagargli alcunché (purtroppo è avvenuto diverse volte), proprio perché egli non è abbastanza tutelato nei diritti d'autore e, in questo caso, per rivendicare i suoi diritti dovrebbe fare una trafila lunga e costosa.
Se gli scrittori non avessero il copyright, lo stesso potrebbero fare gli editori che ricevono i loro manoscritti: li rifiutano ma poi li pubblicano sotto altro nome, per non pagare i diritti d'autore. Vi sembra giusto questo? Eppure se credete ad oltranza che bisogna annullare il copyright, legittimate queste ingiustizie, che permettono a chi ha già soldi di farne altri sulla pelle di chi sperava di guadagnare qualcosa grazie al suo talento.
Inoltre, oggi il sistema tende ad annullare il valore della cultura come impegno e studio. E' funzionale all'attuale assetto di potere il trasformare la cultura in svago, intrattenimento o pseudo-cultura. Ciò dovrebbe servire ad indurre le persone comuni a perdere il senso della vera cultura, e il relativo valore che essa dovrebbe avere nel sociale.
Ad esempio i giornali ufficiali tendono ad eliminare le figure di spicco del giornalismo, preferendo personaggi anonimi che talvolta si firmano con sigle. Ciò avviene per svalutare la stessa professione giornalistica, e per pagare poco i giornalisti, privandoli di ogni potere o prestigio.
Persone come il compianto Enzo Biagi o Michele Santoro, in futuro saranno sempre più rare, soppiantate da giornalisti/impiegati, assoldati dai partiti proprio perché completamente asserviti al potere e del tutto innocui.
Dunque, il giornalismo serio sarà sempre più svalutato, e l'idea che non ci debba essere copyright nelle produzioni culturali che sono costate tanto lavoro e impegno conferma tale svalutazione, e nega che la cultura possa essere un lavoro importante nel sociale, e possa dare da vivere a chi la produce. Il paradosso è che per attività culturalmente inutili, come la valletta o il prestigiatore, è ovvio ritenere che ci debba essere un guadagno, mentre chi si impegna a studiare e a scrivere per capire la realtà e dare una vera informazione, viene considerato come una persona che dovrebbe far circolare i suoi scritti gratuitamente.
Svilire il valore del giornalismo serio significa svalutare la vera informazione. Oggi i giornali finanziati con soldi pubblici, come "L'Unità", il "Giornale", il "Corriere della Sera" o "La Repubblica", tendono a non pagare o a pagare pochissimo i giornalisti che collaborano, confermando il poco valore che viene dato al giornalismo. Diverso è il caso dei giornalisti di regime, come Bruno Vespa o Francesco Giorgino, che ricevono compensi adeguati al grado di sottomissione al potere e alla copiosa propaganda che attuano a favore del regime.
Certo bisogna anche tenere presente che il copyright può essere utilizzato da personaggi di regime per frenare l’informazione, penalizzando chi la promuove (vedi ad esempio il caso di Mediaset- Youtube http://www.youtube.com/watch?v=WoxY0MvOxoM).
Nel profondo del nostro animo, sappiamo che il profitto non è così importante come il sistema attuale ci fa credere. Sappiamo che l'arte e la cultura sono di tutti, a prescindere da chi le crea. Tuttavia, l'intellettuale, per produrre cultura, deve acquistare il materiale di lavoro (libri, fascicoli, giornali, documenti, ecc.) e deve impiegare molto del suo tempo per studiare, riflettere, fare i giusti collegamenti e poi scrivere, correggere, rileggere, ecc. Insomma, passa parecchio tempo, in cui, oltre a dover spendere denaro per i materiali, deve anche cibarsi, pagare bollette, ecc. In parole povere, anche se produrre cultura o arte è un'attività assai più gratificante di tante altre, chi lo fa deve anche sopravvivere, a meno che non sia assai benestante. Ciò che fa ha un costo materiale che in qualche modo deve cercare di recuperare. Dunque, pretendere di annullare il copyright, finché il sistema è tale, significa permettere soltanto ai benestanti di produrre arte o cultura, e questo credo non sia la volontà delle persone comuni.
In un altro sistema, non dominato dal profitto e dall'usura bancaria la realtà sarebbe certo ben diversa. I prodotti creativi e culturali sarebbero patrimonio di tutto il sociale, poiché tutti potrebbero sopravvivere dignitosamente senza bisogno di dover mercificare ogni cosa. Ma dovremmo tutti cambiare mentalità. Attualmente nessuno amerebbe sentirsi dire che il suo lavoro non ha valore finanziario o che dovrebbe lavorare senza alcun guadagno. Nel sistema attuale non è possibile condividere il proprio lavoro come puro bene sociale, e se si attribuisce valore finanziario ad attività come fare la velina o mostrare i glutei per le pubblicità, allora a ben ragione occorre riconoscere valore (e costi) a chi produce cultura e informa correttamente.
Per riassumere, i motivi del copyright sono:
- Avere possibilità di tutela dei propri scritti, ovvero non permettere storpiature, censure o modifiche.
- Evitare usurpazioni a scopo di lucro.
- Dato che lo scopo del blog è quello di far conoscere le mie pubblicazioni, il copyright serve anche a dare la possibilità ai siti che ne fanno richiesta di pubblicare gli articoli in cambio di un piccolo spazio per divulgare le mie pubblicazioni.
- Mostrare rispetto per il lavoro intellettuale, pur offrendo gratuitamente l’informazione contenuta negli articoli.
Per concludere, questo blog è per diversi aspetti atipico perché affronta anche le stesse distorsioni presenti nella rete Internet, cercando di contrastare i luoghi comuni, quando essi non sono funzionali alla costruttività che, a mio avviso, è insita nell’animo umano.
La cultura di massa vigente ha prodotto l'idea che su Internet c'è "libertà", in contrasto con gli altri media che hanno la "censura". Ma è sciocco credere che libertà di parola significhi avere licenza di dire a ruota libera tutto quello che passa per la testa senza alcun limite.
Come scrivono Anthony R. Pratkanis e Elliot Aronson: “La Costituzione garantisce anche la libertà di parola, ma non il diritto di gridare ‘al fuoco’ in un cinema affollato”. E, aggiungo io, nemmeno il diritto a diffamare o a mancare di rispetto con la complicità dell'anonimato.
Lo scopo è quello di offrire un blog utile e costruttivo, altrimenti credo che sarebbe una perdita di tempo per me e per voi, e il tempo è prezioso.
Approfitto per ringraziare tutti i lettori del blog, specie quelli che mi sono stati vicini e hanno apprezzato anche quegli articoli “scomodi” e impopolari.
Come sapete, oggi valutare i fatti e pensare con la propria testa non è né facile né popolare.
Grazie a tutti!
Antonella Randazzo
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11 commenti:
Grazie a te per quello che scrivi. Nessun articolo è scomodo e mai lo sarà.
Speriamo che il tuo articolo possa servire a qualcuno, anche se per qualche testa ho dubbi...
Problemi loro e della loro esistenza. Sai come spiegare il comportamento di certa gente, sia essa maleducata perchè di natura o perchè "telecomandata" da altri. Non so perchè, ma penso sempre che qualche disturbatore non sia proprio genuino quando tenta di partecipare a qualche blog/sito come il tuo.
Non so se sono più patetici questi o quelli "naturali".
Ora ti saluto, Antonella, e vai avanti. Tranquilla!!
Luca
Grazie per il post Luca!
Come ho detto nell'articolo tutti i siti più seri e costruttivi hanno la moderazione, ma ho notato che alcuni indicano regole chiare, consigliandone la lettura prima di inserire un commento, onde evitare quei problemi di cui ho parlato.
Ad esempio, sul sito
www.italiainformazioni.com
ho trovato questa iscrizione sopra lo spazio dove va inserito il commento:
Prima di inserire un commento, leggi la Policy dei Commenti e la Netiquette.
Le regole sono quelle adottate da tutti, anche se alcuni siti non le indicano esplicitamente.
Pubblico qui di seguito le regole tratte dal sito suddetto:
Policy dei Commenti
L'invio di commenti è libero a patto che si rispettino le seguenti regole di buona educazione. Gli utenti si impegnano a non inviare commenti:
• illeciti, diffamatori e/o calunniosi;
• volgari, lesivi della privacy altrui, razzisti, classisti o comunque reprensibili;
• che contengano promozioni relative a partiti politici, movimenti politici, religioni o sette, movimenti terroristici o estremistici e contenuti ispirati da fanatismo, razzismo, odio o irriverenza;
• che possano arrecare danno, in qualsivoglia modo, a minori d'età;
• che forniscano informazioni riservate, confidenziali anche apprese in forza di un rapporto di lavoro o di un patto di riservatezza;
• che contengano dati personali o numeri telefonici propri e/o di terzi;
• che siano lesivi di brevetti, marchi, segreti, diritti di autore o altri diritti di proprietà industriale e/o intellettuale di terzi soggetti;
• che abbiano contenuti di natura pubblicitaria e più in generale che utilizzino i messaggi a scopo commerciale (promozione, sponsorizzazione e vendita di prodotti e servizi);
• che comunichino utilizzando messaggi in codice;
• che utilizzino un linguaggio scurrile o blasfemo.
I contenuti dei singoli commenti rappresentano il punto di vista dell'autore.
SiciliaInformazioni si riserva di rimuovere, senza preavviso ed a suo insindacabile giudizio, commenti che non rispettino le suddette regole.
SiciliaInformazioni si riserva altresì di rilevare e conservare i dati identificativi, la data, l'ora e l'indirizzo IP del computer da cui vengono pubblicati i commenti al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti.
N E T I Q U E T T E
Etica e norme di buon uso dei servizi di rete
Fra gli utenti dei servizi telematici di rete, prima fra tutte la rete
Internet, ed in particolare fra i lettori dei servizi di "news" Usenet,
si sono sviluppati nel corso del tempo una serie di "tradizioni" e di
"principi di buon comportamento" (galateo) che vanno collettivamente
sotto il nome di "netiquette". Tenendo ben a mente che la entita' che
fornisce l'accesso ai servizi di rete (provider, istututuzione pubblica,
datore di lavoro, etc.) puo' regolamentare in modo ancora piu' preciso
i doveri dei propri utente, riportiamo in questo documento un breve
sunto dei principi fondamentali della "netiquette", a cui tutti sono
tenuti ad adeguarsi.
1 Quando si arriva in un nuovo newsgroup o in una nuova lista di distribuzione via posta elettronica, e' bene leggere i messaggi che vi
circolano per almeno due settimane prima di inviare propri messaggi in
giro per il mondo: in tale modo ci si rende conto dell'argomento e del
metodo con cui lo si tratta in tale comunita'.
2 Se si manda un messaggio, e' bene che esso sia sintetico e descriva in
modo chiaro e diretto il problema.
3 Non divagare rispetto all'argomento del newsgroup o della lista di
distribuzione.
4 Se si risponde ad un messaggio, evidenziare i passaggi rilevanti del
messaggio originario, allo scopo di facilitare la comprensione da
parte di coloro che non lo hanno letto, ma non riportare mai sistema-
ticamente l'intero messaggio originale.
5 Non condurre "guerre di opinione" sulla rete a colpi di messaggi e
contromessaggi: se ci sono diatribe personali, e' meglio risolverle
via posta elettronica in corrispondenza privata tra gli interessati.
6 Non pubblicare mai, senza l'esplicito permesso dell'autore, il conte-
nuto di messaggi di posta elettronica.
7 Non pubblicare messaggi stupidi o che semplicemente prendono le parti
dell'uno o dell'altro fra i contendenti in una discussione. Leggere
sempre le FAQ (Frequently Asked Questions) relative all'argomento
trattato prima di inviare nuove domande.
8 Non inviare tramite posta elettronica messaggi pubblicitari o comuni-
cazioni che non siano stati sollecitati in modo esplicito.
9 Non essere intolleranti con chi commette errori sintattici o grammaticali. Chi scrive, e' comunque tenuto a migliorare il proprio linguaggio in modo da risultare comprensibile alla collettivita'.
E' da poco che seguo il suo blog e non posso farle altro che i complimenti per quello che scrive. Offre molti spunti di riflessione al lettore e penso che sia una cosa molto importante.
Per quanto riguarda la moderazione sono pienamente d'accordo. Come ha già detto lei è il SUO blog e ha tutto il diritto di stabilire quali sono le regole.
E' da poco che ho scoperto il tuo blog, cercando informazioni "libere" su altri siti, e ne sono rimasta entusiasta! Almeno tu riesci a mettere in parole tutte quelle idee confuse che avevo in testa e così mi sento meno sola ad avere pensieri "diversi" (ma diversi per chi?). Ti ringrazio per il tempo che ci dedichi e sopratutto spero che tu non rimanga una voce solitaria!
Grazie ancora.
Daria
Grazie anche a te, Daria, e a tutte le persone come te che apprezzano e incoraggiano quello che faccio io e altri (credo di non essere una "voce solitaria").
Gentilissima Antonella,
apprezzo la qualità del tuo lavoro e condivido l'attenzione a conservare "la tua casa" pulita ed accogliente anche per rispetto degli ospiti che vengono visitare il tuo blog.
Concordo che c'è un limite che non si deve mai travalicare in qualsiasi attività (non solo quella del confronto) ed è quello tracciato da due linee che nella loro "parte alta" coincidono: sono i confini del BUON GUSTO e del BUON SENSO.
Ti riporto la mia esperienza, per far fronte (nel mio caso) ad un pubblico entusiasta, ma un po' irruento mi sono basato su queste tre semplici linee guida:
1 - esprimere idee
(se non vengono condivise "subito" da tutti, forse non vi siete spiegati bene e ripeterle pedestremente tali e quali giova ben poco. Se non le sapete esporre più chiaramente in modo diverso forse non sono poi così chiare neanche a voi...)
2 - raccontare fatti
(intendendo come tali anche il pensiero di altre persone quando liberamente e pubblicamente espresso, specificandone la fonte e quindi la loro attendibilità)
3 - mai esprimere giudizi su persone o, peggio ancora, sulle loro "intenzioni" e sui loro "pensieri".
(è il terreno che porta alla diffamazione. Se fraintesi è d'obbligo prontamente chiarire e scusarsi, ma MAI perseverare)
Vorrei sottolineare che il problema non sono le "persone", ma i loro comportamenti, manca una adeguata educazione al dialogo. Ogni intervento al di fuori di queste regole è stato quindi contenuto ma accompagnato sempre da una nota che ne spiegava il perchè. In questo modo non si è mai perso nessun contributo, anche se "contrario" e si è mantenuto il dialogo su una base di reciproca correttezza e rispetto.
Chi non ha argomenti e probabilmente neanche pubblico, trovandosi a poter far sentire i propri pianti ad una platea così vasta è tentato farlo, anche sguaiatamente. E' una tentazione sempre presente, umana, ma proprio per questo correggibile.
La democrazia non prevede il diritto ad essere scorretti, ma il diritto ad ogni comunità di riconoscere i propri componenti.
Dalle tue righe mi vengono spunti aggiuntivi e per questi ti ringrazio.
Buon lavoro,
Maurizio
Condivido appieno quello che scrivi, percepisco una certa sensibilità da parte tua, si capisce che ti sei trovato anche tu a gestire un luogo web, e parli per esperienza.
Anch'io alcune cose le ho apprese per esperienza, dopo qualche mese che gestivo il blog, quando mi sono accorta che alcuni (pochissimi per la verità) hanno bisogno di esibirsi in modo egocentrico e talvolta anche arrogante, pensando che gli altri li debbano lasciare fare sempre e comunque.
Incredibile quanto tu sia vicina alla verità.
Dopo aver letto i libri di Panvini, che mette il carro davanti ai buoi in quanto a conclusioni, ho avuto subito chiaro che il vero potere è la paura che innesca gli stati di spirito negativi che agiscono sulla cognizione e che , come sapevano Leibniz, Kohler, Riemann e Vernadskij governano il mondo dei fenomeni.
Non ho fatto a tempo di finire di scrivere quello che pensavo che oggi leggo "La voce querula. Chi è il nemico".
Con affetto
Alessandro
Ho scoperto il tuo blog da poco tempo (ti do del tu... non so con che diritto ma e' piu' diretto senza toglierti alcun rispetto) e sono a chiederti se posso pubblicare sul mio blog alcuni degli articoli (in particolare quelli sulla stegocrazia).
Nel mio blog riporto sempre la fonte e riporto il testo tale e quale... puoi verificare direttamente su http://www.informarmy.com
Grazie
Attendo un riscontro via email all'indirizzo paolomarmiroli@libero.it o semplicemente con una risposata pubblica.
P.S.: ti ho scritto qua perche' non trovavo alcun indirizzo email diretto.
Pubblica pure gli articoli sulla stegocrazia sul tuo sito.
Per ogni eventuale comunicazione mi puoi scrivere all'indirizzo giadamd@libero.it
Grazie e complimenti ancora.
Ciao
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