mercoledì

SANGUE E ORRORE IN PALESTINA - PARTE SECONDA - Il genocidio palestinese

Di Antonella Randazzo


Non tutti gli ebrei condivisero la violenza e la distruttività delle autorità israeliane, molti cittadini ebrei cercarono di opporsi ai crimini, ma senza successo.
Nel 1912 si formò in Palestina un gruppo di ebrei antisionisti, capeggiato da Agudas Israel. Nel tempo il gruppo aveva ridotto la sua azione, fino a quando, nel 1938, il piano sionista aveva raggiunto un certo livello di realizzazione. Quell'anno nacque a Gerusalemme il gruppo dei Neturei Karta ("Guardiani della città"), che riuniva gli ebrei che non accettavano il piano di formazione dello Stato di Israele, giudicandolo iniquo in riferimento alle interpretazioni della Torah e di alcuni passi del Talmud.
Gli ebrei antisionisti crebbero in tutto il mondo. Alcuni di essi subirono persecuzioni e torture e dovettero andare via dalla Palestina.
Durante la Seconda guerra mondiale i sionisti approfittarono del clima distruttivo per perseguitare ed uccidere tutti quegli ebrei che si rifiutavano di andare a vivere in Palestina, o che avversavano apertamente la formazione di Israele. Ad esempio, gli Judenräte (consigli ebraici sionisti) ebbero un ruolo importante nell'arresto, nella deportazione e nell'uccisione di migliaia di ebrei. Gli Judenräte istituirono un corpo di polizia costituito soprattutto da sionisti, che dotarono inizialmente di manganelli e, alla fine del 1942, di armi da fuoco.
Ad oggi i Neturei Karta vengono ancora perseguitati e criminalizzati, accusati di essere pericolosi estremisti e ultra-ortodossi. Essi però sono semplicemente consapevoli del livello di distruttività creato dalle autorità israeliane, e citano il Talmud per provare che la stessa religione ebraica è contraria all'uso della forza per creare uno Stato. I Neturei Karta sostengono che la Palestina appartiene alle persone che vi hanno sempre abitato, ossia ai palestinesi di ogni religione. Spesso i Neturei Karta protestano insieme ai palestinesi (con la bandiera palestinese), dimostrando che non è vero che la guerra sia dovuta all'odio fra i due gruppi, ma che tale odio è stato alimentato sapientemente da chi ha scatenato la guerra e continua ad aggredire il popolo palestinese.
Gli ebrei antisionisti sostengono che le autorità israeliane hanno utilizzato la religione ebraica per scopi politici, e pretendono di rappresentare tutti gli ebrei pur sapendo che non è così.
In seguito alle persecuzioni e alla criminalizzazione mediatica, oggi i Neturei karta sono diventati un gruppo minoritario. Tuttavia, essi continuano ad agire in coerenza con i loro valori, e nel 2006 hanno partecipato alla conferenza internazionale sull'Olocausto, per dire la loro.
Uno dei personaggi più importanti del movimento è stato il rabbino Amram Blau, secondo il quale il riconoscimento da parte dell'ONU allo stato di Israele si può ritenere un grave atto di ingiustizia verso gli stessi ebrei.
Nel 2005 il leader dei Neturei Karta, il rabbino Israel David Weiss, si schierò dalla parte del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, facendo notare che i media occidentali travisavano i suoi discorsi, che in realtà non manifestavano affatto "sentimenti antiebraici".
Weiss, alla televisione iraniana disse di essere poco preoccupato per la negazione dell'Olocausto, perché "i sionisti utilizzano la questione dell'Olocausto per ottenerne benefici. Noi, ebrei che abbiamo subìto l'Olocausto, non lo utilizziamo per promuovere i nostri interessi. Noi affermiamo che ci sono centinaia di migliaia di ebrei nel mondo che identificano la nostra opposizione all'ideologia sionista e che pensano che il sionismo non sia uguale all'ebraismo, ma sia solo un'agenda politica".
I Neturei Karta accusano il sionismo di fomentare l'antisemitismo, di aver utilizzato il nome di Israele per un progetto politico, e di continuare a provocare gravi sofferenze nella Terra Santa.

Dal secondo dopoguerra, la situazione fu tenuta sotto controllo dalle autorità statunitensi ed europee, che risultavano particolarmente suscettibili verso il problema del riconoscimento dello Stato d'Israele e verso l'accusa di crimini tremendi contro il popolo palestinese, rivolta alle autorità del nuovo Stato. I mass media ufficiali cercavano in tutti i modi di insabbiare o minimizzare i crimini contro il popolo palestinese, mostrando Israele come una "democrazia" di tipo occidentale.
Ogni persona che si sospettava criticasse Israele, veniva perseguitata in vari modi. Ad esempio, negli anni Cinquanta, quando ancora la canzone italiana era famosa in tutto il mondo, il cantante Marino Marini fu messo sotto accusa perché cantava una canzone dal titolo "Innamorati a Tel Aviv". Si trattava di una canzone melodica, cantata in un video in cui una donna velata, evidentemente araba, ballava all'orientale. Le autorità statunitensi considerarono il far apparire un'araba come abitante di Tel Aviv, un reato, e arrestarono Bruno Martino, che si trovava in tournée negli Usa. Martino era stato scambiato per Marini, e quando si accorsero dell'errore lo tennero in stato di arresto con l'accusa di aver scritto la canzone.
Questo ridicolo e paradossale episodio rende l'idea del clima di tensione che le autorità occidentali creavano verso la situazione in Palestina. Con gli anni questa tensione non si è mai allentata, e ha dato vita ad associazioni (come la Lega Antidiffamazione) che si occupano di accusare, e talvolta perseguitare, coloro che vengono ritenuti "nemici di Israele".
Creare un clima di intimidazione sui fatti d'Israele sarebbe servito anche ad accrescere il rischio di indurre gli studiosi ad alterare l’attività di identificazione ed analisi dei fatti storici relativi ad Israele. Il pericolo, presente anche ai nostri giorni, è quello di adattare gli elementi fattuali a logiche precostituite, per avversare o avvalorare una tesi, nata da pregiudizi assunti sulla base della massiccia propaganda israeliana, oppure da elementi volti a seminare odio verso tutti gli israeliani. Anche eminenti studiosi rischiano di diventare apologeti oppure "sovvertitori", partendo non dall'analisi indipendente e acritica dei fatti, ma dal bisogno emotivo di assumere una posizione ideologica. Chi vuole mantenere inalterata l'attuale situazione in Palestina sa molto bene che risulterà utile creare un clima emotivamente eccessivo, per produrre il paradosso di una realtà in cui sia coloro che occultano i crimini delle autorità israeliane che coloro che li denunciano possono avere la stessa reazione di rifiuto verso l'obiettività storica e verso la possibilità di giungere ad un miglior approccio risolutivo, vincendo l'odio e mostrando al mondo i responsabili del genocidio palestinese. Ad oggi, possono essere facilmente identificati numerosi studiosi condiscendenti verso i crimini delle autorità israeliane, per timore o convenienza. Al contrario, esistono anche persone o intellettuali che riconoscono i crimini delle autorità israeliane, e li estendono a tutti i cittadini ebrei, ritenendo tutti gli israeliani "pericolosi nemici". Ciò equivarrebbe a ritenere che, dato che in Italia c'è la mafia, tutti gli italiani sarebbero da considerare come pericolosi mafiosi. Se è pur vero che le autorità israeliane, aiutate da quelle occidentali (specie inglesi e statunitensi) alimentano ampiamente, e spesso efficacemente, l'odio e le divisioni, è anche vero che la guerra e i crimini sono fonti di sofferenza per tutti gli esseri umani: per chi li subisce, per chi li fa su comando e per chi ne viene a conoscenza. La gente comune, sia essa ebrea, musulmana o cristiana, non trae alcun vantaggio dai crimini e dalle guerre, soltanto il sistema di potere ne trae vantaggio. In nessun caso l'odio e la creazione di un nemico possono costituire modi per contrastare il crimine, essendo essi stessi potenziali fonti di crimine.
Seguire l'impulso emotivo a generalizzare presenta almeno due pericoli: alimentare la figura del "nemico" da combattere (che è il fulcro della guerra) e rendere gravemente compromesso da fattori di squilibrio il naturale impeto di indignazione provocato dalla constatazione dei crimini. La giusta indignazione dovrebbe sfociare in un comportamento volto a condividere la verità e a generare unione fra gli umani, in modo tale che possano essere smascherati gli autori dei crimini e si possa rendere il loro operato (seminare odio, creare nemici, ingannare attraverso i media, creare divisioni, attuare crimini di vario genere, ecc.) sempre meno efficace, fino ad estrometterli dal potere e a trattarli per ciò che essi sono realmente: spietati criminali. Occorre tener presente che anche per ciò che riguarda la situazione palestinese, sono le divisioni, l'odio e gli inganni mediatici ad impedire ai popoli di vedere cosa realmente è nel loro interesse.

Nel 1957, Yasser Arafat fondò l’organizzazione Al Fatah, e nel 1964 nacque L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), con l’obiettivo di combattere l’occupazione e il sionismo. Nel 1968 Al Fatah si unì all’Olp.
Nel 1967 scoppiò la guerra dei Sei giorni, durante la quale Israele occupò il Sinai, il Golan, la Gisgiordania e la striscia di Gaza. Nello stesso anno, la risoluzione 242 dell’Onu chiedeva ad Israele di ritirarsi dai territori occupati.
Nel 1975, l’Onu approvò la risoluzione n. 3379 in cui il sionismo veniva definito come una "forma di razzismo e discriminazione razziale".
Nonostante le numerose risoluzioni dell’Onu, Israele non si ritirerà dai territori occupati, e continuerà ad opprimere e a massacrare i palestinesi. Nel 1987 iniziò la prima Intifada (in arabo "scrollarsi di dosso", "sollevazione" o "rivolta"), come protesta palestinese alle violenze dell’esercito israeliano. Per le strade, i giovani palestinesi gettavano sassi contro i soldati israeliani, che rispondevano sparando e uccidendo.
Nel 1993 si riaprì il dialogo fra il governo israeliano e l’Olp, che portò alla firma dell’Accordo di Oslo, in cui Israele prometteva il ritiro delle sue truppe dai territori occupati dopo la guerra dei Sei giorni. Ma gli accordi non saranno mai rispettati e il governo israeliano riprenderà le azioni terroristiche contro i palestinesi. Si ebbero numerosi attentati terroristici organizzati allo scopo di impedire un vero processo di pace, ad esempio, nel 1994, un israeliano sparò contro i fedeli riuniti in una moschea ad Hebron (Cisgiordania) e uccise 50 palestinesi.
Nel settembre del 2000, Ariel Sharon, un crudele generale diventato capo di governo, si recò con 1000 soldati alla spianata delle moschee di Al-Aqsa, luogo considerato sacro e inviolabile dai musulmani. In questo modo le autorità israeliane intendevano far capire ai palestinesi che il loro dominio poteva essere imposto ovunque. In seguito a questa azione, iniziò la seconda Intifada, a cui l'esercito israeliano rispose in modo pesante, uccidendo moltissime persone, la maggior parte delle quali erano bambini e adolescenti. Dalla seconda Intifada fino al 2004, morirono oltre 8400 palestinesi, per l'82% civili. Inoltre, nello stesso periodo, le autorità israeliane organizzarono altri attentati terroristici ed esecuzioni mirate, uccidendo almeno 308 palestinesi, in violazione della IV Convenzione di Ginevra, macchiandosi di crimini di guerra. Su questi crimini non sono mai state fatte inchieste, come se i soldati israeliani avessero la totale immunità, ovvero il potere di uccidere impunemente qualsiasi palestinese.
Nel 2002 il governo israeliano approvò un documento per la costruzione di un muro che avrebbe separato la Cisgiordania da Israele. Il muro, di 750 chilometri per 8 metri, separa i palestinesi dagli stessi palestinesi, e sottrae loro parte delle terre coltivate, pozzi d'acqua, impedendo l'accesso ai luoghi di lavoro. Inoltre, per costruire il muro sono state distrutte oltre 2.500 case.
I territori assegnati allo stato palestinese dall'Onu, erano, nel 1967, il 45% della regione, mentre nel 2003 erano diventati, a causa delle occupazioni israeliane e del muro, soltanto l'11%.
Lo sgombero della Striscia di Gaza, attuato da Sharon nel 2005, aveva lo scopo di mostrare all'opinione pubblica che era intenzione delle autorità israeliane liberare le zone palestinesi dai coloni. Si trattava di un'operazione propagandistica, per occupare la Cisgiordania e togliere ai palestinesi il 45% del territorio assegnato, impedendo la nascita dello Stato palestinese. Nella Striscia di Gaza si insediarono un milione e duecentomila palestinesi, ma gran parte del territorio rimase sotto stretto controllo delle truppe israeliane.
Oggi Gaza è per i palestinesi come una prigione a cielo aperto, dove vengono controllati giorno e notte e di tanto in tanto subiscono bombardamenti, violenze e distruzioni. Le fabbriche abbandonate dai coloni israeliani sono state chiuse ed è vietato ai palestinesi prenderne possesso. L'economia di Gaza è stata volutamente distrutta dal governo israeliano, per costringere la quasi totalità dei palestinesi a rimanere disoccupati.
La vittoria elettorale di Hamas, del gennaio 2006, scatenerà un'altra furia distruttiva delle autorità israeliane. Per impedire la creazione di un legittimo governo eletto dal popolo, verranno sequestrati 64 parlamentari di Hamas e sarà bombardata per l'ennesima volta la Striscia di Gaza. Le autorità israeliane, in seguito all'aver appreso che i leader di Hamas e di Al Fatah detenuti nelle carceri israeliane avevano fatto sapere di essere disponibili ad accettare lo stato d'Israele, purché venissero istituiti due Stati, scatenarono un'altra ondata di violenza. L'élite israeliana, nella propaganda mediatica, giustificò le violenze dicendo che era obbligata a lottare contro Hamas perché "non accettava l'esistenza di Israele", mentre in realtà si trattava di impedire la formazione dello Stato palestinese.

Lo Stato d’Israele è stato creato con l'obiettivo principale di destabilizzare il Medio Oriente. Gli Usa e i paesi europei hanno finanziato il terrorismo israeliano fin dall’inizio, e ad oggi forniscono ingenti quantità di armi e di finanziamenti. Israele riceve almeno due miliardi di dollari ogni anno per "aiuti militari". Si tratta di denaro che sarà utilizzato per realizzare il progetto di sterminio del popolo palestinese.
Molti ebrei hanno lottato e continuano a lottare contro i crimini delle autorità israeliane. I movimenti dei "refusnik" israeliani sono sempre più organizzati e determinati a fare in modo che la guerra finisca, e attuano numerose iniziative. Ad esempio, nel settembre del 2004, a Tel Aviv, 700 persone parteciparono ad una protesta contro la costruzione del muro. Furono distribuiti volantini che dicevano:

"Dobbiamo abbattere il muro. Comprereste un tostapane usato da Dani Nave (ministro israeliano della salute)? Comprereste una macchina usata da Zahi Hanegbi (ministro per la polizia, sospeso dal servizio)? E allora, come mai comprate dei progetti disastrosi che avranno un'influenza negativa sulle nostre vite per anni da loro e dai loro amici Arik, Bibi, Ehud, e Limor [nomi di vari ministri] e da tutti gli altri interessati da tutte le parti fino ad includere il comitato centrale del Likud? Vi fidate di loro quando dicono che la soluzione ai nostri problemi consiste in recinti, muri, apartheid?"

I resfunik vengono arrestati o perseguitati in vari modi, e descritti dai media ufficiali come persone "pericolose" o "estremiste".
Alcuni militari dell'esercito israeliano hanno scelto di non combattere più, e hanno denunciato gli orribili crimini commessi dalle forze israeliane. Zohar Shapira, ex comandante dell'esercito, così racconta la sua protesta:

"Dopo l'inizio della seconda Intifada, nel 2002, ero impegnato nell'operazione Shield of defence e dopo l'attacco a Jenin ho deciso che non potevo più continuare a fare quello che facevo, era immorale, soprattutto dopo aver sparato sopra la testa di una bambina sbucata improvvisamente da dietro una casa. Entravamo nelle abitazioni dei palestinesi e quando uscivamo portando via qualcuno di loro sospettato di essere un terrorista vedevo gli occhi dei bambini che ci guardavano e capivo che ci avrebbero odiato per tutta la vita. Eravamo noi a seminare l'odio... allora eravamo 6-800 (refusnik) non c'erano più solo soldati di leva ma anche piloti, comandanti. Tanto che il movimento dei refusnik arrivò ad imporsi come un punto di discussione nell'agenda del governo israeliano. Non potevamo più essere indicati semplicemente come traditori da Sharon, i refusnik erano diventati una realtà accettata dalla gente. Ora circa il 40 per cento dei riservisti, quando richiamati, si rifiutano di andare a servire nei territori occupati. Il problema era però come andare al di là delle manifestazioni e diventare più incisivi. Non sapevamo se c'erano palestinesi disposti a parlare con noi, poi abbiamo contattato Tayush (un'organizzazione di palestinesi e arabi di Israele). All'inizio eravamo molto sospettosi, diffidenti, da entrambe le parti".(22)

Il governo israeliano punta a convincere gli israeliani che non ci potrà essere alcuna pace con i palestinesi, perché essi sono "nemici". Molti anni di terrore, di violenze e di guerra hanno fomentato odio da ambo le parti, rendendo sempre più difficili i rapporti. Ciò nonostante, i refusnik contribuiscono ad alimentare la speranza nella pace, come spiega Jeff Halper, coordinatore del Comitato israeliano contro la demolizione delle case (Icahd):

"Molti israeliani non pensano alla pace come a qualcosa di positivo, partono dal principio che gli arabi sono nemici e che non ci sarà mai pace. Per molti israeliani la pace è solo una sorta di 'pacificazione'. In Israele le parole hanno un senso 'orwelliano': pace vuol dire suicidio, la guerra corrisponde alla pace, così come ritirarsi in realtà vuol dire espansione e rafforzamento... Penso che l'ingiustizia sia insostenibile a lungo andare perché contiene i semi della distruzione. Alla fine ci sarà il collasso, e questo non vuol dire che dopo l'ingiustizia ci sarà giustizia, ma che Israele non potrà mantenere a lungo questa situazione".(23)

Aiuti militari massicci giungono in Israele anche dalla Gran Bretagna. Nel periodo luglio-agosto del 2006, l’esercito israeliano ha aggredito il sud del Libano, uccidendo almeno 1100 persone e ferendone 3600. L’attacco era diretto in gran parte contro la popolazione civile, come osservò Amnesty International: (Israele attuava) “una politica deliberata di distruzione delle infrastrutture civili libanesi che comportava crimini di guerra”.(24) La Gran Bretagna ha fornito a Israele numerose armi e il sostegno logistico per il rifornimento degli aerei americani carichi di armi.
Oggi Israele è l'unico Stato al mondo che rifiuta che vengano definite le proprie frontiere, eppure è stato accolto all'Onu. Il mancato riconoscimento delle frontiere indica che Israele ritiene di avere diritto ad occupare nuove terre e non si sente obbligato a rispettare le leggi internazionali e le risoluzioni dell'Onu. Le autorità israeliane hanno interesse a tenere sottomesso il popolo palestinese, per continuare ad esercitare sul territorio un dominio coloniale. Le autorità occidentali sono complici del piano criminale sionista per la sottomissione dei popoli islamici, architettato al fine di saccheggiare le risorse petrolifere e imporre il proprio modello economico-finanziario.

La situazione palestinese non è affatto avulsa dalla più generale situazione di dominio del gruppo di grandi stegocrati banchieri/imprenditori sul pianeta. Al contrario, lo sterminio del popolo palestinese è da ritenere parte del progetto criminale atto a mantenere il potere sui popoli. Gli artefici del progetto non sono da ritenere come appartenenti ad una precisa razza o religione. Essi possono professarsi ebrei o cristiani, tuttavia, dai fatti, possiamo comprendere che la loro unica religione è il crimine contro l'umanità. Si tratta di persone affette da gravi patologie che li inducono a creare una realtà di distruzione, guerra e morte. Esse vogliono controllare l'umanità, e utilizzano le religioni o le ideologie per dividere e per seminare odio e scatenare guerre.
Queste persone sono esperte nel male e nella distruzione. Il loro potere si basa sull'inganno, sull'odio e sulla paura. La loro forza risiede nell'indurre gli esseri umani a credere di avere un "nemico", e dunque a sviluppare odio. L'odio è il sentimento dell'impotenza, della distruttività (etero o auto), fomenta divisioni e guerre, e non rende possibile per l'uomo una realtà migliore di quella in cui impera la sofferenza e la distruttività.
Le persone che oggi dominano sul pianeta non sono "nemiche", esse sono soltanto un gruppo di criminali, non occorre dunque odiarli, che sarebbe la cosa più semplice e immediata, ma si deve fare in modo che esse vengano individuate da tutti come criminali e rese inoffensive. Per fare questo bisogna amare: amare i propri simili, e non permettere che le religioni o le ideologie possano creare divisioni e conflitti. Si deve sentire il dolore del prossimo come fosse proprio. Se abbiamo il giusto senso di noi stessi riconosciamo che l'umanità intera è la nostra famiglia. I palestinesi sono parte di noi, e la loro sofferenza non ci è estranea. Così come la sofferenza degli iracheni, dei somali, degli afghani, dei birmani e di tutti i popoli che oggi stanno soffrendo a causa della criminalità di questo gruppo di persone.
Se i popoli fossero uniti, e se ogni individuo vincesse l'odio, nessun gruppo criminale potrebbe mai mantenere la supremazia.


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NOTE

1) http://www.larivistadelmanifesto.it/archivio/56/56A20041219.html
2) Documenti di politica estera britannica, 1919-1939, prima serie, volume IV, pp. 245-247.
3) Nicosia Francis R., "The Third Reich and the Palestine Question", Tauris, London 1985, p. 57.
4) Edwin Black, "The Transfer Agreement - The Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and Jewish Palestine", New York, 1984.
5) Edwin Black, op. cit.
6) "New York Herald Tribune," 13 giugno 1938.
7) Il Jüdische Rundschau (Berlino) fu pubblicato dal 1900 al 1938. "Rassegna ebraica" del 13 giugno 1933.
8) Journal of Palestine Studies, "i contatti segreti tra sionismo e Germania nazista tra 1933 e 1941" numero primavera/estate 1976.
9) Black Edwin, "The Transfer Agreement - The Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and Jewish Palestine", New York, 1984.
10) "Daily News", 27 marzo 1933.
11) http://www.jewsagainstzionism.com/holocaust/holocaustpics.htm
12) Herzl Theodor, "Diario", Berlino 1922, p. 16.
13) http://www.jewsagainstzionism.com/holocaust/holocaustpics.htm
14) Per approfondire, http://www.jewsagainstzionism.com/onlinebooks/IraqiJews1.htm
15) Intervista al quotidiano israeliano "Ha’aretz", pubblicata da "Internazionale", 6 febbraio 2004.
16) Shabtai Teveth, "Ben Gurion and the Palestine Arabs", Oxford University Press, 1985.
17) Discorso alla Knesset di Menachem Begin, in Amnon Kapeliouk, “Begin and the 'Beasts’”, su "New Statesman", 25 giugno 1982.
18) Dichiarazione al "The Sunday Times", 15 giugno 1969.
19) Agenzia France Presse, 15 novembre 1998.
20) BBC News Ondine, 25 marzo 2001.
21) http://www.ainfos.ca/04/sep/ainfos00444.html
22) "Il manifesto", 4 giugno 2006.
23) "Il manifesto", 4 giugno 2006.
24) "Lebanon: Destruction of civilian infrastructure", Amnesty International, Agosto 2006.


PER APPROFONDIRE

Black Edwin, "The Transfer Agreement - The Untold Story of the Secret Pact between the Third Reich and Jewish Palestine", New York, 1984.
Cockburn Andrew, Cockburn Leslei, "Amicizie pericolose. Storia segreta dei rapporti tra Cia e Mossad, dalla fondazione dello Stato d'Israele alla guerra del Golfo", Gamberetti, Roma 1993.
Filkelstein Norman G., "L'industria dell'Olocausto", BUR, Milano 2002.
Nicosia Francis R., "The Third Reich and the Palestine Question", Tauris, London 1985.
Shabtai Teveth, "Ben Gurion and the Palestine Arabs", Oxford University Press, 1985.

10 commenti:

Lestaat ha detto...

Se sapessi come renderla scritta farei la hola!!!!
Meraviglioso.

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella.

Ottimo articolo,come sempre.

Pongo l'accento soprattutto sulle conclusioni del tuo scritto.
Infatti,non evidenzieremo mai abbastanza
che,per creare istituzioni economiche,politiche e sociali nuove
abbiamo bisogno di un cambiamento individuale su vasta scala.
L'uomo deve sviluppare appieno la propria umanità,superando l'odio,l'ignoranza,l'avidità e l'egoismo.
E,porsi come meta primaria la crescita di qualità fondamentali come amore,solidarietà ed empatia.
Un primo passo può essere la conoscenza
che crea consapevolezza.Doti che ci farebbero svegliare dall'apatia così d'avere un sussulto di dignità.
Scrollandoci di dosso l'indifferenza e tornando a pensare con la nostra testa
riusciremo a guardare il mondo in tutta la sua realtà.

Volevo segnalare ai lettori di questo blog alcuni tuoi articoli dal titolo:Libertà e nichilismo,la lettura dei quali chiarisce quale atteggiamento avere su alcune polemiche sorte in questi giorni tra certi personaggi che dovrebbero fare contro-informazione.

Secondo te,Antonella,come mai i libri di Edwin Black sono difficilmente tradotti in italiano?
Affettuosi saluti.

Antonella Randazzo ha detto...

Grazie Paolo, hai puntualizzato l'aspetto più importante della questione.

E' facile capire perché i libri di Black non sono tradotti e sono difficilmente reperibili: perché dicono la verità su molte cose che al sistema conviene nascondere.

Lestaat ha detto...

Scusatemi se mi permetto.
Ma non è un po' irrealistico come progetto?
Nel senso.
Ovvio che sono perfettamente d'accordo con il principio. Quel che discuto è il trasformare questo sacrosanto principio in qualcosa di concreto.
"un cambiamento individuale su vasta scala" è una frase ben poco pratica no?
I cambiamenti sociali nella storia non avvengono per "cambiamenti individuali" ma questi sono sempre una conseguenza di un violento cambio di organizzazione sociale.
Non voglio dare lezioni a nessuno eh....sto ovviamente dicendo quel che penso nella speranza di discuterne un po'.
A me sembra infatti che ideali meravigliosi che sono spesso da fondamento del pensiero di persone come lei, Antonella, diventano spessissimo dei limiti.
Cerco di spiegarmi, e sottolineo che non voglio fare apologia della violenza, vorrei però poter essere libero di esprimere considerazioni "concrete".
Tutti noi, e con noi intendo tutte quelle persone che per svariati vie, che arriviamo a guardare il mondo che ci circonda con un ottica, non dico libera, ma "più" libera da condizionamenti propagandistici (forse anche grazie al colpevole fallimento della via politica dei movimenti popolari degli anni settanta, complice il PCI) ci ritroviamo spesso chiusi in un'incapacità di agire concretamente proprio a causa dei grandi ideali di giustizia, uguaglianza e libertà che ci animano. L'idealizzazione, ad esempio, della non-violenza Gandhiana, l'idea di solidarietà e pacifico aiuto alle popolazioni oppresse, il desiderio di mostrare il lato "buono e pacifico" presente nella nostra società con la speranza che diventi da esempio, è molto spesso diventato l'alibi per la società stessa. Non credete? Lo dico senza presunzione davvero, ma è ormai diventato il punto centrale su cui riflettere per me. Credo fermamente che si dovrebbe profondamente rileggere con obiettività e liberi da pregiudizi molta della storia degli ultimi duecento anni, e dovremmo amaramente riconsiderare molto della concretezza delle possibilità di cambiamento. O no?

Antonella Randazzo ha detto...

Si realizza soltanto ciò che si crede realizzabile. Per questo attualmente il mondo versa in queste condizioni: chi ha il potere non vuole migliorarlo e chi vorrebbe (e potrebbe) non lo crede possibile.
La Storia insegna, ma è anche vero che la Storia la fanno gli stessi esseri umani. Finora la situazione è stata così negativa perché i popoli disorganizzati hanno permesso ai pochissimi organizzati di dominarli, ma non è detto che sarà sempre così...
Per approfondire consiglio la lettura del libro "Dittature. La Storia occulta" (ed. Il nuovo Mondo) oppure "La nuova democrazia" (ed. Zambon).

Franco ha detto...

Cara Antonella, grazie ancora per tutti gli sforzi che stai facendo per farci conoscere la verità. Quello che sta subendo il popolo palestinese e una cosa vergognosa. Mi fanno orrore anche i mezzi di informazione che ogni volta cercano di far passare per vittima israele, e quindi giustificare l'uso della forza di israele. Ma noi oggi anche grazie a te antonella, sappiamo che non è cosi. Scusami se esco fuori tema, mi sapresti consigliare qualche libro che riguarda l'unità d'italia? Dove si raccontano i massacri di garibaldi, e tutte le verità nascoste sui savoia garibaldi eccc. Insomma dei libri dove si racconta la vera storia dell'unita' d'italia?. Grazie.

Antonella Randazzo ha detto...

Se non l'hai ancora fatto, prova a leggere gli articoli:

http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/08/risorgimento-insanguinato-parte-i.html

http://antonellarandazzo.blogspot.com/2007/08/risorgimento-insanguinato-parte-ii.html

Alla fine della seconda parte dell'articolo troverai indicati diversi libri sugli argomenti che ti interessano.

paolo russo ha detto...

Ciao Antonella.

È vero che imprese come quelle che ci proponiamo sembrano irrealizzabili.
Ma,è proprio per questo motivo che dobbiamo iniziare con l'acquisire consapevolezza,dote che ci permette di vedere le difficoltà di tale progetto.
Per dirla come Fromm:-Questa lucidità mentale(consapevolezza)costituisce l'elemento che distingue gli "utopisti"
presenti a se stessi e gli "utopisti"che sognano ad occhi aperti.
Non dimentichiamo che l'attuale sistema
trasforma gli individui in soggetti passivi,incapaci di pensare criticamente.Individui che si sentono impotenti,assumono un atteggiamento qualunquistico e inevitabilmente aspirano a un capo che dica loro cosa fare.

Concludo con un pensiero per la popolazione dell'ex Birmania,colpita dall'ennesima tragedia.
Tragedia da attribuire a chi non permette al popolo di vivere in maniera dignitosa.

rocco ha detto...

Ciao Antonella, il problema del popolo Palestinese come dicevi è il problema dell'umanità. Da un lato pochissime persone ricchissime ed organizzate che decidono cosa gli altri, l'umanità disorganizzata deve fare. Per fare ciò devono controllarci senza farci pensare troppo in una situazione di sonno-veglia camuffata da apparente vita quotidiana fatta di ingiustizia e sopraffazione. Si sono comprati letteralmente tutto. La Storia e soprattutto quella moderna è stata costruita con le guerre vinte dal più forte ed organizzato che ha saputo sfruttare l'ignoranza e l'indifferenza del popolo per farsi dare una mano. Negli Stati Uniti i soldati sono tutti di nascita sudamericana o afro-americana e solo perchè vengono pagati, negli altri paesi sono costretti o persuasi dal governo a diventare soldati, insomma la guerra è fatta da persone che non hanno futuro perchè gli hanno fatto credere che non lo possono avere ma che potrebbero averlo soltanto partecipando alla guerra e magari guadagnando dei soldi o per loro o per la loro famiglia. Tutto questo è possibile soprattutto con l'invenzione del sistema monetario che loro hanno furbamente sfruttato per autofinanziarsi senza fare alcuno sforzo tranne quello della disinformazione di massa. Il modo migliore per affrontare il problema è l'informazione televisiva oltre che tutte le altre che hanno un impatto minore sulla massa. Noi italiani guardiamo molto la tv e spesso nonostante sappiamo a chi appartiene la guardiamo lo stesso sottovalutandone l'influenza negativa. Il bombardamento televisivo ha successo e questo lo sa chi gestisce la tv. Pubblicità di ogni genere fa la fortuna di chi può investire nella tv e di chi la gestisce. A questo punto segnalo l'iniziativa di Giulietto Chiesa per un canale tv indipendente dai partiti e l'iniziativa di Grillo delle firme per i 3 referendum a favore della libera informazione non pagata dallo Stato che ancora si possono firmare per il mese di maggio, tutte e due accessibili in rete.
Ognuno deve dare il suo piccolo o grande contributo per difendere la libertà anche la sua. Per sentirmi libero devo difendere ciò in cui credo possa sopravvivere la libertà che è in primis il diritto a vivere e partecipare la realtà in modo dignitoso ed in pace con tutti e tutto. Ho usato la parola difendere perchè siamo tutti sotto attacco. Il sistema economico-politico attuale vuole la disorganizzazione e per attuarla cerca di coinvolgere o screditare i leaders di qualsiasi movimento che gli va contro, a questo punto è necessario un movimento orizzontale e non piramidale e qui diventa importante ogni persona che deve partecipare in piena coscienza nonostante quello che può accadere o possono fare personaggi che si pensava fossero dalla parte della libertà. L'invito è dunque informiamoci come possiamo ma soprattutto passiamo parola ed informiamo nonostante le reticenze che sicuramente incontreremo. Ogni giorno magari lasciando un volantino un articolo in una pizzeria, bar etc. Anche tu Antonella come altri ti sei espressa molto chiaramente sul tema dell'informazione non ultima la conferenza di qualche giorno fa. Grazie per il tuo lavoro.

Marcusdardi - Menestrello ha detto...

Ciao Antonella,

Ottimo articolo e ottima lezione di storia.
Non si può che concordare con lo sforzo per una elevazione delle coscienze individuali, forse è l'unica soluzione che ci è rimasta visto che chi sta in alto è oramai troppo compromesso.
Speriamo in bene!
Marcus