E' USCITA LA NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO DI
ANTONELLA RANDAZZO
LA NUOVA DEMOCRAZIA. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa
EDIZIONI ESPAVO - Pagg. 519
Da quando è stata creata la zona euro, sembra che la potenza imperiale statunitense non abbia più potere sul nostro paese.
I mass media parlano poco degli Usa, e soltanto in alcune occasioni, ad esempio, in occasione dell’elezione del presidente o in casi di terrorismo, di interventi bellici o di visite diplomatiche.
Alcuni media, in particolare la rete Internet, parlano da tempo del presunto declino del potere Usa, e della perdita di valore del dollaro.
Ma è davvero così?
La superpotenza americana è in crisi?
E’ davvero lontana dai luoghi di potere dell’Unione europea?
Qual è la sua vera realtà e il suo potere nel mondo attuale?
L’edizione aggiornata del libro
LA NUOVA DEMOCRAZIA fa luce sulla situazione degli Usa, con riferimento al rapporto con l’Europa e il resto del mondo.
Conoscere lo Stato dell’Impero significa capire molti fatti poco comprensibili,
in primis i continui allarmi del cosiddetto “mercato”, e il controllo politico-economico che ha determinato l’aumento della povertà anche nei paesi europei.
La conoscenza della situazione degli Stati Uniti rappresenta una chiave necessaria per comprendere i più importanti eventi geopolitici del nostro Pianeta.
Con la sconfitta del nazifascismo, i vincitori ci hanno fatto credere che i peggiori dittatori fossero stati spazzati via dalla Storia.
Ma oggi, con l'apertura di nuovi archivi storici, alla luce di nuovi documenti e di nuove testimonianze, siamo in grado di sostenere che non è così. I crimini sono stati soltanto spostati dall'Europa alle aree del Terzo Mondo, col pretesto di "portare la libertà" ai popoli. In nome della libertà e della democrazia vengono ad oggi attuati innumerevoli crimini e genocidi.
Il titolo "La Nuova Democrazia", riprende la definizione che il dittatore Augusto Pinochet dette alla nuova situazione cilena creatasi dopo il massacro di migliaia di persone e la soppressione del governo eletto democraticamente di Salvator Allende. La Nuova Democrazia è una "democrazia senza popolo". Le "Nuove Democrazie" sono oggi tantissime, attuate e ancora, tragicamente, da attuare. Il mondo di oggi è tutt'altro che liberato da coloro che si arrogano il potere di commettere crimini, nel nome di un'ideologia che trova nel profitto e nel potere il suo unico Dio.
Questa sconcertante realtà ci viene resa incomprensibile dai media, che mostrano immagini raccapriccianti di bambini in fin di vita per la fame e non ci spiegano a cosa tutto ciò è dovuto. Impediscono l'emergere del paradosso di un Occidente che si professa evoluto e scientificamente avanzato, ma che non è capace di salvare molti esseri umani dalla morte per fame.
E' arrivato il momento di mettere tutti i tasselli del puzzle al loro posto, per rendere possibile la totale comprensione della realtà. Per capire cosa è realmente il "terrorismo", cosa sono i "mercati" e che caratteristiche ha quel potere definito "finanza internazionale".
Questo libro è oggi pubblicato senza alcuna censura, e aggiornato fino ai giorni nostri,
per chiarire quali sono gli equilibri geopolitici, e perché in un mondo che esalta i progressi tecnologici si muore per fame ed esistono numerosi focolai di guerra.
Nonostante il libro faccia impietosamente luce sugli orrori di cui alcuni esseri umani sono capaci, le conclusioni non sono pessimistiche. Al contrario, l'idea di fondo è che scovare i crimini sia il primo passo per non renderli impuniti e per realizzare un mondo migliore. Il libro non individua soltanto i crimini del gigante imperiale, ma anche i suoi piedi d'argilla.
INDICE
INTRODUZIONE.....................................................................7
CAPITOLO I - QUANDO IL NEMICO ERA COMUNISTA...21
CAPITOLO II - LA CIA E I SUOI CRIMINI.........................113
CAPITOLO III - RELIGIONE E IMPERO...........................153
CAPITOLO IV - FINZIONE E REALTA' ............................177
CAPITOLO V - UTILI ESTREMISMI E FONDAMENTALISMI..245
CAPITOLO VI - I RIBELLI ALL'IMPERO..........................295
CAPITOLO VII - AMICI E NEMICI DI OGGI...................359
CONCLUSIONI...................................................................463
BIBLIOGRAFIA..................................................................483
INTRODUZIONE
Tutti noi ci siamo chiesti almeno una volta perché al mondo tante persone siano costrette a vivere in condizioni di estrema sofferenza: la fame, la guerra, la miseria e lo sfruttamento riguardano miliardi di persone. Capire e trovare risposte è possibile, ma implica necessariamente il prendere atto che dietro queste sofferenze ci sono dei precisi responsabili. Persone che hanno il potere di imporre al mondo intero un sistema iniquo, in cui il privilegio e l'avidità di pochi corrispondono alla sofferenza e alla condanna di molti.
Nel 1948, George Kennan, un funzionario del Dipartimento di Stato Usa, confessava:
"Possediamo il 50 per cento della ricchezza mondiale, ma solo il 6,3 per cento della sua popolazione. In questa situazione, il nostro vero lavoro nel periodo a venire è di escogitare uno schema di relazioni che ci permetta di mantenere questa posizione di disparità. Per farlo, dobbiamo abbandonare ogni sentimentalismo... dovremmo smetterla di pensare ai diritti umani, all'innalzamento del tenore di vita e alla democratizzazione" (1).
Questa verità viene tenuta nascosta, mentre vengono propagandate presunte motivazioni "etiche" e "umanitarie" della politica americana. Nella propaganda mediatica non contano i fatti ma le percezioni. Come sostiene George Bush junior, la verità non è ma "si costruisce", e "le percezioni contano più dei fatti"(2) . I media spostano l'attenzione per nascondere fatti e responsabilità. Chi indica i fatti diventa "'antiamericano", oppure "antioccidentale" o "antipatriottico". Allontanare i fatti e i responsabili dalla realtà mediatica fa parte del progetto di nascondere la verità sul mondo.
Alla fine della Seconda guerra mondiale il mondo usciva dall'incubo della guerra, con una grande fiducia di poter ricostruire ciò che era stato distrutto e, soprattutto, con la certezza di aver eliminato il "mostro" nazista. Si inneggiava a un mondo migliore, poiché i "cattivi" erano stati sconfitti. In questo contesto gli Usa apparivano come gli eroi vittoriosi che avevano liberato i popoli dal tiranno.
Il nazismo, l'Olocausto e Hitler vennero raccontati come il "male assoluto" , ovvero come dovuti a una forza oscura che misteriosamente si era impossessata di un governo eletto democraticamente, spingendolo a compiere crimini inauditi. Definendo Hitler "mostro", e l'Olocausto "male assoluto" (3), gli eventi nazisti vennero posti al di fuori della Storia stessa, estraniati da altri fatti che appartenevano al tempo storico. Ciò rendeva ancora più inaccettabile il nazismo, inteso come dovuto ad una perversione rinnegata dalla stessa Storia occidentale. Così si impediva la consapevolezza di realtà più ampie e preesistenti, strettamente collegate al nazismo. Si nascondeva che crimini così efferati erano già stati compiuti dagli europei nelle terre coloniali. I nativi americani erano già stati a lungo obiettivo di sterminio; nelle colonie africane e asiatiche gli europei avevano commesso parecchi genocidi, che non figuravano come tali soltanto perché gli indigeni non godevano degli stessi diritti dei coloni, essendo considerati inferiori.
L'idea di dover purificare la "razza" e di dover sterminare un gruppo di persone considerate senza valore o pericolose, apparteneva già alla cultura occidentale. Ad esempio, nel maggio del 1898, il primo ministro inglese Robert Arthur Salisbury, molto attento alla politica coloniale inglese (4), in un suo discorso alla Albert Hall prendeva atto cinicamente che "possiamo sommariamente dividere le nazioni del mondo in quelle che vivono e quelle che stanno morendo". Il modello che Hitler aveva seguito, come lui stesso ammetteva, era quello dello sterminio dei nativi americani. Molti di coloro che massacrarono gli indiani ricevettero medaglie al valore dai presidenti americani. Il Generale Philip Henry Sheridan (1831-1888) sosteneva che "l'unico indiano buono che io conosca è l'indiano morto". Quasi tutti i presidenti americani agirono in perfetto accordo con lui. Negli anni Trenta alcuni scienziati americani trovarono un modo efficace per sopprimere definitivamente le "razze inferiori"(5) attraverso tecniche eugenetiche, che furono legalizzate e applicate in molti Stati. Hitler nutrì una profonda ammirazione per gli studiosi americani, che in quegli anni pubblicarono diversi studi sulla "difesa della razza bianca dalle contaminazioni delle razze inferiori".
Quello che non veniva perdonato a Hitler, secondo lo scrittore Aimé Césaire, era "il fatto che ha applicato in Europa le pratiche coloniali che in precedenza erano state applicate solo agli arabi dell'Algeria, ai coolies dell'India e ai negri dell'Africa" (6). Hitler era stato avulso dalla Storia perché, rendendo la stessa Europa una terra da colonizzare, aveva privato i fatti storici di quelle legittimazioni "morali" che l'Occidente utilizzava per sottomettere e schiavizzare gli altri popoli. In altre parole, le regole e le leggi applicate nel mondo occidentale dovevano continuare ad essere diverse da quelle applicate nelle terre coloniali. Le crudeltà coloniali non dovevano essere considerate alla stessa stregua delle medesime crudeltà commesse in Europa: le crudeltà coloniali erano "legittime" mentre quelle commesse in Europa erano "male assoluto al di là della Storia". Hitler doveva, quindi, essere demonizzato, e considerato assai diversamente da tutti gli altri potenti occidentali. La sua ferocia era "mostruosa" perché diretta contro gli europei. Era un "mostro", nato dal "male" stesso, e non dalla Storia.
Questo serviva anche a nascondere che Hitler non avrebbe mai potuto fare nulla di ciò che ha fatto senza appoggi da parte di quei paesi che ora lo demonizzavano. Come affermò Peter Calvocoressi, Procuratore a Norimberga: "Gli industriali erano il motore dello Stato tedesco. Il vero asse portante della Germania non erano le forze armate, o almeno non solo loro, bensì la potenza industriale e finanziaria. Senza di essa non ci sarebbe stato nessun esercito".
La Seconda guerra mondiale venne spiegata all'interno della dinamica dittatura/democrazia. La fine del fascismo e del nazismo venne festeggiata come il ritorno agli ideali di libertà, democrazia e giustizia. A tutt'oggi molti pensano alla Seconda guerra mondiale come ad un conflitto fra "valori" diversi, come se gli Alleati fossero stati completamente estranei all'ascesa di Hitler e al rafforzamento delle sue mire espansionistiche. Alcuni studi storici (7) ci fanno capire che non è così. Le imprese e le banche occidentali, soprattutto quelle americane, avevano ricavato dalla guerra profitti enormi. Avevano giocato bene le loro carte finanziando l'ascesa di Hitler e la sua preparazione alla guerra. Non era la prima volta, né sarebbe stata l'ultima, che il potere economico e finanziario americano utilizzava un dittatore mostruoso per realizzare i suoi progetti. Alcune grosse imprese Usa (come la Ibm, la Ford Motor Company, la General Motors e la Standard Oil) avevano continuato a produrre per il führer anche durante la guerra, dimostrando palesemente che per loro gli alti profitti contavano più della vita umana. Durante la guerra avevano utilizzato ampiamente lavoratori coatti, che trattavano alla stessa stregua di oggetti senza valore. Un lavoratore anonimo scrisse in una lettera: "L'Ibm è un mostro internazionale... come i nazisti" (8).
La Ford, anche dopo l'entrata in guerra degli Usa, continuò a produrre materiale bellico, che sarebbe stato utilizzato contro gli americani. Le fabbriche americane in Germania non vennero mai bombardate durante la guerra. Le banche e le imprese americane si erano dichiarate "neutrali", e avevano tratto parecchi vantaggi dalla sanguinosa guerra, che avrebbe indebolito gli imperi europei e rafforzato l'impero americano. Oggi quelle stesse imprese e banche sono più forti che mai, e fomentano guerre in diverse parti del mondo, per i medesimi motivi: rafforzare il proprio dominio e avere grossi profitti.
E' legittimo chiedersi se l'imperialismo sia stato davvero sconfitto, come ci hanno fatto credere, oppure se sia stato eliminato soltanto l'imperialismo tedesco di Hitler.
Se per imperialismo intendiamo un sistema politico-militare-economico di una particolare nazione che si pone come superiore a tutte le altre e compie impunemente crimini terribili, allora i fatti storici ci dicono che esso non è mai morto, e che ha continuato a commettere genocidi e a scatenare terribili guerre. La differenza è che, dopo la Seconda guerra mondiale, il crimine e il genocidio sono stati riportati fuori dall'Europa, in quelle terre considerate da saccheggiare e da sfruttare. Terre in cui la vita umana non ha lo stesso valore che viene dato nei paesi ricchi.
Dopo Hitler, divenne chiaro che l'imperialismo produceva crimini terribili, e lo stesso termine venne messo al bando (9). Alla parola infamante di "imperialismo" veniva sostituita, del tutto impropriamente, la parola "democrazia" (10), e per molti anni i crimini imperialisti sono stati mascherati da "lotte per la libertà dei popoli", e per la "democrazia".
Dalla fine della Seconda guerra mondiale, la potenza Usa si prodigò ad accrescere le proprie risorse energetiche e ad impedire ovunque la nascita di un modello alternativo a quello capitalistico occidentale. La scia di guerre, violenze e crudeltà è lunghissima. La dicotomia dittatura/democrazia venne riproposta attraverso il "pericolo rosso", con cui gli Usa legittimarono interventi bellici in molte parti del mondo. Le operazioni di guerra attuate dagli Usa per imporre la propria egemonia sono state almeno 60 dall'ultimo dopoguerra a oggi. Col pretesto di "difendere i popoli dai tiranni", gli Usa hanno devastato molti paesi, che avevano la "colpa" di voler attuare un sistema politico-economico alternativo a quello americano.
Nel secondo dopoguerra venne creata ad hoc una realtà in cui sembrava che i crimini e i soprusi del potere appartenessero al passato. Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, nella Carta Atlantica (1941), parlò per la prima volta di riscatto dei popoli colonizzati, di libertà e di autodeterminazione. Ma erano soltanto belle parole, che nascondevano l'intento di soppiantare il proprio dominio a quello europeo.
Gli ulteriori sviluppi storici svelano un volto dell'Occidente, e in particolare degli Usa, assai diverso da quello che la propaganda mediatica mostra. Le guerre di ieri contro il nemico "comunista", oppure quelle di oggi contro il nemico "terrorista", hanno nascosto e continuano a nascondere i paradossi del mondo occidentale ad egemonia Usa. Un mondo che professa di possedere istituzioni democratiche che, ad un'analisi approfondita, non rispetta affatto.
I paradossi e le contraddizioni dell'Occidente di oggi, ad egemonia Usa, sono tantissimi. Pensiamo al principio costituzionale dell'uguaglianza dei cittadini, difeso dal XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Tale principio (come i valori di "Giustizia", "Tranquillità" e "Benessere generale"), sostenuto nel Preambolo della Costituzione americana, non è rispettato nella realtà. Esistono precise caratteristiche del sistema economico americano che escludono la possibilità che di fatto vengano tutelati i valori costituzionali. Negli Usa il potere economico è nelle mani di un gruppo assai ristretto di persone. Il potere di stampare la moneta è nelle mani di un gruppo privato di banche, definite Federal Reserve, una denominazione che induce i più a pensare che si tratti di un'istituzione di governo. I cittadini americani pagano una tassa per questo assurdo monopolio privato che assorbe molte delle loro ricchezze.
Un gruppo esiguo di persone, che spesso sono le stesse che posseggono le imprese, possono decidere il destino di molti paesi, attraverso la negazione o l'elargizione di denaro. Ad un sistema economico oligarchico non può che corrispondere un sistema politico con le medesime caratteristiche. I presidenti americani sono tutti appartenenti alla classe ricca, e per le loro campagne elettorali ricevono, entrambi i candidati, finanziamenti dalle stesse imprese e dalle stesse banche. Il sistema politico americano si basa sulla personalità dei candidati come fosse uno spettacolo, e i media creano i personaggi politici alla stessa stregua delle star di Hollywood. La democrazia è stata ridotta ad un "rito", celebrato per dare l'illusione alla gente di contare qualcosa. Osserva Michel Chossudovsky: "Nessuna alternativa viene offerta all'elettorato. Il neoliberismo è parte integrante della piattaforma politica di tutti i principali partiti politici. Come in uno stato monopartitico, i risultati delle elezioni non hanno in pratica alcun impatto sull'effettiva gestione della politica economica e sociale dello stato" (11).
Dopo la fine della Guerra Fredda, l'élite economico-finanziaria americana ha acquistato la sicurezza e la ricchezza necessarie per dominare il mondo intero. La fama di aver liberato dalle dittature e di portare "democrazia e libertà" ovunque, permette loro di propagandare la cultura americana come una cultura "moralmente superiore", da diffondere in tutto il mondo. Ma oggi stiamo vivendo in un mondo in cui la propagandistica contrapposizione dittatura/democrazia sta costando troppo a molti popoli. L'élite ricca americana, in particolare negli ultimi due decenni, sta attuando piani di dominio mondiale, e non si tratta di un dominio che possa favorire l'umanità. Il piano di dominio e di distruzione è nascosto da motivazioni difensive e umanitarie. Gli Usa dicono di avere dei nemici "terroristi", ma poi uccidono cinicamente popolazioni inermi; dicono di svolgere "missioni umanitarie", ma poi condannano milioni di persone a morire di fame a causa delle loro politiche economiche, imposte furbamente attraverso istituzioni apparentemente Internazionali (Fmi, Bm, Wto). L'élite Usa non desidera un mondo in cui la ricchezza possa essere maggiormente ridistribuita, e non ama che i popoli possano avere voce in capitolo nelle questioni politiche ed economiche. Ha quindi trovato la formula per istituire un'apparente "democrazia", che nasconde e copre il vero potere.
La stessa parola "democrazia", utilizzata fino all'abuso dai presidenti americani, è stata privata dei contenuti a cui dovrebbe necessariamente essere associata: la sovranità popolare in tutte le questioni che riguardano il popolo stesso, il rispetto dei diritti umani, in primis il diritto all'autodeterminazione.
Scrive Peter Gowan: "Una Nuova Democrazia è amministrata da grandi proprietari capitalisti che finanziano il processo politico e offrono agli elettori una scelta tra leader che condividono le stesse opinioni ma hanno uno stile diverso di comandare... Allo stesso tempo la Nuova Democrazia rende più semplice per le multinazionali incrementare la loro influenza e per i media 'globali' (vale a dire occidentali) orientare l'opinione pubblica. (In questo modo) avremo dei leader nel paese prescelto che 'vogliono ciò che noi vogliamo'. Per cui non ci sarà bisogno di usare il bastone" (12).
Per "Nuova Democrazia", si intende la "democrazia" esportata dagli Usa. Il mito della Nuova Democrazia è stato espresso dal dittatore Augusto Pinochet, che, dopo il massacro di migliaia di persone e la soppressione del governo eletto democraticamente di Salvator Allende, con queste parole definì la nuova situazione cilena. La Nuova Democrazia è una "democrazia senza popolo". Le "Nuove Democrazie" sono tantissime, attuate e ancora, tragicamente, da attuare. Il libro percorre tutti i momenti significativi del dominio americano dall'ultimo dopoguerra ad oggi. Ne individua i paradossi, le tecniche per imporre il potere e per rafforzarlo, e la propaganda mediatica che ribalta significati e modifica i fatti. Sullo sfondo c'è l'atroce sofferenza dei popoli, costretti a subire miseria, guerra, torture e massacri.
L'opera spiega anche l'ennesima menzogna di indicare nella "globalizzazione" la via per il benessere mondiale. Lunghe divagazioni nelle Università o nei Convegni in materia economica non sono ancora giunte ad una definizione univoca del termine "globalizzazione". E' impossibile definirlo senza scoprire le magagne dietro le quali si nasconde l'Occidente che si professa civile e democratico, senza considerare l'avidità dei paesi ricchi verso quelli poveri, e senza spiegare come i primi abbiano attuato stratagemmi "legali" per imporre un nuovo tipo di colonizzazione, nascosto dalle false politiche di "aiuto e sviluppo".
Secondo l'economista Boris Kagarlitsky, "globalizzazione non significa impotenza dello Stato, ma rigetto da parte dello Stato delle sue funzioni sociali in favore di quelle repressive, quindi la fine delle libertà democratiche" (13).
Il sociologo Ulrich Beck, con riferimento alla parola "globalizzazione", osserva: "Più che una parola si tratta di una nebbia, di una parola-spettro,...Chiamo globalismo la dittatura neoliberista del mercato mondiale, che, in particolare nel Terzo mondo, toglie le basi - comunque precarie - dell'autosviluppo democratico.... intendo per globalizzazione non soltanto la globalizzazione economica, ma anche quella politica, sociale e culturale" (14). La globalizzazione esigerà prima o poi repressione e guerra. Afferma Michel Chossudovsky: "Guerra e globalizzazione non sono questioni separate... All'alba del terzo millennio la guerra e il "mercato libero" avanzano di pari passo" (15).
La globalizzazione è l'imposizione del potere dell'oligarchia ricca al mondo intero. Attraverso i processi di globalizzazione, l'élite delle banche e delle grandi imprese è riuscita ad imporre le proprie regole piegando a sé i governi. Il mondo è stato reso un luogo desolante e misero per la maggior parte della popolazione. Le politiche dell'élite hanno prodotto disoccupazione, costretto milioni di persone a lavorare con salari bassissimi, hanno eliminato le politiche sociali a favore dei più deboli, e hanno tolto il reale potere dalle mani dei rappresentanti del popolo. Ponendo il profitto al di sopra di ogni cosa, hanno fomentato nuove guerre e nuovi genocidi. Gli Usa oggi si pongono al di sopra di ogni legge, e considerano la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo del 1948 una "letterina a babbo natale", come disse l'ambasciatore di Reagan, Jeane Kirkpatrick, riferendosi in particolare all'articolo 25, che parla dei diritti economici dell'uomo.
Le banche le imprese si arricchiscono con le crisi economiche e con le guerre. Le crisi sono create dalle stesse banche, tagliando i crediti ed esigendo pagamenti. Le guerre sono un'ineguagliabile fonte di profitti per le banche e le imprese, in quanto permettono di accrescere il debito dei paesi e di esportare grandi quantitativi di armi.
Il mondo di oggi è dominato dal potere dell'oligarchia Usa, un potere avido e basato sulla menzogna. Come osserva crudamente Gore Vidal: "I loro cuori sono chiaramente altrove, a far quattrini, lontano dai nostri finti templi romani, dove, ahimè, ci rimangono solo le loro teste, che sognano la guerra, preferibilmente contro paesi deboli e periferici" (16).
Oggi molti studiosi sostengono che la condizione degli Usa dovrebbe preoccupare il mondo intero. Ad esempio, scrive la studiosa americana Carolyn Baker:
"Se vogliamo confrontarci con le tormentate verità della storia americana, che siano relative all'11/9 od al genocidio dei nativi americani compiuto dagli europei americani nel 17° secolo, od a qualsiasi delle atrocità perpetrate dal governo USA delle quali ho riferito, siamo obbligati a confrontarci con la nostra falsa credenza, profondamente indelebile, distintamente amerocentrica che America la bella sia anche l'"America pura come la neve", o l'”America oltre il basso comportamento delle nazioni 'minori'”.
Tutto nella nostra cultura e la nostra educazione instillano in noi un senso di specialità riempito di arroganza ed automoralità in relazione al resto del mondo. Le “altre” nazioni sono corrotte, guardiamo con soddisfazione, indicando alcuni moralmente degradati dittatori latino-americani. Le “altre” nazioni uccidono e torturano i loro cittadini senza riguardo per il valore della vita umana - ma non in America. Noi usiamo la frase, “teoria della cospirazione”, quasi come sinonimo di “schizofrenia” per descrivere (e calunniare) teorie che sentiamo troppo insopportabili per crederci. Forse qualche altro governo in qualche terra lontana, guidato da tiranni con nomi dal suono strano trafficano in droga e riciclano i profitti attraverso le loro borse valori. In qualche altra nazione, non vi è la supremazia della legge, ed il governo permette che i suoi cittadini vengano massacrati in un istante per fabbricare e continuare una guerra per guadagni monetari e politici o per riaccumulare risorse naturali in rapida diminuzione" (17).
La politica neoliberale, imposta dalla fine degli anni '70, ha raggiunto oggi livelli di devastazione incredibili in moltissimi paesi. Il Fmi, la Bm e il Wto vengono spacciati come organizzazioni che lottano per i "paesi in via di sviluppo". Ma i paesi poveri non sono affatto "in via di sviluppo" perché il loro possibile sviluppo viene soffocato sul nascere dai paesi ricchi, proprio attraverso queste organizzazioni. Dei 143 paesi membri del Wto, soltanto i ventuno più ricchi possono porre linee di condotta. E il Fmi decide univocamente le politiche economiche da imporre ai paesi poveri. Lo storico Mark Curtis, presente a Doha al vertice del Wto del 2001, dichiarò:
"(La) Crescita economica (è) una trama emergente di minacce e intimidazioni nei confronti dei paesi poveri. E' stato veramente scandaloso, i paesi ricchi sfruttavano il loro potere per appoggiare sfacciatamente gli interessi del grosso business. L'argomento delle corporazioni multinazionali quali causa di povertà non era proprio all'ordine del giorno; era come una conferenza sulla malaria in cui non si discute neanche della zanzara" (18).
Il "The Guardian", del 6 novembre 2001, raccontò di un delegato africano intimorito e soggiogato dal potere dei paesi ricchi: "Se esprimo giudizi troppo severi il mio ministro riceverà una telefonata dagli Stati Uniti. Gli diranno che sto creando problemi agli Stati Uniti. Il mio governo non chiederà nemmeno 'cosa ho detto?'. Il giorno dopo si limiteranno a mandarmi un biglietto... così non parlo, per paura di far arrabbiare il padrone".
Barry Coates, del World Development Movement, disse: "Le nazioni ricche stanno ancora negoziando in primo luogo negli interessi delle loro maggiori multinazionali. E stanno ancora sbattendo le nazioni povere fuori dal processo negoziale. Gli osservatori del mercato più cinici dicono che questo è il modo in cui i negoziati sul commercio sono sempre stati portati avanti."(19)
Mentre la disuguaglianza tra ricchi e poveri cresce come non mai, il potere capitalistico mondiale celebra il progresso economico in Cina, in India o in Brasile. Con la misurazione del Pil di ogni paese non viene data la stima degli stipendi medi dei lavoratori, della percentuale di persone sotto la soglia di povertà, o del livello di disoccupazione; così viene propagandato un mondo diverso da quello che è realmente, e si festeggiano "progressi" anche laddove la gente si sta impoverendo o lavora in condizione semischiavistica.
Le lotte dei movimenti sociali, le denunce delle associazioni umanitarie, e le proteste dei popoli indigeni, sembrano agli Usa soltanto piccoli fastidi. La Cia chiama "vampa di ritorno", o "effetti collaterali" gli effetti non attesi delle politiche Usa. Oggi questa "vampa di ritorno" è devastante, riguarda ognuno di noi, e non può essere più ignorata.
Il mondo del lavoro, il benessere della gente comune, il futuro dei bambini, la protezione delle diverse culture, la tutela dei diritti dei più deboli, ecc. sono stati barattati con altri "valori". Osserva William Blum:
"La macchina della politica estera americana è stata alimentata non da una devozione a qualsivoglia tipo di moralità, ma piuttosto dalla necessità di servire altri imperativi, che possono essere riassunti qui di seguito:
1) rendere il mondo sicuro per le multinazionali americane;
2) abbellire i rendiconti finanziari degli imprenditori della difesa a casa che hanno contribuito generosamente nei confronti di membri del congresso;
3) impedire il sorgere di qualsiasi società che possa fare da esempio riuscito di un modello alternativo a quello capitalista;
4) estendere l'egemonia politica ed economica su di un'area la più ampia possibile, come si addice ad una "grande potenza".
Tutto questo in nome di combattere una supposta crociata morale contro ciò che freddi guerrieri si sono convinti essere, e hanno convinto il popolo americano, l'esistenza di una malvagia Cospirazione Comunista Internazionale, che in realtà non è mai esistita, malvagia o no" (20).
Oggi il mondo è nelle mani di circa 200 principali imprese Multinazionali e Transnazionali, che detengono la quasi totalità della ricchezza. Per queste imprese conta soltanto il profitto, e tutto è merce: il cibo, la salute, la cultura, l'acqua, l'educazione e persino la vita. Mentre la popolazione mondiale si impoverisce e milioni di persone vivono in gravi situazioni dovute alla disoccupazione, allo scarso reddito, o alla fame, le Corporation festeggiano successi economici mai visti prima. Le fusioni, le concentrazioni e le ristrutturazioni permettono loro di aumentare i profitti. Le imprese e le banche hanno un potere assoluto, e decidono le loro politiche economiche nel totale cinismo, e all'oscuro dei lavoratori. Oggi si possono compiere genocidi senza costruire campi di sterminio, basta privare milioni di persone del necessario per la sopravvivenza, oppure impedire l'accesso ai farmaci. Come spiega Susan George: "La scandalosa proibizione della fabbricazione e della distribuzione dei farmaci generici (contro l'Aids, la malaria, la tubercolosi ecc.) con il pretesto che si tratti di sostanze brevettate dalle transnazionali farmaceutiche non è altro che un contributo al genocidio e conferma agli occhi del mondo la dottrina che pone il commercio, la proprietà e il profitto al di sopra di ogni cosa, compresa la vita umana" (21).
Il modello neoliberale, ormai imposto come l'unico possibile, ha devastato il mondo intero. Oggi la povertà colpisce quasi l'80% degli abitanti del pianeta, e getta il mondo intero in balìa di un'insicurezza che riguarda ogni paese, e che non ha precedenti.
I movimenti sociali denunciano crimini e ingiustizie in molti paesi del mondo. Spesso chi denuncia i crimini e lotta contro la globalizzazione viene etichettato come "terrorista" o "antiamericano", e accusato di perseguire una sorta di "teoria del complotto" contro il potere libero e democratico degli Usa. In questo modo si offuscano pericolosamente gli intenti di difesa dei diritti umani, e si cerca di criminalizzare chi denuncia il crimine e non chi lo fa. La potente propaganda mediatica è assai efficace, e noi stessi possiamo trovarci, senza volerlo, ad etichettare chi fuoriesce dai suoi contenuti.
Il potere Usa spera in un mondo in cui i poveri accettino passivamente di farsi sfruttare, senza lottare e senza reagire. Sogna un mondo in cui le masse rimangano passive verso i crimini e le ingiustizie, sorrette dalla fede religiosa, che dona una speranza ultraterrena, l'unica loro concessa. Negli ultimi venti anni le classi povere americane hanno subito gravi tagli nei fondi per l'assistenza, e le loro condizioni sono gravemente peggiorate. Tuttavia, il Corporate Welfare (22), che comprende sovvenzioni e tagli fiscali alle imprese, è stato rafforzato. Le imprese e le banche sono diventate molto più ricche mentre i cittadini comuni continuano ad impoverirsi.
Quando i media occidentali si occupano di povertà, di solito trattano casi particolari, senza fare riferimenti precisi alla vere cause del problema e ai suoi responsabili. I paesi poveri appaiono in televisione come vittime della loro stessa sfortuna, di catastrofi naturali; oppure la povertà viene attribuita all'esistenza di lunghi conflitti interni. Non si spiegano mai le vere motivazioni delle guerre, né chi le finanzi. I media fanno in modo che nessuno si chieda perché mai, se i paesi poveri sono stati saccheggiati dall'Occidente, oggi abbiano debiti e non crediti. Non siamo abituati a pensare che ci siano precise responsabilità dietro la povertà, le guerre e la fame nel mondo.
Questo libro tratta i crimini della povertà e della guerra facendo precisi riferimenti, e senza occultare responsabilità né efferate crudeltà, che ancora oggi vengono commesse, talvolta dagli stessi paesi che le denunciano.
Gli Usa sono diventati il gendarme del mondo intero, con licenza di uccidere e torturare chiunque, in nome di presunte motivazioni "etiche".
Il concetto di "interventismo democratico" o di "imperialismo etico", che tende a legittimare la guerra, è stato elaborato negli anni '30 da Max Von Baden, futuro cancelliere del Reich. Diceva Von Baden: "Se vuol resistere alle tempeste della democrazia e alla sua rivendicazione di un miglioramento del mondo, l'imperialismo tedesco deve darsi un fondamento etico. Ora possiamo tranquillamente scrivere sulle nostre bandiere: Il diritto è con noi" (23). Egli era convinto che con le guerre si potesse migliorare eticamente il mondo. La sua convinzione era sorretta dalla sicurezza che la cultura e il popolo tedesco fossero decisamente superiori a qualsiasi altra cultura e altro popolo.
Oggi i presidenti americani sostengono che il popolo americano è superiore a qualsiasi altro, e che la cultura americana ha una missione da compiere nel mondo, una missione "etica", che deve essere portata a termine con qualsiasi mezzo.
La motivazione principale della guerra al "terrorismo globale", deriva dalla convinzione espressa dal consigliere di Madeleine Albright, Thomas Friedman: "Washington sa che, senza la sua egemonia militare, l'America non può costringere il mondo a finanziare il suo deficit di risparmio, condizione essenziale per il mantenimento artificiale della propria posizione economica" (24).
Il mezzo per mantenere l'egemonia Usa è dunque l'uso della forza; una forza sorretta dall'idea che si è sempre e comunque nel giusto. I crimini americani sono sempre stati commessi impunemente, e continuano ad insanguinare il mondo.
NOTE
1) Cit. in Pilger John, "Agende nascoste", Fandango libri, Roma 2003, p. 54.
2) Molinari Maurizio, "A Fallujah vittoria mediatica del Pentagono. pianificato l'impatto della battaglia sull'opinione pubblica", "La Stampa", 6 giugno 2005.
3) Il termine venne utilizzato da Winston Churchill, che così definiva Hitler in alcuni documenti del periodo della Seconda guerra mondiale, che oggi si trovano alla National Archives di Kew.
4) Egli fu primo ministro nel 1885; nel periodo 1886-1892; e nel periodo 1895-1902). Salisbury rese possibile l'annessione della Birmania nel 1885, e la conquista del Transvaal e dell'Orange nel 1899-1901.
5) Hitler dichiarò di aver tratto lezione dal libro di Henry Ford L'ebreo internazionale, un problema mondiale, pubblicato in Germania nel 1921, in cui Ford sosteneva che gli ebrei erano molto pericolosi.
6) Aimé Césaire, "Discorso sul colonialismo", Lilith, Roma 1999, p. 12.
7) Sutton Antony C., "Wall Street and the Rise of Hitler, Press", Seal Beach (California) 1976, e "Wall Street and Franklin Delano Roosvelt", Arlington House, New York 1975. Vedi anche Sanguinetti Oscar, "Le fonti finanziarie del comunismo e del nazionalsocialismo", Cristianità, anno I, 1985 pp. 39-52.
8) Minoli Giovanni, "La Storia siamo noi", Rai3, 1 febbraio 2006.
9) Furedi Frank, nel suo libro "The New Ideology of Imperialism", Pluto, Londra, 2004, osserva che "Le pretese morali dell'imperialismo non venivano quasi mai messe in discussione in occidente. L'imperialismo, espansione globale dei poteri occidentali, veniva dipinto in termini schiettamente positivi". Ma quando si capì che il nazismo non era altro che imperialismo, il termine acquisì caratteristiche funeste e non venne più utilizzato. Oggi i processi di globalizzazione possono essere definiti come "espansione globale dei poteri occidentali", ma vengono sempre denominati in modo da apparire come favorevoli a tutti i popoli, mentre di fatto avvantaggiano soltanto il potere occidentale, e sono sicuramente imperialistici.
10) Spesso lo stesso Hitler nei suoi discorsi utilizzava alla stessa stregua di "nazismo" la parola "democrazia".
11) Chossudovsky Michel, "Globalizzazione della povertà e nuovo ordine mondiale", Ega Editore, Torino 2003, p. 347.
12) Cit. Pilger John, "Agende nascoste", op. cit., p. 64.
13) Cit. Pilger John, "I nuovi padroni del mondo", Fandango Libri, Roma 2002, p. 12.
14) Beck Ulrich, "Libertà o capitalismo", Carocci, Roma 2001.
15) Chossudovsky Michel, "Globalizzazione della povertà e nuovo ordine mondiale", Ega Editore, Torino 2003, p. 26.
16) Vidal Gore, "Le menzogne dell'impero", Fazi editore, Roma 2002.
17) Baker Carolyn, "Non è mai accaduto", http://www.psicopolis.com/PSIPOL/segnalaz.htm
18) Cit. Pilger John, "I nuovi padroni del mondo", op. cit., p. 116-117.
19) Da SchNews, n. 332, del 23 novembre 2001.
20) Blum William, "Una breve storia degli interventi degli Stati Uniti, dal 1945 al presente", http://emperors-clothes.com/interviews/dekkers.htm
21) George Susan, "Fermiamo il WTO", Feltrinelli, Milano 2002, p. 78.
22) Il sistema del Corporate Welfare permette ad imprese private di poter gratuitamente sfruttare le risorse naturali del paese. A questo proposito vedi Stigliz Joseph E., "I ruggenti anni Novanta. Lo scandalo della finanza e il futuro dell'economia", Einaudi, Torino 2003.
23) "Il manifesto", 28 luglio 1998.
24) Cit. Samir Amin, "La Strategia del pugno invisibile", "Il manifesto", 29 aprile 1999.
Vedi anche "Times", 28 marzo 1999.
ALCUNI ARGOMENTI TRATTATI NEL LIBRO:
- Assetto geostrategico successivo alla Seconda guerra mondiale.
- Cos'è davvero il "terrorismo".
- In cosa consiste il potere finanziario e come viene utilizzato contro i popoli.
- Chi sono i BRICS e quali sono i loro obiettivi.
- Caratteristiche economiche, finanziarie e politiche dell'Occidente ad egemonia Usa.
- Caratteristiche, scopo e obiettivi dei media di massa.
- Significato del fondamentalismo religioso.
- Metodi di guerra psicologica.
- Significato della Guerra fredda.
- Cause della povertà nel Terzo mondo.
- Obiettivi e ideologia delle autorità statunitensi.
- Crimini dei servizi segreti occidentali.
- Chi era davvero bin Laden e chi ha creato la rete terroristica detta al Qaeda.
- Vero significato dell'attentato terroristico dell'11 settembre 2001 e di altri attentati terroristici.
- La Russia e gli equilibri geopolitici dei giorni nostri.
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